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GORGO

ZED1 for Draw the Line Festival 2016

La ‘strada’ ha saputo raccogliere la grande mole di sentimenti personali di disagio sociale, attraverso differenti direzioni. Continua a farlo, sebbene in molti casi ci sia stata una evoluzione sostanziale a pratica artistica più che tematica, esprimendo e traducendo concetti, pensieri e malesseri comuni, attraverso impulsi eterogenei. Il dipingere ad esempio ha saputo creare visioni, immagini ed opere, legate a doppio filo con ciò che è accaduto ed accadeva, attraverso codici visivi personali, ha saputo tracciare il volto ed il corpo della società moderna, la silhouette dell’uomo che la vive.

Tutt’oggi ci sono artisti che continuano la personale indagine pittorica, proseguendo nell’analizzare le differenti sfaccettature della società e dell’uomo moderno, donandoci una lettura dei tempi, dei luoghi e delle società in cui viviamo, complessa ed articolata, ma assolutamente vera. Senza risparmiarci nulla, privi di censura, ci mostrano la realtà del nostro tempo, confrontandosi con la strada e con ciò che la stessa ha saputo fagocitare e produrre, causa ed effetto, sintetizzabile con vita e morte.

È infatti questo un periodo di grandi cambiamenti e mutamenti, tutto accade e si propaga a grandissima velocità, tanto che spesso facciamo fatica a capire, assimilare e comprendere completamente ciò che ci accade intorno, costantemente bombardati ed intontiti. Eppure la nostra esistenza è costantemente scandita dall’instabilità, dall’incertezza, per certi versi anche dalla paura, sono tutti sintomi di un periodo storico, economico e sociale, piuttosto confusionario, che forse solo più avanti nel tempo comprenderemo appieno.

Viviamo in società sempre più complesse, difficili da afferrare nella loro interezza, spesso mal governate, dove la finanza continua a rappresentare una vera e propria sentenza, un boia senza volto dove la scure è guidata da ombre funeste.

Già la finanza, questo universo così complesso ed articolato che, specialmente negli ultimi anni, appare distante, quasi del tutto distaccato dalla quotidianità, dalla vita di tutti i giorni e che pure al tempo stesso, esercita così prepotentemente il suo impatto sulla vita di ciascuno di noi. Abbiamo imparato a comprendere termini che dapprima ci erano del tutto sconosciuti, dettagli tecnici che hanno saputo sconvolgere la nostra vita, parole che hanno assunto un peso specifico importante, sulla nostra schiena.

La crisi si è fatta sentire, avvolgendo, plasmando e trasformando completamente l’esistenza di ciascuno di noi, eppure tutto è rimasto invariato. Le strutture, i nomi e gli artefici delle nostre fatiche, appaiono di difficile identificazione, lasciandoci in un limbo scuro, grigio, poco chiaro. Ci viene detto che la società è – “un insieme di individui dotati di diversi livelli di autonomia, relazione ed organizzazione che, variamente aggregandosi, interagiscono al fine di perseguire uno o più obiettivi comuni” – Wikipedia docet. Eppure oggi più che mai appare davvero staccata, letteralmente su un altro piano, lontana, dal nostro vivere.

C’è la necessità di continuare a raccontare, a mostrare e intercettare il sentimento comune, traducendone le differenti identità attraverso si setting visivi differenti, ma che continuino a rivolgersi ai luoghi ed ai tessuti sociali in cui gli stessi prendono forma e vita, legandosi e caricandosi di tutti quei differenti sentimenti che agli stessi appartengono, in una reciproca influenza.

È infatti innegabile come tutti quei progetti e quelle pittura nate e profondamente connesse con il basso, con la strada e con la sua gente, risultino di maggiore impatto. Non sto parlando di un semplice fattore estetico, quanto piuttosto di una connessione latente, stretta e forte, capace di tradurre nel migliore dei modi, le grida ed i pensieri che si celano in ciascuno di noi. Non è cosa certamente da poco.

ZED1 è certamente tra quegli artisti che maggiormente ha saputo intercettare e veicolare in modo efficace, riflessioni e tematiche comuni, profondamente legate alla società ed all’essere umano. La grande capacità dell’autore italiano risiede nella duplice direzione tematica delle sue produzioni.

Da una parte troviamo una analisi ed una riflessione legata alla società, al quotidiano ed alla vita di tutti i giorni, dall’altra l’uomo moderno, le sue differenti sfaccettature emotive e psicologiche, protagonista indiscusso di tutte le sue produzioni.

