Reflections – The Artistic Development of Eastern Europe
Reflections è un dialogo che vogliamo istaurare con voi, un testo aperto, uno spunto di discussione e riflessione su determinati argomenti che ci hanno maggiormente coinvolto e che per una ragione o per un’altra ci spingono ad aprire un dialogo con voi.
The Artistic Development of Eastern Europe
Mai come quest’anno abbiamo assistito ad un incremento massivo dell’attenzione sugli sforzi, gli eventi e su ciò che accade nell’Est Europa, il brulicare di Festival, progetti e lavori dei singoli hanno portato alla ribalta una grande zona estremamente fertile, sensibile e ben disposta ad accogliere i lavori degli artisti tra più quotati a livello internazionale e che nell’ultimo periodo si sta rivelando con piacere patria di alcuni tra i più interessanti nuovi talenti.
Il boom della Street Art, oltre all’avanzamento del tenore di vita dagli anni 90’ in poi, vengono coniugati con la grande peculiarità di queste zone, la possibilità di disporre di enormi pareti grigie simbolo di una cementificazione massiccia e selvaggia che ha cambiato profondamente l’aspetto di queste regioni lasciando inoltre in dote freddezza ed austerità tipica di costruzioni di questo tipo, quella che quindi poteva essere inteso come un grande fattore negativo qui viene completamente ribaltato a favore, i grandi spazi vengono attaccati dagli artisti che ne cambiano totalmente l’aspetto è l’impatto finale, regalando colore e soprattutto calore ai luoghi ed alla gente del posto.
Riavvolgendo di qualche anno il nastro, ad accendere il fascino dell’arte urbana ed a dare quindi una spinta importante e continua è stata senza dubbio la Polonia, attraverso quella che è una delle galleria a cielo aperto più importanti al mondo, la Galeria Urban Forms di Lodz che raccoglie al suo interno i lavori degli artisti tra i più importanti come: Os Gemeos, Aryz, Remed, INTI, M-City, SatONE, KENOR, Bezt, Sainer, Etam Cru, Chazme, Sepe, Shida, Pener, Otecki con oltre venti – per ora – interventi sparsi per tutta la città, oppure l’eccellente Katowice Street Art Festival dell’omonima cittadina che ospita ogni anno una serie di star internazionali accompagnate dai più talentuosi artisti a livello mondiale e quest’anno ha messo in scena tra le migliori kermesse a livello mondiale, ed ancora il Traffic Design Festival di Gdynia giunto alla sua consacrazione proprio in questa annata, proponendo un filone di lavori astratti tra i più belli ed interessanti grazie ad un nutrito roster di stelle ed agli spazi a disposizione.
Queste tre manifestazioni rappresentano il perfetto simbolo di come sia possibile allestire e mettere in piedi un macchina come un Festival e sono il perfetto emblema della primavera artistica dell’est, se infatti da un lato propongono un palco per interpreti internazionali dall’altra offrono ad i locali l’opportunità di mettersi in mostra ma sopratutto lavorare, sperimentare, condividere al fine di migliorarsi e realizzando così anche una crescita personale, il risultato è una nuova infornata di artisti che stanno sempre più facendo parlare di sé. Non solo, la nascita di questi eventi ha favorito una cultura dell’arte urbana incrementando il brulicare di iniziative parallele medio-piccole che hanno saputo ritagliarsi il loro spazio, mettendo in moto quindi un continuo circolo di idee, cultura ed arte.
Quello che maggiormente colpisce è la volontà di continuare a spingere su progetti di questo tipo, si è capita l’importanza di fare arte, si sono spesi soldi per fare arte, e la si fà nel modo più intelligente, sfruttando le proprie peculiarità, favorendo una crescita del movimento, dimostrandosi sensibili a nuovi scenari senza fossilizzarsi sempre sullo stesso tipo di approccio, alcune volte anche osando, ma piuttosto variando ed ospitando realtà magari poco conosciute ma non per questo meno valide o poco interessanti, condividendo grandi spazi nei cuori delle città, e non nelle periferie abbandonate unicamente per abusare della parole ‘riqualificazione’, il tutto non avendo paura di ‘sfidare’ quelli che sono i grandi eventi carichi di soldi made in USA, con infine un occhio di riguardo al turismo artistico che sta sempre più prendendo piede.
Tutto ciò in generale non può che fare bene al movimento, ma fa sorridere amaro, nonostante infatti dobbiamo ammetterlo questo è stato un anno, sebbene orfano di FAME, piuttosto interessante dal punto di vista degli eventi, noi siamo un pò fermi a guardare gli ostacoli delle amministrazioni pubbliche spesso cieche e bigotte, affezionate al vecchio, miopi difronte al cambiamento, le difficoltà di una macchina burocratica sempre lenta ed impacciata, ed in generale manca il grande evento catalizzatore che possa impremere una spinta nelle coscienze e far risvegliare gli animi addormentati, la scintilla che possa definitivamente offrire anche da noi un evento di valenza internazionale, non resta che aspettare fiduciosi e continuare a supportare, noi ci crediamo.