fbpx
GORGO

Arco nel cielo: Il murale dei Guerrilla Spam a Rimini sulla Strage di Bologna

17/12/2020

La Strage di Bologna è stato un attentato terroristico accaduto alla Stazione Centrale di Bologna la mattina del 2 Agosto 1980. Si tratta del più grave atto terroristico avvenuto in Italia durante il secondo dopoguerra, nonché uno degli ultimi atti della strategia della tensione. Uccise 85 persone e ne ferì oltre 200.

Nell’anno del 40^ anniversario della strage, Serendippo in collaborazione con l’Associazione delle famiglie delle vittime, inaugura “Lost & Found 1980-2020. Memorie private e collettive 40 anni dopo”.
Il progetto è un percorso di arte pubblica sull’attentato del 2 agosto che, attraverso opere di giovani artisti nati dopo il 1980, ha avuto come obbiettivo quello di realizzare un murales in ogni provincia dell’Emilia-Romagna. Facendo seguito al MEMORIALE realizzato da Luca Zamoc a Modena, i Guerrilla Spam hanno realizzato un personalissimo ed evocativo wall painting a Rimini.

Per questa nuova pittura i Guerrilla Spam scelgono un approccio rispettoso e delicato, ponendo l’accento sulla lunga battaglia intrapresa per raggiungere la verità. I quarant’anni che ci separano dal 2 agosto 1980 sono infatti un arco temporale significativo e ha gravato e grava sulla vita di molti, specialmente sui familiari delle vittime.
Gli artisti attraverso la loro grande capacità di sintesi e rielaborazione rappresentano questo grande arco temporale per mezzo di un arcobaleno, rigorosamente e volutamente in scala di grigi, che attraverso differenti condizioni meteorologiche ripercorre i contrastanti episodi accaduti in quasi mezzo secolo dalla strage.
Si tratta di fasi differenti, dal pianto alle commemorazioni, dai depistaggi al raggiungimento della verità, con i nomi dei mandanti e degli esecutori finalmente noti. Oggi sappiamo infatti che la strage è stata organizzata dai vertici della loggia massonica P2, protetta dai servizi segreti italiani ed eseguita da terroristi fascisti.

L’opera vuole coniugare il ricordo delle vittime e del grande lavoro svolto dai familiari, attraverso una narrazione puntuale, precisa e didascalica. Il risultato è una pittura immensa e raffinata che, grazie ad una sintesi visiva riuscitissima, riesce a narrare la storia in maniera diretta e comprensibile, esercitando al tempo stesso tutta la capacità critica e riflessiva che da sempre accompagna le opere dei Guerrilla Spam.

Fotografie di Guido Calamosca

MEMORIALE: Il murale di Luca Zamoc a Modena dedicato alle vittime della Strage di Bologna

10/12/2020

La Strage di Bologna è stato un attentato terroristico accaduto alla Stazione Centrale di Bologna la mattina del 2 Agosto 1980. Si tratta del più grave atto terroristico avvenuto in Italia durante il secondo dopoguerra, nonché uno degli ultimi atti della strategia della tensione. Uccise 85 persone e ne ferì oltre 200.

Nell’anno del 40^ anniversario della strage, Serendippo in collaborazione con l’Associazione delle famiglie delle vittime, inaugura “Lost & Found 1980-2020. Memorie private e collettive 40 anni dopo”.
Il progetto è un percorso di arte pubblica sull’attentato del 2 agosto che, attraverso opere di giovani artisti nati dopo il 1980, ha avuto come obbiettivo quello di realizzare un murales in ogni provincia dell’Emilia-Romagna. Tra gli artisti coinvolti Luca Zamoc che ha da poco terminato di realizzare a Modena una nuova pittura murale dal titolo “MEMORIALE”.

Per la sua opera Luca Zamoc sceglie di citare le sculture cimiteriali raffiguranti la stoffa del capezzale dei moribondi, qualcosa di ben visibile nei cimiteri monumentali di Milano e Torino. Il motivo presente nel drappo, che a prima vista potrebbe essere confuso con un comunissimo motivo tessile, cela in realtà una personale rielaborazione di una scena tratta dalle foto d’archivio post-attacco. L’artista in particolare si sofferma sul momento in cui i Vigili del Fuoco cercarono di salvare quante più persone possibile intrappolate sotto le macerie.
Nella parte alta dell’opera, in alto a destra, si innalza uno dei simboli più importanti dell’attacco: il famoso orologio bloccato alle 10:25, l’ora esatta in cui è esplosa la bomba.

La pittura di Luca Zamoc ricorda infine gli 85 corpi ritrovati e coperti dalle lenzuola della Croce Rossa, intrisi del sangue di un brutale attacco neofascista, una ferita indelebile per tantissime famiglie e nella storia del nostro Paese.

Fotografie di Gigi Ottani

TraMe – Tracce di Memorie: Un’indagine sulla memoria storica e culturale di Rieti

25/11/2020

Da circa un anno a Rieti si respira un aria diversa, l’avvio del progetto TraMe – Tracce di Memoria curato da Annalisa Ferraro di The Uncommon Factory ha saputo cambiare il volto della città. Il progetto, supportato dai Fondi FESR e promosso dalla Regione Lazio, ha saputo attivare una serie di eventi e progettualità ideati per la città di Rieti e interamente plasmati su quelle che sono le sue peculiarità.

TraMe nasce infatti dal confronto con il contesto urbano, paesaggistico e il patrimonio culturale, storico-artistico della cittadina laziale. Al centro del progetto l’idea di un recupero della memoria e della conoscenza storica degli eventi che hanno contribuito a formarla, con l’intento di immaginare e avviare un’idea di rinascita.

Attraverso il dialogo con Rieti e con la sua comunità, il progetto ha imbastito quindi una serie di eventi, mostre, attività formative ed educative ed interventi di arte pubblica, quanto mai capaci di portare nuovo valore culturale alla città, partendo dalle sue radici e dalle tracce ivi presenti.

La scelta di utilizzare il linguaggio dell’arte urbana, oltre ad arricchire il paesaggio cittadino con una pratica contemporanea, ha avuto come filo conduttore una rielaborazione personale dell’eredità storica e pittorica della città di Rieti. Gli artisti si sono quindi confrontati con contesti differenti tra loro, tutti centrali nelle cultura reatina e fondamentali per ricostruire le vicende storiche che hanno attraversato la città.

Ozmo – “Al suono delle trombe” c/o Palazzo di Giustizia di Rieti

L’opera dipinta da Ozmo trae ispirazione dal passato e da due gesti simili eppure profondamente diversi, il dono della salvezza e quello della schiavitù, mettendo quindi al centro il concetto di giustizia, quanto mai attinente visto che l’opera è stata dipinta sulla facciata del Tribunale di Rieti.
L’artista sviluppa l’opera attraverso due differenti livelli: il primo è ispirato all’affresco “Il Giudizio Universale” dei fratelli Torresani, conservato a Rieti nell’Oratorio di San Pietro Martire, e da cui Ozmo cattura la fatica e la sofferenza con cui i santi si impegnano a salvare le anime periclitanti. Il secondo invece è una rielaborazione della famosa statua “Ratto delle Sabine”, realizzata da Giambologna e conservata presso la Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria a Firenze. Da questa l’artista coglie la violenza e la drammaticità del famoso rapimento, la potenza racchiusa nei corpi giovani e la resa di un corpo senile, sulle cui spalle pesano non solo gli anni, ma anche tutti i mali e le angosce del genere umano.
Al suono delle trombe è un’opera attuale che ricorda a tutti noi lo scorrere del tempo, la giustizia che farà inevitabilmente il suo corso, l’esaurirsi delle possibilità di rimediare agli errori fatti, non solo nella sfera individuale ma anche in quella globale.

Neve c/o Frazione Sant’Elia

L’opera di Neve è stata realizzata su una superficie di quasi 50 mt, all’interno della storica frazione di Sant’Elia. La zona è una tappa fondamentale del Cammino Francescano e al suo interno si trova l’affresco raffigurante San Francesco che detta la Regola e la memoria del miracolo “La guarigione dei buoi di Sant’Elia”.
Neve prende ispirazione propria da quest’ultimo realizzando un’opera evocativa, caratterizzata dalla consueta realizzazione con le bombolette spray, facilmente decodificabile da chi si troverà a percorrere il famoso cammino religioso. Un opera che si connette con il passato quindi attraverso un estetica moderna che grazie alla sua energia racchiude e racconta al meglio le angosce, le paure e le speranze dei nostri tempi.

Ale Senso “L’uno nell’altro” c/o Camera di Commercio di Rieti

L’opera di Ale Senso è il risultato di un attenta ricerca sui riferimenti storico culturali ed artistici del luogo, in particolare sui reperti archeologici presenti nella Sezione Archeologica del Museo Civico di Rieti. L’artista realizza quindi un anfora romana con al suo interno una piccola anfora sabina, riprendendo quindi quel rapporto di dipendenza e scambio intercorso tra le due culture, una, la prima, nata sulle spalle dell’altra, più antica e già solida. Le due figure sono poi immerse all’intero di un rigoglioso fogliame, realizzato come allegoria sul patrimonio naturalistico che avvolge il territorio reatino, prezioso per l’agricoltura e per il turismo. Le due anfore poggiano le loro basi su quel che sembra essere il ponte cittadino dall’aspetto di una ruota dentata, una rappresentazione simbolica dell’industria, fulcro dell’attuale economia locale. Infine mani e braccia forti di lavoratori del luogo si fanno sostegno della storia e della cultura della città.

Ale Senso “Il Pendolo” c/o Camera di Commercio di Rieti

A completare l’esperienza di Ale Senso per il progetto TraMe, una seconda opera realizzata sulle facciate laterali della Camera di Commercio. Ispirata dalle opere di Antonino Calcagnadoro e Arduino Angelucci , l’intervento racconta una duplice storia attraverso allegorie e riferimenti legati alla città di Rieti.
Da un lato, un volto anziano evoca la storia industriale della città, i ricordi della comunità operaia prendono forma nella sagoma lontana del primo zuccherificio d’Italia. La figura del cavallo è un omaggio alla forza, alla resistenza e alla tempra di quei lavoratori che hanno contribuito alla crescita della città.
Nell’altro trova spazio il volto di una giovane, intento a guardare verso il futuro, con all’orecchio un pendolo che infonde desiderio di conoscenza nel giovane con il capo chino sui libri, guidandolo nella ricerca di un equilibrio tra la conservazione delle tradizioni e l’impaziente spinta verso il futuro.
Le due sezioni sono legate da un gregge di pecore che, percorrendo una scena dopo l’altra, legano in maniera inscindibile il passato con il futuro.

Sbagliato “Strappo alla regola” c/o Museo Civico di Rieti

Il Museo Civico, nella sede di Via Sant’Anna, ha invece accolto l’intervento di SBAGLIATO. Il collettivo romano per quest’opera ha individuato un dettaglio dell’affresco di Domenico Papa, “La madonna protegge i fedeli dagli strali della peste”, conservato nella Chiesa di San Domenico. SBAGLIATO hanno lavorato per integrarlo all’interno del porticato coperto dell’ex Monastero di S. Lucia, attraverso un ingrandimento delle immagini prelevate fotograficamente dal contesto originario.
I soggetti protagonisti dell’opera originale, la Madonna della Misericordia e la figura severa di Dio vengono evocati attraverso la devozione e la sacralità con cui angeli e Santi gli si rivolgono. L’opera, attraverso un leggero trattamento cromatico, appare perfettamente assorbita dalla superficie, rendendo per un attimo reale un pezzo di storia mai avvenuto: Domenico Papa, duecento anni dopo la fondazione del complesso monumentale, ne affresca una delle pareti, regalando alla città e ai suoi fedeli un’altra opera preziosa, di grande valore per i contemporanei e per i secoli a venire.

Alberonero “PILA” c/o Piazza Cesare Battisti

PILA è l’installazione temporanea realizzata da Alberonero all’interno del Belvedere di Piazza Cesare Battisti a Rieti. L’intervento si rifà alla pratica dell’artista italiano proponendo un nuovo intimo dialogo con lo spazio, utilizzando l’arte come elemento fondamentale del paesaggio.
L’installazione va infatti ad affacciarsi sui tetti della parte antica della città, verso il panorama circostante. Dialoga da un lato con la Cattedrale di Santa Maria Assunta e con le architetture contemporanee, dall’altro con il Giardino del Vignola e le due piazze principali della città, Piazza Cesare Battisti e Piazza Vittorio Emanuele. L’area, tra le più frequentate della città, attraverso l’intervento di Alberonero rafforza il suo ruolo di spazio dedicato alla contemplazione, all’osservazione della storia cittadina e della natura che da sempre l’avvolge.

Fotografie di Marco Bellucci e Gianluca Gasbarri

Everybody is you: Il progetto espositivo di Giorgio Bartocci da Aria Art Gallery

19/11/2020

Negli spazi della Aria Art Gallery di Firenze ha da poco aperto “Everybody is you”, nuovo progetto espositivo di Giorgio Bartocci. L’artista italiano ha realizzato una ricca serie di opere abbracciando in toto gli sviluppi e le differenti incarnazioni della sua ricerca artistica e del personale processo tecnico e stilistico.

Il progetto espositivo raccoglie quindi sia gli aspetti legati alla pittura su muro sia gli sviluppi di quella in studio, attraverso un allestimento che parte dall’opera realizzata nel giardino della galleria e finisce con quelle presenti nei suoi spazi interni. In entrambi i casi “Everybody is you” conferma quella direzione maggiormente dinamica e liquida a cui Giorgio Bartocci ha sottoposto il proprio immaginario, mostrandone la piena maturità.

La tensione dei lavori racconta infatti di forme instabili, di cambi di direzione improvvisi e repentini, dell’inconscio che prende il sopravvento durante il processo di pittura. Il risultato è un spazio aperto di riflessione multidirezionale, dove le forme investono lo spazio ed assumono le sembianze di onda emotiva dirompente. Riflettono quindi quel flusso rapido e costante di informazioni ed input che caratterizza il nostro tempo.
L’ulteriore accelerazione a cui l’artista ha sottoposto qui le sue figure, cala lo spettatore all’interno di una atmosfera comunicativa inedita in cui individuo e universale scompaiono, così come tempo e spazio. Ci si ritrova a tu per tu con il proprio io più profondo. I volti che emergono rappresentano passato e presente, una forma umana primitiva, primordiale e futuribile che racconta di ciascuno di noi.

Le opere sono realizzate utilizzando le stesse tecniche praticate da Giorgio Bartocci in strada, le forme metalliche e fluide, pensate come “conduttori”, appaiono quindi luminose e liquide e fatte di colori che l’artista ha scelto per le strade di Firenze. Le superfici lucenti d’oro, d’argento o di rame avvolgono lo spazio che le circonda con la loro capacità di trasmettere, riflettendo una coscienza che è insieme soggettiva e collettiva.

