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GORGO

DOMANI VEGNU | ALTrove Festival 2015 Documentary

C’è un occhio vigile ed attento. C’è un occhio che scruta, raccoglie e rielabora attraverso la propria retina meccanica ciò che accade in strada, raccogliendo i frutti del lavoro di chi, la strada, la vive e la plasma a ragione del proprio personale immaginario.

I The Blind Eye Factory sono da anni parte della scena, ne vivono e respirano le polveri, attraverso potenti istantanee in grado di raccontare il lavoro dietro, di creare un fermo immagine per i posteri. Ciò che viene fatto in strada si sa, è sottoposto ad intemperie, a cambiamenti intrinsechi alla natura effimera del movimento, ed è proprio per questa ragione che ciò che viene fotografato, rappresenta l’archivio storico di ciò che fu, e sarà. Acquistando quindi un valore non misurabile o quantificabile.

C’è un occhio solo dicevo, l’altro è costantemente proiettato a tutto il lavoro che c’è dietro, è un impegno cieco, come il loro stesso nome vuole ricordarci, invisibile, che questa volta ha saputo spostare la propria attenzione Altrove, ed io con loro.

Scrivo Altrove e penso Catanzaro. Volutamente scritto con la prima lettera maiuscola a voler sottolineare non tanto l’avverbio, ma un vero e proprio soggetto e protagonista imprescindibile delle vicende che, ormai da tre anni, stanno così profondamente mutando l’aspetto e lo slancio della città. Scrivo Altrove è penso ALTrove Street Art Festival, ed anche qui la scelta del nome da parte di chi organizza non è affatto casuale.

C’è un Altrove insito in ciascuno di noi, è sinonimo di desiderio di rivalsa legato alla capacità dell’essere umano di lasciare libero sfogo alla propria mente, alla propria immaginazione, per approdare a lidi differenti, plasmare con il proprio subconscio una vita migliore, nuova. È un esercizio a cui spesso ognuno si sottopone, un rifugio sicuro, nel quale addentrarsi per esplorare realtà possibili, desideri ed aspettative da realizzare. È al tempo stesso un luogo lontano, distante, di cui si sente parlare, in cui magari si è pensato di andare, dove tutto funziona, tutto risplende di luce propria.

L’altrove ricercato dalla rassegna è strettamente legato ad una esperienza introspettiva ed emotiva, capace però di fuoriuscire, tramutarsi in desiderio e voglia di fare, abbracciando appieno una realtà cittadina in contrasto, provando a cambiarne l’encefalogramma piatto. È una rianimazione.

Catanzaro riflette infatti tutte le problematiche del Meridione e dell’intero paese, c’è un senso di rassegnazione, il grigiore dei palazzoni in cemento fa da ideale teatro ad una vita complessa, difficile, costantemente avviluppata tra problemi sociali ed economici, una quotidianità scandita da inquietudini e difficoltà. Veleno che si insinua nei corpi, procurando voglia di non fare, attraverso una routine che si trascina stanca giorno dopo giorno.

In questo contesto c’è chi ha saputo immaginare dell’altro, un nuovo modo di percepire la città, rivolgendosi ad essa ed a chi la vive giorno dopo giorno con uno spirito inedito, capace di inondarne le strade, offrendo finalmente una alternativa. Il festival è anzitutto un opportunità per varcare una soglia, dapprima immaginata, ora più che mai vera e tangibile, capace di plasmare una città nuova, vitale, ricca di stimoli e spunti, attraverso una irruente forza espressiva che attinge ai colori, alle forme, alla visioni ed agli immaginari degli artisti ospitati. Negli equilibri di questi luoghi, da anni vengono inseriti colori e forme, attraverso differenti incarnazioni in grado alterare il rapporto tra la città e chi la vive.

L’Altrove si sostituisce alla realtà, in aperta rottura con pessimismo ed apatia, diviene reale, non più frutto di una divagazione della mente, tangibile attraverso le opere degli artisti che da anni su susseguono in queste zone, esercitando tutto il fascino e la bellezza della pittura murale.

