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GORGO

Andreco for Campidarte

Immaginate un luogo completamente isolato, immaginate un spazio fisico in totale simbiosi con la natura, prima abbandonato e poi riutilizzato come centro culturale. Immaginate ciò ed avrete solo una minima idea di cosa sia Campidarte.

Campidarte è un centro culturale, ma anche e soprattutto sperimentazione e design, nel cuore della Sardegna, tra le campagne del campidano, nel territorio del Comune di Ussana. Così dannatamente distante dal clamore, dal caos, dalla velocità che contraddistingue i tempi moderni.

L’idea dietro il centro è accarezzata dall’incoscienza di voler creare un nuovo tipo di modello di progettazione, totalmente in opposizione dalle dinamiche moderne, alla serialità del lavoro o dei progetti. C’è la volontà e soprattutto l’esigenza, di puntare ad un percorso maggiormente vicino all’idea di laboratorio avanguardistico, dove la sperimentazione rappresenta il principale stimolo ed incipit.

La qualità prima di tutto a discapito della quantità, della ‘malattia del successo’, con l’intento primario di dare nuova forza alla creatività, all’arte ed al design a tutto tondo. C’è la volontà qui di avvicendarsi al bello puntando sull’ideare, privando l’equazione del costante ed imperativo obbligo al guadagno.

Tutto ciò viene sviluppato attraverso un contatto estremo con la natura, ‘stimolo primordiale che ha reso l’uomo pensante’ ed attraverso un insolita location fisica. Non si tratta di una semplice manifestazione artistica, l’idea è quella di sostenere con forza un ritorno alla natura offrendo uno spazio, all’interno del quale, potersi esprimere circondati dal verde e completamente in sintonia con la terra. Quest’ultima diviene volano espressivo, influenza cardine del processo creativo.

Lo spazio di Campidarte è caratterizzato da quattro differenti capannoni, precedentemente utilizzati per l’allevamento avicolo. Un quartetto di enormi e lunghe strutture industriali messe a disposizione dell’arte, ma anche un ambiente dedicato ad eventi che offre anche la possibilità di fermarsi durante la notte, e riprendere così da dove si era interrotto il giorno seguente.

E’ chiaro come il fascino di Campidarte vada a stimolare le corde più sensibili attraverso un confronto con un binario emotivo oramai perduto ed antico, figlio di reminiscenze ormai appannate. Qui la pace interiore e scandita dal soffio del vento, dai suoni della natura, dal battere incessante del sole.

Il risultato di questa particolare alchimia è rappresentato dalle residenze d’artista che si stanno susseguendo a cadenza random e che stanno coinvolgendo alcuni dei nomi più interessanti del panorama Italiano. Qui ha da poco concluso la sua residenza Andreco.

L’esperienza di Andreco ben si lega a quelli che sono i cardini di Campidarte L’autore Italiano nella sua ricerca d’artista si confronta con la natura e lo fa attraverso una duplice e personale lettura. L’interprete riflette sul rapporto tra spazio urbano e paesaggio naturale, di conseguenza si interessa a quello in corso tra l’essere umano e l’ambiente, in tutte le sue differenti declinazioni. Lo fa attraverso una personale direzione astratta, dove la commutazione della forma viene attraversata dalla personale sintesi capace di generare simboli, elementi e figure, che vanno poi a comporne il linguaggio visivo, pittorico e concettuale.

A sostenere quello che è il personale percorso in strada, gli studi accademici che hanno portato l’interprete ad essere dottore di ricerca in Ingegneria Ambientale sulla sostenibilità urbana.

Gli studi non rappresentano una mera aggiunta o compendio, quanto piuttosto un ideale completamento della ricerca artistica. Tutto ciò catalizza la totalità dell’esperienza artistica di Andreco, attraverso un impostazione multidisciplinare, in grado di confrontarsi con tecniche differenti, lasciando tuttavia inalterati i concetti e le riflessioni cardine del proprio credo.

