Andreco – “L’Erba Cativa (l’an mor mai)” New Performance
Nuovo aggiornamento per Andreco, il grande artista italiano presenta la sua ultima performance collettiva, realizzata negli scorsi giorni insieme alla compagnia teatrale Motus, all’interno della programmazione di dell’edizione 2015 di Santarcangelo dei Teatri.
Dall’evocativo titolo “L’erba Cativa (l’an mor mai)”, la performance trae ispirazione da alcune immagini e parole intramontabili per la loro forte carica sovversiva. In particolare l’autore italiano trae ispirazione dall’ Orestea di Eschilo ed in particolar modo dalla figura delle Erinni Furiose, “quella prole funesta della notte” che simboleggia anche la indomabilità della natura selvaggia. Si tratta di figure ribelli, difficili da domare, presenze misteriose e cariche di fascino che, impersonate da performers, hanno fatto irruzione lo scorso 18 Luglio all’interno del festival di Santarcangelo.
Parte da questi spunti l’ultima fatica diretta da Andreco. L’artista per l’occasione ha realizzato i simboli e tutta l’iconografia della parata.
Approfondendo si tratta di un percorso iniziato con il workshop Go Deep, ordinato da Motus all’interno dell’Ex Cinema Astoria di Rimini. Dieci giorni di lavoro collettivo che ha coinvolto trentacinque ragazzi e ragazze appartenenti al territorio romagnolo e provenienti da differenti ambiti artistici, riuniti poi nel nuovo collettivo Godeepers.
La parata parte dal Parco dei Cappuccini, con lo scuotersi delle fronde degli alberi e dei cespugli – si tratta di biancospini spontanei e pioppi – per poi concludere il proprio percorso nello Sferisterio della città di Santarcangelo, non prima di aver attraversato tutto il centro storico della città. Il tutto accompagnato da una colonna sonora sperimentale noise, con cut-up di testi e registrazioni sonore della natura, il tutto composto dai musicisti presenti al workshop e diffuso attraverso una serie di impianti portatili autocostruiti.
L’idea è quella di creare un legame immaginario tra lo spazio naturale, il boschetto del parco appunto, ed il centro cittadino, simboleggiato dal lastricato di Piazza Ganganelli. All’interno di questo percorso alcune soste con piccole e fulminee performance. La “presa del Campanone” della città ad esempio, sul quale sono stati issati due stendardi con raffigurati rami neri di cespuglio e una foglia incrociata con un coltello, come “nuove armi naturali”. Arrivati al termine del loro viaggio, nella Piazza della cittadini, i performers si sono connessi simbolicamente con l’installazione realizzata sempre da Andreco, “Biancospino illegale”. Trattasi di un treppiedi che sospende nell’aria una piccola nuvola di verde, composta da alcune piante di biancospinto, di cui recentemente è stata vietata la messa in dimora poiché la pianta risulta essere portatrice di un virus chiamato ‘Colpo di Fuoco’, distruttore delle piante della frutta, per la quale è stata richiesta una deroga per i 10 giorni del festival. La parata ha quindi simbolicamente unito la pianta illegale e bandita, con le ‘sorelle’ che di fatto crescono spontaneamente all’interno del bosco dei cappuccini.
Atto finale della performance ha visto bruciare una bandiera delle venti dipinti da Andreco, quella raffigurante una nuvola. Il tutto scandito da sonorità crescenti e dalle ultime parole, una citazione dall’Orestea, tradotta da Pasolini
In questo modo la parata ha unito simbolicamente questa pianta illegale e bandita, con le sue sorelle che, paradossalmente, crescono spontaneamente a poca distanza nel bosco dei cappuccini. All’arrivo allo sferisterio l’atto finale della performer Ondina Quadri è stato quello di bruciare una bandiera delle venti dipinte da Andreco, raffigurante una nuvola. La nuvola in fiamme, fra le sonorità crescenti, accompagnava le ultime parole della parata: una citazione dall’Orestea tradotta da Pasolini.
Come spiegare che abbiamo rotto la catena che fa del Passato fonte di certezza,
La certezza di cui siamo sazi e insaziabili
La certezza che dal fondo dei secoli dà ragione di essere ad ogni istante atto della città;
La certezza che ci salva dallo scandalo…
Una certezza che si nutre di viltà, mediocrità e ferocia.
Ma a che serve una certezza fondata sul terrore?”**“Voi non ci avrete mai!”
Thanks to The Artist for The Pics
Pics by Marco Montanari, Serena Borghini e Ilaria Scarpa, Alice Bettolo