Carne for CHEAP Festival 2016
Continua il nostro full recap sull’ottimo CHEAP Festival, tra gli artisti invitati c’è anche Carne che ha da poco terminato questo nuovo intervento in Via San Donato a Bologna.
Come spesso abbiamo avuto il piacere di vedere, le produzioni di Carne sono fortemente legata a doppio filo con luoghi ed ambienti abbandonati. La relazione tra le opere dell’artista e la suggestioni di questi particolari spot, viene esercitata attraverso un intreccio simbiotica tra le visioni oniriche, tipiche dell’immaginario dell’interprete, e le particolarità architettoniche, le sensazioni e gli stati d’animo del luogo di lavoro. Lo spazio fisico diviene quindi percettivo, esercitando attraverso il suo stato di abbandono, attraverso la natura che lentamente cerca di riappropriarsene, la sua vera forza d’urto.
Volontà dell’artista è quella di ricerca un senso di bellezza, di equilibrio, di riappropriazione di uno spazio che riflette al meglio il senso di fallimento politico, sociale ed economico. Attraverso questo incipit emergono simboli, forme, soggetti e figure che si rifanno all’alchimia, alla teosofia, all’esoterismo, passando per la pratica della meditazione, tutti spunti che accompagnano, influenzandole, la totalità delle produzioni dell’autore con base in Friuli Venezia Giulia.
Per CHEAP Festival, Carne sceglie di trattare il tema cardine di questa nuova edizione, il concetto di limite. In particolare l’artista si sofferma sull’idea di superamento di limite, filtrando il tutto attraverso un prospettiva legata alla meditazione zen.
Al lavoro attraverso pittura e carta, l’interprete realizza due diversi gruppi di soggetti che entrano in relazione tra loro compenetrandosi. L’intervento è ispirato al ‘tempio di cristallo’, particolare pratica di meditazione. Come ci spiegano le organizzatrici di CHEAP Festival questa peculiare pratica rappresenta uno snodo centrale nella meditazione zen. Questo particolare step, potenzialmente fragile come il materiale da cui prende il nome, è al contempo la tappa che può precedere l’illuminazione, segnando il superamento di un limite. Qui il tutto viene rappresentato dal cerchio nero sorretto dalla terza figura femminile; quest’ultima è in posizione centrale nella serie di tre che ritmano la composizione in verticale, aumentando progressivamente di diametro, con un riferimento simbolico al concetto del raggiungimento dell’infinito.
Dopo il salto una bella e ricca serie di scatti con i dettagli e le fasi del making of di quest’ultima fatica dell’interprete italiano. Mettetevi comodi e dateci un occhiata.
Thanks to The Festival for The Pics
Pics by Michele Lapini