THE BOOST – Giulio Vesprini

THE BOOST nasce dalla voglia di raccontarvi quella che è la grande scena artistica italiana, in questa rubrica cercheremo di proporvi artisti dotati ma poco conosciuti al grande pubblico. Uno spazio che vogliamo dedicare a coloro che ci hanno colpito per capacità e stile personale, andando poi seguirne l’evoluzione nel corso del tempo.

Andiamo alla scoperta di Giulio Vesprini

Non capita molto spesso di poter avere l’opportunità di vedere da vicino l’evoluzione umana ed artistica di una persona, di chi bombardato dal primo movimento graffiti italiano è approdato e si è spostato su altri lidi, sperimentando ed esplorando diversi medium e forme d’espressione fino ad arrivare ad un proprio stile, ben delineato e dal quale emergono tutte le passate esperienze. Dalla storia di Giulio Vesprini emergono passioni e voglia di mettersi in gioco in un contesto che ha portato l’artista a reinventarsi più volte a prendere un po’ qui e un po’ li, a far sue esperienze di vita e studi e a riversare tutto se stesso nel suo grande amore che è l’arte, un continuo sperimentare nuove tecnice perché la ricerca è alla base, ecco perché in questo THE BOOST scopriremo anche l’uomo dietro l’artista e dove oltre alle immagini più di tutto anche la storia e le esperienze avranno un peso decisamente importante.

Giulio Vesprini vive e lavora a Civinatova Marche, fin da subito inizia a confrontarsi con i primi graffiti in strada, con soli quattordici anni si identifica con la sua tag KID diventata in seguito ONIK e inizia a documentarsi sulla scena grazie alle prime riviste di settore fortemente influenzate dall’Hip Hop, come AeElle. Giulio inizia a sperimentare ed acquistare le prime bombolette, cercando di arrangiarsi con il poco che si riusciva a trovare nelle ferramenta della zona, è il primo impatto con la strada che lo investe in tutta la genuinità del movimento dei primi anni ’90, quello che ha formato un intera generazione di Writers e che ad oggi rappresenta la base di molti di quelli di cui siamo soliti parlarvi.

Importante il 1996 che vede l’artista scrivere sui muri del JUICE96, un jam/convention importantissima durata circa 4 giorni nei quali i mostri della scena internazionale si sono trovati tutti insieme ad Ancona, qui Giulio si apre un mondo. L’artista viene in contatto con il movimento Writers in persona ci sono tutti, Eron, Lego, Ska, Sherif, Dare, Phase2, Can2 giusto per citarne alcuni.

L’apertura delle porte di questo mondo fa da palcoscenico alla rivoluzione tecnica, le stesse cans cambiano e si evolvono, colori più brillanti, caps adatti per over line e out line decisamente più precisi, un piccola rivoluzione ed i risultati furono ben visibili sui lavori finali. L’artista però inizia a trovare il movimento meno istintivo e crudo, caratteristiche che l’avevano distinto all’inizio, e nonostante continui la pratica decide di dare una svolta, è deciso ad intraprendere un percorso di comunicazione visiva più forte, decide così di associare quanto imparato in strada ad un percorso di studi di tipo accademico.

Il percorso in Accademia fortifica l’artista che impara a confrontarsi con diverse tecniche grafiche, sia incisorie che digitali, inizia un percorso di studio ed evoluzione che lo porta ad approfondire i lavori di Mondrian, Rothko e Capogrossi ma comunque a non distaccarsi dal paesaggio urbano dove torna per lavorare su segnali stradali nelle discariche dove si diverte a modificarne il contenuto rimettendoli in seguito al loro posto.

Il passo successivo, conclusi con successo gli studi accadameci, porta Giulio Vesprini a confrontarsi questa volta con la Grafica, grazia anche ai corsi di specializzazione come Graphic Designer e Interior Designer.

Nasce cosi una vera e propria passione per la grafica con i primi lavori come freelance per diverse agenzie grafiche ma non basta è forte l’idea e la voglia di completare gli studi, lo spirito di ricerca continuo lo conducono verso Facoltà di Architettura, avvicinando l’artista ancor di più alle tematiche grafiche, applicate alle geometrie degli spazi.
Da qui una fase cruciale dove si assiste al passaggio da un figurativismo classico, nella versione più pop dove l’artista dipinge alcuni particolari personaggi, ad un approccio più moderno, pulito e fortemente legato alle geometrie, alle forme con un forte occhio per la natura.

Arriva la maturazione, tutti gli spunti e le esperienze iniziano ad essere studiate e riviste dall’artista che riprende in mano tutti il proprio materiale, decide di ascoltare le proprie esigenze artistiche e di non seguire troppo le correnti del momento, di nuovo in mano vecchi lavori accademici, libri e nuovi studi di chi da sempre rappresentava la sua mia idea di arte e di messaggio.

L’inclinazione architettonica è visibilissima, le geometrie si fondono con elementi naturali, tutto risulta collegato dal continuo studio sul segno, come curva di livello dei plastici di architettura o come gli anelli delle sezioni delle piante.

L’artista è convinto che il muro sia una superficie senza eguali; il messaggio arriva forte e chiaro cosi com’era negli anni 90’, ma si concede anche altri medium come gli incredibili lavori di land art, dove utilizzando terre, farine ed alberi crea situazioni e lavori dall’incredibile impatto emotivo, sono costruzioni partorite dalla mente umana che spiazzano per la loro impossibilità e meravigliano chi le osserva.

Le sue sono forme leggibili su più dimensioni, lo spettatore spostandosi intorno alle stesse ne ricava prospettive e dettagli diversi, un gioco di visioni in cui l’occhio viene ingannato ed in cui la mente indaga cercando che chiedendosi tra le diverse chiavi di lettura quale sia quella vera, o se c’è ne sia una.