Mites terram possident: Il murale di Borondo a Malegno
“Mites terram possident” segna il ritorno di Borondo in strada con un opera site-specific pensata, ispirata e strettamente legata all’ambiente di lavoro. Il grande artista spagnolo per Wall in Art ha lavorato sul grande muro che si affaccia su Piazza Casari a Malegno, piccola comunità della Valle Camonica in Lombardia, dipingendo un opera aperta e dai diversi spunti.
Il murale è ispirato dalla fascinazione di Borondo per l’atto di scavare una superfice e lasciarvi un segno e dalla consapevolezza che la natura non solo rappresenta la fonte di ricerca spirituale per l’uomo, ma anche l’archetipo del suo modo di abitare e costruire lo spazio.
La pittura si sviluppa attraverso un dialogo tra lo spirito del luogo e le percezioni dell’artista sul contesto che lo circonda ed attraverso un processo di assorbimento, elaborazione, ricerca tecnica e restituzione.
Al centro della raffigurazione una grotta, ispirata a quella che si trova nei pressi del paese, si espande seguendo le regole di una prospettiva frontale, fino ad abbracciare la sequenza di archi, colonne e pilastri di una navata. La parte inferiore è stata invece trattata e preparata affinché i bambini camuni – circa un centinaio di ragazzi di età diverse al loro primo giorni di scuola – potessero lavorare e segnare l’opera in un processo in netta continuità con gli antichi abitanti della Valle Camonica.
La Valle Camonica è infatti riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità grazie alle circa 250 mila incisioni rupestri presenti su tutto il territorio. L’obbiettivo di Wall in Art è quello di gettare le basi per un dialogo tra la pratica contemporanea del nuovo muralismo e le opere preistoriche ivi presenti.
Il risultato finale è caratterizzato da diversi elementi figurativi appartenenti ad epoche diverse e soprattutto tutti riconducibili al territorio. Questi si celano e svelano all’interno dello spazio pittorico come ad esempio il motto Mites terram possident, che non solo dà il titolo all’opera di Borondo ma è presente nei vecchi portali e nello stemma della città, le incisioni rupestri e quelle realizzate dagli studenti, le raffigurazioni di tecniche di restauro così come i richiami ad affreschi e pezzi mancanti.
La presenza di questa grande varietà di segni, simboli e loro stratificazioni e l’approccio pittorico altamente espressivo trasformano l’opera in una pittura aperta a differenti livelli di lettura ed interpretazione.
Photo credit: Davide Bassanesi