C’è al tempo stesso una impostazione del tutto personale. Il festival ha scelto una direzione specifica, legata ad un impeto astratto, con l’idea specifica di lasciare di libero arbitrio interpretativo a chi osserva. Emergono letture personali da parte di chi si confronta con queste grandi visioni, che aprono infinite possibilità, divagazioni della mente, tesori visivi capaci di far vibrare i sensi.

Con due edizioni alle spalle, la terza in procinto di iniziare, la rassegna meritava l’opportunità di essere raccontata in modo approfondito. I Blind Eye Factory, oltre a catturare il lavoro svolto su questa terra attraverso il consueto e ricchissimo reportage fotografico, hanno scelto una differente direzione per immortalare l’ALTrove Street Art Festival.

Dal titolo “DOMANI VEGNU”, il girato dei Blind Eye è anzitutto un documentario. Dieci minuti di suoni e percezioni, parole ed immagini, in grado di concentrare, spiegare e far comprendere al meglio, ciò che la rassegna ha saputo dispiegare su questa città, il risultato degli sforzi compiuti, nonché l’impatto degli stessi.

Sarebbe stato semplicistico proporre un video recap con le immagini dei muri dipinti, un qualcosa di già visto, un approccio passivo che nulla restituisce e che, nel caso specifico, non avrebbe reso ed immortalato in modo corretto, la profonda spinta passionale che si cela dietro il festival.

Il documentario proposto dal team romano è invece la perfetta opportunità per calarsi nello spirito della rassegna. L’impressione è che gli stessi Blind Eye Factory abbiano davvero assorbito profondamente la lezione dell’Altrove, raccontandolo quindi al meglio ed attraverso il loro talento. La fortissima leve tematica che accompagna lo sviluppo della kermesse, è parte di un documentario in grado di mostrare, nel migliore dei modi, l’impatto e l’onda d’urto che il festival ha saputo imprimere al luogo ma soprattutto alla sua gente in questi anni.

È bene dirlo i protagonisti del girato non sono gli artisti, così come le loro pitture. Queste ultime sono le co-protagoniste, gli attori secondari, che esercitano la loro presenza in modo attivo nel canovaccio di questa storia. I veri protagonisti sono gli interlocutori a cui l’ALTrove Street Art Festival si rivolge, i cittadini di Catanzaro.

Questa dimensione riporta infatti l’attenzione sul dialogo, sulla semplicità espressiva di un mezzo capace di ‘parlare’ ed interagire così profondamente con le persone. È un parlare intenso, ragionato e finalmente cosciente, che riporta il muralismo ad un ottica partecipativa, coinvolgendo le persone che vivono i luoghi di lavoro, facendoli entrare a contatto con la pittura, lasciando che la stessa produca riverberi emotivi in grado di sviluppare sensazioni, stati d’animo e stimoli eterogenei e personali. Ed è proprio in questo istante che si sedimenta, si arricchisce e cresce il sentimento di Altrove, prendendo forma e sostanza all’interno di un contesto noto, ora differente, ora più personale, ora con orgoglio di tutti e di nessuno.

Il documentario concentra la propria attenzione sugli effetti del festival, sull’onda d’urto generata da pittura astratte e criptiche che diventano personali, assumendo per ciascuna delle persone di Catanzaro, un valore ed un significato differente. Attraverso la voce delle persone, gli sguardi e le sensazioni che gli stessi riescono ad esprimere, in modo semplice, diretto, popolare e genuino, abbiamo l’opportunità di calarci in questo contesto.

Al tempo stesso è l’occasione di scoprire nuove letture personali che ben si sposano con il lavoro degli artisti coinvolti nell’ultima edizione del Festival. Tutto ciò si trasforma in un regalo, in una opportunità di riflessione personale del tutto inaspettata, laddove a ‘Catanzaro sono dimenticati pure da dio’ ma la mano dell’artista dall’alto, lassu colpito dal sole e dal costante vento, segna una breccia, scolpisce un nuovo orizzonte, proiettando ognuno all’interno di un nuovo modo di percepire la città.

Semplicemente Altrove, senza aver compiuto, che qualche semplice passo. Domani Vegnu!