Appare chiaro come il lavoro dell’artista tratti quindi due direttrici tematiche differenti che corrono verso la stessa direzione, influenzandosi a vicenda, e proprio per questo motivo, imprescindibili una dall’altra. Non si può pertanto trattare ed affrontare temi legati ad una, escludendo l’altra e viceversa.

Intelligenza dell’interprete è quella di lavorare attraverso una forte componente narrativa, c’è la storia, il canovaccio tematico, a sostenere l’impalcatura visiva delle sue produzioni. L’autore si confronta quindi di volta in volta con un argomento cardine su cui vuole riflettere e farci riflettere, con questo che viene affrontato non direttamente, ma attraverso la costruzione di una potente analogia visiva dalla quale sviluppare l’opera finale.

Questa scelta non è affatto casuale, rappresenta infatti un sistema atto a sintetizzare ed a far comprendere al meglio ciò che si sta osservando, l’effettiva chiave di lettura. ZED1 si rifà alla cultura popolare e tradizionale in toto, cogliendo da ambedue, elementi comuni e di facile identificazione e conoscenza, lavorando attraverso metafore congeniali alla spiegazione finale dell’intervento, con lo scopo di permettere una identificazione ed immedesimazione costanti da parte di chi osserva o semplicemente una più facile fruizione.

A mutare sono quindi le situazioni, in funzione della riflessione a cui l’interprete vuole condurci. A mutare sono inoltre gli iconici characters che, di volta in volta, assumono aspetto e forme differenti, proprio in funzione delle situazioni, e delle differenti tematiche a cui ZED1 mira. Emblematici in questo senso i due interventi realizzati a San Benedetto del Tronto (Covered) e L’Aquila (Covered), esempio perfetto, nonché due tra i lavori certamente più riusciti, di come, partendo da riflessioni differenti, l’autore Italiano plasmi l’aspetto dei suoi personaggi, offra loro un palcoscenico tematico all’interno del quale respirare, attraverso analogie assolutamente calzanti ed impattanti.

L’eccellenza di ZED1 risiede quindi nella capacità di trattare tutti quegli aspetti reconditi e contraddittori della società moderna, ponendo l’essere umano nuovamente in primo piano. La quotidianità, la vita di tutti i giorni, le differenti sfaccettature e fragilità che caratterizzano l’uomo e la sua esistenza fatta di scelte, di ciò che è giusto e sbagliato, in una costante incertezza e difficoltà, divengono volano espressivo attraverso il quale affrontare le perplessità e le complessità emotive che scandiscono questi tempi. L’autore intercetta tutti quegli aspetti esistenziali, emotivi ed umani, che appartengono a ciascuno di noi, rielaborandone l’aspetto attraverso un codice visivo si personale, ma al tempo stesso comune e chiaro, di facile interpretazione.

A muovere questa grande profondità tematica, troviamo una identità pittorica personalissima. Gli iconici personaggi di ZED1 risultano vivi, scanditi da tonalità calde e rassicuranti, si animano, respirano attraverso emozioni e situazioni differenti, appaiono usciti dalla coscienza di un bambino, da un universo fiabesco, tutto in aperto contrasto con le brutture e il grigiore delle situazioni che raccontano.

L’ultima pittura dell’interprete, ben rappresenta efficacemente la profondità tematica e pittorica che accompagna le sue produzioni. L’interventi si lega inoltre alla perfezione con lo spirito di rivincita e rivalsa di Campobasso e del suo Draw the Line Festival, uno dei festival storici Italiani, che torna anche quest’anno con una nuova e rinnovata edizione.

Sebbene il 2011 rappresenti l’anno zero della rassegna di Campobasso, l’Associazione Malatesta, che promuove il festival, da anni che porta avanti un progetto di trasformazione attiva del territorio, con la volontà di combattere con il colore e non solo, la grande ed eccessiva presenza di cemento del capoluogo Molisano, che così profondamente ha mutato l’identità estetica e lo spirito del luogo.

Nel 1999, Sopa, uno dei promotori e fondatori del progetto, riuscì ad ottenere i permessi per organizzare una Jam presso l’Ex Stadio Romagnoli. Questo è il primo step, seguito nel 2004 da un nuova Jam e dalla nascita dell’Associazione, ad oggi impegnata attivamente sul territorio attraverso differenti iniziative come attività sportive, musica, arte e cultura. La svolta nel 2011 con la vittoria di un bando, e ben 80 artisti tra i più importanti della scena nazionale e non solo, al lavoro per le strade della cittadina.