“Everybody is you” è una dimensione equanime di tempo liquido e spazio teso, è il flusso di pensieri costante che regola la nostra esistenza, è il dialogo incessante tra uomo, natura ed architettura.

La mostra sarà visibile fino al 28 Novembre.

Aria Art Gallery
Borgo SS Apostoli, 40r
50123 Firenze

Image by Yari Sacco courtesy of Aria Art Gallery

UNTOLD: Il cruciverba di Biancoshock a Ravenna sull’inclusione sociale ed immigrazione

10/11/2020

Per il festival d’arte urbana Subsidenze l’artista italiano Biancoshock ha realizzato nel quartiere Darsena di Ravenna un nuovo particolare murale. Intitolato “UNTOLD”, l’intervento ha richiesto diversi mesi di preparazione in quanto si tratta di un vero e proprio cruciverba da parete.

Il rompicapo è scritto il 29 lingue diverse, con quattro alfabeti differenti che si intrecciano tra loro, e infine per aumentare ulteriormente il livello di difficoltà del progetto, l’artista ha scelto di utilizzare le classiche caselle nere per formare la parola untold che fa da titolo all’opera.
Oltra ad essere il primissimo murale per Biancoshock, l’intervento è una riflessione a tutto tondo su temi quali l’inclusione sociale e l’immigrazione. La scelta non è casuale ma si rifà all’anima popolare del quartiere in cui l’opera è stata realizzata.

Biancoshock mette a confronto la struttura canonica del cruciverba con il sistema sociale in cui viviamo e in cui tutto deve essere definito, ordinato e localizzato, uno schema chiuso quindi ed interamente basato su definizioni e regole. All’interno di un ordinamento del genere a ‘far paura’ è la casella nera, ovvero quell’intervallo di conoscenza che intercorre tra una parola ed un’altra, un vero e proprio buco nero, non ancora definito e che a molti fa paura.
La scelta di rendere questi intervalli un parola vera e propria suggerisce la volontà dell’artista di rievocare tutte quelle storie non raccontate, quelle fatiche e peripezie di coloro che hanno viaggiato e lottato duramente per arrivare a vivere in un quartiere come questo dove l’opera vive.

Le parole stesse che compongono il cruciverba sono per la maggior parte inerenti ai temi trattati. A concludere l’opera due pannelli fissati sulla parete che riportano le definizioni scritte nella stessa lingua della parole da trovare. Infine per chi fosse interessato, sul sito dell’artista è disponibile il cruciverba con le definizioni, da scaricare e compilare.

Monte Immagine: Le installazioni ambientali temporanee di Alberonero a Vallo di Nera

03/11/2020

Nel mese di Ottobre Alberonero ha presentato “Monte Immagine”, una serie di installazioni ambientali temporanee realizzate nell’Altopiano delle Immagini, luogo incontaminato situato sula cima della montagna di fronte a Vallo di Nera in Umbria.
Le opere, sviluppate in collaborazione con STUDIO STUDIO STUDIO, sono state realizzate nell’ambito del progetto “Umbria, una terra che ti muove” promosso da C.U.R.A. – Centro Umbro di Residenze Artistiche.

Monte Immagine si compone di cinque installazioni realizzate all’interno di un’unica radura. Ad accomunare ognuna di esse la presenza degli alberi come colonne portanti. Ogni opera è infatti composta da materiali naturali reperiti nei boschi limitrofi – come tronchi e i rami d’albero – resine e tessuti colorati che nell’idea dell’artista vanno a fondersi con il paesaggio circostante e gli elementi fisici ed atmosferici tipici del luogo.

L’aspetto riflessivo e percettivo delle opere di Alberonero si traduce qui in un percorso di esplorazione ed indagine del paesaggio, dei suoi elementi costitutivi e del legame che essi instaurano con l’essere umano.
La possibilità di maturare un rapporto diretto con il territorio e con le sue specificità durante la residenza, portano l’artista a riflettere sui repentini cambi metereologici a cui ha assistito, a guardare alla presenza costante e variabile delle nuvole, riflettendo questi elementi nelle opere realizzate.
Ciascuna di esse guarda allo spazio circostante, ergendosi all’interno di questo grande vuoto, dialogando con esso, suggerendo suggestioni differenti prima di scomparire ed essere assorbite dagli agenti atmosferici.

La fragilità e temporaneità delle opere suggeriscono e ci avvicinano a quelle sensazioni di straordinaria solitudine che solo la natura riesce a regalarci. Alberonero tesse qui l’ennesimo filo diretto con il luogo, cercando attraverso queste opere di suggerire un nuovo equilibrio percettivo da e con esso.
L’artista altera temporaneamente la radura naturale attraverso la sua stessa materia, imbastisce una presenza labile e fugace che si muove con essa e che da essa verrà assorbita, restituendo sensazioni e stati d’animo al luogo stesso che le ha generate.

Fotografie di Roberto Conte

CERNUNNOS: L’opera di Gola Hundun sul concetto di vita e di rinascita

02/11/2020

Nell’ambito del progetto Segnavie, promosso dall’associazione e socio-culturale Maeba di Prunetta (Pistoia), l’artista italiano Gola Hundun ha realizzato una nuova opera dal titolo “CERNUNNOS”.

Da sempre sensibile al tema dell’armonia tra uomo e natura ed all’importanza ora più mai di un rinnovato equilibrio tra queste due forze, Gola Hundun in quest’opera lavora attraverso diversi allegorie.
L’intervento rappresenta il concetto di vita e di rinascita attraverso la forma di un uovo, realizzata attraverso un agglomerato di foglie e vegetazione, e l’installazione sulla parete di un piccolo nido in argilla, modellato e dipinto a mano.

Nella parte superiore del dipinto vediamo emergere una figura blu in cui è possibile leggere sia l’apice della composizione vegetativa che la silhouette di Cernunnos. La loro sovrapposizione rappresenta il picco, la montagna da raggiungere, una presenza preziosa che può essere letta come un modo per ricollegare la vita e la natura alla nostra quotidianità.

La scelta di Cernunnos non è casuale, ma si rifà al “dio cornuto” del politeismo celtico, una divinità di origine sciamanica, presente quindi anche nelle cultura pre-celtiche e adorata in tutto il continente indoeuropeo. Cernunnos è il dio della natura, della fertilità, della caccia e della fauna selvatica, riflette le stagioni dell’anno in un ciclo annuale di vita, morte e rinascita. La sua presenza all’interno dell’opera avviene sotto forma di visione microscopica, ovvero la prima cellula.

Nella parte centrale dell’opera Gola Hundun sceglie di installare un piccolo nido, un azione artistica che vuole enfatizzare l’idea vita e di rinascita, “un nido nell’uovo che può contenere nuove “uova”” spiega l’artista, sia per sottolineare l’importanza della convivenza tra uomo e natura, trasformando al tempo stesso la pittura murale in un micro habitat.

Fotografie di Niccoló Begliomini

Escif al Centre Del Carme Cultura Contemporánea di Valencia

25/10/2020

“Qué pasa con los insectos después de la guerra?” è la mostra presentata da Escif negli spazi del CCCC – Centre Del Carme Cultura Contemporánea di Valencia. La capacità dell’artista di sviluppare e sintetizzare narrazioni e riflessioni complesse ed articolate, esplode qui attraverso un allestimento corposo e sfaccettato.

Curata da Teresa Juan, l’esposizione è suddivisa in due parti complementari capaci di articolare una riflessione sull’impulso a creare e l’impulso a distruggere dell’essere umano. Si tratta di una dualità insita nell’uomo che Escif sceglie di approfondire attraverso una personalissima narrazione sulla guerra, sottolineando come attraverso questo moto perpetuo, l’uomo continui a progredire e la vita continui a fiorire.

Nella sala interna sono presenti diverse statue da giardino che ruotano su se stesse ed emettono suoni, rispondendo ai dati dei tassi di natalità della Striscia di Gaza, come se fossero delle macchine da guerra.
I segni e linee gestuali sospesi in aria sono stati realizzati da bambini di età compresa tra i nove e undici anni. Lo scopo di Escif è quello di mettere lo sguardo del bambino al primo posto. Gli scarabocchi nascono infatti dall’intervento dei ragazzi e delle ragazze su fotocopie in cui venivano rappresentati i simboli del potere. Il risultato, è quello di ragazzi e ragazze che creano e immaginano un mondo diverso e, allo stesso tempo, distruggono qualcosa di prestabilito.
A concludere l’esposizione interna un video mandato in loop sui bombardamenti ad Aleppo e alcune testimonianze scritte da persone che hanno vissuto il conflitto a Gaza.

All’esterno invece, replicando il costante discorso duale della mostra, l’artista dipinge alcuni fiori che rappresentano la risposta alle domande poste all’interno. La scelta dei fiori si rifà al discorso di Marlene Dietrich, attrice e cantante tedesca naturalizzata statunitense, alle truppe nordamericane durante la seconda guerra mondiale. Non solo, il murale recupera le copie originali che hanno ispirato Francisco Franco nel suo primo olio. Il dittatore iniziò a dipingere rappresentando i fiori nel suo giardino.
L’opera di Escif simboleggia quel momento di ispirazione ed è un altro modo di rappresentare le pulsioni che abitano ogni essere umano.

Fotografie via CCCC

Il murale di 2501 a Milano dedicato a Lama Gangchen Tulku Rinpoche

20/10/2020

Nel percorso spirituale e culturale del Tibet ed all’interno del tantrismo buddista è fondamentale la figura del guru. Il maestro è colui che comprende la psiche dei suoi discepoli, impartendo loro la necessaria iniziazione per risvegliarne il potenziale illuminato, eliminando qualsiasi ostacolo etico o cognitivo lungo il sentiero.

Lama Gangchen Tulku Rinpoche nasce nel 1941 a Dakshu, un piccolo villaggio del Tibet occidentale. A cinque anni entra nel Monastero di Gangchen, come novizio nella scuola dei Gelug. All’età di dodici anni riceve il titolo medico e filosofico di Kachen (normalmente conseguito dopo almeno venti anni di studi), mentre tra i tredici ed i diciotto anni prosegue i suoi studi presso le due più importanti università monastiche del Tibet (Sera Me e Tashi Lhumpo) e nei monasteri di Tropu e Neutsong.

Con l’invasione del Tibet da parte della Repubblica Popolare Cinese, a cavallo degli anni cinquanta, Lama Gangchen Tulku Rinpoche, venne imprigionato e costretto ai lavori forzati.
Nel 1963, riuscì a raggiungere l’India iniziando a lavorare come Lama guaritore presso le comunità tibetane ivi presenti, diventando inoltre medico della famiglia reale. Successivamente, nel 1981 inizia il suo viaggio per il mondo, insegnando varie pratiche di meditazione e concetti legati all’educazione alla pace interiore e alla cura dell’ambiente.
Nel 1985 arriva in Italia, ivi stabilendosi e insegnando presso vari istituti buddisti e fondando due sedi per gli insegnamenti buddisti: uno a Milano e l’altro a Bée in Piemonte, dove si è trasferito nel 1999.

I suoi insegnamenti fanno tutti perno sulle concezioni della filosofia buddhista vajrayana e dell’antica tradizione medica e di guarigione himalayane basate sui Quattro Tantra Medici.
Lama Gangchen Tulku Rinpoche ebbe modo di riflettere su come nella società occidentale fossero venuti a mancare i valori spirituali e su come questi fossero stati sostituiti dal consumismo e dalla competizione.
Da qui elaborò il concetto di “educazione non-formale”, un insieme di insegnamenti rivolti alla corretta gestione delle emozioni, della psiche e della capacità razionali, da affiancare a all’educazione formale, identificata con tutto ciò che viene insegnato dal sistema scolastico dei diversi paesi.

Lama Gangchen Tulku Rinpoche si è spento all’età di 78 anni e questo suo passaggio nel mondo ha lasciato una traccia indelebile nel cuore di molti. Tra questi l’artista italiano 2501 che ha recentemente realizzato nel quartiere Repubblica a Milano un nuovo murale interamente dedicato alla sua figura.
Discepolo del guru da oltre 20 anni, 2501 ha dipinto il nodo eterno – un simbolo molto importante per la cultura buddista e parte degli otto simboli di buon auspicio – come rappresentazione della saggezza e della compassione, due delle virtù che il maestro incarnava.

L’opera-tributo fa parte di una nuova serie di lavori di 2501 incentrati sull’esplorazione dell’iconografia sacra tibetana e sull’utilizzo dei colori. L’artista è solito infatti lavorare unicamente attraverso il bianco e il nero, quest’opera prosegue quindi su quanto visto alcuni mesi fa su una piccola parete a Los Angeles.

Il murale è visibile su Via Marco Polo a Milano

Grazie a Giovanni Candida / WallsOfMilano per le fotografie

OPERA: L’installazione di Edoardo Tresoldi sul lungomare di Reggio Calabria

15/10/2020

Edoardo Tresoldi ha da poco presentato OPERA, un nuovo progetto promosso e commissionato dal Comune e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria. L’artista, dopo aver realizzato nel 2013 “Il Collezionista di Venti” a Pizzo, torna a lavorare in Calabria con una nuova opera permanente, la seconda in Italia dopo la “Basilica di Siponto” realizzata Puglia.

OPERA è un architettura aperta, composta da un colonnato di 46 colonne realizzate in rete metallica ed alte 8 metri d’altezza, che si estende all’interno di un parco di 2.500 mq. Si tratta quindi di un monumento attraversabile e completamente fruibile dai cittadini e dai visitatori. L’intervento si inserisce all’interno di uno dei più ampi spazi pubblici in Europa con l’intento di diventare un nuovo landmark del territorio.

Con questa nuova installazione Edoardo Tresoldi celebra la relazione contemplativa tra luogo e l’essere umano, servendosi di un linguaggio architettonico classico e della trasparenza della materia assente (la rete metallica). Nell’intenzioni dell’artista OPERA assume quindi i connotati di un monumento alla contemplazione attraverso il quale il luogo stesso si (ri)definisce.

L’artista innesca un dialogo con lo spazio circostante, giocando con la grammatica dell’architettura classica e con gli effetti di trasparenza, per sviluppare nuove ed inedite sensazioni visive.
La scelta delle colonne non è casuale ma si rifà ad un retaggio culturale occidentale quanto mai capace di sintetizzare una cornice aulica per il luogo, che acquisisce così una nuova e differente chiave di lettura.
Edoardo Tresoldi accompagna i visitatori all’interno di una dimensione percettiva mutevole, dove le altezze delle colonne si fondono con le profondità del parco accogliendo, accompagnando e scandendo il percorso di chi lo attraversa. I contorni dell’opera perdono definizione per fondersi con il contesto circostante, attraverso giochi di luce ed ombra capaci di innescare un rapporto simbiotico tra le colonne stesse e gli alberi presenti all’interno del parco.

