Crisa – New Pieces at Campidarte

Sono ancora qui immerso nel silenzio della natura, vento in faccia e temperatura che insolitamente scalda fronte e guancia, odori! odori ovunque che riportano antiche reminescenze su vecchie avventure in campagna dove il giocare era un qualcosa di semplice e spontaneo, ma anche odore di vernice fresca, vedo rulli e pennelli sporchi, sono circondato da pitture e mi ci perdo dentro, sono ancora a Campidarte.

Fuori dal grigiore cittadino, immersi completamente nella natura a stretto contatto con la terra e da essa ricompensati con ispirazioni ed emozioni, diversi artisti hanno preso possesso dei lunghi e vecchi pollai messigli a disposizione dagli organizzatori, spazi aperti e disponibili ad essere trasformati da mani abili ed esperte. Giusto ieri vi abbiamo mostrato lo splendido lavoro concepito da Tellas e Ciredz, andiamo oggi a dare un occhiata a quanto di buono proposto da Crisa.

Dopo la splendida Crisalide il grande artista affronta la sfida di Campidarte, il suo immaginario fitto e intricato si instilla in piccoli mondi formati da palazzi, antenne, alberi, rami, montagne, acquiloni e personaggi con occhi e forme bizzarre, questa volta incontrano la natura, sovrana e regina in un luogo intatto con due splendidi lavori.

Nel suo compito Crisa ha voluto rendere omaggio al passato del luogo, alla funzione che uno volta avevano i capannoni, con le uova al centro di queste due opere dipinte una indoor ed un’altra all’esterno.

Con la prima abbiamo modo di dare un occhiata anche allo splendido allestimento che caratterizza l’interno dei grandi spazi, fedelmente vicino allo spirito della rassegna, ma immaginate di entrare dentro, aprire la porta e trovarvi davanti un gigantesco uovo dipinto su parete, una forma familiare ma aperta nella sua estremità dalla quale Nascono nuove Città.
muri, pareti, tetti, abitazioni, canne fumarie, occhi, rami, montagne, c’è tutto il potente immaginario di Crisa, opposto fortemente al luogo, al soggetto, eppure allo stesso tempo in simbiosi con esso, non può farne a meno, il guscio ospita questo universo ma allo stesso tempo ne frena l’espansione costringendolo ad esplodere, a trasbordare fuori, quasi a distruggere l’involucro stesso, come vediamo nel secondo lavoro dipinto all’esterno, una metafora del rapporto stesso tra natura e città, all’interno di un gioco dove una tenta il sopravvento sull’altra.
Emozioni.

Thanks to The Artist for the pics