Borondo “Animal” at RexRomae (Recap)
Probabilmente uno degli show più interessanti dell’anno, Borondo ha aperto lo scorso 5 Febbraio da RexRomae a Londra, negli spazi del Londonewcastle Project Space di Shoreditch, “Animal” antologica esibizione capace di incarnare tutto lo spirito e la ricerca tematica e visiva del talento Spagnolo.
Un esperienza immersiva, è anzitutto questo “Animal”, lo show, curato da Rom Levy e Charlotte Dutoit è catalizzato da un allestimento multi disciplinare all’interno del quale lo spettatore viene completamente avvolto dall’immaginario dell’artista e dalla sue differenti declinazioni. Arricchito da installazioni video, animazioni, installazioni e pittura in collaborazione con Carmen Maín, il nostro Edoardo Tresoldi e Despina Charitonidi, l’esibizione pone l’accento sul conflitto tra l’istintività animale appartenente all’uomo e la nostra attuale esistenza fortemente influenzata dalla tecnologia e dalla costane paura per l’ignoto.
In questo viaggio percettivo lo Spagnolo di porta per mano all’interno di 8 spazi tematici all’interno dei quali veniamo contatto con tutte le differenti anime stilistiche dell’autore e con differenti riflessioni.
L’approccio di Borondo si sviluppa attraverso una personale elaborazione pittorica, i toni poetici ed evocativi dei suoi lavori entrano in conflitto con le riflessioni di cui gli stessi si fanno carico. Si tratta di un tratteggio in grado di definire con efficacia le differenti sfaccettature dell’animo attraverso una cadenza malinconia ed altamente espressiva. Per sviluppare questo moto tematico, l’autore si affida al corpo. Spogliati delle loro barriere espressive, i corpi nudi dell’artista riflettono la natura umana, un linguaggio universale questo in grado di suggerire tutte le differenti e malinconiche sfaccettature che segnano così profondamente la nostra esistenza.
Esattamente come i soggetti tratteggiati dall’interprete, ci si ritrova nudi, spogliati di barriere e preconcetti, di nozioni dettate dai mass-media, finalmente a contatto con l’essenza stessa della nostra esistenza, involucri di carne guidati dai propri istinti.
Le ombre dell’artista entrano quindi a contatto con la parte più profonda e recondita del nostro essere, cancellando le gli impulsi dell’epoca moderna, dei social network, della tecnologia sempre più presente all’interno delle nostre vite. In questo senso l’interprete ci riporta a contatto con la parte più animale di noi stessi, riconducendoci da essa per tornare ad una vita senza paura, senza il costante desiderio di voler raggiungere l’immortalità attraverso l’artificialità.
È proprio quest’ultimo il fulcro dello show, Borondo porta in dote un allestimento in grado di riflettere sulla separazione adottata e portata avanti dall’essere umano moderno, sul suo allontanamento dalla natura, la perdita di stimoli, e la volontà di volerla controllare tutto quanto come riflesso incondizionato di paura verso l’ignoto.
Lo spagnolo declina queste riflessioni attraverso un esperienza ricchissima e vibrante, ponendo l’accento sul delirio dell’uomo, nella sua semplicità ed ingenuità, sul fascino del selvaggio e dell’imprevedibile.
Invidiamo ciò che è selvaggio, imprevedibile, e la libertà che segue. Tuttavia, è ciò che temiamo che ci affascina e così decidiamo di soggiogarlo, di tenerlo all’interno di una gabbia ed osservarlo dall’esterno. Abbiamo scelto di vivere in cattività laddove l’artificialità prevale e la vita finisce.
Ad accompagnare il nostro testo una ricchissima galleria di scatti con le fotografie firmate The Blind Eye Factory, dateci un occhiata, per tutti quelli che invece si trovano o si troveranno in zona, ricordiamo che c’è tempo fino al prossimo 26 di Febbraio.
Pics by The Blind Eye Factory