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GORGO

Borondo at Outdoor Urban Art Festival 2012

Ci sono alcuni artisti che spiccano dagli altri, posi l’occhio sopra alcuni lavori e un brivido ti sale dalla schiena. ti accarezza le spalle ed esplode in testa, e quello che è successo quando mi sono trovato davanti alle opere di Borondo.

Borondo è un giovanissimo street artist spagnolo con base a Roma fin dal 2011 dove studia presso l’Accademia delle Belle Arti. L’intensità delle sue opere è pazzesca, corpi nudi appoggiati sulle superfici di lavoro si attorcigliano in danze sensuali, deflagrano in tutta la loro tristezza, corpi erranti si susseguono andando a colpire lo spettatore, provocandogli un caleidoscopio di emozioni.

Partito come artista di strada nei primi anni 2000, dapprima sperimenta diverse tecniche andando a cercare la propria collocazione artistica migliore. Nonostante si divida tra superfici a muro e vetro lo stile è inconfondibile, sollevando la vernice e graffiandola crea il suo disegno o semplice pittura, figure umane squarciate ed urlanti avvolte dal grigiore cittadino o nascoste dalla trasparenza del vetro, i suoi sono veri e propri quadri dipinti con tono poetico.

Lo Street Artist ha partecipato al Outdoor Urban Art Festival di Roma, che dopo Momo e Sam3 arricchisce l’edizione di quest’anno con un altra splendida perla di arte urbana.

Retome el mito platónico del origen del hombre en el cual los seres humanos venimos al mundo unidos por la espalda,sea hombre-hombre, hombre-mujer o mujer-mujer. Los humanos se sienten muy poderosos y deciden retar a los dioses quienes los dividen y alejan, según este mito las personas vagaran toda su vida buscando su mitad perdida. No es que comparta este pensamiento convencional del amor,la existencia de la media naranja,etc..pero el tema me parecía apropiado para el lugar, sobretodo en la parte inicial del mito.

Lo spagnolo per la rassegna è intervenuto su entrambe le facciate esterne del centro di cultura gay “Mario Miele”, scegliendo due temi diversi ma comunque inerenti alle attività del centro.

DOPE.

Pics by Daniela Pellegrini

Borondo at Outdoor Urban Art Festival 2012

Ci sono alcuni artisti che spiccano dagli altri, posi l’occhio sopra alcuni lavori e un brivido ti sale dalla schiena. ti accarezza le spalle ed esplode in testa, e quello che è successo quando mi sono trovato davanti alle opere di Borondo.

Borondo è un giovanissimo street artist spagnolo con base a Roma fin dal 2011 dove studia presso l’Accademia delle Belle Arti. L’intensità delle sue opere è pazzesca, corpi nudi appoggiati sulle superfici di lavoro si attorcigliano in danze sensuali, deflagrano in tutta la loro tristezza, corpi erranti si susseguono andando a colpire lo spettatore, provocandogli un caleidoscopio di emozioni.

Partito come artista di strada nei primi anni 2000, dapprima sperimenta diverse tecniche andando a cercare la propria collocazione artistica migliore. Nonostante si divida tra superfici a muro e vetro lo stile è inconfondibile, sollevando la vernice e graffiandola crea il suo disegno o semplice pittura, figure umane squarciate ed urlanti avvolte dal grigiore cittadino o nascoste dalla trasparenza del vetro, i suoi sono veri e propri quadri dipinti con tono poetico.

Lo Street Artist ha partecipato al Outdoor Urban Art Festival di Roma, che dopo Momo e Sam3 arricchisce l’edizione di quest’anno con un altra splendida perla di arte urbana.

Retome el mito platónico del origen del hombre en el cual los seres humanos venimos al mundo unidos por la espalda,sea hombre-hombre, hombre-mujer o mujer-mujer. Los humanos se sienten muy poderosos y deciden retar a los dioses quienes los dividen y alejan, según este mito las personas vagaran toda su vida buscando su mitad perdida. No es que comparta este pensamiento convencional del amor,la existencia de la media naranja,etc..pero el tema me parecía apropiado para el lugar, sobretodo en la parte inicial del mito.

Lo spagnolo per la rassegna è intervenuto su entrambe le facciate esterne del centro di cultura gay “Mario Miele”, scegliendo due temi diversi ma comunque inerenti alle attività del centro.

DOPE.

Pics by Daniela Pellegrini