L.E.T. – New Pieces at Cheap Festival 2014
Chiudiamo la nostra full immersion all’interno delle meraviglie di questa nuova edizione del CHEAP Festival con l’ultimo lavoro realizzato dall’ultimo dei guest partecipanti, Les Enfants Terribles aka L.E.T. che ha portato in doto al Festival una bella serie di interventi in strada.
Utilizzando l’acronimo di Les Enfants Terribles ampliamente ispirato al famoso romanzo del 1929 di Jean Vigo e con il quale l’artista va a definire una nuova forma di arte contemporanea, L.E.T. rappresenta uno dei nomi forti della arte urbana tedesca. Attivo fino dalla fine degli anni ’80, l’artista partito come writer ha poi mano a mano spostato il baricentro del proprio lavoro fino ad approdare nei primi anni ’90 ad un personale utilizzo dello stencil e del paste-up come principali tecniche per il proprio percorso in strada.
Come è facilmente intuibile dalle immagini l’influenza di L.E.T. è da ricercarci in un approccio molto vicino alla corrente anglosassone della Street Art, che ha in Banksy il suo king indiscusso, e dalla quale l’interprete coglie tutti gli aspetti ironici, ma anche l’arguzia, la provocazione e l’utilizzo di ciò che è già pre-esistente in strada. A caratterizzare l’operato dell’artista è però la scelta dello stesso di creare forti relazioni attraverso rimandi, frasi ma anche citazioni, ma anche vere e proprie détournements dove le parole vengono riassemblate ed arricchite fino a cambiare gli elementi iniziali e con essi il loro significato che diviene ironico, assurdo oppure funzionale per sviluppare taglienti critiche socio-politiche.
Per il bel Festival L.E.T. propone una doppia composizione ravvicinata dove va a mostrarci tutto il suo peculiare impianto visivo ed al contempo la consueta verve ironica che ne caratterizza il percorso produttivo. Per il primo intervento veniamo infatti a contatto con una divertente citazione di Pablo Picasso accade così che ‘Give me a museum and i ll fill it’ venga rielaborato dall’interprete cambiando le parole museum in strada e l’artefice della citazione da Picasso ad egli stesso. Per il secondo lavoro, di dimensioni certamente maggiori, l’artista tedesco va ad attaccare un enorme figura di una bambina con indosso una maglietta che recita ‘I fall under the other category’. In entrambi i lavori sono quindi presenti gli spunti sia tematici che visivi che accompagnano il percorso dell’interprete, ritroviamo quindi la radicata scelta di affidarsi a sfumature così come a tinte tenui ed in generale piuttosto spente, ma soprattutto la volontà di aprire un dialogo sia con chi osserva sia con gli altri artisti che lavorare sul muro.
Come consuetudine ricca selezione di scatti con le immagini durante il making of, passando per l’installazione e le immagini dei lavori completati, il consiglio è quello di darci un occhiata e se vi siete persi qualcosa, vi rimandiamo alla nostra sezione dove potete vedere da vicino tutte gli interventi che hanno caratterizzato questa nuova edizione del Festival Bolognese.
Pics by Lara Dalle Donne