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GORGO

Gaia at the Center for Civil and Human Rights in Atlanta

A distanza di tempo torniamo ad approfondire il lavoro di Gaia, il grande interprete Statunitense ha infatti da poco terminato di realizzare questa nuova pittura all’interno del Center for Civil and Human Rights di Atlanta.

Uno degli aspetti di maggiore interesse quando ci troviamo ad analizzare il lavoro di Gaia, è la capacità dell’autore di cogliere e raccogliere stimoli personali, riflessioni e spunti all’interno di un determinato luogo. L’abilità dell’artista è infatti quella di portare avanti un percorso produttivo legato a doppio filo con quelle sono le storie e le problematiche dei luoghi dove ha modo di dipingere. Questa particolare inflessione tematica si riflette a tutto tondo nella sua pittura, producendo opere significative non solo dal punto di vista visivo, ma sopratutto da quello tematico. I temi affrontati, e le riflessioni che gli stessi inevitabilmente portano con sé, rappresentano quindi ideale stimolo di un trama visiva capace di dialogare al meglio con la gente del posto, con il passante casuale che si ritrova quindi investito e coinvolto in tematiche che ben conosce e di conseguenza, viene stimolo per prendere una sorta di posizione personale. Gli interventi in questo senso si fanno sensati, altamente riflessivi, riuscendo a catapultare il lavoro dell’interprete all’interno di un contesto storico, politico, sociale ed economico, per quello che diviene un approfondimento concreto ed approfondito.

Se queste rappresentano da sempre le basi tematiche delle produzioni dell’autore, l’ideale propellente per affrontare al meglio stimoli così impegnati, diviene l’approccio pittorico dell’artista. Gaia si confronto con lo spazio urbano attraverso un approccio votato al realismo, alla rappresentazione quanto più reale. Veniamo quindi a contatto con paesaggi e scorci cittadini che si miscelano a volti e soggetti, in una rappresentazione che sà di istantanea grafica. L’interprete non si limita ad una mera riproduzione, piuttosto compone un puzzle visivo in grado di miscelare e raccogliere simboli visivi, concretamente rielaborati ed accostati ad immagini e soggetti che riconducono ad i temi trattati. Tra elementi appartenenti al passato, e stimoli del presente veniamo a contatto con immagini approfondite e ricchissime di spunti e dettagli.

Per questa sua ultima fatica, ideata da Monica Campana di Living Walls, Gaia va ad approfondire uno dei temi caldi dell’attualità Statunitense, portando in dote una riflessione sul fenomeno dell’hashtag #iftheygunnedmedown. Lo stimolo primario del progetto avviato da CJ Lawrence, è dato dall’ondata di violenza che ha attraversato gli States, con protagoniste le forze dell’ordine contro i cittadini, da qui la nascita dell’hashtag. La riflessione parte dal modo in cui i media ritraggono le persone uccise, in particolare quelle di colore, distorcendone di fatto l’identità, ed offrendo all’opinione pubblica un immagine non vera, al fine di cambiare la percezione collettiva di una determinata persona. L’hashtag mostra di fatto come, utilizzando una foto piuttosto che un altra, l’identità di una persona venga completamente sconvolta.

L’interprete riflettere proprio su questo andando a realizzare un intervento in cui si miscelano come sempre elementi classici. In primo piano le rovine di Persepolis, al centro il Cilindro di Ciro, considerato da alcuni una delle prime carte universali dei diritto umani, infine contrapposte, vediamo le foto di alcuni ragazzi di colore, che vanno proprio a riprendere lo stile delle fotografie lanciate dal hashtag.

Null’altro da aggiungere, come consuetudine ad accompagnare il nostro testo una bella e ricca serie di scatti con tutti i dettagli di quest’ultima pittura, dateci un occhiata e restate sintonizzati qui sul Gorgo per nuovi aggiornamenti sul lavoro dell’autore Americano.

Finished wall at the Center for Civil and Human Rights in Atlanta. The mural depicts four subjects that have contributed their personal comparisons to the #iftheygunnedmedown hashtag phenomenon. From left to right are @bbuckson93 , @cruelyear , @qdotjones and @fullblowndork . According to CJ Lawrence (@cj_musick_lawya) who initiated the project, “… I set out to indict the media for its role in how we, as Black people, are portrayed after we are killed” and subsequently the hashtag has become one of the most trending on Instagram and Twitter. In the foreground are the ruins of Persepolis, the ceremonial Capitol of the Achaemenid Empire. The centerpiece is the Cylinder of Cyrus, which is considered by some as the first universal charter on human rights although this narrative is disputed by many scholars as anachronistic. My many thanks to Monica Compana of Living Walls for initiating this project. Your conscience in relation to #livingwalls and contemporary muralism is rare amongst a scene that so rarely exhibits critical self awareness andfinally I want to acknowledge the continued collaborative efforts with @bbuckson93 approaching this issue with earnest sensitivity.

