Nuria Mora – “Drishti” at Galleria Patricia Armocida (Recap)
L’universo e la ricerca di Nuria Mora è un insieme di stimoli esterni ed interni. Dalla sensibilità artistica assorbita per osmosi dal nucleo familiare, passando per gli studi accademici che così fortemente ne hanno influenzato il percorso artistico, l’autrice Spagnola ha sviluppato una personale sensibilità con cui ‘guardare’ lo spazio. Si tratta di una suggestione che raccoglie, analizza e rielabora gli anfratti, gli elementi e le architetture, gli oggetti e tutti quegli spunti che divengono parte di un processo in grado di restituire un nuovo ipertesto visivo composto da forme, codici, linguaggi e cromatismi in divenire.
Partita dalla periferia di Madrid con un approccio sperimentale in compagnia di nomi di spessore quali Eltono, Sixe Paredes e Nano4814, Nuria Mora ha fatto suoi il dialogo con l’osservatore, l’efficacia e la profondità di un linguaggio visivo fortemente interconnesso con lo spazio, riconoscendo infine l’importanza della spontaneità del gesto e la sua capacità di generare infinite possibilità e prospettive.
Il passo successivo è stato quello di dare forma a sostanza ad elementi, linee e moduli in grado di inserirsi nell’architetture più disparate, sviluppando un personale linguaggio in bilico tra astratto e concreto, arrivando a delineare un codice personale, una firma priva di firma dove trovano spazio elementi organici così come forme e figure astratte.
Curata da Fabiola Naldi, “Drishti” ha visto Nuria Mora veicolare le caratteristiche peculiari del suo segno attraverso un corpo di lavoro in aperto dialogo con gli spazi della Galleria Patricia Armocida. La mostra assume i connotati di una esperienza percettiva, un spazio stimolante dove il confronto passa per le differenti identità, stimoli e spunti raccolti e rielaborati dall’artista. Si tratta di un porta verso un universo figlio della ‘caccia visiva’ dell’autrice dove un minimo dettaglio o oggetto non viene modificato nel luogo stesso, ma portato via, processato e rielaborato cambiandone la sua funzione iniziale. Ad esempio le boe che compongono l’installazione sono state salvate dalla distruzione ed in seguito colorate, rivestite e trasformate, infine unite al legno, a corde e vetro. Le vediamo galleggiare in aria non più appese ad una struttura funzionante, ma modificate a soggetti di presenza, attesa e difesa capaci di stimolare percezioni eterogenee.
Tutti i dettagli e le immagini dell’allestimento proposto dall’autrice nell’ampia galleria di scatti dopo il salto. Dateci un occhiata e se vi trovate in zona il consiglio è quello di andare a darci un occhiata di persona, c’è tempo fino al prossimo 25 Novembre.
Galleria Patricia Armocida
Via Argelati, 24
20143 Milano
Thanks to The Gallery for The Pics
Pics by Carlo Beccalli