Aris
Aris è una figura di spicco nel panorama europeo dell’arte urbana e contemporanea da oltre vent’anni. L’artista inizia il suo percorso artistico nei primi anni ’90 con il graffiti writing portando avanti un particolare stile di lettering che successivamente abbandona per concentrarsi sullo studio di elementi figurativi vicini all’astrazione.
L’eredità del writing alimenta l’esigenza del viaggio e la necessità di esplorare e confrontarsi con differenti supporti. Gli spazi abbandonati, così come le superfici dei treni, spingono l’artista a ricercare la forma perfetta attraverso una tecnica ed uno stile veloce e spontaneo. Il processo diviene in questo modo elemento fondamentale grazie agli stimoli e alle sensazioni dettate dall’ambiente circostante e dalle peculiarità della superficie di lavoro.
Le lettere divengono sagome e silhouettes fluide, parti di una struttura astratta che fluisce nello spazio attraverso una sovrapposizione di livelli, colori e segni differenti. Gli elementi nel loro insieme appaiono come sovrapposti, le forme corrono delicate e gentili e si intersecano ed intrecciano creando una matassa intensa, profonda e viscerale. L’idea è quella di far perdere le tracce, di distruggere la metrica visiva per avvicinarsi quanto più possibile ad una sintesi formale capace di richiamare reminiscenze differenti. La forma svanisce e riemerge, affiorano elementi organici, volti, sguardi e corpi dove la chiave di lettura è affidata ad una percezione soggettiva.
Si tratta di una danza liquida in cui figure differenti concorrono e si intersecano tra loro perdendosi nella densità dei colori, nelle increspature generate dal loro miscelarsi, staccandosi e percorrendo gli spazi prima di rituffarsi in un altro tono o forma.
C’è qualcosa di melodico nella ricerca di Aris, una nota delicata che si estende e coinvolge sensazioni differenti. Le forme si allargano, restringono e acutizzano, divengono ruvide, frastagliate e caotiche prima di tornare ad essere delicate e dolci, sature e piatte, in una costante altalena che compone un universo caotico e informe.
Aris
Aris è una figura di spicco nel panorama europeo dell’arte urbana e contemporanea da oltre vent’anni. L’artista inizia il suo percorso artistico nei primi anni ’90 con il graffiti writing portando avanti un particolare stile di lettering che successivamente abbandona per concentrarsi sullo studio di elementi figurativi vicini all’astrazione.
L’eredità del writing alimenta l’esigenza del viaggio e la necessità di esplorare e confrontarsi con differenti supporti. Gli spazi abbandonati, così come le superfici dei treni, spingono l’artista a ricercare la forma perfetta attraverso una tecnica ed uno stile veloce e spontaneo. Il processo diviene in questo modo elemento fondamentale grazie agli stimoli e alle sensazioni dettate dall’ambiente circostante e dalle peculiarità della superficie di lavoro.
Le lettere divengono sagome e silhouettes fluide, parti di una struttura astratta che fluisce nello spazio attraverso una sovrapposizione di livelli, colori e segni differenti. Gli elementi nel loro insieme appaiono come sovrapposti, le forme corrono delicate e gentili e si intersecano ed intrecciano creando una matassa intensa, profonda e viscerale. L’idea è quella di far perdere le tracce, di distruggere la metrica visiva per avvicinarsi quanto più possibile ad una sintesi formale capace di richiamare reminiscenze differenti. La forma svanisce e riemerge, affiorano elementi organici, volti, sguardi e corpi dove la chiave di lettura è affidata ad una percezione soggettiva.
Si tratta di una danza liquida in cui figure differenti concorrono e si intersecano tra loro perdendosi nella densità dei colori, nelle increspature generate dal loro miscelarsi, staccandosi e percorrendo gli spazi prima di rituffarsi in un altro tono o forma.
C’è qualcosa di melodico nella ricerca di Aris, una nota delicata che si estende e coinvolge sensazioni differenti. Le forme si allargano, restringono e acutizzano, divengono ruvide, frastagliate e caotiche prima di tornare ad essere delicate e dolci, sature e piatte, in una costante altalena che compone un universo caotico e informe.