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Pixel Pancho – New Mural for FORM Public Art Project

Continuiamo a seguire gli sviluppi del sempre più interessante FORM Public Art Project, per la rassegna di Perth in Australia c’è infatti un altro grande artista Italiano che ha da poco terminato una nuova parete, Pixel Pancho irrompe così nel festival con un nuovo e caratteristico intervento dei suoi.

Con questa sua ultima fatica torniamo quindi ad immergerci all’interno dell’immaginario di Pixel Pancho, che a distanza da alcuni lavori minori in giro per le strade di Londra torna a dipingere sui grandi spazi offrendoci l’opportunità di apprezzare al meglio tutto l’impatto tematico e riflessivo del suo lavoro nonché il particolare tratto pittorico. È innegabile il fascino delle produzioni dell’artista, direttamente legato all’archetipo del robot che ne ha da sempre accompagnato il percorso artistico, l’immaginario dell’artista ha subito il fascino di una figura che, specialmente per chi ha vissuto da bambino gli anni 80 e 90, ha segnato profondamente l’immaginazione e le visioni di pre adolescenziali. L’idea di utilizzare una figura dal così forte impatto ha mano a mano però sviluppato temi maggiormente impegnati dimostrando tutto valore di una ricerca che ne ha interessato anche gli aspetti prettamente visivi. Nell’idea dell’interprete i robot risultano come macchine decadenti come se fossero state abbandonate dopo per il loro periodo di boom, e gettate in balia dei cambiamenti climatici, e dimenticati in un esistenza che ormai non li reclama più, se questa può essere una prima analisi a noi piace pensare che l’interprete voglia in realtà avvicinare queste figure invincibili, simbolo del super uomo, ad una dimensione più umana e terrena e di conseguenza attraverso esse mostrare uno specchio della decadenza dell’uomo. A supportare questo nostro preciso incipit tematico, abbiamo notato negli ultimi mesi la volontà dell’artista di sviluppare lavori dove figure umane assomigliano sempre più a quelle meccaniche, andando quindi a miscelare sotto un unico universo due emisferi invero opposti e contrastanti, la macchina e l’uomo.

Lo stato di decadenza degli esseri immaginati da Pixel Pancho agisce lentamente, quasi a voler scavare con pazienza nelle viscere delle macchine, si muovono rampicanti, ma anche piante e fiori di vario genere – quest’ultimi sempre più presente negli ultimi tempi – coadiuvati dall’immancabile ed inconfondibile ruggine che letteralmente ne mangia l’aspetto e la ‘carne’.

Quest’ultima fatica dell’artista raccoglie pienamente lo stile e le riflessioni del momento, la grande figura rappresentante si un robot ma ha nel suo aspetto chiarissimi riferimenti all’uomo, la stessa fisionomia ed il fatto che tenga in mano un’altra macchina trae in inganno lo spettatore. Attraverso la grande sensibilità pittorica tipica di Pixel Pancho giungiamo quindi a cogliere il sentimento dell’uomo che nel suo continuo senso di irrequietezza, attraverso la sua continua volontà di spingersi alla perfezione, va a trasformarsi in macchina andando inevitabilmente a far scomparire tutti qui tratti distintivi della carne e delle sue emozioni.

Ripercorriamo assieme alcune fasi durante il making of di quest’ultima magia firmata dal grande interprete Italiano fino all’eccellente risultato finale, il consiglio è come sempre quello di darci in occhiata in aggiunta alle immagini dell’altro, è più piccolo, intervento realizzato sempre per le strade della cittadina Australiana, è tutto vostro! Enjoy it.

Pics by Jeremy Storey and Street Art News

Pixel Pancho – New Mural for FORM Public Art Project

Continuiamo a seguire gli sviluppi del sempre più interessante FORM Public Art Project, per la rassegna di Perth in Australia c’è infatti un altro grande artista Italiano che ha da poco terminato una nuova parete, Pixel Pancho irrompe così nel festival con un nuovo e caratteristico intervento dei suoi.

Con questa sua ultima fatica torniamo quindi ad immergerci all’interno dell’immaginario di Pixel Pancho, che a distanza da alcuni lavori minori in giro per le strade di Londra torna a dipingere sui grandi spazi offrendoci l’opportunità di apprezzare al meglio tutto l’impatto tematico e riflessivo del suo lavoro nonché il particolare tratto pittorico. È innegabile il fascino delle produzioni dell’artista, direttamente legato all’archetipo del robot che ne ha da sempre accompagnato il percorso artistico, l’immaginario dell’artista ha subito il fascino di una figura che, specialmente per chi ha vissuto da bambino gli anni 80 e 90, ha segnato profondamente l’immaginazione e le visioni di pre adolescenziali. L’idea di utilizzare una figura dal così forte impatto ha mano a mano però sviluppato temi maggiormente impegnati dimostrando tutto valore di una ricerca che ne ha interessato anche gli aspetti prettamente visivi. Nell’idea dell’interprete i robot risultano come macchine decadenti come se fossero state abbandonate dopo per il loro periodo di boom, e gettate in balia dei cambiamenti climatici, e dimenticati in un esistenza che ormai non li reclama più, se questa può essere una prima analisi a noi piace pensare che l’interprete voglia in realtà avvicinare queste figure invincibili, simbolo del super uomo, ad una dimensione più umana e terrena e di conseguenza attraverso esse mostrare uno specchio della decadenza dell’uomo. A supportare questo nostro preciso incipit tematico, abbiamo notato negli ultimi mesi la volontà dell’artista di sviluppare lavori dove figure umane assomigliano sempre più a quelle meccaniche, andando quindi a miscelare sotto un unico universo due emisferi invero opposti e contrastanti, la macchina e l’uomo.

Lo stato di decadenza degli esseri immaginati da Pixel Pancho agisce lentamente, quasi a voler scavare con pazienza nelle viscere delle macchine, si muovono rampicanti, ma anche piante e fiori di vario genere – quest’ultimi sempre più presente negli ultimi tempi – coadiuvati dall’immancabile ed inconfondibile ruggine che letteralmente ne mangia l’aspetto e la ‘carne’.

Quest’ultima fatica dell’artista raccoglie pienamente lo stile e le riflessioni del momento, la grande figura rappresentante si un robot ma ha nel suo aspetto chiarissimi riferimenti all’uomo, la stessa fisionomia ed il fatto che tenga in mano un’altra macchina trae in inganno lo spettatore. Attraverso la grande sensibilità pittorica tipica di Pixel Pancho giungiamo quindi a cogliere il sentimento dell’uomo che nel suo continuo senso di irrequietezza, attraverso la sua continua volontà di spingersi alla perfezione, va a trasformarsi in macchina andando inevitabilmente a far scomparire tutti qui tratti distintivi della carne e delle sue emozioni.

Ripercorriamo assieme alcune fasi durante il making of di quest’ultima magia firmata dal grande interprete Italiano fino all’eccellente risultato finale, il consiglio è come sempre quello di darci in occhiata in aggiunta alle immagini dell’altro, è più piccolo, intervento realizzato sempre per le strade della cittadina Australiana, è tutto vostro! Enjoy it.

Pics by Jeremy Storey and Street Art News