FRONTIER – La linea dello stile (Recap)
A distanza di tempo andiamo ad analizzare ed approfondire i lavori realizzata per FRONTIER – La linea dello stile, la manifestazione tenutasi a Bologna nei mesi scorsi con i lavori di Peeta, Rae Martini, Poesia, Seikon, Lokiss, Nuria.
Con l’idea di valorizzare il writing e la street art, FRONTIER si è fatto carico di un approfondimento su due dei fenomeni di maggior interesse del panorama dell’arte contemporanea, è interessante sottolineare come lo slancio del festival non è unicamente indirizzato verso una semplice messa in atto di opere pubbliche ma bensì ci sia da parte degli organizzatori e curatori, Claudio Musso e Fabiola Naldi, la volontà di mettere l’accento su questi due indirizzi artisti, dall’altra fungere da propellente per un approfondimento che possa essere teorico e critico di entrambe le discipline, in questa edizione attraverso il racconto degli stessi artisti. Lo spunto arriva direttamente da “Arte di Frontiera. New York Graffiti”, mostra datata 1984 – si avete letto bene – tra le prime in Europa atta proprio ad analizzare il fenomeno nato negli USA.
Nei mesi di Luglio, Agosto e Settembre, gli artisti partecipanti, tra stranieri ed Italiani e tutti scelti dai curatori secondo un criterio stilistico soggettivo posto in essere per l’innovazione e l’evoluzione nel campo del writing e della street art, hanno avuto modo di relazionarsi con superfici differenti ed appositamente scelte per favorire l’impatto e tutte contraddistinte da una precisa tensione dinamica od una opportunità di cambiamento identitario e maggiormente funzionale.
Identità comune per questa nuova edizione di FRONTIER e soprattutto per gli artisti selezionati, è la comune personale attrattiva verso un approccio astratto, tutti gli autori operano per mezzo di una precisa direzione stilistica, differente per ciascuno di loro, i writers per le loro lettere sviluppano una tendenza che attraversa gli spazi per mezzo di un segno puro e legato al colore, al tempo stesso gli street artists sono più vicini ad una componente geometrica, a tratti onirica.
Quello che emerge è quindi un percorso si sfaccettato, ma al tempo stesso legato da comuni idee, da tematiche e contatti che si intersecano differenti punti, ma anche da una varietà di approcci e dinamiche diversissime tra di loro.
Null’altro da aggiungere, vi lasciamo piuttosto alla ricca galleria di immagini, tra scatti durante il work in progress e le fotografie delle opere terminate, in modo da darvi l’opportunità di approfondire al meglio tutte le meraviglie della manifestazione.
Thanks to The Festival for The Pics