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INSURRECTA: Borondo a Segovia riflette sull’idea di rivolta tra paesaggio e storia del luogo

Dopo 6 mesi di progettazione e a distanza di dieci anni, Gonzalo Borondo ritorna in Spagna, nella sua Segovia, dove insieme al Comune e in collaborazione con Acción Cultural Española (AC/E) e con il supporto organizzativo di STUDIO STUDIO STUDIO, ha recentemente presentato INSURRECTA, progetto di arte pubblica profondamente legato alla storia e ai paesaggi di questi luoghi.
INSURRECTA è pensato come una non-mostra nello spazio pubblico, un percorso totalmente esterno al centro turistico di Sevovia e interamente realizzato sui cartelloni pubblicitari presenti intorno alla città. Il risultato finale è un percorso di 32 opere, distribuite in 17 tappe e suddivise in 5 capitoli, capaci di rielaborare la famosa Rivolta dei Comuneros (1520 – 1522) che a distanza di 500 anni rivive attraverso la particolare interpretazione estetica e critica che l’artista ha scelto di dare.

La Rivolta dei Comuneros fu un’insurrezione armata che interessò diversi centri urbani della regione spagnola della Castiglia e León durante i primi anni del regno di Carlo V d’Asburgo.
La rivolta scaturì come risposta all’ascesa e alle pretese di re Carlo che, cresciuto nelle Fiandre, estraneo alla lingua, agli usi e costumi del luogo, decise di accompagnarsi esclusivamente a cortigiani fiamminghi, togliere alcuni privilegi ai nobili locali e soprattutto pretese copiose imposte ai sudditi al fine di finanziare guerre extra-territoriali ed ottenere così l’elezione come regnante del Sacro Romano Impero.
Nel maggio del 1520 a Segovia si registravano le prime insurrezioni popolari che iniziarono a venir chiamate Rebelión Comunera in tutta la Castiglia. È un periodo di grande conflitto, con l’esecuzione per mano del popolo degli esattori reali, come il reggente Rodrigo de Tordesillas, accusato di tradimento per aver appoggiato Carlo I rispetto agli interessi della città. Segovia si era infatti distinta nel corso dei secoli per aver sviluppato condizioni di libertà e di autogoverno e i suoi cittadini, che consideravano le azioni del re come un affronto, si mobilitarono in un’intensa protesta pubblica, vestendosi di nero, andando in processione con i bambini in lacrime, bruciando la paglia e utilizzando come simbolo alcune bandiere nere.

Partendo da questo racconto storico Borondo, dopo una prima e attenta fase di ricerca di natura storiografica, rende omaggio ai Comuneros, all’idea di rivolta, sviluppando una riflessione stratificata e capace di abbracciare tematiche differenti e di discostarsi da quelle strumentalizzazioni politiche che da sempre accompagnano questa vicenda storica.
Il concetto di rivolta viene approfondito attraverso una metafora che rifà al rapporto tra uomo e natura con quest’ultima che viene vista come un elemento sovversivo e capace, in particolare durante i giorni del lockdown scaturiti dal coronavirus, di un risveglio, di una rinascita e di una riappropriazione degli spazi. Gli stessi cartelloni pubblicitari, situati in uno spazio visuale di Segovia meno conosciuto dai turisti, dei veri e proprio non-luoghi, nell’intenzioni di Borondo vengono restituiti alla cittadinanza attraverso una vicenda storica di grande appartenenza. Cancellando gli spazi bianchi e rivendicando il paesaggio visivo, esattamente come i comuneros si sono riappropriati del bene comune, l’arte si riappropria degli spazi pubblicitari.