La prima edizione si è concentrata sulla trasformazione dei grandi spazi verticali che circondano la città, sulla vecchia struttura del mercato coperto, dipinta da Ericailcane. Tra le opere realizzate anche una delle più discusse e famose di BLU, con la rappresentazione dell’involuzione di un ragazzo da studente a militare (Qui).

ZED1 per la rassegna presenta “La favola dell’avvoltoio ladro”, una nuova e potente rappresentazione attraverso la quale l’interprete riflette sull’attuale situazione economica. In questa nuova analogia, l’artista lavora attraverso differenti metafore, senza risparmiarsi e risparmiare alcuna critica al sistema finanziario, economico e bancario.

La banca assume infatti qui le sembianze di un avvoltoio, guidato da interesse personali, dal profitto e dal dio denaro, l’uomo risulta (quasi) inerme, mentre l’animale gli sottrae i propri risparmi – raffigurati da un iconico maialino-salvadanaio. Se questa rappresenta il primo incipit, l’autore insiste ponendo il protagonista a difesa dell’ultimo bene che gli rimane, la propria casa. Qui si sviluppa un ulteriore canovaccio tematico che va di pari passo con l’approccio pittorico dell’intera realizzazione.

ZED1 sceglie infatti di rappresentare la totalità della scena, come se si trattasse di una sorta di fiaba e rappresentazione teatrale con i burattini. L’idea è quella di rafforzare il concetto di furto che, esattamente come le favole per bambini che vengono tramandate nel corso del tempo, avviene da anni senza che nulla cambi.

Come facilmente visibile in quest’ultima fatica, l’aspetto estetico e pittorico per ZED1 diviene tutt’uno con il canovaccio narrativo e sociale a cui l’artista rivolge la propria critica e riflessione. È interessante notare come il grande interprete Italiano, ancora una volta, sviluppi un opera dai molteplici livelli tematici. Giocando con l’aspetto dei personaggi e delle loro azioni, raccogliendo l’eredità folkloristica e tradizionale del nostro paese, lavorando attraverso simboli, meccanismi visivi e mentali e metafore, di facile interpretazione. Centrando il bersaglio in modo semplice ed assolutamente coinvolgente.

Thanks to The Festival for The Pics
Pics by Laura Luvi Fratangelo, Stefano Vavolo and The Artist

ZED1 for Draw the Line Festival 2016

La ‘strada’ ha saputo raccogliere la grande mole di sentimenti personali di disagio sociale, attraverso differenti direzioni. Continua a farlo, sebbene in molti casi ci sia stata una evoluzione sostanziale a pratica artistica più che tematica, esprimendo e traducendo concetti, pensieri e malesseri comuni, attraverso impulsi eterogenei. Il dipingere ad esempio ha saputo creare visioni, immagini ed opere, legate a doppio filo con ciò che è accaduto ed accadeva, attraverso codici visivi personali, ha saputo tracciare il volto ed il corpo della società moderna, la silhouette dell’uomo che la vive.

Tutt’oggi ci sono artisti che continuano la personale indagine pittorica, proseguendo nell’analizzare le differenti sfaccettature della società e dell’uomo moderno, donandoci una lettura dei tempi, dei luoghi e delle società in cui viviamo, complessa ed articolata, ma assolutamente vera. Senza risparmiarci nulla, privi di censura, ci mostrano la realtà del nostro tempo, confrontandosi con la strada e con ciò che la stessa ha saputo fagocitare e produrre, causa ed effetto, sintetizzabile con vita e morte.

È infatti questo un periodo di grandi cambiamenti e mutamenti, tutto accade e si propaga a grandissima velocità, tanto che spesso facciamo fatica a capire, assimilare e comprendere completamente ciò che ci accade intorno, costantemente bombardati ed intontiti. Eppure la nostra esistenza è costantemente scandita dall’instabilità, dall’incertezza, per certi versi anche dalla paura, sono tutti sintomi di un periodo storico, economico e sociale, piuttosto confusionario, che forse solo più avanti nel tempo comprenderemo appieno.

Viviamo in società sempre più complesse, difficili da afferrare nella loro interezza, spesso mal governate, dove la finanza continua a rappresentare una vera e propria sentenza, un boia senza volto dove la scure è guidata da ombre funeste.

Già la finanza, questo universo così complesso ed articolato che, specialmente negli ultimi anni, appare distante, quasi del tutto distaccato dalla quotidianità, dalla vita di tutti i giorni e che pure al tempo stesso, esercita così prepotentemente il suo impatto sulla vita di ciascuno di noi. Abbiamo imparato a comprendere termini che dapprima ci erano del tutto sconosciuti, dettagli tecnici che hanno saputo sconvolgere la nostra vita, parole che hanno assunto un peso specifico importante, sulla nostra schiena.

