108 – New Mural in Trollhättan, Sweden
L’essere umano ha sempre vissuto la propria esistenza attraverso una attrazione e repulsione verso ciò che non conosce, verso l’ignoto, in uno slancio esistenziale per la propria esistenza e contemporaneamente, timore inconscio per ciò che non comprende affondo.
Nella cultura occidentale il nero viene solitamente accostato a qualcosa con una connotazione negativa. È un simbolo di ambiguità, di qualcosa di segreto, oscuro, poco chiaro, la rappresentazione di ciò che non si conosce. È l’assenza di tutti i colori, ma al tempo stesso la combinazione di più colori di pigmenti.
Ognuno di noi associa questo colore a qualcosa di personale, legando nel proprio inconscio, questa tonalità a qualcosa di proprio.
Per 108 il nero rappresenta il primo tassello. Elemento imprescindibile della propria ricerca, il punto cardine, dal quale sviluppare il proprio immaginario. È il contatto con gli aspetti più reconditi del proprio io, raccolti, trasformati e plasmati attraverso forme differenti, connesse ed articolate attraverso il personale spettro emotivo.
La forma è lo strumento di propagazione di un idea, di una fascinazione, che si scopre, prende coscienza di se, arrivando a trasformarsi da concetto ad elemento tangibile. Non è una rappresentazione pura di un oggetto o di un elemento, è piuttosto una raffigurazione personale, libera da vincoli e da conoscenze, in grado di porsi in contrapposizione con le figure conosciute, chiare e di facile identificazione. Diviene specchio introspettivo delle reminiscenze, dei pensieri, degli stati d’animo e delle percezioni di chi ne plasma la conformazione.
Nella sua intrinseca essenza, la forma assume quindi un valore altamente personale, sia per chi ne produce l’aspetto, sia per chi giunge ad un confronto diretto. In questo atto l’elemento assume una connotazione transitiva, stimolando anzitutto un dialogo con gli aspetti più reconditi del proprio io, ed al tempo stesso, innescando ponderazioni su cosa effettivamente vada a rappresentare per chi ne ha composto la forma.
Se la forma rappresenta un tramite, nella sua costante variazione od alterazione nell’aspetto, la natura è di fatto la protagonista, incipit e fascinazione, a cui l’autore Italiano rivolge il proprio interesse. Gli elementi naturali, le forme organiche, vengono processati, alterati e restituiti allo spazio, attraverso un bagno introspettivo che passa per la costante ricerca dell’interprete.
Nell’indagine di 108 la forma non è mai statica, esattamente come la natura, varia, cambia, prende coscienza di se, alterando il proprio aspetto, adattandosi alla superfici, agli elementi che ne influenzano lo sviluppo, cognitivo e fisico. Le figure si lasciano influenzare costantemente, offrendo a chi osserva un costante senso di progressione e variazione.
La visione e l’indagine dell’artista, passano per l’avvicendamento tra lo stesso e quelli che sono i nomi di spicco delle avanguardie di inizio ‘900. Nel principio del proprio operato in strada, dove i graffiti rappresentavano principale stimolo, 108 sceglie di mettere da parte un secolo di arte, rivolgendo il proprio sguardo ad autori quali Kandinskij, Arp ed Imre Reiner. Raccogliendo da questi l’eredità estetica, la volontà di connettersi all’inconscio, l’approccio libero e non razionale, laddove il nero rappresenta il punto di contatto e di profondità, nonché momento di introspezione, l’Italiano ha composto il proprio immaginario e la propria ricerca. In questo senso “La Forma e L’Ignoto”, show aperto ad inizio 2015 all’interno degli spazi della Ego Gallery, ha ben rappresentato la progressione ed il confronto dell’interprete, con questi tre grandi nomi.
Dalla lettera alla forma, in uno slancio inedito e mutabile, 108 si confronta con gli spazi partendo anzitutto da se stesso, ereditando le percezioni e gli stati d’animo del momento, lasciandosi influenzare dagli stimoli del luogo di lavoro, connettendosi con il proprio subconscio e lasciando che lo stesso produca un riverbero fisico sotto l’aspetto di forme ed elementi visivi.
