Il murale di Velvet e Zoer a Granollers in Catalogna

Principio ricorrente nelle produzioni di Velvet e Zoer è la volontà degli artisti di lavorare in funzione dell’ambiente di lavoro e del suo tessuto sociale attraverso spunti, temi ed elementi legati in modo indissolubile allo stesso.

Come spiegano gli stessi autori questa caratteristica, componente imprescindibile per la realizzazione di una pittura che non sia unicamente un semplice abbellimento, è la risposta ad una azione artistica capace di relazionarsi al suo ambiente e contesto. Per i due l’arte murale deve avere una chiara connessione con il suo tempo o con uno specifico significato.

“TOMO”, titolo dell’opera, è il risultato di questa riflessione e prende vita nel distretto di Can Bassa a Granollers – un quartiere molto tranquillo per lo più castigliano o comunque abitato da gente proveniente da tutto il paese – durante uno dei momenti più controversi della storia Spagnola.

La popolazione della Catalogna ha recentemente espresso la sua volontà di autonomia e, più in generale, la possibilità di riorganizzare la società attorno a una forte difesa regionale e culturale. Gli artisti, essendo stranieri, hanno quindi osservato ed interpretato a proprio modo informazioni e spunti legati al luogo attraverso un personale punto di vista.

Invitati a dare uno sguardo al sistema accademico, attraverso una visita alle scuole ed attraverso una lezione ai giovani studenti d’arte, Velvet e Zoe durante una lezione di ballo dove i bambini di stavano alleando, hanno trovato dozzine di bacchette in una bacinella di plastica blu. Il secondo elemento racchiuso nell’opera è invece figlio della visita presso la fabbrica di ceramiche di Toni Cumella.

Le ceramiche di Cumella sono progettate principalmente per l’architettura, con diversi pezzi singoli che possono formare un insieme, diventare un motivo, una seconda pelle per una struttura in cemento. Ben noto per aver progettato il soffitto del mercato di Santa Caterina a Barcellona, ​​Cumella ha lavorato anche con Renzo Piano sul Centro Botin, creando un sensazionale motivo fluttuante con migliaia di dischi in ceramica che modellano la facciata e riflettono la luce.

Photo Credit: The Artists