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Emplazamientos: Una mostra sulla luce, il colore e lo spazio a Buenos Aires

L’Espacio Cavallero di Buenos Aires ospita in questi giorni “Emplazamientos. Luz, color, espacio”, si tratta di un indagine sulla relazione spaziale tra architettura e spettatore attraverso l’utilizzo della luce e del colore.

La mostra è curata da Luciana García Belbey e vede come protagonisti: Alberonero, Antonin Hako, Christian Riffel, David Petroni, Francisco Galán e Nelio. Un gruppo eterogeneo di artisti internazionali con background ed interessi differenti ma che condividono una personale sensibilità per il processo creativo e con i temi affrontati in questo show.

La collettiva pone l’attenzione sull’installazione site-specific e in particolare sulla relazione spaziale tra architettura e spettatore attraverso l’utilizzo della luce, incorporata sia modo materiale che simbolico, e il colore attraverso il suo rapporto con la luminosità, la trasparenza e l’opacità. Lo show analizza le intersezioni e i punti di incontro tra queste pratiche gettando le basi di un dialogo tra le opere in mostra, lo spazio ed il pubblico.
Il corpo di lavoro è caratterizzato dall’utilizzo di materiali e tecniche differenti, dall’architettura all’installazione, da oggetti scultorei e opere luminescenti, e considera lo spettatore un agente attivo, parte integrante e conclusiva dell’opera.

David Petroni ha lavorato all’ingresso della prima sala dell’Espacio Cavallero. Legato ad uno studio del colore e della luce, l’artista attraverso effetti ottici e visivi combina questi elementi con l’obbiettivo di modificare la materialità degli oggetti con cui interagiscono. Una luce colorata colpisce i tre lavori in acrilico traslucido creando un effetto tridimensionale e un volume alterato. Si tratta di una sorta di ologramma che vuole interrogarci sulla dimensione reale e virtuale degli oggetti che vediamo.

Nell’ultimo periodo Nelio sta focalizzando la sua ricerca sul concetto di cancellatura spostando l’attenzione dalla forma alla mancanza della stessa. Egli per la mostra utilizza la luce in senso simbolico e soprattutto pittorico, per cancellare le sue figure in modo che siano appena percettibili. Per l’artista Francese la pittura è come un fenomeno di persistenza retinica e rappresenta la memoria immediata, nebulosa e astratta della luce, congelata nel suo movimento percettibile mentre scompare.
Il risultato di questo processo dà luogo ad una omogeneità quasi monocromatica, le opere funzionano come fonte di luce dove le forme risultano appena percettibili e creano una sensazione di alone nebuloso ed evanescente.

“Quattro” è invece il nome dell’oggetto pittorico realizzato da Alberonero. L’opera è stata realizzata durante il periodo trascorso dall’artista italiano a Buenos Aires ed è composta da quattro cornici quadrangolari di tessuto traslucido colorate delicatamente con una tavolozza di colori chiari, luminosi e vicini al bianco.
Ciascuno stoffa, che riprende la forma del quadrato elemento chiave della produzioni dell’artista, è posta a mo’ di diamante e sovrapposta a quella precedente. Proprio attraverso la sovrapposizione di colori differenti l’artista crea tonalità più forti ed intense, giocando con effetti ottici cromatici e veicolando sensazioni e stati d’animo diversi.

Christian Riffel ha lavorato all’interno del basement dello spazio proponendo una installazione site-specific in cui l’elemento principale è la luce. L’idea è quella di creare diverse proiezioni di ombre generate dall’interazione di più fonti di luce su diversi elementi, specchi e volumi geometrici scultorei tipici del linguaggio dell’artista Argentino.
L’idea è quella di spostare l’attenzione dal costruito ai fenomeni visivi che si verificano tra gli oggetti e l’interazione di questi con la luce, sottolineando la diversità delle sensazioni che ciò può far scaturire.

