Pixel Pancho – New Mural in Rabat, Morocco
Torniamo per le strade di Rabat in Marocco, tra gli ospiti di spessore che hanno preso parte ai lavori del Rabat Jidar Festival ritroviamo Pixel Pancho, il grande artista italiano per la rassegna ha da poco terminato questa nuova ed intensa opera.
Dopo l’apertura di “Memoriy of our Life” bel solo show presentato all’interno degli spazi della StolenSpace Gallery di Londra, il grande autore italiano torna finalmente su parete con a disposizione uno spazio certamente importante. Per noi è l’opportunità di una nuova immersione all’interno del particolare immaginario che l’artista ha saputo in questi anni evolvere, mutare ed approfondire il personale rapporto con i robot.
È innegabile come l’impulso principale delle produzioni di Pixel Pancho, risiede nella figura dei robot. Veri ed indiscussi protagonisti delle opere dell’interprete, i personaggi metallici hanno, col il passare del tempo, assunto una funzione tematica differente, da rappresentazione e fascinazione personale, a vero e proprio momento di riflessione ed introspezione sull’essere umano.
La figura della macchina, legata certamente a tutto quel filone di animazione made in Japan che ha contraddistinto l’infanzia, e che tutt’oggi risulta radicato in ciascuno di noi, viene quindi utilizzata dall’artista per innescare una potente riflessione sull’uomo e sulle sue differenti sfaccettature. Alimentando di pari passo una cifra stilistica che si è certamente sviluppata verso una pittura maggiormente legata al dettaglio, l’artista ha commutato i suoi personaggi in funzione dei luoghi di lavoro, ma soprattutto di una analisi personali sempre incalzante e dal forte impatto visivo. I corpi metallici, stereotipo del super uomo, dell’intelligenza umana che riesce a produrre ed esercitare il proprio impulso al massimo delle sue capacità, vengono quindi contestualizzati dall’interprete. Assistiamo ad una situazione di declino laddove ci si ritrova a confrontarsi con corpi corrosi, semi distrutti, arrugginiti, rotti e stanchi, le macchine divengono fredde e vacue e soprattutto sempre più vicine nella loro stessa intrinseca forma ed aspetto, all’essere umano. L’artista gioca con questa percezione, stabilisce e raffigura elementi di contatto e distacco tra macchina ed uomo, pone dubbi, insinua domande ponendo lo spettatore in una situazione di riflessione personale, alimenta le proprie opere servendosi di una forte componente naturale, quasi a voler sottintendere come in realtà tra gli androidi rappresentati e l’uomo moderno, non ci sia poi tutta questa differenza.
Dal titolo “Self efficient world“, l’opera realizzata da Pixel Pancho per la rassegna Marocchina, tocca temi quanto mai attuali. L’artista riflette sull’utilizzo della tecnologia, rapportato però in una cadenza ‘naturale’ e di come se tutti facessero la propria parte, non avremmo bisogno di soldi, banche o tasse, visione utopia, difficile ma non impossibile.
In attesa di scoprire i prossimi spostamenti del grande artista Italiano, vi invitiamo a dare un occhiata agli scatti in calce al nostro testo, siamo certi che non mancherete di apprezzare.
Pics by The Artist