Pics and Video by The Blind Eye Factory

DOMANI VEGNU | ALTrove Festival 2015 Documentary

C’è un occhio vigile ed attento. C’è un occhio che scruta, raccoglie e rielabora attraverso la propria retina meccanica ciò che accade in strada, raccogliendo i frutti del lavoro di chi, la strada, la vive e la plasma a ragione del proprio personale immaginario.

I The Blind Eye Factory sono da anni parte della scena, ne vivono e respirano le polveri, attraverso potenti istantanee in grado di raccontare il lavoro dietro, di creare un fermo immagine per i posteri. Ciò che viene fatto in strada si sa, è sottoposto ad intemperie, a cambiamenti intrinsechi alla natura effimera del movimento, ed è proprio per questa ragione che ciò che viene fotografato, rappresenta l’archivio storico di ciò che fu, e sarà. Acquistando quindi un valore non misurabile o quantificabile.

C’è un occhio solo dicevo, l’altro è costantemente proiettato a tutto il lavoro che c’è dietro, è un impegno cieco, come il loro stesso nome vuole ricordarci, invisibile, che questa volta ha saputo spostare la propria attenzione Altrove, ed io con loro.

Scrivo Altrove e penso Catanzaro. Volutamente scritto con la prima lettera maiuscola a voler sottolineare non tanto l’avverbio, ma un vero e proprio soggetto e protagonista imprescindibile delle vicende che, ormai da tre anni, stanno così profondamente mutando l’aspetto e lo slancio della città. Scrivo Altrove è penso ALTrove Street Art Festival, ed anche qui la scelta del nome da parte di chi organizza non è affatto casuale.

C’è un Altrove insito in ciascuno di noi, è sinonimo di desiderio di rivalsa legato alla capacità dell’essere umano di lasciare libero sfogo alla propria mente, alla propria immaginazione, per approdare a lidi differenti, plasmare con il proprio subconscio una vita migliore, nuova. È un esercizio a cui spesso ognuno si sottopone, un rifugio sicuro, nel quale addentrarsi per esplorare realtà possibili, desideri ed aspettative da realizzare. È al tempo stesso un luogo lontano, distante, di cui si sente parlare, in cui magari si è pensato di andare, dove tutto funziona, tutto risplende di luce propria.

L’altrove ricercato dalla rassegna è strettamente legato ad una esperienza introspettiva ed emotiva, capace però di fuoriuscire, tramutarsi in desiderio e voglia di fare, abbracciando appieno una realtà cittadina in contrasto, provando a cambiarne l’encefalogramma piatto. È una rianimazione.

Catanzaro riflette infatti tutte le problematiche del Meridione e dell’intero paese, c’è un senso di rassegnazione, il grigiore dei palazzoni in cemento fa da ideale teatro ad una vita complessa, difficile, costantemente avviluppata tra problemi sociali ed economici, una quotidianità scandita da inquietudini e difficoltà. Veleno che si insinua nei corpi, procurando voglia di non fare, attraverso una routine che si trascina stanca giorno dopo giorno.

In questo contesto c’è chi ha saputo immaginare dell’altro, un nuovo modo di percepire la città, rivolgendosi ad essa ed a chi la vive giorno dopo giorno con uno spirito inedito, capace di inondarne le strade, offrendo finalmente una alternativa. Il festival è anzitutto un opportunità per varcare una soglia, dapprima immaginata, ora più che mai vera e tangibile, capace di plasmare una città nuova, vitale, ricca di stimoli e spunti, attraverso una irruente forza espressiva che attinge ai colori, alle forme, alla visioni ed agli immaginari degli artisti ospitati. Negli equilibri di questi luoghi, da anni vengono inseriti colori e forme, attraverso differenti incarnazioni in grado alterare il rapporto tra la città e chi la vive.

L’Altrove si sostituisce alla realtà, in aperta rottura con pessimismo ed apatia, diviene reale, non più frutto di una divagazione della mente, tangibile attraverso le opere degli artisti che da anni su susseguono in queste zone, esercitando tutto il fascino e la bellezza della pittura murale.