Opera gioca quindi con i concetti di composizione e decomposizione architettonica tanto cari all’artista. L’utilizzo ancora una volta della rete metallica e il contrasto tra armonie e disarmonie, tra gli elementi del parco e l’installazione stessa, favoriscono quella sensazione di visibile-invisibile che da sempre accompagna le produzioni di Tresoldi. Alimentano nuove sensazioni, nuovi stimoli e immaginari ai confini tra arte, architettura e paesaggio.

Durante il week end di inaugurazione si sono tenuti una serie di eventi collaterali con musica, performance e poesia. A completare l’intervento quindi l’installazione sonora del musicista e compositore Teho Teardo, basata sul ciclo mattino, tramonto, notte, le poesie del poeta e scrittore Franco Arminio e infine il concerto del cantautore Brunori Sas, vincitore del premio Tenco 2020.

OPERA è visibile e visitabile sul Lungomare Falcomatà presso il parco di Via Giunchi.

Grazie all’artista per le immagini
Fotografie di Roberto Conte

Il murale di Basik e Run nel quartiere Rovezzano a Firenze

13/10/2020

Basik e Run sono stati invitati a realizzare un nuovo murale su una palazzina di 6 piani nel quartiere Rovezzano di Firenze. Fortemente voluto e curato da Matteo Bidini della Street Levels Gallery, il progetto ha visto lavorare insieme i due artisti italiani per la prima volta in assoluto.

L’opera nasce dal dialogo tra il quartiere e i due artisti e da una successiva loro riflessione. Inizialmente era infatti stato espresso il desiderio di realizzare un intervento che avesse come oggetto il pugilato in quanto, nei pressi della parete, è presente una palestra di box popolare per i ragazzi della zona.
Partendo da questo incipit Basik e Run, scansando l’idea di un opera troppo didascalica, hanno optato per un intervento basato sulla tematica della sfida e del confronto/scontro che lega due entità e le spinge ad affrontarsi sul ring, come su molti altri campi di battaglia.

Basik e Run sono riusciti nella non semplice sfida di unire i rispettivi immaginari mantenendo però riconoscibili gli elementi caratteristici della propria ricerca e del proprio personale tratto stilistico.
La realizzazione dell’opera rientra poi nella serie di eventi collaterali promossi durante il Festival dei Diritti, manifestazione che ogni anno festeggia la Toscana come primo paese al mondo ad aver abolito la pena di morte nel 1786.
Fedela a questo contesto e a questo tema, la pittura vuole sottolineare e ricordare come tutti i diritti ad oggi acquisiti non sono mai piovuta dal cielo, ma quasi sempre sono stati duramente conquistati e mantenuti a seguito di rivoluzioni, resistenze e lotte. Accadimenti questi largamente documentati sui libri, ma dei quali ad oggi troppo spesso viene a mancare la memoria.

L’opera è visibile su Via Rocca Tedalda a Firenze.

Zed1 a Montegranaro sull’idea di ricostruzione e ripartenza

23/09/2020

Zed1 ha realizzato un nuovo dipinto murale all’ingresso della scuola Santa Maria di Montegranaro, si tratta di un ritorno per l’artista che sempre qui nel 2018 aveva realizzato sulla facciata esterna del cinema La Perla lo splendido “Un viaggio per le stelle“.

Montegranaro è una cittadina della provincia di Fermo nelle Marche che nel 2016 è stata colpita dai fortissimi terremoti che hanno interessato le zone del Centro Italia. Tra gli edifici colpiti, la scuola primaria Santa Maria che ha recentemente terminato i lavori di adeguamento sismico, riaprendo le classi ai bambini e diventando così un simbolo di ripartenza per la zona.

Zed1 ha raccolto questi spunti per sviluppare un tema tanto attuale quanto delicato come quello della ricostruzione e ripartenza, adattando un disegno che aveva precedentemente realizzato ad aprile e mai pubblicato. Per i più attenti l’artista poi non è nuovo a lavorare in zone colpite da un sisma, avendo realizzato a L’Aquila uno dei suoi lavori più iconici.

Per questa nuova opera dal titolo “Si può ricostruire”, Zed1 ha scelto come soggetto principale un anziana signora alla quale è andato in frantumi un vaso dove stavano crescendo dei fiori di giglio. La figura è intenta a ricostruire il proprio vaso utilizzando alcuni mattoncini Lego colorati. Dalla finestra adiacente filtra una luca che proietta l’ombra del fiore sul pavimento rivelando così la sagoma dell’Italia.

L’opera, come accade spesso per le pitture dell’artista, porta con sé diversi significati e chiavi di lettura. È durante la quarantena che Zed1 ha avuto l’idea di realizzare un immagine di questo tipo, proprio quando tutto sembrava cadere a pezzi e andare in frantumi. La scelta di rendere protagonista un anziana non è casuale, le persone più esposte durante questa pandemia sono proprio gli anziani e perderli significherebbe rinunciare ad una parte fondamentale della nostra comunità, restando privi della loro saggezza popolare e coraggio necessari per ricostruire.

Grazie all’artista per le foto

INSURRECTA: Borondo a Segovia riflette sull’idea di rivolta tra paesaggio e storia del luogo

16/09/2020

Dopo 6 mesi di progettazione e a distanza di dieci anni, Gonzalo Borondo ritorna in Spagna, nella sua Segovia, dove insieme al Comune e in collaborazione con Acción Cultural Española (AC/E) e con il supporto organizzativo di STUDIO STUDIO STUDIO, ha recentemente presentato INSURRECTA, progetto di arte pubblica profondamente legato alla storia e ai paesaggi di questi luoghi.
INSURRECTA è pensato come una non-mostra nello spazio pubblico, un percorso totalmente esterno al centro turistico di Sevovia e interamente realizzato sui cartelloni pubblicitari presenti intorno alla città. Il risultato finale è un percorso di 32 opere, distribuite in 17 tappe e suddivise in 5 capitoli, capaci di rielaborare la famosa Rivolta dei Comuneros (1520 – 1522) che a distanza di 500 anni rivive attraverso la particolare interpretazione estetica e critica che l’artista ha scelto di dare.

La Rivolta dei Comuneros fu un’insurrezione armata che interessò diversi centri urbani della regione spagnola della Castiglia e León durante i primi anni del regno di Carlo V d’Asburgo.
La rivolta scaturì come risposta all’ascesa e alle pretese di re Carlo che, cresciuto nelle Fiandre, estraneo alla lingua, agli usi e costumi del luogo, decise di accompagnarsi esclusivamente a cortigiani fiamminghi, togliere alcuni privilegi ai nobili locali e soprattutto pretese copiose imposte ai sudditi al fine di finanziare guerre extra-territoriali ed ottenere così l’elezione come regnante del Sacro Romano Impero.
Nel maggio del 1520 a Segovia si registravano le prime insurrezioni popolari che iniziarono a venir chiamate Rebelión Comunera in tutta la Castiglia. È un periodo di grande conflitto, con l’esecuzione per mano del popolo degli esattori reali, come il reggente Rodrigo de Tordesillas, accusato di tradimento per aver appoggiato Carlo I rispetto agli interessi della città. Segovia si era infatti distinta nel corso dei secoli per aver sviluppato condizioni di libertà e di autogoverno e i suoi cittadini, che consideravano le azioni del re come un affronto, si mobilitarono in un’intensa protesta pubblica, vestendosi di nero, andando in processione con i bambini in lacrime, bruciando la paglia e utilizzando come simbolo alcune bandiere nere.

Partendo da questo racconto storico Borondo, dopo una prima e attenta fase di ricerca di natura storiografica, rende omaggio ai Comuneros, all’idea di rivolta, sviluppando una riflessione stratificata e capace di abbracciare tematiche differenti e di discostarsi da quelle strumentalizzazioni politiche che da sempre accompagnano questa vicenda storica.
Il concetto di rivolta viene approfondito attraverso una metafora che rifà al rapporto tra uomo e natura con quest’ultima che viene vista come un elemento sovversivo e capace, in particolare durante i giorni del lockdown scaturiti dal coronavirus, di un risveglio, di una rinascita e di una riappropriazione degli spazi. Gli stessi cartelloni pubblicitari, situati in uno spazio visuale di Segovia meno conosciuto dai turisti, dei veri e proprio non-luoghi, nell’intenzioni di Borondo vengono restituiti alla cittadinanza attraverso una vicenda storica di grande appartenenza. Cancellando gli spazi bianchi e rivendicando il paesaggio visivo, esattamente come i comuneros si sono riappropriati del bene comune, l’arte si riappropria degli spazi pubblicitari.

Dal punto di vista estetico Borondo ha scelto qui di riavvicinarsi con forza agli elementi maggiormente pittorici del suo lavoro ispirandosi e omaggiando il lavoro di Francisco Goya, in particolare “Desastres de la guerra”, serie di incisioni raffiguranti gli episodi cruenti che hanno accompagnato il periodo della guerra d’indipendenza spagnola e “Los caprichos”, ciclo di lavori realizzati con le tecniche di acquetinte e acqueforti raffiguranti vizi, bassezze e superstizioni diffuse nella Spagna del XVIII secolo. La scelta non è casuale ma nell’intenzione dell’artista rievoca la capacità di lettura del proprio tempo tipica di Goya.
Il risultato finale contiene quindi diverse tecniche, capaci di modificare ed ampliare lo spazio dei cartelloni pubblicitari, con le opere che presentano come matrice comune il monotipo, particolare tecnica che non permette multipli, già sperimentata dall’artista durante la collettiva COLERA.
Borondo ha quindi lavorato con diverse tecniche plastiche capaci di trasformare ed estendere lo spazio dei cartelloni pubblicitari e di sviluppare un dialogo serrato e una contrapposizione con il paesaggio e il contesto circostante, che divengono così parti dell’opera stessa. Ogni opera, dotata di un preciso punto di osservazione, è pensata come un esperienza a se stante dove ad esempio le sculture in ferro e i pannelli microforati escono dalle cornice dei billboards, la cianotipia produce un realismo onirico proprio delle prime fotografie, l’utilizzo dell’animazione proietta il progetto oltre il supporto originale, rendendo il progetto l’ennesima dimostrazione della natura multidisciplinare dell’immaginario dell’artista spagnolo.

Il risultato finale è una narrazione onirica, densa di riferimenti e di spunti di riflessione che accompagnano lo spettatore attraverso le varie fasi della rivolta. Il racconto storico si fonde con l’ambiente che circonda gli spazi creando un percorso introspettivo dove i richiami e le reminiscenze elaborati da Borondo suggeriscono metafore legate alla natura, alla ciclicità della vita, all’appartenenza e alla lotta, suggerendo ancora una volta l’importanza dello spazio pubblico come strumento di analisi del tempo, di riflessione e trasformazione attiva delle persone.

INSURRECTA sarà visibile fino al 23 Aprile 2021, successivamente i cartelloni pubblicitari diventeranno spazi d’arte dove il paesaggio continuerà ad avere un senso. Alcune delle opere realizzate per il progetto rimarranno permanenti e gli stessi cittadini di Segovia che avranno modo di scegliere quali.

Fotografie di Roberto Conte e Diego de Miguel

L’installazione di Escif come simbolo di calma, pazienza e speranza per il futuro

20/03/2020

Una donna medita al centro di una piazza, al centro di una crisi mondiale, al centro del rumore che un virus ha messo a a tacere.

“Esto tambien pasará” ha un cuore di 4 tonnellate di legno e doveva essere bruciata durante Las Fallas 2020 il 19 marzo. A causa della crisi per il corona virus tutti i festeggiamenti sono però stati rimandati. L’opera voleva suscitare una riflessione sui tempi bui che stiamo vivendo, sul bisogno di riconnetterci con il nostro pianeta e gli uni con gli altri, sull’esigenza di riaccendere e riavvicinarci alla nostra luce interiore. Voleva ispirare un senso di pazienza, calma e speranza dicendoci che anche questo (difficile periodo) passerà.

Las Fallas è una festività valenciana che si svolge ogni anno tra la fine di febbraio e metà marzo. Secondo la tradizione la ricorrenza fu inventata da una corporazione di carpentieri che alla vigilia della festa di San José (loro patrono) incendiarono diversi oggetti in segno di buon auspicio e purificazione. La parola Fallas si riferisce alle strutture in legno e cartapesta che durante le celebrazioni vengono bruciate per esorcizzare la cattiva sorte e auspicare buona fortuna.
Il progetto di quest’anno, firmato da Escif e presentato lo scorso giugno, prevedeva la realizzazione di una imponente figura femminile in posa meditativa al centro della Plaza del Ayuntamiento, il cuore pulsante di Valencia. L’artista e il suo team hanno lavorato quasi un anno con gli artigiani e specialisti Manolo Martin e Jose Ramón Espuig realizzando un imponente struttura di 20 metri. Escif ha infine deciso di aggiungere una grande maschera chirurgica sul viso della scultura, tradotto: ora più che mai abbiamo bisogno di calma, speranza e pazienza.

Con il propagarsi della pandemia e del sentimento comune di dover affrontare un evento di portata globale, l’opera è presto diventata un simbolo di riflessione sul nostro tempo e sulle possibilità del futuro.
L’arte ha questa magica capacità di lavorare con il subconscio collettivo di un’intera società. E la crisi, per la sua natura straniante, ci ha obbligati tutti a restare fermi, a interrompere quel moto perpetuo e infinito per tornare a guardarci dentro, a confrontarci con noi stessi e di conseguenza a proiettarci fuori, verso il futuro, verso l’immaginato e il possibile. Ed è esattamente così che un simbolo di pace, tranquillità e speranza è diventato l’ideale rappresentazione di una comune unità di intenti, di una solidarietà reciproca, perché in fondo siamo tutti nella stessa barca e la vita di ognuno riguarda l’altro. Così il corpo dell’opera è stato bruciato, il busto invece rimarrà al suo posto fino a quando questa crisi non si concluderà.

Per Escif questo è un tempo di meditazione, di consapevolezza ritrovata e di profonda saggezza. Un opportunità di raccoglimento, di introspezione che possa consentirci di continuare a vedere la nostra luce interiore, anche quando tutto intorno a noi sembra spegnersi.
Abbiamo dovuto rallentare il movimento della società per evitare il propagarsi del contagio. Abbiamo aperto uno squarcio, un opportunità rara di poter rallentare mentre abbiamo fretta di non arrivare da nessuna parte. Abbiamo il tempo di poter riflettere, riavvicinarci e pensare ad un mondo diverso e migliore.

Meditare è un esercizio che aiuta la nostra coscienza all’accettazione dell’impermanenza. La donna che medita ci dice che tutto è impermanente. Niente è per sempre, Il giorno darà luogo alla notte che porterà al giorno. Tutto si muove continuamente. La realtà sta cambiando. Viviamo in un momento incerto che non sappiamo dove ci porterà. Anche questo passerà.

photos courtesy of the artist

FestiWall: Riallacciare il rapporto tra comunità e spazio pubblico

12/11/2019

Quando si parla di festival d’arte pubblica credo sia importante analizzare l’impatto che questi hanno e stanno avendo sul tessuto sociale e urbano delle città. Assodato che non sempre si assiste a progettualità capaci di dialogare e di interrogarsi sulle specificità e fragilità di un determinato spazio pubblico, FestiWall in questo ha saputo distinguersi.