Proprio la molteplicità dei medium rappresenta una costante dell’artista. Dalla pittura in strada, l’autore ha saputo confrontarsi con il disegno, la scultura e video, arrivando infine a coordinare potenti performance in grado di alimentare il senso partecipativo e riflessivo del suo operato.

Uno degli aspetti che sta emergendo, specialmente nell’ultimo periodo, è la volontà dell’autore Italiano di lavorare a progetti specifici in grado di abbracciarne a 360^ l’impeto artistico.

Un primo assaggio con “The Rock Slide and the Woods”, performance tenutasi presso la frana preistorica delle Marocche, a Dro (Covered). Qui Andreco ha presentato un progetto davvero corposo, capace di intrecciare installazioni con disegno, arte pubblica, performance, pirotecnica, coreografia di danza, parti attoriali ed infine attivismo ecologista. Il risultato è stato un progetto in grado di avvolgere letteralmente lo spettatore all’interno del suo personale immaginario.

L’autore si confrontato ed ha lavorato a stretto contatto con gli stimoli del luogo di lavoro, sviluppando al tempo stesso quelli che sono i temi tipici del proprio operato.

La natura rappresenta quindi il tema cardine dell’esperienza di Andreco presso Campidarte. Al tempo stesso la residenza ha permesso ancora una volta all’interprete di sviluppare un corpo di lavoro variegato, capace di abbracciare la molteplicità della sua identità artistica, approdando a nuove ed interessanti evoluzioni estetiche, e proponendo ancora una volta un dialogo serrato con l’ambiente di lavoro ed il territorio circostante.

Andreco propone tre differenti lavori, una pittura sulla facciata esterna di uno dei grandi capannoni, una performance annessa proprio all’intervento, ed infine una scultura profondamente connessa con il paesaggio circostante.

L’idea alla base del progetto è anzitutto quella di proporre una interazione completa con lo spazio e l’ambiente, intercettando e sintetizzando gli stimoli del luogo di lavoro, attraverso una visione coerente ed assolutamente corposa.

L’intervento pittorico in questo senso ha visto Andreco variare in modo significativo l’estetica del proprio immaginario. L’autore propone “Totalblack” una grande composizione caratterizzata dalla volontà di irretire lo spazio attraverso una grande ed enorme forma.

A differenza di quanto siamo soliti vedere, l’interprete evolve qui una delle sue iconiche figure, approssimandone l’aspetto con quello della superfice di lavoro. In questo modo l’elemento, ‘crescendo’ nello spazio, va letteralmente a scomparire al suo interno, trasformando la figura nel muro stesso. La specifica forma non è più presente, diventando letteralmente la grande facciata.

L’opera è connessa con il progetto di presentato dall’autore per il CHEAP Festival di Bologna (Covered), in particolare proprio con l’ultimo poster, dove l’interprete aveva completamente sublimato l’elemento all’interno dello spazio dell’ultima bacheca a disposizione per il progetto.

Legata alla pittura, troviamo “Mimetism”, una nuova ed interessante performance. Andreco cambia qui nuovamente le carte in tavola presentando un progetto del tutto inedito.

A differenza delle precedenti performance, qui i performer sono le forme. L’idea è quella di porre in essere un vero e proprio superamento dello spazio statico e fisico del murale dipinto, con i performer che rappresentano le forme, e con quest’ultime che letteralmente si ‘staccano’ dalla superfice diventando mobili. Il risultato finale è un alchimia inedita e motoria, i volumi prendono vita, riuscendo a creare piani visivi e percettivi del tutto differenti.

Proprio il variare della percezione dello spazio attraverso la generazione di forme ed elementi astratti, rappresenta infine, l’incipit dell’ultimo lavoro proposto dall’artista.

Dal titolo “Frame”, l’opera è una scultura in ferro letteralmente sospesa all’interno del paesaggio di Campidarte. Il telaio permette allo sguardo di passare oltre e, attraverso le sue divisioni interne, di scandire nettamente le differenti aree naturali del luogo. La terra, la roccia, le piante e l’aria, elementi che contraddistinguono questa zona, vengono raccolti all’interno di un’unica e grande figura a forma di sasso.

