Crisa – New Murals in Chiapas, Mexico

Proseguiamo a seguire interessati gli sviluppi del lavoro del viaggio del grande Crisa in Messico, l’artista Italiano dove la precedente serie di interventi a Coyoacan (Covered) si è spostato Chiapas dove ha da poco terminato una nuova infornata di pitture.

L’impatto con le produzioni di Crisa ci ha sempre lasciato qualcosa, l’artista vive la città e ciò che fa da contorno ad essa, le sue sensazioni, i suoi odori in modo differente, sente il continuo ed incessante desiderio di rappacificare se stesso alla natura e di farsi da tramite per un dialogo tra il cemento e le architetture urbane e ciò sulle quali sono poggiate. Il dialogo si manifesta attraverso una precisa esigenza di miscelare all’interno dei propri lavori questa alternata ‘lotta’, l’uomo che con il suo cemento cerca di rinchiudere e veicolare la natura con quest’ultima che letteralmente esplode con irruenza all’interno delle fitte barriere auto impostegli, lo fa con un piglio legato al dettaglio che esibisce nei suoi lavori sotto forma di elementi architettonici ripetuti, i palazzoni, le cupole, i tralicci e le antenne, i mattoni e tutto quello spettacolo urbano che tenta di soffocare e spegnere attraverso i suoi colori freddi il verde, quest’ultimo assume le sembianze di una forza irruente, devastante che ne sgretola dalla fondamenta l’impianto, fuoriesce dai cunicoli e dagli spazi irregolari dei rettangoli grigi, reclamando il proprio spazio, quello che gli spetta e che è suo di diritto. Nel lavoro dell’artista emerge quindi il dialogo forsennato di due universi che respingono continuamente, la città ferma e statica e dall’altra parte la natura che agisce e inonda i suoi spazi, al centro di questo rapporto l’uomo, con le sue costruzioni e costrizioni che tenta di trovare il proprio giusto sposto, la figura umana risulta smarrita, persa all’interno ed al centro di questi due differenti emisferi. Il dettaglio rappresenta il cuore delle produzioni dell’interprete, un vero e proprio universo da leggere e da cogliere all’interno del quale si stagnano sensazioni e sentimenti differenti che impreziosiscono ed alimentano tutto il carattere riflessivo del percorso dell’artista.

Come detto Crisa si trova in Messico in compagnia di Umberto Cao, che sta documentando tutti gli spostamenti e le sensazioni attraverso un diario, per questa nuova infornata di lavori proseguono i concetti e gli stilemi tipici dell’operato dell’interprete, l’idea però a differenza della precedente serie, è quella di una totale immersione all’interno degli spazi, Crisa occupa radicalmente e completamente le pareti a disposizioni inondandone le superfici attraverso una fittissima trama di elementi. Ancora una volta torna il rapporto natura e città, spariscono le forme singole che vengono qui piuttosto calate all’interno di un trama spessa e ricca di mattoni grigi per il primo intervento, realizzato all’interno del mercato popolare 1ero de junio-comitan dove tutti fanno parte della resistenza civile, dal quale emerge una configurazione naturale di piante e rampicanti dal quale vediamo spuntare la scritta ‘Luz Y Fuerza del Pueblo’, mentre nel secondo lavoro veniamo nuovamente accolti da una incredibile e sterminata trama urbana, dove tra palazzoni, finestre, occhi e tralicci, al centro si erge una gigantesca forma verde che va letteralmente a staccare dalla fisionomia gialla della città inseguendo il cielo ed andando a dialogare con l’antenna presente sul tetto dello stabile. Due lavori quindi che proseguono il percorso stilistico e che ne reinterpretano ancora una volta il messaggio andando a dialogare con gli spazi ma sopratutto con la gente del posto, con i loro problemi e loro difficoltà, denotando un nuovo ed inedito significato sociale, uno spettacolo.

In attesa di scoprire nuovi aggiornamenti vi lasciamo ad una bella serie di scatti con tutti i dettagli dei lavori realizzati dall’interprete, il consiglio è quello di darci un occhiata, siamo certi che anche voi come noi non mancherete di apprezzare, enjoy it.

Thanks to The Artist for The Pics
Pics by Umberto Cao