La crisi si è fatta sentire, avvolgendo, plasmando e trasformando completamente l’esistenza di ciascuno di noi, eppure tutto è rimasto invariato. Le strutture, i nomi e gli artefici delle nostre fatiche, appaiono di difficile identificazione, lasciandoci in un limbo scuro, grigio, poco chiaro. Ci viene detto che la società è – “un insieme di individui dotati di diversi livelli di autonomia, relazione ed organizzazione che, variamente aggregandosi, interagiscono al fine di perseguire uno o più obiettivi comuni” – Wikipedia docet. Eppure oggi più che mai appare davvero staccata, letteralmente su un altro piano, lontana, dal nostro vivere.

C’è la necessità di continuare a raccontare, a mostrare e intercettare il sentimento comune, traducendone le differenti identità attraverso si setting visivi differenti, ma che continuino a rivolgersi ai luoghi ed ai tessuti sociali in cui gli stessi prendono forma e vita, legandosi e caricandosi di tutti quei differenti sentimenti che agli stessi appartengono, in una reciproca influenza.

È infatti innegabile come tutti quei progetti e quelle pittura nate e profondamente connesse con il basso, con la strada e con la sua gente, risultino di maggiore impatto. Non sto parlando di un semplice fattore estetico, quanto piuttosto di una connessione latente, stretta e forte, capace di tradurre nel migliore dei modi, le grida ed i pensieri che si celano in ciascuno di noi. Non è cosa certamente da poco.

ZED1 è certamente tra quegli artisti che maggiormente ha saputo intercettare e veicolare in modo efficace, riflessioni e tematiche comuni, profondamente legate alla società ed all’essere umano. La grande capacità dell’autore italiano risiede nella duplice direzione tematica delle sue produzioni.

Da una parte troviamo una analisi ed una riflessione legata alla società, al quotidiano ed alla vita di tutti i giorni, dall’altra l’uomo moderno, le sue differenti sfaccettature emotive e psicologiche, protagonista indiscusso di tutte le sue produzioni.

Appare chiaro come il lavoro dell’artista tratti quindi due direttrici tematiche differenti che corrono verso la stessa direzione, influenzandosi a vicenda, e proprio per questo motivo, imprescindibili una dall’altra. Non si può pertanto trattare ed affrontare temi legati ad una, escludendo l’altra e viceversa.

Intelligenza dell’interprete è quella di lavorare attraverso una forte componente narrativa, c’è la storia, il canovaccio tematico, a sostenere l’impalcatura visiva delle sue produzioni. L’autore si confronta quindi di volta in volta con un argomento cardine su cui vuole riflettere e farci riflettere, con questo che viene affrontato non direttamente, ma attraverso la costruzione di una potente analogia visiva dalla quale sviluppare l’opera finale.

Questa scelta non è affatto casuale, rappresenta infatti un sistema atto a sintetizzare ed a far comprendere al meglio ciò che si sta osservando, l’effettiva chiave di lettura. ZED1 si rifà alla cultura popolare e tradizionale in toto, cogliendo da ambedue, elementi comuni e di facile identificazione e conoscenza, lavorando attraverso metafore congeniali alla spiegazione finale dell’intervento, con lo scopo di permettere una identificazione ed immedesimazione costanti da parte di chi osserva o semplicemente una più facile fruizione.

A mutare sono quindi le situazioni, in funzione della riflessione a cui l’interprete vuole condurci. A mutare sono inoltre gli iconici characters che, di volta in volta, assumono aspetto e forme differenti, proprio in funzione delle situazioni, e delle differenti tematiche a cui ZED1 mira. Emblematici in questo senso i due interventi realizzati a San Benedetto del Tronto (Covered) e L’Aquila (Covered), esempio perfetto, nonché due tra i lavori certamente più riusciti, di come, partendo da riflessioni differenti, l’autore Italiano plasmi l’aspetto dei suoi personaggi, offra loro un palcoscenico tematico all’interno del quale respirare, attraverso analogie assolutamente calzanti ed impattanti.