La nascita della rassegna di Ragusa è da ricollegarsi all’esperienza avviata dalla Farm Cultural Park di Favara, un gioiello culturale pensato per recuperare il centro storico di Favara, a cui va il grande merito di aver tracciato una strada intrapresa poi da diverse realtà sparse per la Sicilia e per l’intero meridione. FestiWall ha saputo fare proprie le possibilità e lo spirito di sperimentazioni di questo tipo proponendo però una formula propria e maggiormente legata all’arte urbana.

In cinque edizioni il festival curato da Vincenzo Cascone, e per i primi quattro anni anche Antonio Sortino, ha infatti tracciato uno spaccato di quelle che sono le criticità della città, unendo aspetti critici, urbanistici e prospettive diverse per sviluppare un discorso attorno ad essa. Le storie e le bellezze degli oltre 30 interventi prodotti in questi cinque anni di FestiWall sono il lascito di uno dei più importanti progetti d’arte urbana presenti su tutto il nostro territorio e non solo.

La prima edizione, datata 2015, parte con il semplice assioma 5 artisti per 5 muri. Le opere vengono concentrate tutte in un’unica zona, una scelta di natura logistica ma che ben presto diviene paradigma stesso del progetto.

Ogni area ha infatti le sue caratteristiche e una sua storia che la rendono differente dalle altre. Proprio in virtù delle differenze e delle peculiarità dei diversi quartieri che FestiWall decide di sviluppare il progetto come un indagine vera e propria. L’idea è quella di ripercorrere all’indietro quello che è stato lo sviluppo urbanistico della città facendo salti atemporali e promuovendo una storicità senza soluzione di continuità. L’intento è quello di comprendere meglio Ragusa e far prendere coscienza della città ai suoi cittadini.

La rassegna si è quindi sviluppata in maniera diffusa, attraverso narrazioni implicite e capaci di insistere su luoghi diversi, dal centro alle periferie, adottando per ogni edizione un differente quartier generale con l’intento di spostare temporaneamente il cuore pulsante della città, attivando e scuotendo luoghi e cittadinanza intera.

La possibilità di interagire e di poter affrontare le urgenze di specifici quartieri rappresenta già da sola l’opportunità e il punto di partenza per poter riflettere su di essi. Nell’idea del festival queste zone smettono di essere abbandonate anche solo temporaneamente acquistando, attraverso la forza straniante delle opere realizzate, un nuovo valore collettivo e morale. Gli interventi una volta metabolizzati rappresentano infatti il punto di partenza per far si che lo spazio torni ad essere davvero pubblico.

Questa esigenza nasce dalla volontà di riavvicinare le persone alla propria città, contrastando attraverso l’arte pubblica tutte quelle logiche legate alla storia e all’espansione edilizia che nei secoli e negli anni hanno reciso il rapporto tra Ragusa e la sua comunità. La storia del capoluogo è infatti segnata dalla presenza di due centri, frutto del terremoto della Val di Noto che nel 1693 spazzò letteralmente via tutto. Bisogna partire da qui, da quasi tre secoli indietro nel tempo per comprendere al meglio le particolarità sociali e territoriali del progetto FestiWall.

Nella sua collocazione originaria Ragusa aveva due chiese maggiori: quella di San Giorgio e quella di San Giovanni. I rispettivi devoti erano divisi da un antica rivalità catalizzata dalle differenti e contrapposte classi sociali. I sangiorgiari erano di origine nobiliare mentre i sangiovannari rappresentavano la nascente borghesia.

Il terremoto fu il pretesto per questi ultimi per riscattarsi dalla soggezione dei nobili e conquistare una propria autonomia. Il risultato fu la costruzione di una nuova città sul pendio del Monte Patro, già sede prescelta per la costruzione della nuova chiesa di S. Giovanni. Di contro i parrocchiani di S. Giorgio decisero di ricostruire la città sulle rovine di quella distrutta, lì dove erano nati e vissuti, additando i sangiovannari come traditori e stranieri.

La rivalità tra Ragusa superiore e Ragusa inferiore o Ibla si protrasse nel tempo, causando diverse divisioni formali e successive riunificazioni, nonché una gara all’abbellimento estetico delle rispettive chiese maggiori. Nel 1926 Ragusa divenne provincia, i due comuni vennero finalmente e definitivamente riuniti sono un unico nome e come patrono della città fu scelto S. Giovanni Battista, S. Giorgio rimane ad oggi il patrono del quartiere inferiore.

A distanza di secoli le particolarità urbanistiche di Ragusa, le sue contrapposizioni sociali continuano a influenzare pesantemente la vita dei suoi cittadini. Nulla di nuovo, il territorio è stato violentato da una massiccia attività costruttiva attraverso una disordinata e disorganizzata espansione urbanistica verso sud e ovest che ha avuto diverse conseguenze di natura sociale ed economica.

La prima e più rilevante è che ci sono più case che abitanti, di queste il 42% risulta infatti sfitto, un dato questo che rende la città la prima in Italia per superfice immobiliare pro capite. A Ragusa insomma ci sono oltre 30.000 abitazioni in più rispetto a quelle necessarie alla popolazione di circa 75.000 abitanti. Non solo, la costruzione di veri e propri “quartieri dormitorio”, privi di servizi, attività commerciali e del tutto abbandonati a se stessi, rappresenta l’ennesimo esempio di una cattiva programmazione economica, politica ed urbanistica. Il risultato è uno squilibrio immobiliare e sociale, costruzioni abbandonate, la nascita di veri e propri ghetti con tutti i problemi che realtà del genere si portano dietro. Questo, unito alla costruzione di giganteschi poli commerciali, ha causato uno svuotamento della parte centrale e storica della città, attratta dagli affitti bassi delle periferie e disincentivata a rimanere nelle zone centrali vista la chiusura di attività commerciali e la conseguente perdita dei servizi, che ha avuto come effetto un rimodellamento del tessuto sociale cittadino.

FestiWall ha voluto quindi restituire un certo tipo di fruizione culturale alla sua dimensione pubblica e gratuita, unendo passato e presente con l’obbiettivo di creare nuovi elementi monumentali, nuovi simboli capaci di restituire un idea di identità e coesione, ma anche di far riflettere aprendo un dialogo con il tempo e con lo spazio. L’edizione del 2019 e le sue opere chiudono il cerchio e ben rappresentano lo spirito e gli stimoli che hanno accompagnato questo lungo viaggio.

M-City: Check Point (Copertina)
Zona industriale Ragusa
M-City è tra le piacevoli soprese di quest’ultima edizione. L’artista e architetto polacco ha lavorato all’interno di un vecchia fabbrica abbandonata unendo in modo perfetto il suo immaginario con gli elementi e le strutture architettoniche del luogo. L’intervento è interamente realizzato attraverso la tecnica dello stenci e fa parte della serie di opere dedicate ai titani. Questi nell’idea dell’autore, oltre ad essere i protagonisti semi-umani di un mondo in decadenza alle periferie dell’impero, rappresentano in modo perfetto i temi le fragilità dell’epoca moderna.«Nella desolazione di terre lontanissime, una carrozza procede alla verifica delle fortificazioni, sotto l’occhio attento del padrone. Alcuni schiavi trainano la carrozza, altri riparano le gabbie, con il loro lavoro cambiano la realtà, vivendo nascosti dietro i muri corrotti dal tempo, in cerca di energia fra i residui meccanici della civiltà. Il semplice occhio umano non può cogliere la brama onnivora delle multinazionali, può, al massimo, farne parte come consumatore finale. Questa è la condizione dei nostri tempi.” – M-City

Franco Fasoli JAZ: San Giorgio y el terremoto
Via Generale La Rosa
L’opera murale di JAZ è quella maggiormente ispirata alla storia di Ragusa, del suo terremoto e di tutto quello che ha significato per questa città. In particolare l’intervento focalizza la sua attenzione sulla diatriba legata ai santi patroni di Ragusa e sulla rivalità tra la parte antica, devota a San Giorgio e quella moderna devota a San Giovanni.
«Ho pensato fosse interessante collocare un San Giorgio nell’ingresso principale della moderna Ragusa, con alcuni dettagli interni che rimandano alla competizione delle due opposte fazioni. La reazione della gente in prima battuta è stata di sconcerto, ma col passare del tempo sono iniziati ad affiorare sentimenti di nostalgia e conciliazione fra gli antichi e i moderni simboli di Ragusa.» – Franco Fasoli JAZ

Elian: Traiettorie e forme
SkatePark via Napoleone Colaianni (Headquarter 2019)
Lo skate park dipinto da Elian è stato anche il centro gravitazionale dell’ultima edizione di FestiWall. L’artista Argentino ha scelto di romperne le geometrie attraverso un lavoro di decostruzione e costruzione dello spazio. Ispirato dal movimento degli skaters, dalle loro evoluzioni ed incroci capaci di generare linee differenti rispetto al luogo in cui si esercitano, Elian ne ha quindi riplasmato lo spazio trasformando ostacoli e rampe in sculture visive attraverso l’utilizzo della consueta scala di colori e del tipico immaginario astratto. L’intento finale è stato quindi quello di creare una sorta di contrasto tra ciò che esiste e ciò che viene percepito , tra il cemento e l’opera finale. D’altronde, il conflitto, è un elemento essenziale dell’arte.
«Il mio primo obiettivo non è dipingere, ma creare un dialogo con l’ambiente che mi circonda, attraverso ciò che percepisco guardando, attraversando, vivendo lo spazio. È un dialogo basato sulle sensazioni, che cambiano a seconda del luogo in cui mi trovo e lavoro, creando di volta in volta nuovo significato. In ogni città, infatti, al di là dei messaggi che ci trasmettono le istituzioni, i poteri sociali ed economici, c’è sempre una riserva di espressione sfuggente, un campo di significazione artistica e politica che vuole e può essere liberata e democratizzata, offerta a tutta la comunità.
Io cerco semplicemente di ascoltare e interpretare questa riserva, provando a farla emergere attraverso un linguaggio non figurativo, perché credo che l’astrazione possa accedere a un livello di complessità molto più vasto, intrecciandosi con i contenuti urbani senza creare gerarchie tra arte e realtà.» – Elian

Ampparrito: About Reducing, Reusing and Comtemporary Muralism
Zona industriale Ragusa
«Quando il direttore artistico di FestiWall, Vincenzo Cascone, mi ha invitato a far parte dell’ultima edizione di Festiwall, mi ha proposto il luogo dove realizzare la mia opera, ubicato vicino alla zona industriale della città, davanti a un centro di riciclo rifiuti. Il contesto mi ha dato l’input per sviluppare l’idea. Oggi il termine riciclo è abbastanza noto e diffuso, perché fra le tre “R” del teorema ecologico (Riciclare, Ridurre, Riutilizzare) è il principio più allineato al nostro sistema economico, una specie di magia attraverso la quale i rifiuti vengono trasformati in prodotti e poi rivenduti mentre salviamo il pianeta e creiamo posti di lavoro. Le altre 2 “R”, invece, non sono così alla moda e redditizie. Ridurre e riutilizzare sono pratiche anti-sistema, perché implicano meno produzione e non danno né profitto né lavoro. Servono solo a salvare il pianeta. Così ho deciso di giocare con questi due concetti. Mi sono chiesto come affrontare il tema della riduzione dipingendo un murale che, di fatto, è l’opposto di una grandezza ridotta. Poi ho pensato che il muro fosse abbastanza potente da parlare da solo. Mi è sembrata una buona idea passare 3 giorni della mia vita insieme a 4 persone lavorando quotidianamente tra le 8 e le 10 ore, usando 120 litri di vernice e una gru per dipingere un righello di 10 cm su una parete di metri 30×7. Tutti questi sforzi, tutte queste risorse ed energie, per camminare a 50 metri di distanza dall’opera e riportare nuovamente alla sua grandezza naturale (10 cm) un righello dipinto su un prospetto di 30 metri. Un esercizio di riduzione basato sulla distanza, un artificio abbastanza comune, simile a quello usato in certe foto in cui i turisti sembrano toccare la cima della Torre Eiffel, sorreggere la torre di Pisa o afferrare il sole durante un bellissimo tramonto. È una creazione di riduzione. È come avere il mondo in mano. Affrontare il secondo concetto, quello di riuso, è stato invece un pò; più difficile. Avevo bisogno di qualcosa da riutilizzare, ma non ho trovato nulla, quindi ho deciso di riprodurre l’idea iniziale sull’altro lato dell’edificio: la stessa riduzione utilizzata due volte, dunque, 4 persone che lavorano 3 giorni 8-10 ore, con altri 120 litri di vernice e con la stessa gru, per dipingere di nuovo un righello di 10 cm su una parete di 30×7 metri, e poi camminare a 50 metri di distanza dall’opera per ridurre il righello a 10 cm».

Case Maclaim
Via Gela
L’artista tedesco Case Maclaim per l’opera dipinta a Ragusa ha scelto un approccio caratterizzato da una sostanziale evoluzione dall’estetica che da sempre ne accompagna il lavoro. Ben noto per la capacità di riprodurre in maniera iperrealistica mani e parti del corpo umano, per FestiWall Case sceglie di unire anzitutto tecniche diverse e soprattutto di concentrare la propria attenzione verso impostazione maggiormente poetica.
Il risultato finale è un immagine fortemente ispirata alla vita di tutti i giorni dove, partendo dalla foto di una ragazza intenta a pulire un vetro, ha lavorato di finezza sui dettagli e sul riflesso del volto in maniera impeccabile. L’idea è quella di suggerire una visione alternativa della realtà in un luogo come il capoluogo siciliano dove le difficoltà sociali, politiche ed economiche rappresentano alcuni dei temi più caldi.

Roberto Ciredz: Calcare tenero
Zona industriale Ragusa
«Il mio intervento sul prospetto di un cementificio è stato fortemente influenzato dal paesaggio che circonda Ragusa. Il primo giorno in città, il direttore artistico di FestiWall, Vincenzo Cascone, mi ha accompagnato al muro passando per una strada secondaria che costeggia la zona industriale dove la presenza di cave e pareti scoscese, costituite da terre di tonalità molto chiara, hanno catturato la mia attenzione. Il colore chiaro è dovuto alla presenza del calcare tenero che si sposa perfettamente con le forme sinuose delle colline, accentuate dal blu del cielo in contrasto. Il sole forte, che colpisce i costoni delle cave, crea delle gradazioni di marrone che vanno dal chiaro allo scuro, indirizzando l’occhio a un approccio meditativo.
Un altro grande suggerimento l’ho avuto imbattendomi in una fotografia appesa nella casa dove abbiamo soggiornato durante il festival, una foto delle cave realizzata da Marcello Bocchieri, che ritrae Ragusa all’interno del sistema di cave: si percepiva benissimo come la continuità dell’altopiano viene spezzata da un vuoto, una frattura che forma una valle, creando a sua volta un gioco di chiari e scuri con un potenziale grafico fortissimo.
Per questo, l’intenzione del mio lavoro è stata di ammorbidire l’impatto imponente e rigido del prefabbricato rettangolare del cementificio, ricoprendola con una variazione di forme e colori riconducibili all’orografia del paesaggio circostante e a una gamma cromatica che ne potesse esprimere la ricca irregolarità.»