Francisco Galán ha realizzato un’installazione in cui un pendolo che pende dal tetto, con al suo interno una bobina di Tesla, interagisce con alcune lampade al neon di diverse dimensioni per creare una sorta di trama o disegno geometrico. L’opera è il risultato dell’interesse dell’artista per l’elettromagnetismo e la sua capacità di reagire alla luce fluorescente. Nell’installazione la luce è figlia dell’avvicinamento di due corpi che non si toccano ma che creano ‘eventi luminosi’ attraverso l’oscillazione pendolare. Si tratta di una riflessione sulla forza di ciò che è invisibile agli occhi ma che conserva tutto il suo potere quando interagisce con la materia.

A Buenos Aires da un anno, Antonin Hako per lo show ha realizzato una gigantesca scultura gonfiabile che si integra con l’architettura industriale del luogo, invadendo le finestre che si affacciano sulla strada ed alcune aree del piano rialazato. Realizzata con volumi di tessuto sottile e flessibile, l’opera si gonfia e si sgonfia simulando una sorta di respiro, cambiando forma durante la mostra e passando da una tensione fisica ad una superfice piatta ed inanimata. L’idea dell’artista è quella di riflettere sulla temporalità nell’appropriazione di uno specifico spazio.

Come il titolo dello show suggerisce Emplazamientos (posizioni) non si riferisce unicamente alla posizione e al posizionamento di determinati oggetti in un specifico spazio, ma sottolinea la capacità delle opere di generare esperienze specifiche attraverso un interazione sia con l’ambiente che le ospita sia con coloro che vengono a sperimentarle. Tutti i lavori mirano a generare attraverso la luce, il colore e lo spazio che occupano, sensazioni differenti stimolando non solo la percezione visiva ma anche la dimensione fisica di cui fanno parte. In mostra fino al prossimo 16 Marzo.

Espacio Cavallero
Ortega y Gasset 1957
Buenos Aires

Photo Credit: Julieta Sarraf

Emplazamientos: Una mostra sulla luce, il colore e lo spazio a Buenos Aires

L’Espacio Cavallero di Buenos Aires ospita in questi giorni “Emplazamientos. Luz, color, espacio”, si tratta di un indagine sulla relazione spaziale tra architettura e spettatore attraverso l’utilizzo della luce e del colore.

La mostra è curata da Luciana García Belbey e vede come protagonisti: Alberonero, Antonin Hako, Christian Riffel, David Petroni, Francisco Galán e Nelio. Un gruppo eterogeneo di artisti internazionali con background ed interessi differenti ma che condividono una personale sensibilità per il processo creativo e con i temi affrontati in questo show.

La collettiva pone l’attenzione sull’installazione site-specific e in particolare sulla relazione spaziale tra architettura e spettatore attraverso l’utilizzo della luce, incorporata sia modo materiale che simbolico, e il colore attraverso il suo rapporto con la luminosità, la trasparenza e l’opacità. Lo show analizza le intersezioni e i punti di incontro tra queste pratiche gettando le basi di un dialogo tra le opere in mostra, lo spazio ed il pubblico.
Il corpo di lavoro è caratterizzato dall’utilizzo di materiali e tecniche differenti, dall’architettura all’installazione, da oggetti scultorei e opere luminescenti, e considera lo spettatore un agente attivo, parte integrante e conclusiva dell’opera.

David Petroni ha lavorato all’ingresso della prima sala dell’Espacio Cavallero. Legato ad uno studio del colore e della luce, l’artista attraverso effetti ottici e visivi combina questi elementi con l’obbiettivo di modificare la materialità degli oggetti con cui interagiscono. Una luce colorata colpisce i tre lavori in acrilico traslucido creando un effetto tridimensionale e un volume alterato. Si tratta di una sorta di ologramma che vuole interrogarci sulla dimensione reale e virtuale degli oggetti che vediamo.

