Liqen – New Mural in Kassel, Germany
Con quest’ultima grande pittura realizzata a Kassel in Germania, a distanza di tempo torniamo da approfondire il lavoro di Liqen.
L’intervento fa parte del KolorCubes Project, progetto di rigenerazione e di azione nello spazio pubblico promosso da Schiller, ed ha visto il grande artista Spagnolo confrontarsi con questa grande superfice di lavoro.
Le pitture di Liqen sono caratterizzate da consistenti canovacci tematici, trame e sotto testi atti a stimolare lo spettatore ad una riflessione a 360^ su temi differenti. Attraverso le immagini l’artista veicola messaggi multipli proponendo un approccio impegnato ad affrontare temi rilevanti, altamente riflessivi. La lettura di ogni singolo intervento, passa quindi per una tematica generale, un incipit che diviene punto di partenza per analizzare le controversie dei nostri tempi, del nostro quotidiano e della nostra stessa esistenza.
Dal titolo “La Ceguera” (Cecità) quest’ultimo lavoro affronta temi delicati, con l’autore intento ad immaginare un ipotetico futuro, partendo dalle miserie del presente, provando a tracciare la direzione a cui ci stiamo avvicinando.
Liqen immagina un futuro grigio, un mondo piegato dalla tecnologia, dove tutti gli essere umani vengono definiti ‘schiavi del gene digitale’, automi privi di coscienza, programmati per sorridere. Abbiamo ceduto il nostro libero arbitrio, i nostri gusti, le nostre sensazioni, in favore di una felicità calata dall’alto, fragile, finta ed effimera. Nella visione dell’interprete c’è però chi è riuscito a sfuggire a questo futuro, lasciandosi alle spalle il ‘mantello grigio e sporco della città’, per abbracciare la natura cosmica, abbandonando sentimenti come il sospetto e l’invidia. Elevandosi sopra la città, aggirandosi su un pianeta privo di vita, dove l’essere umano vive intrappolato in un cubo di cemento, dove il suo pensiero diviene parte di un apparato tecnologico.
L’autore scaglia quindi il proprio pensiero sulla fragilità dell’era digitale, sulla finzione e sulla costruzione del nostro io, sempre più staccato dalla nostra vera natura, sempre più omologato a ciò che la società vuole. Al tempo stesso l’opera si presenta come potente riflessione sulla tecnologia, su come sempre più questa stia cambiando il nostro modo di vivere, di osservare il mondo, entrando prepotentemente nella nostra esistenza, mutando il modo di interagire con il prossimo e ciò che ci circonda, il tutto ponendo una semplice domanda: in meglio od in peggio?
Thanks to The Artist for The Pics