Photo credit: FestiWall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

festiwall

Mausoleum of the Giants: La mostra monumentale di Phlegm in una ex fabbrica di Sheffield

11/03/2019

Mausoleum of the Giants è la mostra monumentale di Phlegm realizzata all’interno dell’ Eye Witness Work, un ex fabbrica abbandonata a Sheffield in Inghilterra.

Il mausoleo proposto dal figlio adottivo di Sheffiled è, se possibile, un lavoro su scala ancora più grande rispetto a quelli realizzati all’interno dello Sheffield Bazaar, al progetto The Forest ed al bestiario installato negli spazi della Howard Griffin Gallery di Londra. In questa occasione l’artista ha infatti lavoro attraverso una dimensione monumentale, trasformando completamente gli spazi dell’ex fabbrica. Quest’ultimi appaiono perfettamente attinenti con il suo particolare immaginario, restituendo ai visitatori una sensazione di immersione pressoché totale.

Il dialogo tra le architetture industriali in deterioramento e le sculture proposte, capaci di occupare sale, corridoi e stanze, estendono e amplificano le surreali visioni di Phlegm. I suoi particolari personaggi, realizzati qui con legno, filo metallico e cartapesta e dipinti con il consueti effetti di ombreggiatura, appaiono pesanti e certamente più audaci ed affascinanti.

La scelta di realizzare Mausoleum of the Giants a Sheffield, da anni palcoscenico e co-protagonista delle incursioni dell’artista in strada, non è un caso. La città è ricca di edifici industriali e questo vecchio complesso di fabbriche è il luogo perfetto per presentare un’impresa così poetica e personale.
I personaggi di Phlegm, immaginati come esseri la cui vita dura da migliaia di anni, hanno visto i fiumi erodersi e le montagne cambiare. Con i loro ultimi giorni che stanno volgendo lentamente al termine, i giganti sono pronti per il loro riposo eterno, dando a tutti abbastanza tempo per incontrarli, fare amicizia con loro e infine piangere la loro fine.

Per chi fosse interessato la mostra sarà visitabile fino al prossimo 6 di Aprile, se siete in zona è un appuntamento da non perdere.

Eye Witness Work
Milton St, Sheffield City Centre,
Sheffield S3 7WH, Regno Unito

Foto di Ian Cox / Wallcandy

This art is too smart: Waone Interesni Kazki da Galleria VARSI

20/12/2018

“Non ho mai fatto scelte semplici, perché erano troppo noiose. Ho smesso di dipingere graffiti perché era troppo facile; poi ho mollato lo spray e sono passato all’acrilico e ai pennelli per lo stesso motivo, finendo col dipingere murales bianchi e neri in migliaia di linee e di pennellate. Ho sempre cercato le composizioni più complesse con un livello frattale di dettagli, ispirandomi agli antichi maestri. Ho creato un universo surreale e multi simbolico ispirato a scienza, natura, magia e pratiche spirituali (ho anche preso un’iniziazione). Il passaggio dal semplice al complesso è sempre stato l’obiettivo della mia arte e del mio stile di vita. Mi sono sentito dire, da chi rifiutava una mia collaborazione, che la mia arte era troppo elegante. Da allora il mio sogno è diventato di rendere l’arte raffinata accettabile a tutti!”- Waone

Si presenta così Vladimir Manzhos, aka Waone, l’artista, ex membro del duo ucraino Interesni Kazki, è il protagonista dell’ultima mostra della Galleria Varsi di Roma: This art is too smart.

Lo show ospita una selezione di disegni, opere in acrilico, inchiostro e gouache su tela realizzate negli ultimi anni, alcune ispirate ai murales dipinti dall’artista in giro per il mondo, altre inedite e dipinte proprio in occasione di questa personale. Presente inoltre un opera in realtà aumentata (Jump through time) che, grazie all’utilizzo di un’apposita App, anima la pittura e crea una narrazione in tre dimensioni.

La mostra è l’opportunità per immergerci all’interno dell’immaginario di Waone fatto di elementi mistici, esoterici, religiosi, mitologici e storici. Un simbolismo direttamente riconducibile alla collezione paterna di arte locale e icone ortodosse il cui simbolismo millenario, il tratto netto e deciso, ne hanno influenzato l’immaginario artistico.

Se vi trovate in zona c’è tempo fino al 12 Gennaio per andare a darci un occhiata di persona.

Galleria Varsi
Via di Grotta Pinta, 38
00186 Roma

Photo credit: TheBlindEyeFactory

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Waone This art is too smart Galleria Varsi

Cùltus: Il murale anamorfico dei Truly a Porta Palazzo, Torino

20/12/2018

TOward 2030. What are you doing? è un progetto d’arte pubblica realizzato dalla Città di Torino in collaborazione con Lavazza. L’idea è quella di coinvolgere differenti artisti nella realizzazione di 17 murales in città. A ciascuno di loro viene affidato un tema, basato sui i Global Goals delle Nazioni Unite, per sensibilizzare quante più persone sull’idea di sviluppo sostenibile.

I Global Goals for sustainable development (Obiettivi di sviluppo sostenibile) sono un insieme di obiettivi promossi dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per il futuro dello sviluppo internazionale. Si tratta di 17 traguardi da raggiungere entro il 2030 tra cui figurano: sconfiggere la fame, garantire una vita sana e un istruzione a chiunque, concretizzare la parità di genere e sconfiggere la povertà.

A distanza di qualche settimana dal murale realizzato da Zed1 sulla povertà, i Truly hanno completato il loro intervento rielaborando il secondo goal: Sconfiggere la fame. L’opera prende vita in uno degli angoli più belli della città di Torino: Porta Palazzo, il più grande mercato aperto d’Europa e sede di una moltitudine di etnie e culture provenienti da tutto il mondo.

Per la realizzazione dell’opera i Truly sono partiti dalla parola Cùltus, un termine latino che indica sia l’atto di coltivare che il concetto di cultura ed educazione. Lavorando attraverso il consueto immaginario geometrico ed astratto gli artisti hanno dipinto un enorme campo circolare, frazionato secondo la Sezione Aurea tanto cara a Madre Natura, in cui si incunea un seme volumetrico.

Il risultato finale è un murale anamorfico – che quindi acquista un senso solo se visto da uno specifica prospettiva – che diventa veicolo e metafora di coltivazione e crescita sostenibile ed armonica.

Truly Torino Lavazza Murales Global Goals TOward 2030. What are you doing?

Truly Torino Lavazza Murales Global Goals TOward 2030. What are you doing?

Truly Torino Lavazza Murales Global Goals TOward 2030. What are you doing?

Truly Torino Lavazza Murales Global Goals TOward 2030. What are you doing?

Claustrofobia: L’ultima installazione di SBAGLIATO da WAR

19/12/2018

La WAR – Warehouse of Architecture & Research ospita fino al prossimo 21 di Dicembre Claustrofobia, una nuova installazione site-specific di SBAGLIATO. L’opera è stata realizzata per Due Installazioni, doppio progetto espositivo che ha visto coinvolto, oltre agli artisti romani, anche Davide Trabucco aka CONFÓRMI.

WAR – Warehouse of Architecture and Research è uno studio di architettura a metà strada tra bottega artigianale e spazio libero di approfondimento sul contemporaneo. Con GARAGE_ lo studio porta avanti progetti curatoriali personali con l’obbiettivo di stimolare il dibattito sull’architettura, sull’immaginazione di nuovi spazi e luoghi possibili, tentando di creare inediti punti di incontro tra arte ed architettura.

Per Due Installazioni SBAGLIATO approfondiscono il tema dell’archetipo, inteso come essenza sostanziale, come modello primo autonomo ed assoluto, attraverso la realizzazione di una nuova opera site-specific.

La “grotta contemporanea” realizzata dagli artisti è ispirata al Mito della caverna di Platone, all’architettura prima, appunto la caverna, strettamente legata al concetto di abitare, vivere, più che costruire. L’intento è quello di invogliare lo spettatore ad entrare in una nuova e diversa dimensione, all’apparenza estranea e che in verità rappresenta una percezione alterata della medesima realtà.

GARAGE_ c/o WAR – Warehouse of Architecture and Research
Via Nomentana 331
00162 – ROMA

Photo credit: Flavia Rossi

SBAGLIATO Claustrofobia Due Installazioni WAR - Warehouse of Architecture and Research

SBAGLIATO Claustrofobia Due Installazioni WAR - Warehouse of Architecture and Research

SBAGLIATO Claustrofobia Due Installazioni WAR - Warehouse of Architecture and Research

SBAGLIATO Claustrofobia Due Installazioni WAR - Warehouse of Architecture and Research

SBAGLIATO Claustrofobia Due Installazioni WAR - Warehouse of Architecture and Research

SBAGLIATO Claustrofobia Due Installazioni WAR - Warehouse of Architecture and Research

Giorgio Bartocci al MIMUMO Micro Museo di Monza

19/12/2018

Nato da un idea di Luca Acquati e Felice Terrabuio il MIMUMO – Micro Museo di Monza è un temporary museum situato al piano terra della Casa della Luna Rossa, una delle abitazioni più antiche di Monza, che si affaccia sulla centralissima Piazza Duomo. Ogni due settimane un artista diverso prende possesso dei 2,29 metri quadrati dello spazio espositivo per proporre opere, installazioni, video e performance. Nei giorni scorsi Giorgio Bartocci ha presentato DONNA FORMA 01 – Redshift installation, piccola esposizione curata da Roberto Ratti della Traffic Gallery di Bergamo.

Per la micro-mostra Giorgio Bartocci ha pensato ad un corpo di lavoro fortemente influenzato dalla location espositiva, tra i lavori presenti emerge infatti una nuova scultura in legno e forex smaltato. L’opera è un omaggio alla figura femminile in un luogo dove tutto appare al femminile: dalle antiche memorie longobarde dell’amata Regina Teodolinda, la quale fece costruire l’attuale Duomo di Monza situato proprio frontalmente al MIMUMO, fino al bassorilievo di età Ottocentesca, dal quale prende il nome la costruzione stessa che ospita il museo: La Casa della Luna Rossa.

La scultura rappresenta l’ideale estensione dell’immaginario dell’artista attraverso un inedito sviluppo materico. Giorgio Bartocci prosegue nel miscelare linguaggi differenti lasciando tuttavia inalterati le basi e le fonti di ispirazione della propria poetica. Da una parte ritroviamo gli stimoli visivi legati al linguaggio primitivo dei graffiti parietali preistorici, dall’altra la teoria della società liquida di Bauman attraverso una traduzione materica e tangibile delle sue iconiche e frenetiche forme astratte.

L’omaggio al mondo femminile dell’artista è pensato per stimolare il fruitore a scomporre e riassemblare la scultura come meglio aggrada, a farlo riavvicinare concettualmente alla figura di Teodolinda, una figura molto amata dal popolo dei Longobardi.

MIMUMO Micro Museo di Monza
Via Lambro, 1
20900 Monza MB

Giorgio Bartocci MIMUMO Micro Museo Monza

Giorgio Bartocci MIMUMO Micro Museo Monza

Giorgio Bartocci MIMUMO Micro Museo Monza

Giorgio Bartocci MIMUMO Micro Museo Monza

Giorgio Bartocci MIMUMO Micro Museo Monza

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

18/12/2018

Per un progetto curato da Nufactory i Guerrilla Spam hanno realizzato un nuovo murale nel quartiere di San Lorenzo a Roma. L’opera prende vita sui tre piani di una facciata cieca, uno spazio venutosi a creare dopo il crollo di una palazzina bombardata durante Seconda Guerra Mondiale e lasciata così a ricordo dell’evento.

Strutturata come un trittico, la pittura vuole sia ricordare e commemorare le vittime dei bombardamenti a San Lorenzo del 1943, sia ricordarci le guerre odierne in corso altrove in tutto il mondo, dall’Africa al Medio Oriente. I Guerrilla Spam trattano l’argomento attraverso una serie di metafore, sottotesti, spunti e riferimenti, sia legati al luogo che non, per sviluppare un efficace riflessione sull’attuale periodo storico sottolineando come la guerra, seppur lontana e quasi impercettibile, sia in egual modo tremenda e violenta in tutte le sue forme, tempi e luoghi.

Nella facciata sinistra troviamo i riferimenti ai bombardamenti nel quartiere San Lorenzo, in quella destra a quelli odierni collocabili, come suggeriscono i personaggi e le architetture rappresentate, nel Medio Oriente. Più in basso vediamo due morti adagiati e sepolti, ispirati a dei modelli di un murales del grande Diego Rivera, che insieme formano una similitudine tra defunti appartenenti a mondi differenti.

La parte centrale è invece occupata da una Dea Madre, che può ricordare una Madonna Nera, che accoglie metaforicamente nelle sue vesti tutte le popolazioni del mondo raffigurate come teste con differenti tratti e caratteristiche.

Nella parte più alta della facciata sono presenti tre nicchie. In quella centrale i Guerrilla Spam hanno dipinto il nodo di Salomone, un simbolo di continuità e unione tra i popoli, a sinistra la volta a botte tipica romana mentre a destra la volta ad arco carenato originaria dell’Asia, nata come arco delle nicchie del Budda e divenuta fondamentale per la creazione dello stile gotico.

Photo credit: Rita Restifo, Alessandro Imbriaco, Ilaria Giorgi, Valentino Bonaquisti

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

Murales contro la Guerra: I Guerrilla Spam a San Lorenzo, Roma

Abitare: Il nuovo progetto di Gola Hundun

13/12/2018

La ricerca di Gola Hundun ruota attorno ad una riflessione sul delicato rapporto tra l’essere umano e l’intera biosfera. Attraverso il proprio immaginario, fatto di piante, forme ed elementi grafici legati alle forme naturali, l’artista italiano porta avanti un idea di rinnovata armonia tra uomo e natura, un nuovo equilibrio capace di sovvertire i grandi sconvolgimenti apportati alla terra nel corso dei secoli.

Con il suo ultimo progetto dal titolo ABITARE Gola Hundun prosegue lo sviluppo di questi temi evidenziandone nuovi aspetti.

L’artista italiano in questa nuova serie si sofferma sui limiti tra spazio naturale e spazio antropomorfo. Egli sottolinea come l’uomo abbia modificato pesantemente il pianeta per renderlo confortevole attraverso leggi e funzioni diverse, apportando trasformazioni complesse ed articolate che vanno a colpire tutte le altre specie e di riflesso anche la nostra.