Thanks to The Artist for The Pics

Andreco for Campidarte

Immaginate un luogo completamente isolato, immaginate un spazio fisico in totale simbiosi con la natura, prima abbandonato e poi riutilizzato come centro culturale. Immaginate ciò ed avrete solo una minima idea di cosa sia Campidarte.

Campidarte è un centro culturale, ma anche e soprattutto sperimentazione e design, nel cuore della Sardegna, tra le campagne del campidano, nel territorio del Comune di Ussana. Così dannatamente distante dal clamore, dal caos, dalla velocità che contraddistingue i tempi moderni.

L’idea dietro il centro è accarezzata dall’incoscienza di voler creare un nuovo tipo di modello di progettazione, totalmente in opposizione dalle dinamiche moderne, alla serialità del lavoro o dei progetti. C’è la volontà e soprattutto l’esigenza, di puntare ad un percorso maggiormente vicino all’idea di laboratorio avanguardistico, dove la sperimentazione rappresenta il principale stimolo ed incipit.

La qualità prima di tutto a discapito della quantità, della ‘malattia del successo’, con l’intento primario di dare nuova forza alla creatività, all’arte ed al design a tutto tondo. C’è la volontà qui di avvicendarsi al bello puntando sull’ideare, privando l’equazione del costante ed imperativo obbligo al guadagno.

Tutto ciò viene sviluppato attraverso un contatto estremo con la natura, ‘stimolo primordiale che ha reso l’uomo pensante’ ed attraverso un insolita location fisica. Non si tratta di una semplice manifestazione artistica, l’idea è quella di sostenere con forza un ritorno alla natura offrendo uno spazio, all’interno del quale, potersi esprimere circondati dal verde e completamente in sintonia con la terra. Quest’ultima diviene volano espressivo, influenza cardine del processo creativo.

Lo spazio di Campidarte è caratterizzato da quattro differenti capannoni, precedentemente utilizzati per l’allevamento avicolo. Un quartetto di enormi e lunghe strutture industriali messe a disposizione dell’arte, ma anche un ambiente dedicato ad eventi che offre anche la possibilità di fermarsi durante la notte, e riprendere così da dove si era interrotto il giorno seguente.

E’ chiaro come il fascino di Campidarte vada a stimolare le corde più sensibili attraverso un confronto con un binario emotivo oramai perduto ed antico, figlio di reminiscenze ormai appannate. Qui la pace interiore e scandita dal soffio del vento, dai suoni della natura, dal battere incessante del sole.

Il risultato di questa particolare alchimia è rappresentato dalle residenze d’artista che si stanno susseguendo a cadenza random e che stanno coinvolgendo alcuni dei nomi più interessanti del panorama Italiano. Qui ha da poco concluso la sua residenza Andreco.

L’esperienza di Andreco ben si lega a quelli che sono i cardini di Campidarte L’autore Italiano nella sua ricerca d’artista si confronta con la natura e lo fa attraverso una duplice e personale lettura. L’interprete riflette sul rapporto tra spazio urbano e paesaggio naturale, di conseguenza si interessa a quello in corso tra l’essere umano e l’ambiente, in tutte le sue differenti declinazioni. Lo fa attraverso una personale direzione astratta, dove la commutazione della forma viene attraversata dalla personale sintesi capace di generare simboli, elementi e figure, che vanno poi a comporne il linguaggio visivo, pittorico e concettuale.

A sostenere quello che è il personale percorso in strada, gli studi accademici che hanno portato l’interprete ad essere dottore di ricerca in Ingegneria Ambientale sulla sostenibilità urbana.

Gli studi non rappresentano una mera aggiunta o compendio, quanto piuttosto un ideale completamento della ricerca artistica. Tutto ciò catalizza la totalità dell’esperienza artistica di Andreco, attraverso un impostazione multidisciplinare, in grado di confrontarsi con tecniche differenti, lasciando tuttavia inalterati i concetti e le riflessioni cardine del proprio credo.

