fbpx
GORGO

L’omaggio di Alberonero a la Cité Radieuse di Le Corbusier

Costruita a Marsiglia tra il 1947 e il 1952 La Unité d’Habitation, nota anche come Cité Radieuse perché esposta al sole sia a ovest che a est, fu ideata dal celebre architetto francese Le Corbusier. L’intento era quello di creare un piccolo quartiere con sale comuni, negozi e addirittura una scuola al suo interno in aggiunta ad un sistema di interfono con il quale i condomini potevano parlare liberamente tra di loro. Fin dalla sua nascita il complesso è stato etichettato come bizzarro e brutto per via della facciata esterna in cemento.

Oggi La Cité Radieuse è considerata uno degli esempi migliori di architettura brutalista grazie all’utilizzo del cemento a vista per evidenziare la struttura ed accentuare i suoi volumi. Il palazzo è costituito da 17 piani con una capienza di circa 1600 persone divise in circa 300 appartamenti diversi per tipologia e spazi. La struttura ospita tutt’oggi una piscina, un teatro, un cinema, un orto condiviso, corsi di pittura, yoga e inglese mentre la terrazza è stata trasformata in un museo di arte contemporanea chiamato MaMo.

Esponente di un nuovo spazialismo urbano, per la terza edizione dell’IDoLove Festival di Dolo Alberonero ha progettato un personale omaggio al progetto di Le Corbusier.

L’opera è stata realizzata su un edificio risalente agli anni ’70, già ex sede del tribunale di Dolo, ed ha visto l’artista italiano ispirarsi al complesso marsigliese. Alberonero ha utilizzato il colore per trasformare le forme e la percezione del palazzo inserendo all’interno degli spazi in cemento una serie ripetuta di diversi quadrati colorati.

Le 147 cromie stravolgono la percezione dell’edificio: i colori più forti sono rivolti verso la strada e quelli più chiari verso la piazzetta. L’intento è quello di suggerire uno spazio contemplativo.

Muovendosi infatti intorno alla struttura l’effetto cromatico cambia radicalmente. Grazie ai giochi prospettici, da una parte troviamo una scala gradiente di colori che fa arretrare le fasce verticali in cemento dell’edificio, dall’altra il bianco assoluto che per via della rifrazione della luce naturale scompare con il passare delle ore.

Photo credit: The Artist

L’omaggio di Alberonero a la Cité Radieuse di Le Corbusier

Costruita a Marsiglia tra il 1947 e il 1952 La Unité d’Habitation, nota anche come Cité Radieuse perché esposta al sole sia a ovest che a est, fu ideata dal celebre architetto francese Le Corbusier. L’intento era quello di creare un piccolo quartiere con sale comuni, negozi e addirittura una scuola al suo interno in aggiunta ad un sistema di interfono con il quale i condomini potevano parlare liberamente tra di loro. Fin dalla sua nascita il complesso è stato etichettato come bizzarro e brutto per via della facciata esterna in cemento.

Oggi La Cité Radieuse è considerata uno degli esempi migliori di architettura brutalista grazie all’utilizzo del cemento a vista per evidenziare la struttura ed accentuare i suoi volumi. Il palazzo è costituito da 17 piani con una capienza di circa 1600 persone divise in circa 300 appartamenti diversi per tipologia e spazi. La struttura ospita tutt’oggi una piscina, un teatro, un cinema, un orto condiviso, corsi di pittura, yoga e inglese mentre la terrazza è stata trasformata in un museo di arte contemporanea chiamato MaMo.

Esponente di un nuovo spazialismo urbano, per la terza edizione dell’IDoLove Festival di Dolo Alberonero ha progettato un personale omaggio al progetto di Le Corbusier.

L’opera è stata realizzata su un edificio risalente agli anni ’70, già ex sede del tribunale di Dolo, ed ha visto l’artista italiano ispirarsi al complesso marsigliese. Alberonero ha utilizzato il colore per trasformare le forme e la percezione del palazzo inserendo all’interno degli spazi in cemento una serie ripetuta di diversi quadrati colorati.

Le 147 cromie stravolgono la percezione dell’edificio: i colori più forti sono rivolti verso la strada e quelli più chiari verso la piazzetta. L’intento è quello di suggerire uno spazio contemplativo.

Muovendosi infatti intorno alla struttura l’effetto cromatico cambia radicalmente. Grazie ai giochi prospettici, da una parte troviamo una scala gradiente di colori che fa arretrare le fasce verticali in cemento dell’edificio, dall’altra il bianco assoluto che per via della rifrazione della luce naturale scompare con il passare delle ore.

Photo credit: The Artist