L’idea di coesistenza e coabitazione sono infatti state spazzate via dal comportamento dell’uomo: la specie dominante che gestisce ed utilizza tutte le risorse del pianeta non considerando il resto della biosfera. Problemi come il cambiamento climatico, per quanto difficili da ‘toccare’ con mano, rappresentano il perfetto esempio di un rapporto di convivenza ora più che mai inclinato.

ABITARE è quindi una riflessione sul limite dello spazio umano rispetto a quello delle altre specie. L’idea è quella di forzare il confine tra questi due emisferi lavorando all’interno di quegli spazi modificati e costruiti dall’uomo, ora abbondati e riconsegnati alla natura che attraverso una crescita spontanea se ne sta riappropriando.

Gola Hundun ha lavorato all’interno di una vecchia struttura abbandonata nei pressi di Rimini interagendo con alcune rovine che testimoniano la mano dell’uomo, uno spazio occupato non più utile e di conseguenza lasciato a se stesso e restituito al pianeta.

Per l’artista si tratta di un opera d’arte già pronta, il simbolo della frontiera tra spazio umano e naturale, il punto di contatto che testimonia la nostra lotta interiore, secondo una visione razionalista, con la natura.

Photo credit: Tommaso Campana e Johanna Invrea

ABITARE Gola Hundun Street Art

ABITARE Gola Hundun Street Art

ABITARE Gola Hundun Street Art

ABITARE Gola Hundun Street Art

ABITARE Gola Hundun Street Art

ABITARE Gola Hundun Street Art

ABITARE Gola Hundun Street Art

ABITARE Gola Hundun Street Art

ABITARE Gola Hundun Street Art

ABITARE Gola Hundun Street Art

ABITARE Gola Hundun Street Art

ABITARE Gola Hundun Street Art

Limes: L’installazione di Edoardo Tresoldi per L’Illa Diagonal di Barcellona

12/12/2018

Edoardo Tresoldi ha da poco presentato Limes, una nuova opera pubblica site-specific realizzata per il 25° anniversario de L’Illa Diagonal di Barcellona in Spagna.

L’Illa Diagonal è un edificio progettato dall’architetto Premio Pritzker Rafael Moneo e da Manuel de Solà-Morales. Il complesso si affaccia su Avinguda Diagonal, una delle maggiori arterie della città catalana, ed ha vinto diversi premi internazionali come il FAD Architecture Award nel 1994. L’opera è esposta sulla sua copertura e si estende lungo il punto più alto (56 metri) sfruttandone lo sviluppo angolare.

Limes segna il ritorno per Edoardo Tresoldi alla scultura figurativa e rappresenta una nuova riflessione sullo spazio pubblico. Questo viene visto dall’artista come teatro delle interazioni umane, un luogo dove le percezioni spaziali e gli incontri casuali generano esperienze soggettive nelle persone. L’installazione è quindi pensata come un architettura umana che oscilla tra soggetto e contesto, i volti appaiono e recedono interagendo sia con le forme dell’edificio, sia con lo spazio pubblico in cui si affaccia e infine con il pubblico che si sposta intorno ad esso. A seconda del punto di vista quindi l’opera cambia.

L’installazione è composta da sei volumi trasparenti alti 5,50 metri, disposti lungo il margine della copertura, dai quali emergono altrettanti volti. Se vi trovate in zona sarà possibile ammirare l’installazione fino al 26 gennaio, successivamente l’opera verrà in parte riallestita negli spazi interni dell’edificio.

Photo credit: Roberto Conte

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

Edoardo Tresoldi installation L’Illa Diagonal Barcelona

L’ultima serie di murales di Elian

11/12/2018

Elian nelle ultime settimane ha realizzato una nuova serie di murales rispettivamente a Barcellona in Spagna, Córdoba in Argentina e Fortaleza in Brasile. L’artista argentino è ben noto per le sue composizioni astratte ed anamorfiche con cui riflette e modifica la percezione degli spazi architettonici in cui ha modo di intervenire.

La prima pittura, intitolata ASFIXIA, è stata dipinta negli spazi esterni del Nau Bostik Cultural Center, centro culturale occupato di Barcellona. Qui l’artista non solo ha realizzato un murale ma ha avuto modo di lavorare con alcuni ragazzi della zona e di presentare una piccola esposizione di lavori all’interno del centro.

Il secondo progetto ha visto Elian tornare a dipingere nella sua Córdoba. Maquillaje electrico para momias è una composizione astratta che abbraccia in toto i grandi spazi del 220 Cultura Contemporanea Art Center. Grazie ad una superfice di 2400 metri quadrati si tratta della più grande opera murale fin qui realizzata dall’artista.

Infine l’ultimo progetto, una pittura realizzata a Fortaleza in Brasile come parte dei lavori per l’ultima edizione del Festival Concreto. Per la rassegna d’arte pubblica curata da Narcelio Grud Elian ha dipinto un opera dai toni scuri, un segnale della disfatta politica del Brasile ora guidato da un personaggio particolarmente ambiguo come Jair Bolsonaro.

Elian Street Art

Elian Street Art

Elian Street Art

Elian Street Art

Elian Street Art

Elian Street Art

Elian Street Art

Elian Street Art

Elian Street Art

Elian Street Art

Elian Street Art

Elian Street Art

Elian Street Art

Elian Street Art

Gio Pistone a Livorno rielabora il mito della Dea Diana

30/11/2018

Dopo il primo embrionale anno di lavoro legato ad un progetto di rigenerazione urbana all’interno di uno dei quartieri più difficili di Livorno, Uovo alla Pop apre le porte del suo spazio espositivo con un nuovo progetto. La galleria d’arte, curata Valeria Aretusi (architetto), Viola Barbara (poetessa), Giulia Bernini (designer) e Libera Capezzone (pittrice), ha da poco avviato i lavori di Parete Aperta, un festival permanente e itinerante con cui il collettivo contaminerà e lavorerà su diverse zone della città attraverso interventi di arte pubblica, mostre, eventi e incontri.
Ad inaugurare il programma è stata Gio Pistone che, ispirata dal mito della Dea Diana, per l’occasione ha dipinto un murale e presentato una nuova serie di opere presso gli spazi della neonata galleria.

Il nome Diana deriva dal latino Dyos e significa celeste, luminosa, splendente. Diana, anche nota come Ecate negli inferi, Luna o Febea in cielo o Diana interra e Artemide in Grecia, è la dea dei boschi, della caccia e della femminilità, abitava nelle selve guidata dai suoi cani e veniva raffigurata su un carro trainato dai cervi e armata di un arco. Tutto porta a pensare che in tempi più antichi fosse identificata come la Grande Madre.
Diana è stata oggetto di culto nella stregoneria della tradizione italiana ed europea, quella delle streghe era infatti una religione che ha le sue origini molto prima del cristianesimo. Si trattava di un culto matriarcale e panteista affiancato a quello di Diano/Giano, simbolo del principio maschile. La stregoneria rituale così come il culto di Diana rappresentano la forma femminile ed il corpo delle cosiddette streghe, ma anche il potere di contenere, conoscere, non cacciare via e predominare, quest’ultimi aspetti legati invece al potere maschile.

Partendo dalla figura della Dea per il progetto Gio Pistone sviluppa alcuni temi fondamentali della vita e cari alle sacerdotesse di Diana quali la morte, l’amore, la conoscenza, l’amicizia e l’invidia. Si tratta di sentimenti poco trattati dalla scienza e della religione e che, specialmente nell’antichità, trovavano risposte attraverso culti pagani e la stregoneria.
L’artista italiana per la mostra ha quindi presentato una serie di opere che ripercorrono il carattere di Diana e i temi che venivano affidati al suo potere. Il murale invece amplia questi spunti attraverso una contestualizzazione del periodo storico e sociale che stiamo vivendo.
L’opera prende vita su uno spazio circolare, privo di vertici in alto e dall’aspetto misterioso e sacrale. La pittura è una dedica a Diana, la Dea di tutti e delle differenze, un simbolo e ‘scusa’ per parlare di uguaglianza, di bene comune e di accoglienza in un momento in cui queste tematiche appaiono particolarmente minacciate.

Uovo alla Pop
Via Scali delle Cantine, 36
57122 Livorno LI

Photo Credit: Massimaliano Gionti

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Gio Pistone Livorno Diana Uovo alla Pop

Tellas e Imos allo Strike – Spazio Pubblico Autogestito di Roma

29/11/2018

La notte tra il 17 e 18 Ottobre 2002 un corteo di 5000 persone tra studenti/esse, precari/e e migranti attraversa le strade di Roma. Inizia così la storia dello Strike – Spazio Pubblico Autogestito di Casal Bertone a Roma, con uno sciopero e una presa di coscienza che, durante le ore della notte, porta all’occupazione di uno spazio privato e abbandonato da diversi anni. Doveva essere un occupazione dimostrativa di tre giorni ma si è rapidamente trasformata in fucina di idee e progetti aperti a e per tutti e tutte e che vanno avanti da ormai 16 anni.

È in questo contesto che nasce la collaborazione tra Tellas e Imos. La pittura che riporta l’arte urbana e i due artisti all’interno di mura ‘amiche’ piuttosto che in quelle ben delimitate e rigide dei contenitori istituzionalizzati, delle commissioni e più in generale dei muri legali.

La pittura parte dall’idea di miscelare l’estetica e la ricerca dei due artisti in un unico lavoro. Nel risultato finale troviamo quindi sia gli elementi naturali e le forme astratte tipiche dell’immaginario di Tellas, sia le composizioni e colori legati ad un estetica vicina alla psichedelia degli anni ’70 appartenenti al lavoro di Imos, uno dei writers più influenti e importanti degli ultimi 10 anni a Roma, in Italia ed Europa.

Tellas Imos Strike - Spazio Pubblico Autogestito Graffiti Street Art

Tellas Imos Strike - Spazio Pubblico Autogestito Graffiti Street Art

Tellas Imos Strike - Spazio Pubblico Autogestito Graffiti Street Art

Tellas Imos Strike - Spazio Pubblico Autogestito Graffiti Street Art

Tellas Imos Strike - Spazio Pubblico Autogestito Graffiti Street Art

Tellas Imos Strike - Spazio Pubblico Autogestito Graffiti Street Art

Tellas Imos Strike - Spazio Pubblico Autogestito Graffiti Street Art

Uscite: In Transito, il nuovo libro di Guido Bisagni 108

28/11/2018

Dopo mesi di preparazione è finalmente uscito In Transito – 180 drawings from 2009 to 2018 & 17 dreams, il nuovo libro di Guido Bisagni 108 edito dallo studio milanese Press-Press.

Realizzata con estrema cura, l’edizione è composta da 208 pagine interamente rilegate a mano, stampate da Press-Press in serigrafia e risograph su carta Favini presso lo Spazio Florida di Milano. L’introduzione è curata da Dr. Pira mentre il graphic design da Ilaria Pittassi.

Il libro ci offre l’opportunità di vedere da vicino gli ultimi 10 anni di ricerca di uno degli artisti che maggiormente apprezziamo e seguiamo, nonché uno dei nomi di spicco della scena urbana italiana ed internazionale. Guido Bisagni inizia infatti il suo percorso artistico nei graffiti e sul finire del secolo scorso ha sviluppato, sia formalmente che concettualmente, la sua personale ricerca diventando uno dei primissimi artisti post-graffiti europei a lavorare con forme astratte.

In questa nuova uscita 108 raccoglie tutti gli sketch realizzati durante i suoi viaggi in treno nel corso degli ultimi 10 anni. Alla base dei lavori l’idea di scrittura automatica, istinto e spontaneità. Presenti infine i testi di 17 sogni che fungono da collante tra gli aspetti più reconditi, introspettivi, onirici e magici dell’artista e la sua ricerca.

Il libro esce in edizione limitata di 250 copie numerate ed è disponibile per l’acquisto direttamente QUI sullo shop di Press-Press. MUST HAVE!

108 Libro In Transito

108 Libro In Transito

108 Libro In Transito

108 Libro In Transito

108 Libro In Transito

108 Libro In Transito

108 Libro In Transito

108 Libro In Transito

108 Libro In Transito

108 Libro In Transito

108 Libro In Transito

Il murale di Basik nel quartiere La Kalsa di Palermo

28/11/2018

Se c’è una città aperta alle contaminazioni quella è sicuramente Palermo. Nel corso del tempo diverse stratificazioni culturali e influssi internazionali si sono mescolate creando qui una delle esperienze urbane più interessanti al mondo. È in questo contesto che nasce il progetto Pangrel – Arte Meticcia, un esperimento di arte pubblica, promosso dalla Fondazione Federico II e curato da Alessandro Mininno, durante il quale Basik, Camilla Falsini, Rosk, Loste e Ambra Grassi hanno dipinto le pareti di cinque palazzi in Piazza Ventimiglia nel quartiere La Kalsa di Palermo.

Sorta nel X secolo durante il dominio arabo in Sicilia, la Kalsa, il cui nome deriva dalla parola al Khalisa (la pura o l’eletta) è il primo quartiere costruito esternamente alle antiche mura della città. La zona, un area pianeggiante situata in prossimità del porto e dell’arsenale, fu pensata come polo difensivo e politico al di fuori del vecchio centro. Al suo interno era infatti presente la cittadella fortificata alla quale era possibile accedere attraverso quattro porte.

Proprio a causa della sua posizione la zona è rimasta a lungo isolata rispetto alla città medievale sviluppando tradizioni, abitudini e perfino una leggera flessione dialettale frutto della commistione tra cultura araba ed autoctona. Oggi il quartiere è una zona popolare e pittoresca dove si respira la mescolanza di diverse culture.

St. Rosalia aligns to center the image of Palermo è il titolo dell’opera realizzata da Basik per Pangrel – Arte Meticcia. Il murale presenta una figura principale al di fuori dell’inquadratura delimitata dalla parete. Al centro della scena troviamo un insieme di oggetti legati alla simbologia dei principali patroni della città di Palermo appartenenti all’epoca cristina e pre-cristiana.

Nella pentola d’oro troviamo i tradizionali simboli di Santa Rosalia, Santa Cristina di Bolsena, Santa Ninfa, Santa Olivia e Santa Agata, la corona e il vaso sono invece un riferimento al Genio di Palermo, genius loci, emblema e patrono della città.

La composizione di still-life è inserita all’interno di uno spazio nero, verticale, lungo e vuoto ai bordi. Questa scelta, così come quella di inserire la grande varietà di oggetti, rappresenta una metafora sull’abbondanza ‘barocca’ di una terra fertile dove, nel corso dei secoli, molte culture si sono intrecciate ed arricchite a vicenda. Tutto ciò per sottolineare come la città di Palermo rappresenti un esempio unico di integrazione ed inclusività.

