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Felipe Pantone “Perpetuum Mobile” at Studio55 (Recap)

A distanza di qualche mese torniamo ad approfondire il lavoro di Felipe Pantone, l’artista continua la sua non convenzionale ricerca visiva e tematica affidando a “Perpetuum Mobile”, sua ultima fatica aperta all’interno dello Studio55 di Tokyo, gli sviluppi del suo operato.

Avevamo avuto il piacere di approfondire l’operato dell’interprete all’interno di Ultradinámica, esibizione e manifesto del peculiare ed intenso percorso intrapreso dall’artista, ora, lasciando invariate le basi stilistiche della direzione intrapresa, l’interprete si sposta in Giappone presentando un corpo di lavoro ampio e sfaccettato.

Come detto “Ultradinámica è anzitutto utilizzo di materiali e componenti insolite e non convenzionali all’interno delle quali l’ausilio del computer, ,con il fine di creare ed introdurre dimensioni e soggetti complessi ed estremamente precisi rappresenta il vero valore aggiunto. A caratterizzare la corrente è però senza dubbio la fortissima interattività tra le opere proposte e lo spettatore, quest’ultimo percepisce attivamente gli interventi che si presentano sotto forme ed elementi complessi ed irregolari, sono soggetti improbabili che vanno in controtendenza con un ordine definito e che in questo senso simulano un grande carattere dinamico, in special modo tutti quei lavori in un certo senso liquidi e che simulano gli aspetti catartici, dal quale prende il nome il movimento.

Tra la ricerca di equilibrio visivo permetto, la precisione delle forme proposte emerge lo slancio e la riflessione sul futuro, al cosmo attraverso forme e concetti in cui la base di partenza non potevano che essere ancora una volta i graffiti.

Con questa sua ultima fatica Felipe Pantono propone un allestimento carico e corposo, ci sono installazione scultoree, opere su carta, lavori e dipinti su muro, ed altre proposte che mescolano elementi e medium differenti. A caratterizzare lo show è una precisa direzione tematica, Felipe Pantone va infatti a riflette sulla continua esigenza dell’uomo di creare una macchina che possa proseguire continuamente ed indefinitamente il suo moto, senza alcuna fonte esterna di energia, il tutto partendo da un impulso iniziale. Un ossessiona questa atta a sconfiggere le leggi della dinamica ed ogni ramo della meccanica, con l’estremo tentativo di forzare la natura a violare le proprie leggi dove in realtà risiede proprio nelle intrinseca forza della stessa, la volontà di preservare il suo moto perpetuo. In questo senso l’esibizione rappresenta un inno al movimento e alla trasformazione, visti come una sorta di riflesso del moto perpetuo che risiede nell’universo dello stesso interprete.

Ad accompagnare il nostro testo una bella serie di scatti con tutti i dettagli dell’allestimento proposto, siamo certi che anche voi come noi non mancherete di apprezzare, il consiglio è quindi, in attesa di vedere da vicino nuovi sviluppi, è quello di darci un occhiata.

The idea of creating a machine that continues indefinitely without any external source of energy after an initial impulse obsesses scientists since Leonardo da Vinci. To defeat dynamics and every branch of mechanics, in an effort to force Nature to violate its own laws. The truth is that precisely Nature’s destiny is to preserve its perpetual motion, being these ultra-dynamic times an unequivocal sign. Motion and transformation, leitmotiv of this exhibition, intend to be a reflection of the perpetual motion of Felipe Pantone’s universe of which graffiti is the initial impulse.

Pics via Graffuturism

Felipe Pantone “Perpetuum Mobile” at Studio55 (Recap)

A distanza di qualche mese torniamo ad approfondire il lavoro di Felipe Pantone, l’artista continua la sua non convenzionale ricerca visiva e tematica affidando a “Perpetuum Mobile”, sua ultima fatica aperta all’interno dello Studio55 di Tokyo, gli sviluppi del suo operato.

Avevamo avuto il piacere di approfondire l’operato dell’interprete all’interno di Ultradinámica, esibizione e manifesto del peculiare ed intenso percorso intrapreso dall’artista, ora, lasciando invariate le basi stilistiche della direzione intrapresa, l’interprete si sposta in Giappone presentando un corpo di lavoro ampio e sfaccettato.

Come detto “Ultradinámica è anzitutto utilizzo di materiali e componenti insolite e non convenzionali all’interno delle quali l’ausilio del computer, ,con il fine di creare ed introdurre dimensioni e soggetti complessi ed estremamente precisi rappresenta il vero valore aggiunto. A caratterizzare la corrente è però senza dubbio la fortissima interattività tra le opere proposte e lo spettatore, quest’ultimo percepisce attivamente gli interventi che si presentano sotto forme ed elementi complessi ed irregolari, sono soggetti improbabili che vanno in controtendenza con un ordine definito e che in questo senso simulano un grande carattere dinamico, in special modo tutti quei lavori in un certo senso liquidi e che simulano gli aspetti catartici, dal quale prende il nome il movimento.

Tra la ricerca di equilibrio visivo permetto, la precisione delle forme proposte emerge lo slancio e la riflessione sul futuro, al cosmo attraverso forme e concetti in cui la base di partenza non potevano che essere ancora una volta i graffiti.

Con questa sua ultima fatica Felipe Pantono propone un allestimento carico e corposo, ci sono installazione scultoree, opere su carta, lavori e dipinti su muro, ed altre proposte che mescolano elementi e medium differenti. A caratterizzare lo show è una precisa direzione tematica, Felipe Pantone va infatti a riflette sulla continua esigenza dell’uomo di creare una macchina che possa proseguire continuamente ed indefinitamente il suo moto, senza alcuna fonte esterna di energia, il tutto partendo da un impulso iniziale. Un ossessiona questa atta a sconfiggere le leggi della dinamica ed ogni ramo della meccanica, con l’estremo tentativo di forzare la natura a violare le proprie leggi dove in realtà risiede proprio nelle intrinseca forza della stessa, la volontà di preservare il suo moto perpetuo. In questo senso l’esibizione rappresenta un inno al movimento e alla trasformazione, visti come una sorta di riflesso del moto perpetuo che risiede nell’universo dello stesso interprete.

Ad accompagnare il nostro testo una bella serie di scatti con tutti i dettagli dell’allestimento proposto, siamo certi che anche voi come noi non mancherete di apprezzare, il consiglio è quindi, in attesa di vedere da vicino nuovi sviluppi, è quello di darci un occhiata.

The idea of creating a machine that continues indefinitely without any external source of energy after an initial impulse obsesses scientists since Leonardo da Vinci. To defeat dynamics and every branch of mechanics, in an effort to force Nature to violate its own laws. The truth is that precisely Nature’s destiny is to preserve its perpetual motion, being these ultra-dynamic times an unequivocal sign. Motion and transformation, leitmotiv of this exhibition, intend to be a reflection of the perpetual motion of Felipe Pantone’s universe of which graffiti is the initial impulse.

Pics via Graffuturism