VinZ for CHEAP Festival 2015
Prosegue il nostro viaggio tra le meraviglie del CHEAP Festival di quest’anno, tra i grandi ospiti troviamo con piacere VinZ che ha da poco terminato di realizzare un nuovo ed intenso intervento direttamente sulle bacheche dell’Autostazione di Bologna.
Il muro di cinta dell’autostazione, è senza ombra di dubbio di uno dei luoghi a cui il festival è maggiormente legato, una vera e propria costante nel programma della rassegna Bolognese fin dalla sua prima edizione. Posto ad uno dei principali ingressi al centro storico, si tratta di 13 moduli composti ciascuno da un trittico di bacheche, per una superficie cadenzata, lunghissima. Questa particolare superficie ha ispirato gli interventi di Cheap on Board, progetto che vede come principale spunto quello del recupero delle tabelle affissive dismesse, attraverso la poster art.
E’ quindi qui, nel luogo forse che meglio rappresenta l’impatto e la potenza comunicativa della rassegna, che VinZ va ad elaborare il suo intervento, lasciando al tempo stesso intatta la circostante superficie precedentemente dipinta da 2501 nelle scorse settimane (Covered).
Commutando il personale immaginario, dove l’interprete dà forma e sostanza ad una riflessione sulla libertà individuale all’interno di un contesto complesso come la società moderna, raccogliendo in eredità spunti politici, ambientali e legati ai massmedia. Entra a gamba tesa l’interprete Spagnolo, scegliendo un approccio certamente impattante, con i peculiari personaggi, metà uomo e metà animale, che vengono attaccati a grandezza natura e completamente nudi. Il senso di queste creature sta tutto nella volontà di tracciare una sorta di nuova mitologia. Gli ibridi rappresentano al meglio l’uomo moderno, eliminandone la perfezione massmedica per abbracciare piuttosto rimandi differenti in funzione di precise commutazioni animali. Le rane ad esempio danno forma ai volti di politici, banchieri ed uomini d’affari, in un sottile parallelismo con gli scritti dell’Apocalise, i pesci rimandano al consumo, mentre infine l’uccello diviene espressione di libertà. Partendo quindi da uno scatto fotografico, le immagini vengono stampate in bianco e nero su carta, i volti invece vengono realizzati a mano con colori acrilici al fine di creare un contrasto non solo visivo quanto anche nella scelta degli strumenti utilizzati, in quella che diviene una allegoria forte e ridondante della società moderna e dei soggetti che l’abitano.
Per CHEAP, VinZ si confronta con una lunga superficie orizzontale, l’artista sceglie un approccio narrativo, in quella che diviene quindi una vera e propria storia in sequenza, in cui l’elemento temporale assume una forte centralità. E’ infatti la parola TIME a sovrastare ciascuna delle immagini, rimandando nel font e nel colore al famoso giornale.
Si tratta quindi di tutte copertine, laddove troviamo gli iconici ibridi a caratterizzare ed a sostituirsi al personaggio di spicco che solitamente occupa la copertina della famosa pubblicazione. Ancora una volta l’interprete rappresenta al meglio la eterogeneità dell’uomo moderno, mettendo da parte le perfezioni, concentrandosi su corpi ordinari, anche imperfetti, con ciascuno dei volti sostituiti da quelli di alcuni volatili. L’autore mira ad una empatia con lo spettatore, proponendo nuovamente tutte le caratteristiche del personale immaginario, sottolineando il concetto di libertà per favorire una rapporto simbiotico con le immagini. L’opera si presenta quindi come una sorta di macchina del tempo, con la sequenza che inizia con una ecografia e termina con un piccolo cumulo di terra, in quella che diviene una forte analogia con la vita umana, potenziata dal costante svanire della parola time, sovrastata, a metà della sequenza, dal monito “Don’t waste your time”. Tutto chiaro.
Ad accompagnare il nostro testo una bella e ricca serie di scatti con tutti i dettagli di quest’ultima fatica, le fasi di realizzazione e lo splendido risultato finale, mettetevi comodi e dateci un occhiata, siamo certi infatti che anche voi come noi non mancherete di apprezzare.
Thanks to The Festival for The Pics
Pics by Pierfrancesco Lafratta, Valeria Altavilla, Michele Lapini