Al tempo stesso l’opera, attraverso un secondo livello di lettura, rappresenta una riflessione sui limiti del lavorare su spazi predefiniti quali sono i muri. A differenza di quanto accade su tela o su qualunque altro supporto, qui si crea un gioco di forza tra artista e supporto e l’aver lasciato tutto lo spazio nero alle estremità dell’opera rappresenta una estremizzazione di questo concetto.

Photo Credit: Mauro Filippi e Rori Palazzo

Basik Street Art Kalsa Palermo Pangrel - Arte Meticcia

Basik Street Art Kalsa Palermo Pangrel - Arte Meticcia

Basik Street Art Kalsa Palermo Pangrel - Arte Meticcia

All of a sudden: La mostra di Nelio da Galerie 42b

27/11/2018

La velocità è un vettore dell’astrazione, un potente siero della verità. Offusca la vista, destabilizza il pensiero. Distrugge la nostra capacità di prendere decisioni misurate e ponderate per risvegliare lo slancio nascosto, l’intuizione. Parte da questa idea e premessa All of a sudden, ultima mostra di Nelio da poco aperta presso la Galerie 42b di Parigi.

Negli ultimi mesi l’artista francese ha scelto di rompere con la logica costruttivista che ha interessato la sua produzione fino ad ora orientando la propria ricerca verso un approccio maggiormente intuitivo e spontaneo. Il risultato è un impeto capace non solo di dare continuità al suo lavoro ma soprattutto di cambiarne drasticamente e profondamente l’aspetto.

Per arrivare a ciò Nelio ha adottato un ritmo frenetico di creazione. Lavorando su più dipinti contemporaneamente, passando senza transizione da uno all’altro, utilizzando la velocità come strumento al servizio dell’istinto per contrastare qualsiasi tentativo di premeditazione.

Le opere in mostra rivelano quindi un esito imprevedibile dove l’artista ha lottato contro e per superare se stesso. In questo modo le linee e le forme risultano meno rigide e statiche, le composizioni acquistano una nuova energia, vibrano e saturano lo spazio. È l’inconscio al potere, espressionismo puro.

Nelio si muove tra composizioni impetuose, grezze, nebbiose e minimaliste, gioca con la sovrapposizione e con la saturazione dei colori, lasciando intravedere sia le tracce di raschiature sia quelle degli impasti cromatici utilizzati.

Le visoni astratte dell’artista richiamano paesaggi che corrono dalla finestra di un treno e si trasformano in una successione di linee instabili, forme e colori casuali e sfocati. Quegli stessi paesaggi precipitosi in cui la nostra mente ama perdersi.

Galerie 42b
1 rue Notre dame de Nazareth
75003 Paris

Nelio All of a sudden Galerie 42b

Nelio All of a sudden Galerie 42b

Nelio All of a sudden Galerie 42b

Nelio All of a sudden Galerie 42b

Nelio All of a sudden Galerie 42b

Nelio All of a sudden Galerie 42b

Nelio All of a sudden Galerie 42b

Nelio All of a sudden Galerie 42b

Nelio All of a sudden Galerie 42b

Nelio All of a sudden Galerie 42b

Nelio All of a sudden Galerie 42b

Nelio All of a sudden Galerie 42b

NO POVERTY: Il murale di Zed1 a Torino sulla povertà

22/11/2018

La Città di Torino in collaborazione con Lavazza ha deciso di coinvolgere 17 artisti urbani per la realizzazione di altrettanti murales in città. A ciascun artista il compito di reinterpretare i Global Goals delle Nazioni Unite attraverso il proprio e personale stile pittorico.

I Global Goals for sustainable development (Obiettivi di sviluppo sostenibile) sono un insieme di obiettivi promossi dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per il futuro dello sviluppo internazionale. Si tratta di 17 traguardi da raggiungere entro il 2030 tra cui figurano: sconfiggere la fame, garantire una vita sana e un istruzione a chiunque, concretizzare la parità di genere e sconfiggere la povertà.

Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo non è soltanto una questione economica, o almeno non direttamente. Questa può infatti presentarsi attraverso differenti forme e cause scatenanti come le guerre, la fame, l’accesso limitato ad un’istruzione adeguata, le condizioni sociali o culturali, la discriminazione o la mancanza di partecipazione nei processi decisionali. Durante il 2014, 42.000 persone al giorno hanno abbandonato la propria casa a causa di conflitti. Oggi circa 836 milioni di esseri umani vivono ancora in condizioni di estrema povertà, specialmente nei paesi Africani e in quelli dell’Asia meridionale.

La povertà è un tema complesso e ricco di sfaccettature, in NO POVERTY Zed1 ha quindi scelto di non creare una composizione didascalica ma di proporre anzi un opera che avesse bisogno di una lettura approfondita. La pittura, ricca di spunti e di chiavi di interpretazione, tocca infatti tematiche differenti attraverso i consueti toni poetici dell’artista.

Il sole splendente che filtra le nuvole illumina un portafoglio ricolmo di terra dove affiora un bocciolo/personaggio che porta con sé una moneta, una casa e del pane, al contrario delle zone d’ombra dove i fiori appassiscono in un terreno sterile.

Le nuvole rappresentano la guerra, la fame, lo sfruttamento, l’inquinamento, la corruzione e le malattie attraverso diverse rielaborazioni. Ad esempio la corruzione è tratteggiata come un uomo in passamontagna che stringe una valigetta piena di soldi, la mancanza di un’istruzione adeguata diventa un libro rotto, un mitra e del filo spinato rappresentano la guerra e la prigionia, la malasanità è un cartello cadente della croce rossa, così come un palazzo diroccato diventa il simbolo della mancanza di un’abitazione, un rastrello rotto la mancanza di mezzi ed un barile di petrolio per l’inquinamento.

Le mani che sorreggono il portafoglio sono le stesse che si preoccupano di allontanare le nuvole sottolineando come soltanto l’azione consapevole dell’uomo può portare ad un reale cambiamento di rotta.

Zed1 Torino Poverty Lavazza Global Goals

Zed1 Torino Poverty Lavazza Global Goals

Zed1 Torino Poverty Lavazza Global Goals

Zed1 Torino Poverty Lavazza Global Goals

Zed1 Torino Poverty Lavazza Global Goals

Uscite: OZMO 1998-2018

21/11/2018

OZMO 1998-2018 è il racconto in 232 pagine dell’evoluzione Ozmo, di una generazione di artisti e la storia di una avanguardia. L’uscita non solo rappresenta un opportunità per approfondire al meglio il lavoro di uno degli artisti più importanti della scena nostrana, ma è anche un fermo immagine dell’evoluzione e sviluppo, dai graffiti al muralismo, dalle gallerie d’arte ai museo, di una forme espressiva sempre più presente, consapevole e riconoscibile tanto da poter essere letta dal punto di vista sociale, politico ed artistico.

Realizzato con l’art direction di Achille Filipponi ed attraverso la curatela di Francesca Holsenn, Ozmo 1998-2018 è accompagnato da 5 testi critici che trattano altrettanti temi. Illegalità, simbolo, sistema, immagine e rapporto tra pop ed élite, affidati rispettivamente a Pietro Rivasi, Alessandro Benassi, Alessandro Giammei, Cyrille Gouyette e Pierluigi Sacco, indagano il lavoro e la ricerca dell’artista offrendo al contempo una cornice imprescindibile per comprenderne al meglio l’estetica nonché il rapporto e la relazione che ogni suo intervento instaura con l’ambiente e il contesto di lavoro.

Piero Rivasi ci racconta gli albori del lavoro di Ozmo, quando da Writer illegale diventa pioniere della street art italiana, Alessandro Benassi ne analizza la simbologia religiosa, esoterica, archetipica, Alessandro Giammei ne sottolinea il rapporto conflittuale e paradossale col sistema. Cyrille Gouyette propone una interessantissima rilettura del rapporto tra l’opera di Ozmo e la street art stessa attraverso l’uso del potere dell’immagine. Infine Pierluigi Sacco lo inserisce nel dibattito sul senso del nuovo muralismo e del suo rapporto con l’arte tradizionale.

Il libro, realizzato con il supporto di Artrust e Galleria Pack, esce in tre differenti versioni (base, limitata, da collezione) e verrà presentato in anteprima in occasione della prima mostra dell’artista in Svizzera dal 25 novembre 2018 al 1 febbraio 2019. Acquistalo QUI.

OZMO 1998-2018

OZMO 1998-2018

OZMO 1998-2018

OZMO 1998-2018

OZMO 1998-2018

Non Plus Ultra: L’installazione di Borondo al MACRO ASILO

21/11/2018

N̶O̶N̶ PLUS ULTRA | Gonzalo Borondo a MACRO Asilo

Fino al 25 novembre, Gonzalo Borondo presenta, nel cortile di MACRO Asilo, N̶O̶N̶ PLUS ULTRA, la monumentale installazione serigrafica percorribile composta da cinquantadue lastre di vetro di due metri e mezzo stampate su entrambi i lati. In collaborazione con 56FILIuna produzione Ex Doganaa cura di Chiara Pietropaolipartners Studio Volante.Video © Monkeys VideoLabMusica © Indian Wells

Pubblicato da MACRO – Museo d'Arte Contemporanea Roma su Mercoledì 21 novembre 2018

Il MACRO ASILO di Roma ospita in questi giorni Non Plus Ultra, una nuova installazione di Borondo. Curata da Chiara Pietropaoli e realizzata in collaborazione con lo studio 56Fili di Arturo Amitrano, l’opera è un’installazione praticabile in serigrafia su vetro composta da cinquantasei lastre di due metri e cinquanta centimetri di altezza per ottanta centimetri di larghezza stampate. All’interno di queste coabitano due immagini grafico-pittoriche: una colonna e una figura di spalle con le braccia distese che rimanda all’iconografia della crocifissione.

Non Plus Ultra è una riflessione sul concetto di limite e sul bisogno sacro dell’uomo di varcare la soglia del conosciuto e della logica, di superarsi. Con questo nuovo progetto, che fa eco a quello realizzato per Altrove all’interno del Complesso monumentale del San Giovanni di Catanzaro, Borondo prosegue la personale indagine sul tema del sacro e della natura umana tornado a lavorare su vetro. Dalle opere realizzate con la tecnica del scratching glass fino all’attuale evoluzione l’artista ha infatti trovato in quest’ultimo una materia interessante con cui sperimentare.

La tecnica di Borondo si trova a metà tra pittura ed incisione e vede alla base del procedimento la sottrazione della materia. La vernice viene applicata con pennelli e rulli sul supporto trasparente e poi graffiata via con strumenti appuntiti. Il processo si basa quindi sul concetto di sottrazione, dove l’assenza rappresenta gli elementi del reale, per raccontare una condizione intima che oscilla tra certezza e incertezza, visibile e invisibile.

Per chi volesse vedere da vicino l’installazione sarà possibile farlo dal 16 al 25 novembre all’interno del MACRO ASILO e dal 30 novembre al 30 Dicembre all’interno dell’Ex-Dogana.

MACRO ASILO: 16/11 – 25/11 2018
Via Nizza 138
00198 Roma

EX DOGANA: 30/11 – 30/12 2018
Viale dello Scalo S. Lorenzo, 10
00185 Roma

Photo credit: Giorgio Benni

Borondo Non Plus Ultra Macro Asilo

Borondo Non Plus Ultra Macro Asilo

Borondo Non Plus Ultra Macro Asilo

Borondo Non Plus Ultra Macro Asilo

Borondo Non Plus Ultra Macro Asilo

Borondo Non Plus Ultra Macro Asilo

Borondo Non Plus Ultra Macro Asilo

Borondo Non Plus Ultra Macro Asilo

Borondo Non Plus Ultra Macro Asilo

Borondo Non Plus Ultra Macro Asilo

Borondo Non Plus Ultra Macro Asilo

Borondo Non Plus Ultra Macro Asilo

Mundane: Axel Void in mostra da Delimbo Gallery

20/11/2018

L’elemento distintivo della pittura di Axel Void è lo storytelling, l’artista attraverso il proprio immaginario si sofferma sugli aspetti culturali e sociali che regolano le interazioni e le abitudine delle persone. Attraverso la pittura, la fotografia, la scultura e l’installazione video, l’artista riflette nei suoi personaggi la condizione umana contestualizzandola attraverso l’idea di memoria collettiva.

La mostra ospitata da Delimbo Gallery prosegue lo sviluppo di questi temi, Mundane è infatti un saggio poetico e filosofico tradotto in linguaggio pittorico. Il punto di partenza della mostra è il significato distorto e l’uso dispregiativo attribuito alla parola mondano. Il corpo di lavoro, composto da una serie di dipinti su tela, animazioni e installazioni, propone infatti di esplorare questa caratterizzazione tratteggiando la vita quotidiana da una prospettiva oggettiva.

La mostra è presentata come un saggio visivo ed attraverso una divisione in sette aree tematiche basate sull’influenza metafisica e sul rapporto con i costrutti che adottiamo nel regolare le nostre vite. I sette temi sono: Conoscenza e Credo, Contesto o Natura, Dialogo / Noi, Tempo, Identità ed Ego, Costrutti sociali e Amore. La mostra sarà visibile fino al prossimo 9 di Febbraio.

Delimbo Gallery
Calle Pérez Galdós, 1
41004 Sevilla, Spagna

Photo credit: Courtesy of Delimbo

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

Axel Void Delimbo Gallery

INCREASE: I Graphic Surgery in mostra da CRAC – Chiara Ronchini Arte Contemporanea

14/11/2018

Ad un anno dalla sua apertura la galleria CRAC – Chiara Ronchini Arte Contemporanea di Terni propone SO REAL/UNREAL, un nuovo ciclo di mostre dedicato al reale e all’irreale.

La nuova stagione espositiva continua a lasciare ampio spazio agli artisti coinvolti e rappresenta una opportunità di riflessione su quello che vediamo e viviamo tutti i giorni, ovvero quella conseguenza di emozioni e sensazioni contrastanti capaci di confonderci fino a non distinguere più cosa sia reale e cosa irreale. Ad inaugurare questo nuovo ciclo di mostre il duo olandese Graphic Surgery.

La produzione dei Graphic Surgery è legata e ispirata al paesaggio urbano/industriale ed a tutte quelle strutture funzionali, come ponteggi e gru, che caratterizzano le città. Con INCREASE Gysbert Zijlstra e Erris Huigens espongono le diverse sfaccettature della loro personale ricerca affrontando un tema a loro caro, la densità, attraverso una combinazione di opere recenti ed inedite.

In mostra troviamo quindi sia le opere della serie Decrement che quelle della serie Increment. Le prime sono basate sul concetto di decostruzione, attraverso una ricerca che parte dalla complessità strutturale e arriva al minimalismo, le seconde invece sulla realizzazione di opere multistrato attraverso una ricerca crescente che parte dal minimalismo per giungere al complesso. Il corpo di lavoro risulta costituto da lavori estremamente pieni e altri estremamente vuoti dove la linea viene enfatizzata all’infinito oppure ridotta fino all’impercettibile.

La mostra sarà visibile fino al prossimo 1 Dicembre.