C’è al tempo stesso una impostazione del tutto personale. Il festival ha scelto una direzione specifica, legata ad un impeto astratto, con l’idea specifica di lasciare di libero arbitrio interpretativo a chi osserva. Emergono letture personali da parte di chi si confronta con queste grandi visioni, che aprono infinite possibilità, divagazioni della mente, tesori visivi capaci di far vibrare i sensi.

Con due edizioni alle spalle, la terza in procinto di iniziare, la rassegna meritava l’opportunità di essere raccontata in modo approfondito. I Blind Eye Factory, oltre a catturare il lavoro svolto su questa terra attraverso il consueto e ricchissimo reportage fotografico, hanno scelto una differente direzione per immortalare l’ALTrove Street Art Festival.

Dal titolo “DOMANI VEGNU”, il girato dei Blind Eye è anzitutto un documentario. Dieci minuti di suoni e percezioni, parole ed immagini, in grado di concentrare, spiegare e far comprendere al meglio, ciò che la rassegna ha saputo dispiegare su questa città, il risultato degli sforzi compiuti, nonché l’impatto degli stessi.

Sarebbe stato semplicistico proporre un video recap con le immagini dei muri dipinti, un qualcosa di già visto, un approccio passivo che nulla restituisce e che, nel caso specifico, non avrebbe reso ed immortalato in modo corretto, la profonda spinta passionale che si cela dietro il festival.

Il documentario proposto dal team romano è invece la perfetta opportunità per calarsi nello spirito della rassegna. L’impressione è che gli stessi Blind Eye Factory abbiano davvero assorbito profondamente la lezione dell’Altrove, raccontandolo quindi al meglio ed attraverso il loro talento. La fortissima leve tematica che accompagna lo sviluppo della kermesse, è parte di un documentario in grado di mostrare, nel migliore dei modi, l’impatto e l’onda d’urto che il festival ha saputo imprimere al luogo ma soprattutto alla sua gente in questi anni.

È bene dirlo i protagonisti del girato non sono gli artisti, così come le loro pitture. Queste ultime sono le co-protagoniste, gli attori secondari, che esercitano la loro presenza in modo attivo nel canovaccio di questa storia. I veri protagonisti sono gli interlocutori a cui l’ALTrove Street Art Festival si rivolge, i cittadini di Catanzaro.

Questa dimensione riporta infatti l’attenzione sul dialogo, sulla semplicità espressiva di un mezzo capace di ‘parlare’ ed interagire così profondamente con le persone. È un parlare intenso, ragionato e finalmente cosciente, che riporta il muralismo ad un ottica partecipativa, coinvolgendo le persone che vivono i luoghi di lavoro, facendoli entrare a contatto con la pittura, lasciando che la stessa produca riverberi emotivi in grado di sviluppare sensazioni, stati d’animo e stimoli eterogenei e personali. Ed è proprio in questo istante che si sedimenta, si arricchisce e cresce il sentimento di Altrove, prendendo forma e sostanza all’interno di un contesto noto, ora differente, ora più personale, ora con orgoglio di tutti e di nessuno.

Il documentario concentra la propria attenzione sugli effetti del festival, sull’onda d’urto generata da pittura astratte e criptiche che diventano personali, assumendo per ciascuna delle persone di Catanzaro, un valore ed un significato differente. Attraverso la voce delle persone, gli sguardi e le sensazioni che gli stessi riescono ad esprimere, in modo semplice, diretto, popolare e genuino, abbiamo l’opportunità di calarci in questo contesto.

Al tempo stesso è l’occasione di scoprire nuove letture personali che ben si sposano con il lavoro degli artisti coinvolti nell’ultima edizione del Festival. Tutto ciò si trasforma in un regalo, in una opportunità di riflessione personale del tutto inaspettata, laddove a ‘Catanzaro sono dimenticati pure da dio’ ma la mano dell’artista dall’alto, lassu colpito dal sole e dal costante vento, segna una breccia, scolpisce un nuovo orizzonte, proiettando ognuno all’interno di un nuovo modo di percepire la città.

Semplicemente Altrove, senza aver compiuto, che qualche semplice passo. Domani Vegnu!

Pics and Video by The Blind Eye Factory