Reflections – SUPRA NATURA
Reflections è un dialogo che vogliamo istaurare con voi, un testo aperto, uno spunto di discussione e riflessione su determinati argomenti che ci hanno maggiormente coinvolto e che per una ragione o per un’altra ci spingono ad aprire un dialogo con voi.
Lo scorso week end in occasione di Fuochi Fatui, abbiamo organizzato insieme agli organizzatori la proiezione del film realizzato da Dem e Seth Morley, partiti con l’idea di andare a guardare un film e con una aspettativa altissima, siamo usciti sconvolti, pietrificati, quasi annullati per una esperienza che ci ha profondamente colpito e fagocitato.
L’esperienza di SUPRA NATURA è la diretta conseguenza di evoluzioni tematiche e pindariche capaci di scuotere chi sceglie di lasciarsi andare, quest’ultimo punto in particolare è fondamentale per godere appieno dell’esperienza visiva che la pellicola riesce a tessere, laddove una attenzione costante ripaga con dettagli, sfumature che diversamente andrebbero persi. Nel film sperimentale ed auto prodotto, così viene presentato da uno dei suoi creatori, è importante anzitutto capire che ciò che stiamo osservando, riuscire ad carpire il sentimento più intimo dei due autori e con esso lasciarsi guidare all’interno delle intense e meravigliose immagini che di fatto ne costituiscono il cuore non che unico sviluppo e slancio visivo. La capacità di immersione del film è davvero alta, l’impressione è quella di trovarsi direttamente tra le terre riprese, in compagnia del protagonista a vagare in cerca di una pace interiore, il proprio giusto posto, in questo senso la bellezza dei luoghi, una colonna sonora che ci prende per mano andando a stuzzicare ed accarezzare le giuste corde, ma soprattutto la (quasi) totale assenza di parlato, alimentano un rimbombo di suoni e rumori capace di riportarci al primordiale, al nostro stato principale in un armonia perfetta e dalle rilevanti sfaccettature emotive. Se i suoni della natura così come quelli delle note che ne accompagnano il lento scandire rappresentano quindi l’elemento più delicato e dolce, gli autori utilizzano i suoni della radio e della televisione come interruzione stridula, con così prepotenza veniamo riportati alla realtà facendoci, con temi attuali veniamo scaraventati sulla sedia del cinema, ci vediamo tornare ad uno status quo e non siamo però più in grado di accettare, alterati, coscienti che il giusto posto non è più soffocati dal cemento ma piuttosto immersi in una natura che non è mai stata così bella e sensuale.
Il film non vuole raccontare una storia, meglio, vuole mettere l’accento su una semplice verità e lo fa attraverso un percorso di trasformazione dello stesso protagonista in cui inevitabilmente finiamo di immedesimarci, una lenta discesa verso la propria terra scandita dal cambiare del tempo e delle stagioni, da maschere sontuose ed oniriche, da personaggi surreali che come Dei ancestrali si proiettano nelle visioni e nei sogni del protagonista indicandone la strada, indicandoci il percorso. La ricchezza di simboli, spunti e temi, viene soggiogata e piegata dalla prepotente presenza naturale, sovrasta e lascia interdetti nei suoi scorci, nel vento che ne trapassa le membra, nel cielo stellato che incanta e ci fa sentire miseri di fronte alla grandezza che abbiamo di fronte, negli animali che abitano questi luoghi, nei loro sguardi e nel loro essere così dannatamente vicini alla terra, nello sguardo del protagonista dapprima perso, fino poi all’atto finale in cui l’equilibrio e lo stato di fatto vengono finalmente sovvertiti e ci si ritrova con un sorriso amaro in faccia ma con la consapevolezza di aver capito.