Thanks to The Artist for The Pics

Gaia at the Center for Civil and Human Rights in Atlanta

A distanza di tempo torniamo ad approfondire il lavoro di Gaia, il grande interprete Statunitense ha infatti da poco terminato di realizzare questa nuova pittura all’interno del Center for Civil and Human Rights di Atlanta.

Uno degli aspetti di maggiore interesse quando ci troviamo ad analizzare il lavoro di Gaia, è la capacità dell’autore di cogliere e raccogliere stimoli personali, riflessioni e spunti all’interno di un determinato luogo. L’abilità dell’artista è infatti quella di portare avanti un percorso produttivo legato a doppio filo con quelle sono le storie e le problematiche dei luoghi dove ha modo di dipingere. Questa particolare inflessione tematica si riflette a tutto tondo nella sua pittura, producendo opere significative non solo dal punto di vista visivo, ma sopratutto da quello tematico. I temi affrontati, e le riflessioni che gli stessi inevitabilmente portano con sé, rappresentano quindi ideale stimolo di un trama visiva capace di dialogare al meglio con la gente del posto, con il passante casuale che si ritrova quindi investito e coinvolto in tematiche che ben conosce e di conseguenza, viene stimolo per prendere una sorta di posizione personale. Gli interventi in questo senso si fanno sensati, altamente riflessivi, riuscendo a catapultare il lavoro dell’interprete all’interno di un contesto storico, politico, sociale ed economico, per quello che diviene un approfondimento concreto ed approfondito.

Se queste rappresentano da sempre le basi tematiche delle produzioni dell’autore, l’ideale propellente per affrontare al meglio stimoli così impegnati, diviene l’approccio pittorico dell’artista. Gaia si confronto con lo spazio urbano attraverso un approccio votato al realismo, alla rappresentazione quanto più reale. Veniamo quindi a contatto con paesaggi e scorci cittadini che si miscelano a volti e soggetti, in una rappresentazione che sà di istantanea grafica. L’interprete non si limita ad una mera riproduzione, piuttosto compone un puzzle visivo in grado di miscelare e raccogliere simboli visivi, concretamente rielaborati ed accostati ad immagini e soggetti che riconducono ad i temi trattati. Tra elementi appartenenti al passato, e stimoli del presente veniamo a contatto con immagini approfondite e ricchissime di spunti e dettagli.

Per questa sua ultima fatica, ideata da Monica Campana di Living Walls, Gaia va ad approfondire uno dei temi caldi dell’attualità Statunitense, portando in dote una riflessione sul fenomeno dell’hashtag #iftheygunnedmedown. Lo stimolo primario del progetto avviato da CJ Lawrence, è dato dall’ondata di violenza che ha attraversato gli States, con protagoniste le forze dell’ordine contro i cittadini, da qui la nascita dell’hashtag. La riflessione parte dal modo in cui i media ritraggono le persone uccise, in particolare quelle di colore, distorcendone di fatto l’identità, ed offrendo all’opinione pubblica un immagine non vera, al fine di cambiare la percezione collettiva di una determinata persona. L’hashtag mostra di fatto come, utilizzando una foto piuttosto che un altra, l’identità di una persona venga completamente sconvolta.

L’interprete riflettere proprio su questo andando a realizzare un intervento in cui si miscelano come sempre elementi classici. In primo piano le rovine di Persepolis, al centro il Cilindro di Ciro, considerato da alcuni una delle prime carte universali dei diritto umani, infine contrapposte, vediamo le foto di alcuni ragazzi di colore, che vanno proprio a riprendere lo stile delle fotografie lanciate dal hashtag.

Null’altro da aggiungere, come consuetudine ad accompagnare il nostro testo una bella e ricca serie di scatti con tutti i dettagli di quest’ultima pittura, dateci un occhiata e restate sintonizzati qui sul Gorgo per nuovi aggiornamenti sul lavoro dell’autore Americano.

Finished wall at the Center for Civil and Human Rights in Atlanta. The mural depicts four subjects that have contributed their personal comparisons to the #iftheygunnedmedown hashtag phenomenon. From left to right are @bbuckson93 , @cruelyear , @qdotjones and @fullblowndork . According to CJ Lawrence (@cj_musick_lawya) who initiated the project, “… I set out to indict the media for its role in how we, as Black people, are portrayed after we are killed” and subsequently the hashtag has become one of the most trending on Instagram and Twitter. In the foreground are the ruins of Persepolis, the ceremonial Capitol of the Achaemenid Empire. The centerpiece is the Cylinder of Cyrus, which is considered by some as the first universal charter on human rights although this narrative is disputed by many scholars as anachronistic. My many thanks to Monica Compana of Living Walls for initiating this project. Your conscience in relation to #livingwalls and contemporary muralism is rare amongst a scene that so rarely exhibits critical self awareness andfinally I want to acknowledge the continued collaborative efforts with @bbuckson93 approaching this issue with earnest sensitivity.

Thanks to The Artist for The Pics