GUE – New Mural at Palazzo Platamone, Catania
Ci sono dei precisi momenti in cui un artista, se stimolato a proseguire la propria ricerca, scegli di cambiare, di venire coinvolto in un nuovo tipo di fascinazione estetica. Sono attimi importanti perché ne elevano il lavoro spostando l’attenzione verso un nuovo processo. È l’opportunità di spaziare verso differenti ed inediti stili, oppure di alterare gli stessi in favore di una progressione, concettuale od estetica, in grado di scuotere e cambiare vistosamente la personale produzione.
Si animano in questo modo nuovi ‘sistemi’ pittorici spesso ancorati ad una ragione d’essere, legata alle basi stesse della ricerca. Altre volte sono da ricercarsi in esperienze vissute, in profonde influenze che riemergono sotto una forma nuova e più matura, per certi versi maggiormente intima.
Spesso sono in bilico, mossi da incipit differenti, da ricercarsi nel proprio passato, nelle esperienze e nella maturità cognitiva acquisita.
Questo è il momento di GUE. L’accelerazione estetica apportata dall’artista alla propria ricerca. C’è la volontà dall’autore Italiano di porsi ancora una volta in bilico tra una personale figurazione ed una impronta astratta, per plasmare e trasformare la propria stilistica in qualcosa di inedito e suggestivo. Un moto che parte da lontano, dal suo background, come sempre ideale base per le successive evoluzioni.
Lo starting point – ci spiega lo stesso autore – è un contesto familiare assolutamente orientato verso l’arte.
Il GUE bambino è di quelli attivissimi. Circondato dall’arte, respira arte nei dipinti di paesaggi urbani del padre, nei libri che lo circondano, e ne riversa l’interesse nelle strisce di fumetti home-made realizzate insieme al fratello gemello Andrea.
Sono quindi i fumetti il primo step, con le influenze di Shultz e dei suoi famosissimi Peanuts, che rappresentano un primordiale interesse. I temi trattati, ma soprattutto la semplicità e la forte sintesi grafica, rappresentano i primi cardini di quella che sarà la produzione dell’artista.
Al disegno ed alla pittura si intrecciano i graffiti. La strada entra a far parte delle esperienze estetiche dell’autore che inizia a riflettere su una propria e personale identità indipendente, capace di vivere a prescindere dal suo stesso autore. Un icona.
Nata da alcuni bozzetti del 2006, ecco Pupa Guè, personaggio femminile dalla sembianze infantili che diviene punto di partenza per lo sviluppo di un peculiare linguaggio personale.
La nascita stessa del personaggio riunisce tutte le peculiarità delle produzioni dell’artista. Casualità, istinto e precisione sviluppano una coerenza linguistica negli elementi raffigurati. Le forme morbide, ed i giochi cromatici donano anima e sentimento agli stessi.
L’attenzione è tutta sulla figura. Non c’è una narrazione, un azione che codifichi l’intenzione dei personaggi, quanto piuttosto una astrazione formale.
L’idea è proprio quella di restare in bilico, tra astratto e figurato, riconoscibile ed evocabile. Questi aspetti sono in particolare riconoscibili nelle opere in strada.
GUE guarda infatti alla struttura dell’edificio, al contesto quindi, con l’idea di costituirne la grammatica. Si tratta di un varco verso universi sospesi, dove – ci spiega – “Tutti gli elementi, i caratteri, le forme, vanno a formare una grammatica personale che si esprime in una visione sospesa, per suggerire universi possibili attraverso una figurazione che confina con l’astratto.”
Il risultato sono forme capaci di assumere caratteri differenti e valenze autonome dove, la costante variabile cromatica, traccia una scomposizione ‘fisica’ dei personaggi rappresentati.
È infatti la scomposizione in ritagli, con la conseguente generazione di forme e figure differenti, ha rappresentare l’approdo dell’autore italiano ad una sintesi estrema e sospesa, costantemente legata a sentimenti positivi e sereni.
Il rapporto con il fratello Andrea, con cui GUE divide il progetto “Brevidistanze”, rappresenta infine opportunità per una simbiosi artistica. Seppure attraverso percorsi differenti, i due condividono pulsioni, fascinazioni ed esperienze vissute. Appare chiara quindi l’intenzione di una riflessione introspettiva ed emotiva mediante un costante scambio artistico, capace di coinvolgere differenti medium e forme d’espressione.
Emerge quindi una ricerca associativa su linguaggio eterogeneo, scandito da continui scambi ciascuno nel lavoro dell’altro sotto forma di sguardo lucido, spesso sfuggevole all’autore stesso.
Questi elementi forgiano e caratterizzano l’esperienza estetica, tematica e pittorica dell’artista, coinvolgendone gli aspetti emotivi ed introspettivi.
Tra passato e presente si muove GUE. Si muove tra gli impulsi personali e familiari, tra le fascinazioni proprie e le esperienze di vita. In bilico come le sue rappresentazioni, riscopre il senso e la profondità dei paesaggi raffigurati.
I moti pittorici del padre tornano, riaffiorando dalla memoria, incidendo e trasformandosi in innesti all’interno delle sue opere. C’è un insita esigenza di tornare ad uno stimolo pittorico.
L’ultima incarnazione dell’interprete vede la figurazione tornare come variante di superfice, ancora una volta svuotata del suo senso descrittivo.
Tra l’intrecciarsi delle forme, ecco emerge un pattern attraverso il quale creare un nuovo equilibrio precario, L’impressione è quella di una alterazione degli schemi dove l’allusione a qualcosa di figurativo, un paesaggio in questo caso, rimane sospeso in una dimensione illusoria.
“Rilevamenti” nasce così. Nasce negli spazi del Palazzo Platamone, come parte del progetto Codici Sorgenti curato da 999Gallery.
Soprattutto nasce come navigazione immaginaria, traccia celata e frapposta tra lo spazio fisico e la rete di forme ed elementi astratti. Un idea di nuovi mondi che si sviluppano giocando con la percezione visiva attraverso trasparenze e sovrapposizioni.