Escif – New Murals in Font de la Polvora, Girona
Nel 2004 debuttava al cinema Banlieue 13, film prodotto da Luc Besson e diretto da Pierre Morel, nulla di memorabile. Tra scene d’azione e parkour, quello che spiccava era il contesto e soprattutto i temi forti che le pellicola andava, seppur in modo superficiale, a trattare.
Nella città moderna, ci sono dei limiti invalicabili. Banlieue 13 ripetute e disseminate che, a differenza di quanto accade nella pellicola, non sono divise da un grande muro di cinta, quanto piuttosto da un muro ideologico ed umano. Sono città nelle città che seguono proprie e personali regole. Diventano note al pubblico per gli insistenti problemi di ordine pubblico, per la delinquenza e situazioni di degrado sociale ed economico.
Questi luoghi visti da fuori assumono le sembianze di città di carta, fragili per la loro stessa natura, labirintiche nell’aspetto e difficili da interpretare a causa dell’isolamento, prima indotto e poi voluto, cercato ed infine raggiunto e conservato a denti destri, un appartenenza quindi.
Quello che sfugge è spesso uno sguardo dall’interno, l’opportunità di osservarne le sfaccettature, le regole, le contraddizioni e tutto il personalissimo ed eterogeneo tessuto sociale che vive e respira in simbiosi con i palazzoni ed i vicoli di questi quartieri città.
È infatti la gente che vive costantemente questi luoghi a tracciarne il carattere e la spiritualità, riuscendo a riflettere alla perfezione tutto il caleidoscopio di emozioni e fragilità, di odio e paura, di spontaneità e generosità, che contraddistinguono l’essere umano. Un altalena di continue contrapposizioni che ben identifica, spaventa ed accomuna ciascuna di queste realtà.
Escif non è un esploratore. L’artista Spagnolo non si è mai lanciato in progetti di esplorazione urbana. Ha trasformato Valencia nella sua personale tela, questo si, ha lavorato su grandi e piccole pareti, ma soprattutto è stato in grado di sviluppare un personale e riconoscibile alfabeto tematico e visivo ben noto a chi, come noi, ne segue gli sviluppi in strada.
Quello che ha sempre contraddistinto le produzioni dell’artista, è la sua capacità di esercitare e sviluppare attraverso riuscitissime analogie, concetti e riflessioni importanti. Risiede qui la magia delle sue pitture. Più il tema trattato è rilevante, più l’interprete spinge in là la sua vena creativa, sottoponendo lo spettatore a rebus ed analogie affilate e divertenti e che, proprio per la loro stessa natura, riescono a coinvolgere.
Risiede quindi uno spirito popolare nelle pittura di Escif. Un linguaggio semplice ed intuibile con cui l’autore tratta temi delicati e complessi, dialoga al passante casuale, sottoponendogli dubbi e perplessità, raccogliendo l’eredità sociale, politica ed economica della società moderna, piegandolo al proprio immaginario surreale.
L’impressione è quella di una chiave di volta che, servendosi di immagini chiare e semplici, riesce a scardinare argomenti sempre più complessi ed articolati, restituendoli alla gente comune.
Nelle scorse settimane Escif è stato coinvolto in un nuovo progetto. Contattato dai ragazzi del Milestone Project di Girona, il talento Spagnolo è stato invitato a dipingere all’interno del quartiere zingaro Font de la Polvora.
Font de la Polvora è stato costruito negli anni ’60 per accogliere coloro che non avevano posto nella città di Girona. Ad oggi si tratta di un vero e proprio ghetto, letteralmente separato dal centro storico da una piccola montagna. Per accedervi c’è solo un ponte, che ne limita quindi drasticamente le comunicazioni e gli accessi.
Il quartiere appare malridotto, ed è conosciuto unicamente per i casi di droga, la forte criminalità e l’emarginazione.
All’interno di questo contesto distaccato e difficile Escif sceglie di rendere omaggio alla gente del posto, coloro che vivono qui la loro vita quotidiana, cercando di districarsi tra i problemi di tutti i giorni.
Ancora una volta lo Spagnolo dimostra tutta la sua sensibilità realizzando una serie di opere ben in grado di tracciare la tradizione e l’identità del quartiere, la sua vivace vita di strada, la cultura e la particolare scena artistica locale.
Inserendosi in questo contesto Escif sceglie un approccio particolarmente criptico toccando temi importanti come l’integrazione sociale. il problema delle droghe, ed altri stimoli caratteristici, per certi versi surreali, che caratterizzano questo luogo.
In tutto il quartiere ci sono unicamente 3 attività commerciali. La più importante è certamente la pasticceria che rappresenta un importante luogo di incontro. Ispirazione per la prima opera, “Palmeras de azucar”, l’esercizio è una sorta placebo d’integrazione sociale. I bambini mangiano lo stesso zucchero, gli stessi conservanti, gli stessi aromi come i ragazzi dall’altra parte della montagna.
In “Amor” c’è invece un omaggio alla passione per i cardellini da parte dei Gitani del luogo, in “Jinete” la riproduzione di una fotografia di un uomo a cavallo.
Nel quartiere vivono circa 2000 persone. Tutti conoscono tutti e la maggior parte delle persone ha tra loro legami familiari. La struttura sociale, suddivisa in famiglie, ruota attorno alla figura del patriarca. Questi i temi di “Constelaciones familiares”.
L’artista prosegue la sua opera con riferimenti velati alla droga in “Acido Cítrico” utilizzando l’analogia tra la forma di un limone ed ‘simbolo’ gitano, e chiudendo la sua esperienza con “Los portugueses”.
All’interno del quartiere due blocchi di edifici sono infatti abitati da una minoranza di zingari portoghesi che formano un ghetto nel ghetto. Ad Escif è stato chiesto di dipingere un gallo portoghese sulla parte anteriore di uno degli edifici con l’idea che tutti devono sapere che quello è il loro blocco.