Basik – New Mural in Viseu, Portugal
Viviamo in un periodo storico in cui siamo costantemente bombardati da immagini, simboli, loghi e suoni differenti. Si tratta di un inevitabile scotto da pagare, figlio dei tempi, di società economiche basate sul consumo ossessivo in cui, i prodotti ed i brand che li pubblicizzano, utilizzano strategie sempre più complesse per giungere al consumatore finale in modalità differenti e diversificate atte ad impattarne l’immaginario.
Questa grande nuvola di input, è spesso tradotta in modo che possa rimanere impressa nel tempo e nel modo più semplice possibile, plasmando l’aspetto di simbologie moderne, è entrata ormai di diritto nel bagaglio quotidiano che ciascuno di noi porta con se.
Quest’ultima va infine ad affiancarsi, spesso distorcendone il senso o raccogliendone l’eredità, a tutti quegli elementi che compongono la cultura popolare, background personale legato spesso alle tradizioni, al folklore, alla storia, la religione ed al simbolismo di un determinato paese. Questa particolare amalgama, tra passato e presente, è ben riscontrabile in un paese come il nostro, così fortemente legato alla propria storia ed ai propri tratti distintivi, ed al tempo stesso proiettato nel presente in modo del tutto personale rispetto a molte altre realtà. Con tutte le perplessità del caso.
Quella che emerge è quindi una grande mole di spunti differenti, entrati nell’immaginario comune attraverso una personale interpretazione, oppure sbiaditi nel tempo ed arrivati ai giorni nostri attraverso un processo di contestualizzazione più o meno riuscito.
Non sono molti gli autori che hanno saputo guardare a questa grande massa di elementi e simboli, c’è infatti una difficoltà intrinseca nel mettere a fuoco nel migliore dei modi la grande varietà di immagini, visioni e spunti differenti, traducendone le tematiche attraverso una contestualizzazione efficace, filtrata attraverso una personale direzione estetica.
Basik ben raccoglie questa precisa direzione tematica, attraverso un approccio estetico peculiare, caratterizzato da una sensibilità ed intelligenza tematica unica nel suo genere.
Il grande artista italiano è ben riuscito a sviluppare un dialogo costante, guardando al passato e raccogliendone l’eredità, in funzione di costanti riflessioni capaci di abbracciare il presente e le sue differenti sfaccettature.
Parte da lontano l’interprete che, come spesso in questi casi, inizia il proprio percorso in strada negli anni 90’. La successiva evoluzione raccoglie l’eredità del background da writer, con forti e profonde ispirazioni dettate dall’arte del Medioevo fino a quella contemporanea, dalla tipografia, passando per il design grafico. Elementi ed influenze che compongono e sviluppano l’attuale estetica dell’artista.
Osservando le produzioni firmate dall’autore Italiano, emerge un forte sentore di mistico ed onirico. Si tratta di un sentimento capace di coinvolgerci all’interno di immagini spesso capaci di stimolare riflessioni personali, in alcuni casi maggiormente criptiche, zeppe al loro interno spunti e tematiche eterogenee.
Al tempo stesso c’è un forte senso di equilibrio costante, laddove l’impeto pittorico dell’artista si fà essenziale e viene accompagnato, dalla scelta di utilizzare unicamente il nero, il bianco ed il colore oro come principali ed unici vettori cromatici. Questa particolare scelta scandisce la totalità delle sue produzioni, rivelando al tempo stesso la profondità dei temi e delle fascinazioni così care all’interprete.
Se infatti il bianco ed il nero rappresentano per l’essere umano l’idea simbolica degli opposti ed al tempo stesso dei complementari, dell’equilibrio delle forze terrene, l’oro è spesso associato al sole, al divino, al mistico e l’ignoto, all’ultraterreno, a ciò quindi che non ci è possibile comprendere appieno poiché parte di forze più grandi di noi. L’oro viene utilizzato come colore divino della nostra iconografia, per tracciare ad esempio i sottili raggi dorati che provengono dalla divinità e dai santi.
Nell’equilibrio intrinseco del bianco e del nero, l’inserimento di questa tonalità rivendica tutto il fascino di una produzione legata a simbologie, al folklore, alla cultura popolare, passando infine per le immagini religiose appunto.
Il confronto con le produzioni dell’artista passa anzitutto per una personale fascinazione per gli arti. Le mani per Basik rappresentano l’ideale volano espressivo, una sorta di catarsi attraverso la quali sviluppare tematiche e spunti differenti.
È innegabile come la naturale espressività degli arti, in particolare per noi Italiani, rappresenti un opportunità per l’interprete di sviscerare gesti e pose differenti. Ognuna di queste viene poi abbinata a tematiche differenti, permettendo all’autore di affrontare spunti ed argomenti di vario genere.
