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GORGO

L’installazione di SBAGLIATO al Museo ​Orto Botanico di Roma

SBAGLIATO sono tra i protagonisti della serie di interventi realizzati all’interno del Museo Orto Botanico di Roma e curati da CultRise.

Lo scorso 15 settembre CultRise ha infatti presentato un progetto curatoriale in aperto dialogo con l’ecosistema dell’Orto Botanico di Roma. Alla base del progetto l’idea di unire in dialogo arte contemporanea, musica ambient sperimentale e natura.

Il risultato finale è un percorso sensoriale che ha visto protagonisti James Hillman, Andrew Iacobucci, Jerico, M_O, Giulia Mangoni, SBAGLIATO, Moneyless e Gianfranco Toso. Gli artisti hanno realizzato otto interventi site-specific progettati per invogliare i visitatori a scoprire gli spazi museali.

Fedeli alla loro ricerca SBAGLIATO hanno proposto una nuova installazione caratterizzata dalla consueta ri-contestualizzazione di architetture ed elementi urbani. L’opera non solo illude lo sguardo piegando la morfologia dell’ambiente di lavoro ma rappresenta una nuovo varco immaginario e capace di proiettare chi osserva verso una dimensione inedita.

Photo credit: Angelo Jaroszuk Bogasz

L’installazione di SBAGLIATO al Museo ​Orto Botanico di Roma

SBAGLIATO sono tra i protagonisti della serie di interventi realizzati all’interno del Museo Orto Botanico di Roma e curati da CultRise.

Lo scorso 15 settembre CultRise ha infatti presentato un progetto curatoriale in aperto dialogo con l’ecosistema dell’Orto Botanico di Roma. Alla base del progetto l’idea di unire in dialogo arte contemporanea, musica ambient sperimentale e natura.

Il risultato finale è un percorso sensoriale che ha visto protagonisti James Hillman, Andrew Iacobucci, Jerico, M_O, Giulia Mangoni, SBAGLIATO, Moneyless e Gianfranco Toso. Gli artisti hanno realizzato otto interventi site-specific progettati per invogliare i visitatori a scoprire gli spazi museali.

Fedeli alla loro ricerca SBAGLIATO hanno proposto una nuova installazione caratterizzata dalla consueta ri-contestualizzazione di architetture ed elementi urbani. L’opera non solo illude lo sguardo piegando la morfologia dell’ambiente di lavoro ma rappresenta una nuovo varco immaginario e capace di proiettare chi osserva verso una dimensione inedita.

Photo credit: Angelo Jaroszuk Bogasz