Guerrilla Spam for CHEAP Festival 2017

Con Guerriglia si identifica una particolare tattica di guerra, condotta, con specifica conoscenza delle condizioni ambientali, da parte di formazioni di limitata entità con lo scopo di abbattere il regime costituito o protestare contro di esso.

Nato nel 2010 a Firenze il nome Guerrilla Spam ha saputo rapidamente imporsi grazie alla forte capacità comunicativa, alla profondità dei contenuti espressi ed alla volontà di intercettare tutta una serie di temi, riflessioni e spunti attraverso un approccio scandito da continue allegorie visive. I concetti insiti nella parola Guerrilla vengono contrapposti al suffisso Spam, un ossimoro che richiama alla pubblicità delle email, a quei messaggi improvvisi, inattesi e che di solito siamo soliti cestinare.

La volontà di lavorare unicamente attraverso il bianco ed il nero come unici vettori cromatici, ben definisce l’intento degli artisti di sviluppare una forte contrapposizione con i colori e l’impatto delle pubblicità. Gli interventi divengono così anzitutto una risposta allo strapotere visivo che questa esercita all’interno dello spazio cittadino, ma soprattutto gli autori si posizionano in uno specifico filone che, a dirla tutta, aveva perso un po’ di smalto: quello della critica. Questa non solo mantiene la sua fondatezza ed intelligenza, ma soprattutto viene ora supportata da una impalcatura visiva finalmente profonda ed eterogenea.

Attraverso un approccio tagliente ed ironico, gli artisti hanno saputo dare forma e sostanza ad una narrativa personale capace di intercettare al meglio quei malesseri, quelle situazioni e quelle dinamiche politiche, sociali ed economiche che tanto caratterizzano la società moderna e questi tempi in generale.

La critica mossa viene amplificata dalla presenza di continui sotto testi, rappresentazioni simboliche che hanno negli espliciti riferimenti alla pittura fiamminga di Bosch e Bruegel oppure nel lavoro di Dürer, Goya, Otto Dix, Max Ernst, fino ad arrivare a Pontormo e Beccafiumi, la loro comprovata influenza.

L’estetica risulta figlia dell’illustrazione ma al tempo stesso si discosta da questa per gettare le basi di una iconografia del tutto personale. Sono ricorrenti mostri, demoni, fantocci e figure grottesche, che vengono utilizzati come allegoria capace di riflettere e sintetizzare in modo personale le differenti sfaccettature della nostra contemporaneità. L’intento è quello di intercettare chiunque attraverso un immaginario immediato, facilmente fruibile e capace di porsi in modo attivo ed in aperto dialogo con lo spazio urbano e con le persone.

L’immaginario degli autori incontra il CHEAP Festival. Tra gli artisti ospiti di quest’ultima edizione, i Guerrilla Spam presentano un grande paste-up di 120 metri quadrati ideato per riflettere e far riflettere sullo stato di uno dei quartieri di Bologna.

Gli autori hanno lavorato sulla superficie di un edificio in rovina in Via Liberazione. Carica di significati, sotto testi e spunti differenti, l’opera rappresenta un forte momento di riflessione su la Bolognina, uno dei quartieri più complessi, multietnici e in trasformazione della città.

Da cinque anni CHEAP Festival promuove la rigenerazione urbana ed l’indagine sul territorio attraverso progetti ed interventi specifici, pensati e sviluppati all’interno il paesaggio urbano e periferico di Bologna. La formula della rassegna rimane invariata e sempre legata all’utilizzo della carta e del paste-up come strumenti di propagazione artistica. Da una parte troviamo la consueta open call, dalla quale ogni anno vengono stampati ed affissi centinai di poster, tutti caratterizzati da una tematica comune e differente per ogni edizione, capaci di cambiare il volto del centro storico di Bologna. Dall’altra invece i guest artists, invitati di volta in volta a lavorare a progetti specifici.

CHEAP Festival anno dopo anno, progetto dopo progetto, ha saputo proporre una produzione dal basso pensata per raccogliere differenti linguaggi visivi e soprattutto stimolare un dialogo con lo spazio ed il tessuto sociale di Bologna, riflettendo e facendoci puntualmente riflettere.

Lo sguardo lucido dei Guerrilla Spam si posa sul quartiere attraverso una narrativa orizzontale, pregna di significati, diventando momento per una presa di coscienza su temi e su argomenti differenti. La Bolognina respirata, conosciuta ed analizzata dagli artisti assume una forma inedita. “Il Giardino”, titolo stesso dell’intervento, è infatti narrazione traboccante di spunti, intuizioni, temi e critiche: un calderone sapientemente organizzato in 6 moduli di 9 x 2,2 metri ciascuno.

Nel susseguirsi delle scene La Bolognina rielaborata dai Guerrilla Spam risulta delimitata da un muro da cui vediamo sporgere alcuni osservatori esterni. Da una parte gli stessi artisti, rappresentati con un binocolo con l’idea di sottolinearne la loro visione parziale e relativa del quartiere, dall’altra gli attori della cosiddetta riqualificazione, intenti ad entrare a gamba tesa all’interno del giardino.

Tra queste due estremità si sviluppano 9 differenti scene capaci di sintetizzare al meglio gli elementi, le difficoltà e le fragilità del quartiere. Nella scena più ‘soft’ troviamo diversi richiami all’arte orientale, araba ed egizia. L’immagine è pensata per sottolineare la multiculturalità del quartiere, valorizzata nella parola ‘dialogo’ presenta nella quarta ‘scena’ dell’intervento.

È nelle altre tavole che i Guerrilla Spam centrano e sviluppano la personale riflessione sulle problematiche che affliggono il quartiere dando forma e sostanza ad un vero e proprio microcosmo da scrutare, analizzare e comprendere in tutte le sue differenti sfaccettature. I temi raccolti riguardano ad esempio il problema dei senzatetto, privi di cibo e riparo, quello delle ronde auto-organizzate, salite agli ‘onori’ della cronaca per un certo periodo. E ancora, vediamo gli speculatori edilizi che così profondamente hanno e stanno cambiando il volto della zona andando letteralmente a spersonalizzarne l’identità. Infine nella parte finale dell’intervento vediamo una figura intenta ad annaffiare, con addosso un abito che porta impressa la frase: Coltivo il mio giardino e il mio giardino mi coltiva.

Thanks to The Festival for The Pics
Pics by Michele Lapini
Work in progress pics by Sara Manfredi