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GORGO

James Kalinda x Signora K for CHEAP Festival

Ci spostiamo a Bologna, qui, in occasione di Art City Bologna, CHEAP Festival ha proposto due interventi site specific, primo, questo realizzato in collaborazione tra James Kalinda e Signora K.

Il festival bolognese, scalda quindi i motori in attesa del consueto evento annuale, proponendo un doppio intervento che va ancora una volta ad utilizzare gli spazi affissivi in disuso e di proprietà del Comune. L’idea è quella di una reinterpretazione delle potenzialità comunicative delle bacheche, un tempo utilizzate per gli avvisi comunali, ed ora lasciate in stato di abbandono. Si tratta quindi di un progetto che prosegue di fatto il lavoro portato avanti dalla rassegna nel corso degli anni, questi spazi, che hanno visto nel corso del tempo diversi autori sostituirsi di volta in volta, tornano quindi ancora una volta a nuova vita attraverso il lavoro di artisti di spessore.

E’ l’opportunità per noi di tornare ad approfondire il lavoro di entrambi i due autori, attraverso un duplice intervento capace di ereditare gli stimoli visivi e tematici di ciascuno dei due. Spesso al lavoro insieme James Kalinda e Signora K, sviluppano un doppio corpo lavorativo fortemente interconnesso ed in grado di sviluppare, attraverso percorso opposti, un unica grande riflessioni congiunta.

James Kalinda, raccogliendo appieno il particolare mistico ed oscuro immaginario visivo, va a sviluppare una personale riflessione sul rapporto madre e figlio. L’artista attraverso questo sua nuova opera pone l’accento sulla relazione che intercorre tra la società ed i nuovi nati. Dal titolo “Ghostmother” il progetto presentato va a rielaborare quelli che sono i soggetti e gli schemi competitivi dei ritratti infantili d’epoca. Nei decenni passati ogni bambino veniva posto in posa di fronte all’obbiettivo mentre le loro madri, coperte e nascoste da teli, li sostenevano. Una volta che l’immagine veniva sviluppata, la donna veniva esclusa dal campo attraverso un passe-partout grafico. Se questa rappresenta l’impostazione squisitamente tematica, l’opera si muove attraverso un piglio visivo che ci riconduce nell’emisfero visivo dell’autore italiano, oscuro, ‘sporco’ e legato al colore nero.

Proprio la figura femminile rappresenta l’ideale collegamento tra i due progetti, Signora K a differenza di Kalinda, che di fatto elimina dall’equazione la donna, l’interprete pone quest’ultima al centro del suo operato. L’idea è quella di una rappresentazione della ‘madre-dea’ capace di connettere l’essere umano alle sue origini, al mondo naturale ed al suo sapore più mistico. L’autrice bagna le proprie opere all’interno di una miscela di mistico ed onirico andando a raffigurare una serie di soggetti femminili fortemente interconnessi con gli elementi naturali, con gli animali che accompagnano ciascuna delle differenti interpretazioni, e con gli elementi vegetali, simbolo di un potere mistico e quasi magico.

La scelta di lavorare attraverso tinte e colori decisamente opposti, alimenta il distacco netto tra i due lavori, al tempo stesso nell’immagine complessiva alimenta una sorta di legame composito. Il bianco, colore principale delle istallazioni della Signora K, bilancia l’elemento oscuro e nero dei lavori di Kalinda, generando un opera finale capace di suggellare il legame tra l’essere umano e la biosfera.

Null’altro da aggiungere, in calce al nostro testo potete trovare una bella e ricca serie di scatti con tutti i dettagli degli interventi realizzati, in attesa di vedere da vicino la seconda parte, con il lavoro di 2501, il consiglio è quello di mettersi comodi e di darci un occhiata, stay tuned!

Thanks to The Festival for The Pics

James Kalinda x Signora K for CHEAP Festival

Ci spostiamo a Bologna, qui, in occasione di Art City Bologna, CHEAP Festival ha proposto due interventi site specific, primo, questo realizzato in collaborazione tra James Kalinda e Signora K.

Il festival bolognese, scalda quindi i motori in attesa del consueto evento annuale, proponendo un doppio intervento che va ancora una volta ad utilizzare gli spazi affissivi in disuso e di proprietà del Comune. L’idea è quella di una reinterpretazione delle potenzialità comunicative delle bacheche, un tempo utilizzate per gli avvisi comunali, ed ora lasciate in stato di abbandono. Si tratta quindi di un progetto che prosegue di fatto il lavoro portato avanti dalla rassegna nel corso degli anni, questi spazi, che hanno visto nel corso del tempo diversi autori sostituirsi di volta in volta, tornano quindi ancora una volta a nuova vita attraverso il lavoro di artisti di spessore.

E’ l’opportunità per noi di tornare ad approfondire il lavoro di entrambi i due autori, attraverso un duplice intervento capace di ereditare gli stimoli visivi e tematici di ciascuno dei due. Spesso al lavoro insieme James Kalinda e Signora K, sviluppano un doppio corpo lavorativo fortemente interconnesso ed in grado di sviluppare, attraverso percorso opposti, un unica grande riflessioni congiunta.

James Kalinda, raccogliendo appieno il particolare mistico ed oscuro immaginario visivo, va a sviluppare una personale riflessione sul rapporto madre e figlio. L’artista attraverso questo sua nuova opera pone l’accento sulla relazione che intercorre tra la società ed i nuovi nati. Dal titolo “Ghostmother” il progetto presentato va a rielaborare quelli che sono i soggetti e gli schemi competitivi dei ritratti infantili d’epoca. Nei decenni passati ogni bambino veniva posto in posa di fronte all’obbiettivo mentre le loro madri, coperte e nascoste da teli, li sostenevano. Una volta che l’immagine veniva sviluppata, la donna veniva esclusa dal campo attraverso un passe-partout grafico. Se questa rappresenta l’impostazione squisitamente tematica, l’opera si muove attraverso un piglio visivo che ci riconduce nell’emisfero visivo dell’autore italiano, oscuro, ‘sporco’ e legato al colore nero.

Proprio la figura femminile rappresenta l’ideale collegamento tra i due progetti, Signora K a differenza di Kalinda, che di fatto elimina dall’equazione la donna, l’interprete pone quest’ultima al centro del suo operato. L’idea è quella di una rappresentazione della ‘madre-dea’ capace di connettere l’essere umano alle sue origini, al mondo naturale ed al suo sapore più mistico. L’autrice bagna le proprie opere all’interno di una miscela di mistico ed onirico andando a raffigurare una serie di soggetti femminili fortemente interconnessi con gli elementi naturali, con gli animali che accompagnano ciascuna delle differenti interpretazioni, e con gli elementi vegetali, simbolo di un potere mistico e quasi magico.

La scelta di lavorare attraverso tinte e colori decisamente opposti, alimenta il distacco netto tra i due lavori, al tempo stesso nell’immagine complessiva alimenta una sorta di legame composito. Il bianco, colore principale delle istallazioni della Signora K, bilancia l’elemento oscuro e nero dei lavori di Kalinda, generando un opera finale capace di suggellare il legame tra l’essere umano e la biosfera.

Null’altro da aggiungere, in calce al nostro testo potete trovare una bella e ricca serie di scatti con tutti i dettagli degli interventi realizzati, in attesa di vedere da vicino la seconda parte, con il lavoro di 2501, il consiglio è quello di mettersi comodi e di darci un occhiata, stay tuned!

Thanks to The Festival for The Pics