Proprio la molteplicità dei medium rappresenta una costante dell’artista. Dalla pittura in strada, l’autore ha saputo confrontarsi con il disegno, la scultura e video, arrivando infine a coordinare potenti performance in grado di alimentare il senso partecipativo e riflessivo del suo operato.

Uno degli aspetti che sta emergendo, specialmente nell’ultimo periodo, è la volontà dell’autore Italiano di lavorare a progetti specifici in grado di abbracciarne a 360^ l’impeto artistico.

Un primo assaggio con “The Rock Slide and the Woods”, performance tenutasi presso la frana preistorica delle Marocche, a Dro (Covered). Qui Andreco ha presentato un progetto davvero corposo, capace di intrecciare installazioni con disegno, arte pubblica, performance, pirotecnica, coreografia di danza, parti attoriali ed infine attivismo ecologista. Il risultato è stato un progetto in grado di avvolgere letteralmente lo spettatore all’interno del suo personale immaginario.

L’autore si confrontato ed ha lavorato a stretto contatto con gli stimoli del luogo di lavoro, sviluppando al tempo stesso quelli che sono i temi tipici del proprio operato.

La natura rappresenta quindi il tema cardine dell’esperienza di Andreco presso Campidarte. Al tempo stesso la residenza ha permesso ancora una volta all’interprete di sviluppare un corpo di lavoro variegato, capace di abbracciare la molteplicità della sua identità artistica, approdando a nuove ed interessanti evoluzioni estetiche, e proponendo ancora una volta un dialogo serrato con l’ambiente di lavoro ed il territorio circostante.

Andreco propone tre differenti lavori, una pittura sulla facciata esterna di uno dei grandi capannoni, una performance annessa proprio all’intervento, ed infine una scultura profondamente connessa con il paesaggio circostante.

L’idea alla base del progetto è anzitutto quella di proporre una interazione completa con lo spazio e l’ambiente, intercettando e sintetizzando gli stimoli del luogo di lavoro, attraverso una visione coerente ed assolutamente corposa.

L’intervento pittorico in questo senso ha visto Andreco variare in modo significativo l’estetica del proprio immaginario. L’autore propone “Totalblack” una grande composizione caratterizzata dalla volontà di irretire lo spazio attraverso una grande ed enorme forma.

A differenza di quanto siamo soliti vedere, l’interprete evolve qui una delle sue iconiche figure, approssimandone l’aspetto con quello della superfice di lavoro. In questo modo l’elemento, ‘crescendo’ nello spazio, va letteralmente a scomparire al suo interno, trasformando la figura nel muro stesso. La specifica forma non è più presente, diventando letteralmente la grande facciata.

L’opera è connessa con il progetto di presentato dall’autore per il CHEAP Festival di Bologna (Covered), in particolare proprio con l’ultimo poster, dove l’interprete aveva completamente sublimato l’elemento all’interno dello spazio dell’ultima bacheca a disposizione per il progetto.

Legata alla pittura, troviamo “Mimetism”, una nuova ed interessante performance. Andreco cambia qui nuovamente le carte in tavola presentando un progetto del tutto inedito.

A differenza delle precedenti performance, qui i performer sono le forme. L’idea è quella di porre in essere un vero e proprio superamento dello spazio statico e fisico del murale dipinto, con i performer che rappresentano le forme, e con quest’ultime che letteralmente si ‘staccano’ dalla superfice diventando mobili. Il risultato finale è un alchimia inedita e motoria, i volumi prendono vita, riuscendo a creare piani visivi e percettivi del tutto differenti.

Proprio il variare della percezione dello spazio attraverso la generazione di forme ed elementi astratti, rappresenta infine, l’incipit dell’ultimo lavoro proposto dall’artista.

Dal titolo “Frame”, l’opera è una scultura in ferro letteralmente sospesa all’interno del paesaggio di Campidarte. Il telaio permette allo sguardo di passare oltre e, attraverso le sue divisioni interne, di scandire nettamente le differenti aree naturali del luogo. La terra, la roccia, le piante e l’aria, elementi che contraddistinguono questa zona, vengono raccolti all’interno di un’unica e grande figura a forma di sasso.

Thanks to The Artist for The Pics