L’eccellenza di ZED1 risiede quindi nella capacità di trattare tutti quegli aspetti reconditi e contraddittori della società moderna, ponendo l’essere umano nuovamente in primo piano. La quotidianità, la vita di tutti i giorni, le differenti sfaccettature e fragilità che caratterizzano l’uomo e la sua esistenza fatta di scelte, di ciò che è giusto e sbagliato, in una costante incertezza e difficoltà, divengono volano espressivo attraverso il quale affrontare le perplessità e le complessità emotive che scandiscono questi tempi. L’autore intercetta tutti quegli aspetti esistenziali, emotivi ed umani, che appartengono a ciascuno di noi, rielaborandone l’aspetto attraverso un codice visivo si personale, ma al tempo stesso comune e chiaro, di facile interpretazione.

A muovere questa grande profondità tematica, troviamo una identità pittorica personalissima. Gli iconici personaggi di ZED1 risultano vivi, scanditi da tonalità calde e rassicuranti, si animano, respirano attraverso emozioni e situazioni differenti, appaiono usciti dalla coscienza di un bambino, da un universo fiabesco, tutto in aperto contrasto con le brutture e il grigiore delle situazioni che raccontano.

L’ultima pittura dell’interprete, ben rappresenta efficacemente la profondità tematica e pittorica che accompagna le sue produzioni. L’interventi si lega inoltre alla perfezione con lo spirito di rivincita e rivalsa di Campobasso e del suo Draw the Line Festival, uno dei festival storici Italiani, che torna anche quest’anno con una nuova e rinnovata edizione.

Sebbene il 2011 rappresenti l’anno zero della rassegna di Campobasso, l’Associazione Malatesta, che promuove il festival, da anni che porta avanti un progetto di trasformazione attiva del territorio, con la volontà di combattere con il colore e non solo, la grande ed eccessiva presenza di cemento del capoluogo Molisano, che così profondamente ha mutato l’identità estetica e lo spirito del luogo.

Nel 1999, Sopa, uno dei promotori e fondatori del progetto, riuscì ad ottenere i permessi per organizzare una Jam presso l’Ex Stadio Romagnoli. Questo è il primo step, seguito nel 2004 da un nuova Jam e dalla nascita dell’Associazione, ad oggi impegnata attivamente sul territorio attraverso differenti iniziative come attività sportive, musica, arte e cultura. La svolta nel 2011 con la vittoria di un bando, e ben 80 artisti tra i più importanti della scena nazionale e non solo, al lavoro per le strade della cittadina.

La prima edizione si è concentrata sulla trasformazione dei grandi spazi verticali che circondano la città, sulla vecchia struttura del mercato coperto, dipinta da Ericailcane. Tra le opere realizzate anche una delle più discusse e famose di BLU, con la rappresentazione dell’involuzione di un ragazzo da studente a militare (Qui).

ZED1 per la rassegna presenta “La favola dell’avvoltoio ladro”, una nuova e potente rappresentazione attraverso la quale l’interprete riflette sull’attuale situazione economica. In questa nuova analogia, l’artista lavora attraverso differenti metafore, senza risparmiarsi e risparmiare alcuna critica al sistema finanziario, economico e bancario.

La banca assume infatti qui le sembianze di un avvoltoio, guidato da interesse personali, dal profitto e dal dio denaro, l’uomo risulta (quasi) inerme, mentre l’animale gli sottrae i propri risparmi – raffigurati da un iconico maialino-salvadanaio. Se questa rappresenta il primo incipit, l’autore insiste ponendo il protagonista a difesa dell’ultimo bene che gli rimane, la propria casa. Qui si sviluppa un ulteriore canovaccio tematico che va di pari passo con l’approccio pittorico dell’intera realizzazione.

ZED1 sceglie infatti di rappresentare la totalità della scena, come se si trattasse di una sorta di fiaba e rappresentazione teatrale con i burattini. L’idea è quella di rafforzare il concetto di furto che, esattamente come le favole per bambini che vengono tramandate nel corso del tempo, avviene da anni senza che nulla cambi.

Come facilmente visibile in quest’ultima fatica, l’aspetto estetico e pittorico per ZED1 diviene tutt’uno con il canovaccio narrativo e sociale a cui l’artista rivolge la propria critica e riflessione. È interessante notare come il grande interprete Italiano, ancora una volta, sviluppi un opera dai molteplici livelli tematici. Giocando con l’aspetto dei personaggi e delle loro azioni, raccogliendo l’eredità folkloristica e tradizionale del nostro paese, lavorando attraverso simboli, meccanismi visivi e mentali e metafore, di facile interpretazione. Centrando il bersaglio in modo semplice ed assolutamente coinvolgente.

Thanks to The Festival for The Pics
Pics by Laura Luvi Fratangelo, Stefano Vavolo and The Artist