L’ispirazione è direttamente legata al simbolismo delle mani in ambito popolare tanto quanto religioso, non solo quello Cristiano, con gesti ben noti, configurazioni ed intrecci differenti, in grado di rivelare un immagine, una specifica disposizione, capace di suggerire l’argomento trattato.
Raccogliendo quindi appieno dal grande bagaglio di gesti e pose che caratterizzano il nostro parlato, Basik ha saputo sviluppare un personale metodo di dialogo con l’ambiente di lavoro. Al tempo stesso le sue pitture arrivano allo spettatore in modo efficace e diretto, attraverso la capacità di cogliere aspetti personali e quotidiani, come ben visto in “Superstition“.
L’estetica pittorica di Basik non si ferma però unicamente all’utilizzo delle mani come metodologia espressiva. Ad esempio in “Tabula aut Mortem“, l’artista Italiano ha presentato un personale omaggio all’immaginario grafico-visivo dello skate, raccogliendo quindi una l’eredità visiva del tutto differente.
Al tempo stesso uno degli aspetti più interessanti delle produzioni dell’interprete è rappresentata sia dalle produzioni in studio, sia da quelle opere di dimensioni maggiore, che permettono allo stesso di esprimersi in termini più approfonditi e maggiormente pittorici.
Proprio l’ultima pittura realizzata da Basik a Viseu in Portogallo, rappresenta l’opportunità di vedere nuovamente l’autore italiano confrontarsi con spazi decisamente più grandi rispetto alle opere realizzate in vecchie strutture abbandonate. L’intervento ci riporta alla memoria la grande pittura realizzata in occasione del Traffic Design Festival (Covered), proseguendo la serie sui santi.
La serie è in realtà la diretta conseguenza del lavoro portato avanti dall’interprete con le mani. Come detto infatti parte dei gesti dipinti dall’artista, sono ispirati proprio al simbolismo in ambito religioso.
La simbologia, anche attraverso quelli che sono i dettagli complementari alle mani, è parte integrante dell’estetica dell’interprete. In questo senso appare quindi una scelta naturale quella di rifarsi ai classici della pittura. In questi lavori ai soggetti venivano infatti assecondati animali ed elementi simbolici, capaci di sottolineare o ricordare accadimenti e peculiarità delle loro esistenza. Basik si ispira ai temi classici e tradizionali, svuotandone però il senso e la valenza religiosa.
Dal titolo “St. Peter holds the book of encryption”, quest’ultima pittura di Basik rappresenta al meglio la sfaccettata identità estetica dell’autore, ponendoci di fronte a tutti gli elementi distintivi della sua pittura.
Si tratta anzitutto di una rilettura in chiave moderna di “St. Peter in his throne”, dipinto realizzato dal maestro Portoghese Grão Vasco. Il pittore è nato proprio nella cittadina di Viseu, con l’interprete quindi che sceglie di raccogliere l’eredità artistico-storica del luogo di lavoro, rievocando una delle pitture più importanti dell’artista Rinascimentale.
In questa personale rielaborazione Basik dipinge una delle sue iconiche figure, il volto e le mani risultano scanditi da una matassa pittorica, mentre il resto del corpo viene realizzato attraverso il consueto trinomio cromatico. La figura si presenta ricca di spunti e tematiche differenti.
Nell’estremità sinistra vediamo una mano in posa segnare il numero tre, mentre l’altra tiene un libro con scritto sopra un codice generato in modo casuale attraverso una chiave crittografica a 128 bit WEP.
Basik anche qui sviluppa metafore visive atte a porre in essere una riflessione sui tempi moderni, intrecciando passato e presente, sviluppando un canovaccio visivo ricco di riferimenti ed analogie riuscitissime.
La chiave crittografica posta nel libro è ispirata alle chiavi di Roma, elementi che da sempre accompagnano le rappresentazioni della figura di San Pietro, laddove le chiavi contemporanee sono appunto le password. Qui Basik vuole riflettere sulla tecnologia e su come la stessa abbia così profondamente e radicalmente cambiato ed influenzato la nostra vita e le nostre abitudini quotidiane. La posa a tre invece è quella utilizzata dai Cinesi, chiaro riferimento questo agli squilibri economici e geo-politici che così fortemente stanno caratterizzando questo particolare momento storico.
La pittura di Basik si muove efficacemente tra passato e presente. L’autore Italiano raccoglie l’eredità delle tradizioni, del folklore e della cultura popolare, del simbolismo religioso, per dispiegare una lettura nuova ed articolata del presente, con tutte le differenti sfaccettature che caratterizzano il nostro quotidiano.
Thanks to The Artist for The Pics