James Kalinda – A Series of New Murals

Torniamo con piacere ad approfondire il lavoro di James Kalinda, l’artista Italiano ci presenta infatti una nuova serie di interventi che portano avanti il proprio particolare percorso tematico e visivo attraverso i consueti e nuovi stimoli.

Diviso tra il lavoro come tatuatore – date un occhiata al suo blog che ne vale davvero la pena – è gli interventi in strada, l’immaginario di James Kalinda ha sempre ha avuto una particolare attrazione per noi grazie alla capacità dell’interprete di tratteggiare quelli che sono gli aspetti più reconditi dell’animo umano. Una pittura ed un approccio quindi totalmente senza filtri o veli ma che anzi mira proprio a scardinare la maschera che l’uomo moderno ha costruito di fronte alle sue debolezze, ai suoi intrinsechi mali interiori, come autodifesa e come strumento per mascherare la sua vera natura.

Il degrado umano, la ‘malattia’, come lo stesso artista la definisce, avviluppa i corpi ed i volti dei soggetti raffigurati, ne squarcia la pelle, ne cambia i connotati andando infine a influire sulla stessa pelle che assume un colore violaceo, in netta contrapposizione con un tinta naturale. Nell’idea dell’autore risiede la spinta di una fascinazione per l’oscuro ed il mistico, James Kalinda si avvicina a soglie tetre ed anguste dando vita a personificazioni crude, buie. I soggetti raffigurati sono svuotati della loro essenza umana, lo sfregio, l’orrido accarezzano i tratti somatici prendendosi la briga di cammutarne a proprio piacimento la forma e l’aspetto, emergono i mostri figli dei tormenti interiori, l’odio, i sentimenti più oscuri si fanno largo iniettando il proprio malessere ed esprimendo finalmente in totale libertà la loro stessa natura.

L’uomo dell’artista è fragile, debole ed immancabilmente legato alla sue stesse emozioni, si tratta come detto più volte di un fragoroso pugno, un risveglio brusco capace di calamitarci all’interno di uno spettro emotivo che preferiamo giorno per giorno nascondere e celare al prossimo. Le paure, l’esperienze più difficoltoso della vita prendono qui il sopravvento, divengono tangibili e visibili sulla carne, ciò che vediamo provoca disagio, sconforto e malinconia, l’abilità dell’autore in questo senso è proprio quella di stuzzicare queste corde, portandole all’eccesso, proponendo immagini per certi veri agghiaccianti ma al tempo stesso proprio le loro stessa natura eccessiva, così vere e in netto legame con ciò che ci portiamo giorno per giorno dentro.

Quest’utlima serie di sperimentazioni, elaborate tra i consueti spazi abbandonati come il volto della donna, e la medusa ed il nido, quest’ultimi realizzati per l’Associazione Limitrofi in occasione della mostra collettiva SEI all’interno di uno spazio recuperato a Fornovo. Sono proprio questi ultimi a farci scattare la scintilla, James Kalinda sembra voler sottolineare come le inquietudini dell’animo umano, gli eccessi emotivi e le sue brutture ed il degrado vadano ad influire con gli animali stessi in quella che diviene una contaminazione nell’aspetto fisionomico degli stessi, paura.

In attesa di nuovi ed interessanti sviluppi, in calce al nostro testo potete dare un occhiata a quest’ultima infornata di interventi, enjoy it.

Thanks to The Artist for The Pics