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Pixel Pancho – New Mural in Dunedin, New Zealand

Torniamo con piacere per le strade di Dunedin, qui il nostro Pixel Pancho infatti ha da poco terminato di dipingere questa nuova grande parete proseguendo nel portare avanti il personale ed iconico immaginario.

Dopo la splendida collaborazione con Phlegm di qualche giorno fa (Covered), Pixel Pancho toglie il velo sul suo personale lavoro per la rassegna della cittadina neozelandese proponendo un opera efficace e sopratutto capace di sviluppare un nuovo capitolo della particolare riflessione tematica dell’autore. L’artista Italiano come visto più volte ha scelto di legare il proprio percorso alla figura della macchine, i robot dell’artista, veri e propri protagonisti delle sue produzioni, da sempre rappresentano in questo senso l’opportunità di una riflessione sull’essere umano.

Il fascino delle opere sta anzitutto nella scelta dei protagonisti, le macchine ed i robot, specialmente per chi ha vissuto da bambino la moltitudine di cartoni animati sull’argomento, rappresentano delle figure profondamente legate alla spensieratezza che accompagnava questi periodi e sono entrate di diritto all’immaginazione di ciascuno di noi. L’autore italiano raccoglie quindi pienamente questi stimoli andando ad imbastire un percorso capace di toccare spunti e temi importanti il tutto accompagnato da una costante evoluzione stilistica.

I robot decadenti dell’artista si pongono a confronto con l’essere umano, l’abbandono di questi esseri, il loro non essere più legati ad un idea di figure invincibili, veri e propri simboli del super uomo, rappresenta uno specchio della decadenza dell’uomo moderno. Esattamente come il metallo arrugginito che ne ha mangiato le scocche ed i corpi, l’etica e la morale sta sempre più sprofondando.

Se questo per molto ha significato lo slancio tematico delle produzioni dell’artista, lo stesso nell’ultimo periodo sta facendo collidere i due universi. Macchine ed umani riuniti sotto un unica immagine, laddove le prime divengono sempre più vicine nell’aspetto e nella forma al mondo organico, mentre i secondi viceversa.

Dal titolo “Riding Dreams”, l’opera raccoglie proprio questi ultimi stimoli dell’immaginario del grande interprete Italiano. Pixel Pancho esercita la propria idea attraverso un opera altamente emotiva ed evocativa. L’idea è quella di segnare lo spazio con una rappresentazione capace di raccogliere l’eredità di stati d’animo, delle sensazioni e dell’emotività dell’essere umano attraverso l’intersecarsi dei due universi, i robot e l’uomo sullo stesso livello per sviluppare una lettura profonda e sfaccettata.

Null’altro da aggiungere, in calce al nostro testo potete piuttosto trovare una bella serie di scatti con i dettagli i quest’ultima fatica dell’autore, dateci un occhiata e restate sintonizzati qui sul Gorgo per nuovi e succosi aggiornamenti sul suo lavoro.

Pics by Victoria Gilliand and DunedinStadium

Pixel Pancho – New Mural in Dunedin, New Zealand

Torniamo con piacere per le strade di Dunedin, qui il nostro Pixel Pancho infatti ha da poco terminato di dipingere questa nuova grande parete proseguendo nel portare avanti il personale ed iconico immaginario.

Dopo la splendida collaborazione con Phlegm di qualche giorno fa (Covered), Pixel Pancho toglie il velo sul suo personale lavoro per la rassegna della cittadina neozelandese proponendo un opera efficace e sopratutto capace di sviluppare un nuovo capitolo della particolare riflessione tematica dell’autore. L’artista Italiano come visto più volte ha scelto di legare il proprio percorso alla figura della macchine, i robot dell’artista, veri e propri protagonisti delle sue produzioni, da sempre rappresentano in questo senso l’opportunità di una riflessione sull’essere umano.

Il fascino delle opere sta anzitutto nella scelta dei protagonisti, le macchine ed i robot, specialmente per chi ha vissuto da bambino la moltitudine di cartoni animati sull’argomento, rappresentano delle figure profondamente legate alla spensieratezza che accompagnava questi periodi e sono entrate di diritto all’immaginazione di ciascuno di noi. L’autore italiano raccoglie quindi pienamente questi stimoli andando ad imbastire un percorso capace di toccare spunti e temi importanti il tutto accompagnato da una costante evoluzione stilistica.

I robot decadenti dell’artista si pongono a confronto con l’essere umano, l’abbandono di questi esseri, il loro non essere più legati ad un idea di figure invincibili, veri e propri simboli del super uomo, rappresenta uno specchio della decadenza dell’uomo moderno. Esattamente come il metallo arrugginito che ne ha mangiato le scocche ed i corpi, l’etica e la morale sta sempre più sprofondando.

Se questo per molto ha significato lo slancio tematico delle produzioni dell’artista, lo stesso nell’ultimo periodo sta facendo collidere i due universi. Macchine ed umani riuniti sotto un unica immagine, laddove le prime divengono sempre più vicine nell’aspetto e nella forma al mondo organico, mentre i secondi viceversa.

Dal titolo “Riding Dreams”, l’opera raccoglie proprio questi ultimi stimoli dell’immaginario del grande interprete Italiano. Pixel Pancho esercita la propria idea attraverso un opera altamente emotiva ed evocativa. L’idea è quella di segnare lo spazio con una rappresentazione capace di raccogliere l’eredità di stati d’animo, delle sensazioni e dell’emotività dell’essere umano attraverso l’intersecarsi dei due universi, i robot e l’uomo sullo stesso livello per sviluppare una lettura profonda e sfaccettata.

Null’altro da aggiungere, in calce al nostro testo potete piuttosto trovare una bella serie di scatti con i dettagli i quest’ultima fatica dell’autore, dateci un occhiata e restate sintonizzati qui sul Gorgo per nuovi e succosi aggiornamenti sul suo lavoro.

Pics by Victoria Gilliand and DunedinStadium