Dal punto di vista estetico Borondo ha scelto qui di riavvicinarsi con forza agli elementi maggiormente pittorici del suo lavoro ispirandosi e omaggiando il lavoro di Francisco Goya, in particolare “Desastres de la guerra”, serie di incisioni raffiguranti gli episodi cruenti che hanno accompagnato il periodo della guerra d’indipendenza spagnola e “Los caprichos”, ciclo di lavori realizzati con le tecniche di acquetinte e acqueforti raffiguranti vizi, bassezze e superstizioni diffuse nella Spagna del XVIII secolo. La scelta non è casuale ma nell’intenzione dell’artista rievoca la capacità di lettura del proprio tempo tipica di Goya.
Il risultato finale contiene quindi diverse tecniche, capaci di modificare ed ampliare lo spazio dei cartelloni pubblicitari, con le opere che presentano come matrice comune il monotipo, particolare tecnica che non permette multipli, già sperimentata dall’artista durante la collettiva COLERA.
Borondo ha quindi lavorato con diverse tecniche plastiche capaci di trasformare ed estendere lo spazio dei cartelloni pubblicitari e di sviluppare un dialogo serrato e una contrapposizione con il paesaggio e il contesto circostante, che divengono così parti dell’opera stessa. Ogni opera, dotata di un preciso punto di osservazione, è pensata come un esperienza a se stante dove ad esempio le sculture in ferro e i pannelli microforati escono dalle cornice dei billboards, la cianotipia produce un realismo onirico proprio delle prime fotografie, l’utilizzo dell’animazione proietta il progetto oltre il supporto originale, rendendo il progetto l’ennesima dimostrazione della natura multidisciplinare dell’immaginario dell’artista spagnolo.

Il risultato finale è una narrazione onirica, densa di riferimenti e di spunti di riflessione che accompagnano lo spettatore attraverso le varie fasi della rivolta. Il racconto storico si fonde con l’ambiente che circonda gli spazi creando un percorso introspettivo dove i richiami e le reminiscenze elaborati da Borondo suggeriscono metafore legate alla natura, alla ciclicità della vita, all’appartenenza e alla lotta, suggerendo ancora una volta l’importanza dello spazio pubblico come strumento di analisi del tempo, di riflessione e trasformazione attiva delle persone.

INSURRECTA sarà visibile fino al 23 Aprile 2021, successivamente i cartelloni pubblicitari diventeranno spazi d’arte dove il paesaggio continuerà ad avere un senso. Alcune delle opere realizzate per il progetto rimarranno permanenti e gli stessi cittadini di Segovia che avranno modo di scegliere quali.

Fotografie di Roberto Conte e Diego de Miguel

INSURRECTA: Borondo a Segovia riflette sull’idea di rivolta tra paesaggio e storia del luogo

Dopo 6 mesi di progettazione e a distanza di dieci anni, Gonzalo Borondo ritorna in Spagna, nella sua Segovia, dove insieme al Comune e in collaborazione con Acción Cultural Española (AC/E) e con il supporto organizzativo di STUDIO STUDIO STUDIO, ha recentemente presentato INSURRECTA, progetto di arte pubblica profondamente legato alla storia e ai paesaggi di questi luoghi.
INSURRECTA è pensato come una non-mostra nello spazio pubblico, un percorso totalmente esterno al centro turistico di Sevovia e interamente realizzato sui cartelloni pubblicitari presenti intorno alla città. Il risultato finale è un percorso di 32 opere, distribuite in 17 tappe e suddivise in 5 capitoli, capaci di rielaborare la famosa Rivolta dei Comuneros (1520 – 1522) che a distanza di 500 anni rivive attraverso la particolare interpretazione estetica e critica che l’artista ha scelto di dare.

La Rivolta dei Comuneros fu un’insurrezione armata che interessò diversi centri urbani della regione spagnola della Castiglia e León durante i primi anni del regno di Carlo V d’Asburgo.
La rivolta scaturì come risposta all’ascesa e alle pretese di re Carlo che, cresciuto nelle Fiandre, estraneo alla lingua, agli usi e costumi del luogo, decise di accompagnarsi esclusivamente a cortigiani fiamminghi, togliere alcuni privilegi ai nobili locali e soprattutto pretese copiose imposte ai sudditi al fine di finanziare guerre extra-territoriali ed ottenere così l’elezione come regnante del Sacro Romano Impero.
Nel maggio del 1520 a Segovia si registravano le prime insurrezioni popolari che iniziarono a venir chiamate Rebelión Comunera in tutta la Castiglia. È un periodo di grande conflitto, con l’esecuzione per mano del popolo degli esattori reali, come il reggente Rodrigo de Tordesillas, accusato di tradimento per aver appoggiato Carlo I rispetto agli interessi della città. Segovia si era infatti distinta nel corso dei secoli per aver sviluppato condizioni di libertà e di autogoverno e i suoi cittadini, che consideravano le azioni del re come un affronto, si mobilitarono in un’intensa protesta pubblica, vestendosi di nero, andando in processione con i bambini in lacrime, bruciando la paglia e utilizzando come simbolo alcune bandiere nere.

