Giorgio Bartocci – New Mural for ALTrove Festival 2015
Varchiamo nuovamente la soglia dell’ALTrove Festival per andare a dare un occhiata all’ultima fatica realizzata da Giorgio Bartocci, secondo intervento dipinto all’interno del difficile quartiere Aranceto a Catanzaro.
Inizia a delinearsi l’impatto e la profondità espressiva degli artisti scelti quest’anno dalla rassegna Calabrese. Non si tratta di un impostazione casuale, quanto piuttosto volontà degli organizzatori di proiettare il festival verso una direzione introspettiva, capace di suscitare emozioni e stimoli personali, e che di conseguenza solo una pittura astratta poteva ereditare e sviluppare. L’idea di astratto come veicolo per toccare aspetti e sensazioni univoche, proiettando, chi osserva e la gente del posto, all’interno di una percezione differente. Un meccanismo questo capace di agganciarsi alla perfezione con quello che rimane, invariato, lo stimolo principale della rassegna.
Concezione stessa del festival, la sua prerogativa principale, è racchiusa nell’idea che si alimenta leggendo il suo stesso nome. Altrove, inteso come volontà di penetrare il tessuto urbano di una città come Catanzaro, di veicolare, attraverso la pittura, emozioni, impulsi nuovi, capaci di strappare con forza il grigio, l’apatia, le difficoltà di una vita legata a problemi economici e sociali, offrire qualcosa di differente, per vedere qualcosa di finalmente, differente. Attraverso il colore, la percezione dei luoghi cambia, si corregge il modo in cui gli stessi vengono vissuti. L’arte murale, capace di concretizzare al meglio stimoli differenti, diviene antidoto, inietta una cura in un organismo spento, malato, privo di voglia di fare, che torna ad attivarsi, come un impulso adrenalinico che investe tutto il corpo, pompando sangue, sentimenti ed emozioni contrastanti.
L’Altrove di Giorgio Bartocci è intriso della particolare ricerca dell’autore. Ha un sottotitolo, Madre Nostra, è si erge su uno spazio imponente. La peculiare struttura stilistica si rifà ad una idea di frammenti, interpretabili come emozioni, idee, spunti differenti, che vanno a comporre un tessuto sfaccettato, intriso di movimento. Scaglie proiettate su parete, assumono forma e sostanza attraverso il colore. Si tratta di un omaggio alla terra, all’essere umano come veicolo e strumento di energia, di vita, al tempo stesso ci ricorda come la città, nonché il quartiere, siano composti da storie differenti, da entità e soggetti diversi, ciascuno con le proprie angosce e fragilità, ciascuno unito indissolubilmente all’altro, accomunato da una percezione collettiva. Allora i frammenti assumono una volta in più l’aspetto di sintesi umana, in quella che diviene una scena fluida, densa, una riflessione in grado di ricordarci come, nonostante tutto, l’essere umano sia (forse) inconsapevolmente collegato in un insieme enorme.
Insieme alle nostre parole e riflessioni, una bella serie di scatti con i dettagli di quest’ultima fatica, dateci un occhiata. Qui tutti i precedenti lavori, nei prossimi giorni nuovi aggiornamenti da Catanzaro.
Thanks to The Festival for The Pics
Pics by Angelo Jaroszuk Bogasz