Osservando lo sviluppo dell’artista in questi anni, ho sempre posto l’accento sull’identità mai statica delle sue produzioni. Ciascuna delle forme prodotte, così come le produzioni in studio, sono il risultato della volontà dell’interprete di imbastire percorsi differenti, figure inaspettate capaci di variare nell’aspetto, quanto nella sostanza, conservando intatto lo spirito ed i principi della ricerca.
Le forme astratte dell’autore hanno quindi subito nel corso tempo variazioni cicliche e sistematiche. Questo è uno degli aspetti certamente più interessanti quando si volge lo sguardo verso l’operato dell’artista.
La ricerca costante esercita tutto il suo fascino in una produzione che ininterrottamente rielabora spunti precedenti, in un fare ciclico che determina l’aspetto delle produzioni successive.
Dalle grandi ed asciutte figure in total black (Covered) passando per un uso massiccio e quasi totalizzante di differenti tonalità (Covered), giungendo addirittura a sovvertire il caratteristico colore nero (Covered), rappresentano alcune delle differenti identità visiva con le quali 108 ci ha lasciato confrontare. In questo senso emerge è una crescente volontà di avvicendare il nero con altri colori.
Se il nero rappresenta la parte più recondita, i sentimenti e le emozioni più spesse, profonde ed articolate, il subconscio, le altre tonalità possono essere lette come lo spettro emozionale più tangibile.
Le intermittenze di colore, sviluppate come una sorta nodo fondamentale nello sviluppo delle forme, hanno visto l’artista ragionare sul equilibri differenti, proponendo corpose matasse dove tinte e tonalità differenti, vivono in equilibrio con l’assenza di colore. Se dapprima queste rappresentavano quasi un corpo estraneo, inserito all’interno della matassa oscura come caselle separate e divise, ora vivono in totale armonia con le profondità della grande figura centrale, risultando come parti della stessa, ampliandone l’elasticità all’interno dello spazio di lavoro, in modo equilibrato ed armonioso.
Continuando con l’analogia introspettiva, l’impressione è quella di una rappresentazione personale dei differenti aspetti emotivi dell’essere umano. Si tratta di una differente e personale lettura che ho sempre affiancato alle fascinazioni a tema naturale che l’autore porta avanti.
In questo senso la presenza sempre maggiore, e variegata di tinte differenti, effetti gradienti e cascate di tonalità differenti, per me rappresentano momento di connessione totalizzante.
Il nero come rappresentazione dei pensieri reconditi, il colore come manifestazione degli stessi attraverso emozioni conosciute e chiare. In un processo capace di dare forma e sostanza ha ciò che comunemente non può essere raffigurato, ciò che appartiene alla parte meno razionale e più emotiva del nostro spirito.
Nelle ultime settimane 108 si è spostato in Svezia dove ha avuto modo di realizzare una nuova e grande pittura. L’opera è stata dipinta in occasione dei lavori per il Trollhättan Street Art Festival, progetto artistico, curato da Ekta, che vede coinvolti autori riconosciuti a livello internazionale e nazionale: 3ttman, Hyuro, Christina Lina, Nina Bondeson, Vegan Flava ed appunto 108. Ciascuno degli artisti ha avuto a disposizione un parete dove, senza alcun vincolo, ha potuto esprimere tutto il proprio talento.
Proprio la forte e massiccia presenza tonale, è il cuore stesso dell’ultima fatica dell’artista a Trollhättan. L’intervento, che prende vita su questa grande struttura, evidenzia l’ultima identità del grande autore italiano. Il confronto passa qui per una gigantesca forma nera che cela nelle proprie viscere una ricchissima serie di elementi e figure cromatiche, il tutto intervallato da una grande e spessa linea rossa che letteralmente attraversa e divide il corpo nero.
Thanks to The Artist for The Pics