Partendo da questo racconto storico Borondo, dopo una prima e attenta fase di ricerca di natura storiografica, rende omaggio ai Comuneros, all’idea di rivolta, sviluppando una riflessione stratificata e capace di abbracciare tematiche differenti e di discostarsi da quelle strumentalizzazioni politiche che da sempre accompagnano questa vicenda storica.
Il concetto di rivolta viene approfondito attraverso una metafora che rifà al rapporto tra uomo e natura con quest’ultima che viene vista come un elemento sovversivo e capace, in particolare durante i giorni del lockdown scaturiti dal coronavirus, di un risveglio, di una rinascita e di una riappropriazione degli spazi. Gli stessi cartelloni pubblicitari, situati in uno spazio visuale di Segovia meno conosciuto dai turisti, dei veri e proprio non-luoghi, nell’intenzioni di Borondo vengono restituiti alla cittadinanza attraverso una vicenda storica di grande appartenenza. Cancellando gli spazi bianchi e rivendicando il paesaggio visivo, esattamente come i comuneros si sono riappropriati del bene comune, l’arte si riappropria degli spazi pubblicitari.

Dal punto di vista estetico Borondo ha scelto qui di riavvicinarsi con forza agli elementi maggiormente pittorici del suo lavoro ispirandosi e omaggiando il lavoro di Francisco Goya, in particolare “Desastres de la guerra”, serie di incisioni raffiguranti gli episodi cruenti che hanno accompagnato il periodo della guerra d’indipendenza spagnola e “Los caprichos”, ciclo di lavori realizzati con le tecniche di acquetinte e acqueforti raffiguranti vizi, bassezze e superstizioni diffuse nella Spagna del XVIII secolo. La scelta non è casuale ma nell’intenzione dell’artista rievoca la capacità di lettura del proprio tempo tipica di Goya.
Il risultato finale contiene quindi diverse tecniche, capaci di modificare ed ampliare lo spazio dei cartelloni pubblicitari, con le opere che presentano come matrice comune il monotipo, particolare tecnica che non permette multipli, già sperimentata dall’artista durante la collettiva COLERA.
Borondo ha quindi lavorato con diverse tecniche plastiche capaci di trasformare ed estendere lo spazio dei cartelloni pubblicitari e di sviluppare un dialogo serrato e una contrapposizione con il paesaggio e il contesto circostante, che divengono così parti dell’opera stessa. Ogni opera, dotata di un preciso punto di osservazione, è pensata come un esperienza a se stante dove ad esempio le sculture in ferro e i pannelli microforati escono dalle cornice dei billboards, la cianotipia produce un realismo onirico proprio delle prime fotografie, l’utilizzo dell’animazione proietta il progetto oltre il supporto originale, rendendo il progetto l’ennesima dimostrazione della natura multidisciplinare dell’immaginario dell’artista spagnolo.

Il risultato finale è una narrazione onirica, densa di riferimenti e di spunti di riflessione che accompagnano lo spettatore attraverso le varie fasi della rivolta. Il racconto storico si fonde con l’ambiente che circonda gli spazi creando un percorso introspettivo dove i richiami e le reminiscenze elaborati da Borondo suggeriscono metafore legate alla natura, alla ciclicità della vita, all’appartenenza e alla lotta, suggerendo ancora una volta l’importanza dello spazio pubblico come strumento di analisi del tempo, di riflessione e trasformazione attiva delle persone.

INSURRECTA sarà visibile fino al 23 Aprile 2021, successivamente i cartelloni pubblicitari diventeranno spazi d’arte dove il paesaggio continuerà ad avere un senso. Alcune delle opere realizzate per il progetto rimarranno permanenti e gli stessi cittadini di Segovia che avranno modo di scegliere quali.

Fotografie di Roberto Conte e Diego de Miguel