Garu Garu – Exploring the Street Art in Abandoned Places
Il particolare approccio visivo di Garu Garu si fonde i luoghi all’interno dei quali l’artista compie le sue esplorazioni, questa volta al centro della lente troviamo però l’operato di altri interpreti, un fermo immagine attraverso il quale veniamo trasportati in un viaggio sul personale modo di vedere ed osservare l’arte urbana all’interno degli spazi abbandonati.
Abbiamo intrapreso un viaggio insieme a Garu Garu, ne abbiamo dapprima approfondito gli aspetti peculiari di quella che è la sua visione e soprattutto l’amore smisurato verso gli spazi abbandonati, quelli che sono i luoghi estromessi con forza dalla società, lasciati a marcire, freddi ed inospitali ma che spesso nascondono nella loro tristezza e nella loro etichetta scomoda di bruttezza, tutta l’emozione ed il sentimento della riflessione, sono il terreno fertile per il lavoro dell’artista, attraverso la sua lente ne abbiamo colto tutta l’emozione e la capacità di farci trascendere la realtà, ora torniamo con un personale viaggio, un attraversamento di cementi e pavimentazioni instabili alla scoperta di quelli che sono spesso i luoghi per sperimentazioni e ricerca da parte degli artisti che più apprezziamo.
Gli interpreti coinvolti in questo speciale percorso rappresentano una fetta della nostra scena così come alcuni validi interpreti di livello internazionale tra cui: AK, Aris, CT, E1000, El Euro, Elfo, NeSpoon, Phlegm, Pixel Pancho e Weed/Halo, un variegato e differente campionario di artisti legati, per pratica o tematiche di lavoro chi più chi meno, al mondo degli edifici abbandonati.
Lasciamo che siano le immagini a parlarvi, ancora una volta il segreto è quello di mettersi comodi in silenzio e scorrere le luci e le ombre tratteggiate dalla lente della macchina fotografica, avete l’opportunità di osservare con l’occhio di qualcun altro, con la visione, la fantasia e l’emozioni di un’altra persona che ci mostra come lui personalmente assapora, scruta e digerisce quello che tanto ci piace, per una volta non si tratta di vedere il lavoro in sé lasciato dagli artisti ma piuttosto di coglierne gli aspetti più sensoriali e di come gli stessi vengano colti da qualcuno diverso da noi stessi, e questa, a nostro avviso è un dono unico e raro, godetene.
Thanks to The Artist for The Pics