Nell’ultimo periodo Nelio sta focalizzando la sua ricerca sul concetto di cancellatura spostando l’attenzione dalla forma alla mancanza della stessa. Egli per la mostra utilizza la luce in senso simbolico e soprattutto pittorico, per cancellare le sue figure in modo che siano appena percettibili. Per l’artista Francese la pittura è come un fenomeno di persistenza retinica e rappresenta la memoria immediata, nebulosa e astratta della luce, congelata nel suo movimento percettibile mentre scompare.
Il risultato di questo processo dà luogo ad una omogeneità quasi monocromatica, le opere funzionano come fonte di luce dove le forme risultano appena percettibili e creano una sensazione di alone nebuloso ed evanescente.

“Quattro” è invece il nome dell’oggetto pittorico realizzato da Alberonero. L’opera è stata realizzata durante il periodo trascorso dall’artista italiano a Buenos Aires ed è composta da quattro cornici quadrangolari di tessuto traslucido colorate delicatamente con una tavolozza di colori chiari, luminosi e vicini al bianco.
Ciascuno stoffa, che riprende la forma del quadrato elemento chiave della produzioni dell’artista, è posta a mo’ di diamante e sovrapposta a quella precedente. Proprio attraverso la sovrapposizione di colori differenti l’artista crea tonalità più forti ed intense, giocando con effetti ottici cromatici e veicolando sensazioni e stati d’animo diversi.

Christian Riffel ha lavorato all’interno del basement dello spazio proponendo una installazione site-specific in cui l’elemento principale è la luce. L’idea è quella di creare diverse proiezioni di ombre generate dall’interazione di più fonti di luce su diversi elementi, specchi e volumi geometrici scultorei tipici del linguaggio dell’artista Argentino.
L’idea è quella di spostare l’attenzione dal costruito ai fenomeni visivi che si verificano tra gli oggetti e l’interazione di questi con la luce, sottolineando la diversità delle sensazioni che ciò può far scaturire.

Francisco Galán ha realizzato un’installazione in cui un pendolo che pende dal tetto, con al suo interno una bobina di Tesla, interagisce con alcune lampade al neon di diverse dimensioni per creare una sorta di trama o disegno geometrico. L’opera è il risultato dell’interesse dell’artista per l’elettromagnetismo e la sua capacità di reagire alla luce fluorescente. Nell’installazione la luce è figlia dell’avvicinamento di due corpi che non si toccano ma che creano ‘eventi luminosi’ attraverso l’oscillazione pendolare. Si tratta di una riflessione sulla forza di ciò che è invisibile agli occhi ma che conserva tutto il suo potere quando interagisce con la materia.

A Buenos Aires da un anno, Antonin Hako per lo show ha realizzato una gigantesca scultura gonfiabile che si integra con l’architettura industriale del luogo, invadendo le finestre che si affacciano sulla strada ed alcune aree del piano rialazato. Realizzata con volumi di tessuto sottile e flessibile, l’opera si gonfia e si sgonfia simulando una sorta di respiro, cambiando forma durante la mostra e passando da una tensione fisica ad una superfice piatta ed inanimata. L’idea dell’artista è quella di riflettere sulla temporalità nell’appropriazione di uno specifico spazio.

Come il titolo dello show suggerisce Emplazamientos (posizioni) non si riferisce unicamente alla posizione e al posizionamento di determinati oggetti in un specifico spazio, ma sottolinea la capacità delle opere di generare esperienze specifiche attraverso un interazione sia con l’ambiente che le ospita sia con coloro che vengono a sperimentarle. Tutti i lavori mirano a generare attraverso la luce, il colore e lo spazio che occupano, sensazioni differenti stimolando non solo la percezione visiva ma anche la dimensione fisica di cui fanno parte. In mostra fino al prossimo 16 Marzo.

Espacio Cavallero
Ortega y Gasset 1957
Buenos Aires

Photo Credit: Julieta Sarraf