CRAC – Chiara Ronchini Arte Contemporanea
Via Paolo Braccini 30
05100 Terni

Photo by Alberto Bravini courtesy of CRAC

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Graphic Surgery INCREASE CRAC - Chiara Ronchini Arte Contemporanea

Cracks in the Soft Spot: Clemens Behr in mostra da Mini Galerie

10/11/2018

La Mini Galerie prosegue la sua programmazione con una nuova mostra di Clemens Behr dal titolo Cracks in the Soft Spot. Si tratta della seconda personale dell’artista berlinese nella galleria di Amsterdam a distanza di 3 anni da Small Works.

Clemens Behr è ben noto per il suo lavoro caratterizzato dall’uso e assemblaggio di materiali, dalla sua inclinazione alla spontaneità e dal desiderio di esplorare lo spazio. L’artista lavora attraverso un approccio site-specific, sia per quanto riguarda le complesse installazioni sia per gli imponenti murales. In entrambi i casi le composizioni riflettono l’ambiente circostante con lo spazio che agisce come elemento determinante all’interno del processo di lavoro.

Per questa nuova personale Clemens Behr propone una nuovo e inedito corpo di lavoro dove le opere sono interamente realizzate con materiale di scarto e da costruzione. L’utilizzo di questa tipologia di materiali è un modo per ripensare e ridefinire l’architettura degli interni, interrompendone la regolarità con cui di solito appare. Le opere si presentano frammentate, al confine tra completezza e incompletezza, come se fossero state rotte o danneggiate, suggerendo una precisa scelta dell’artista. Behr prosegue infatti in questa mostra ad esplorare quel fugace attimo in cui un opera si rompe proprio nel momento del suo completamento.

In galleria le immagini dell’allestimento e delle opere in mostra, se vi trovate in zona c’è tempo fino al prossimo 1 Dicembre per andare a darci un occhiata di persona.

Mini Galerie
Kinkerstraat 12AH
1053 DT Amsterdam

Photo credit: Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

Clemens Behr Cracks in the Soft Spot Mini Galerie

L’installazione di Gola Hundun come riflessione sullo spazio costruito e sottratto alla natura

08/11/2018

Nell’ambito della rassegna Vie Periferiche curata da Cristallino Artivisive Gola Hundun ha realizzato una nuova installazione in Piazza della Libertà a Cesena.

Intitolata Diramazioni, l’opera è una riflessione sullo spazio costruito e sottratto alla natura e più in generale sull’abitare. L’installazione si rifà infatti alle forme primordiali delle prime costruzioni umane realizzate con materiali naturali.

Il progetto rappresenta un nuovo punto di partenza per Gola Hundun. Restando fedele al proprio lavoro di ricerca legato alla natura e al rapporto tra uomo e biosfera, l’artista sta infatti indirizzando il proprio lavoro nella creazione di strutture con materiali organici all’interno degli spazi urbani. Durante il processo ha invitato i fruitori e i passanti casuali a prendere parte alla costruzione in modo non guidato. L’obbiettivo è quello di una riscoperta legata al primordiale per riavvicinare l’essere umano alla natura attraverso una pratica ormai (quasi) del tutto scomparsa.

Photo credit: Tommaso Campana

Gola Hundun installazione Cesena Piazza della Libertà Vie Periferiche

Gola Hundun installazione Cesena Piazza della Libertà Vie Periferiche

Gola Hundun installazione Cesena Piazza della Libertà Vie Periferiche

Gola Hundun installazione Cesena Piazza della Libertà Vie Periferiche

Gola Hundun installazione Cesena Piazza della Libertà Vie Periferiche

Gola Hundun installazione Cesena Piazza della Libertà Vie Periferiche

Gola Hundun installazione Cesena Piazza della Libertà Vie Periferiche

Gola Hundun installazione Cesena Piazza della Libertà Vie Periferiche

Gola Hundun installazione Cesena Piazza della Libertà Vie Periferiche

Gola Hundun installazione Cesena Piazza della Libertà Vie Periferiche

Gola Hundun installazione Cesena Piazza della Libertà Vie Periferiche

Il granaio del cielo non può mai essere pieno: Guerrilla Spam in mostra da USB Gallery

08/11/2018

La USB Gallery di Jesi ospita in questi giorni Il granaio del cielo non può mai essere pieno, prima mostra personale di Guerrilla Spam. Il titolo dello show, un proverbio africano, allude alla parzialità della conoscenza occidentale del continente Africa e più in generale delle culture straniere.

In un periodo dominato dalla xenofobia e dalla paura verso il prossimo Guerrilla Spam si ispira alle parole di Ryszard Kapuscinski e del suo saggio “Ebano“. Per il saggista e scrittore polacco l’Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere, un cosmo vario e ricchissimo chiamato così per pura comodità e denominazione geografica. La mostra è quindi un occasione per proseguire la personale esplorazione e riflessione sulla cultura africana, unendo letture ed esperienze personali per incentivare una visione differente del continente rispetto a quella stereotipata da parte dell’occidente.

Curata da Annalisa Filonzi, la personale assume i connotati di una mostra di politica culturale, un rito e soprattutto un opportunità di apprendimento. Le 13 diverse installazioni in carta e foglia d’oro raccontano storie, riti, usanze ed episodi legati alla tradizione africana per svelare aspetti poco noti e profondi della cultura di un continente con cui stiamo sempre più entrando in contatto.

Educare e stimolare il pensiero critico rappresentano infatti da sempre la base dell’esperienza artistica di Guerrilla Spam, solo attraverso la conoscenza abbiamo l’opportunità di meglio comprendere determinati temi ed argomenti. Da qui la scelta non casuale di utilizzare il colore oro, una prima assoluta che acquisisce valore simbolico, una metafora della luce del sapere e un richiamo all’uso dell’oro nei cieli delle pale medievali, simbolo non solo di potere ma di approccio interiorizzato e spirituale alla conoscenza.

Il granaio del cielo non può mai essere pieno è quindi una mostra per tutti noi, un istante di riflessione in un periodo storico in cui le società sono in crisi, dove l’appiattimento culturale, la globalizzazione, il costante flusso di informazioni, l’individualismo e la diffidenza per il prossimo stanno incentivando il bisogno di rendere simbolica e conservare la propria identità, con una conseguente crisi dell’organizzazione sociale. Lo show rifiuta la paura di una contaminazione, anzi attraverso le storie e gli spunti rielaborati riusciamo a meglio avvicinarci e comprendere culture distanti e diverse dalla nostra, scacciando la paura del diverso e di ciò che non conosciamo. La mostra sarà visitabile fino al prossimo 18 Novembre.

USB GALLERY
Via mura occidentali, 25a/27.
60035 Jesi

Photo by Renato Gasperini

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

Guerrilla Spam Il granaio del cielo non può mai essere pieno USB Gallery

The Abstract Painters Gathering: Una conversazione astratta dipinta su muro

07/11/2018

Le collaborazioni tra artisti da sempre fanno parte del DNA di tutto ciò che viene dipinto in strada. Special modo nei graffiti, e di conseguenza nelle diverse e successive forme della pittura in strada, questa tipologia di approccio è figlia della condivisione e del dialogo, della volontà di sperimentare in comunione lasciando che diverse contaminazioni esterne influenzino il processo pittorico. A beneficare di tutto ciò sono gli artisti stessi che attraverso il lavoro congiunto hanno modo di confrontarsi e di conseguenza evolvere e sviluppare la propria ricerca.

Partendo da questi concetti nasce The Abstract Painters Gathering, un evento pubblico per tutti coloro che portano avanti un ricerca pittorica astratta. Il progetto ha visto riunirsi a Berlino diverse personalità per dipingere le pareti della vecchia caserma dei pompieri di Kreuzberg.

Il progetto fa suoi i principi legati alla collaborazione tra artisti differenti, amplificandone però gli intenti. Vi è infatti volontà di gettare le basi per una vera e propria conversazione pittorica basata sulle differenti e personali espressioni artistiche di ciascuno dei partecipanti.

Ad unire Kidcash, Blazej Rusin, Ludwig Schult, Iaro Kusch, Jack Coyle, Sascha Missfeldt, Daniel Hahn e Johannes Mundinger è senza dubbio una comune matrice astratta riconducibile ai graffiti e caratterizzata da differenti e peculiari ricerche pittoriche.

Il gruppo ha lavorato su uno spazio comune, coniugando le differenti identità attraverso un confronto ed un processo condiviso e spontaneo, lavorando per addizione e sottrazione fino ad arrivare al risultato finale.

The Abstract Painters Gathering

The Abstract Painters Gathering

The Abstract Painters Gathering

The Abstract Painters Gathering

The Abstract Painters Gathering

The Abstract Painters Gathering

Memoria Y Recuerdo: Franco Fasoli JAZ in mostra da Wunderkammern

07/11/2018

La Wunderkammern Gallery ospita in questi giorni Memoria y Recuerdo, prima personale in Italia dell’artista argentino Franco Fasoli JAZ.

A caratterizzare la ricerca dell’artista sono senza dubbio i differenti percorsi accademici intrapresi nel corso del tempo. Gli studi in ceramica, pittura e disegno, uniti a quelli di scenografia, gli permettono infatti di variare tecniche e materiali.

L’uso di diversi mezzi artistici è funzionale a creare dinamismo all’interno delle sue opere, queste infatti ruotano attorno a temi come l’identità, la condizione umana, il conflitto e la dualità. In questo modo Franco Fasoli porta avanti una riflessione sull’esistenza umana, riflettendo ad esempio sul contesto sociopolitico argentino, servendosi di elementi derivanti dalla cultura latinoamericana come la tigre, le maschere o raffigurazioni di lotte in simmetrie compositive.

Allestita negli spazi milanesi della Wunderkammern Gallery, Memoria Y Recuerdo rappresenta una riflessione sul patrimonio monumentale di Buenos Aires. Al centro dello show troviamo infatti una personale riproduzione e rielaborazione della statua presente in Plaza San Martín a Buenos Aires. La statua è dedicata a José de San Martín, eroe nazionale dell’Argentina, Cile e Perù e figura di spicco nell’indipendenza dei paesi sudamericani dalla Spagna.

Franco Fasoli ha percorso insieme alla statua Spagna e Francia per giungere infine in Milano. Proprio il viaggio è al centro di una performance legata alla memorie e alle sue radici, un ricordo condiviso con gli spettatori dello show attraverso alcuni scatti fotografici. Oltre ciò presenti in mostra alcuni collage di medio e grande formato insieme ad alcune piccole sculture in ceramica.

Wunderkammern Gallery
Via Ausonio, 1a
20123 Milano

Photo by Giulia Girardi courtesy of Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Franco Fasoli Jaz Memoria Y Recuerdo Wunderkammern

Coming Back Is Half The Trip: Geoff McFetridge in mostra da Eighteen Gallery

06/11/2018

La Eighteen Gallery di Copenaghen ospita in questi giorni Coming Back Is Half The Trip, una nuova mostra personale di Geoff McFetridge.

La ricerca di Geoff McFetridge è legata ad una personale riflessione sulla condizione umana. L’artista nei suo dipinti, disegni e sculture esprime concetti che ruotano attorno a temi come l’inizio e la fine, le relazioni o le personali percezioni, fino ad arrivare al trascendentale e l’inconscio. Egli si sporge oltre il loro semplice significato, suggerendo la necessità di una indagine introspettiva in grado di farci meglio comprendere la nostra vita. Tutti questi spunti vengono indagati attraverso una leggerezza visiva e un approccio grafico dove forma e colore risultano essenziali. Proprio l’essenzialità e il consueto utilizzo di tonalità calde sono nuovamente i protagonisti dell’ultima personale dell’illustratore, designer ed artista di Los Angeles.

In Coming Back Is Half The Trip Geoff McFetridge riflette sulla routine e sugli schemi quotidiani attraverso un corpo di lavoro variegato. Presenti in mostra 8 dipinti su tela e una serie di sculture in acciaio verniciato a polvere ispirate ad alcuni animali. Il tutto viene disposto in circolo e risulta caratterizzato da uno sviluppo delle forme verso l’astrazione. La scelta non è casuale ma vuole suggerire quel modo automatico e inconscio con cui spesso approcciamo alla nostra stessa e complessa esistenza. La mostra sarà visibile fino al prossimo 24 di Novembre.

Photo via Arrested Motion

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Geoff McFetridge Coming Back Is Half The Trip Eighteen Gallery

Escif a Valencia per Greenpeace sulla città sostenibile

06/11/2018

In occasione del World Cities Day 2018 Greenpeace ha chiesto ad Escif di realizzare un murale a Valencia come parte dei lavori di Neopolitan, nuova campagna di sensibilizzazione basata sul concetto di città sostenibile e sulla riduzione dei consumi. L’obiettivo è quello di sensibilizzare e indirizzare le persone verso un nuovo tipo di consumo responsabile ed etico in modo da cambiare le nostre città e di conseguenza il pianeta.

Il progetto evidenzia ancora una volta la necessità di una trasformazione dei modelli di consumo delle città moderne per invertire il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. Si tratta di temi quanto mai attuali e che, sfortunatamente, non vengono ancora affrontati nel modo giusto.

La città è infatti il principale luogo dove lo persone vivono sul pianeta (in Spagna ad esempio l’80% dei cittadini spagnoli vive già in città) con il conseguente aumento dei consumi di acqua, energia, inquinamento dei veicoli e produzione di rifiuti. Entro il 2050 oltre il 66% della popolazione mondiale vivrà in città e tra queste circa il 15% in metropoli da 10 milioni di abitanti. Leggere questi dati è importante per comprendere sia gli scenari futuri, sia le difficoltà a cui andremo incontro se non iniziamo ad intervenire ora.

Come accade spesso per le opere di Escif le chiavi di letture sono molteplici. Da una parte il murale, dipinto sulla facciata del Barreira A + D Center for Advanced Design Studies, è pensato per suscitare una riflessione sul nostro consumo giornaliero e sul quale tipo di città vogliamo, sottolineando la necessità di immaginare e trasformare le città in spazi più umani, sani, efficienti. Luoghi meno inquinati ed inquinanti. La vida es otra cosa, una delle frasi più utilizzate dall’artista e titolo di quest’opera, sposta però la riflessione ancora più in là.

Escif prosegue anche qui la sua critica alla società moderna, al consumo sfrenato, all’individualismo, al capitalismo senza controllo, ai social network e al modo in cui stanno modificando i rapporti tra le persone. L’artista valenciano accompagna l’opera con un breve testo che ben rappresenta i temi racchiusi all’interno di questa sua ultima fatica:

Acquista molto e buon mercato. Alzati sul lato destro del letto. Mangia, bevi e saccheggia. Consuma le risorse del pianeta senza fermarti, senza voltarti indietro. Accelera. Competi con tutto e tutti. Sii il primo. Guadagna un sacco di soldi. Corri. Grida. Taglia gli alberi, buca le montagne. Cambia cellulare al ritmo di Instagram. Aggiornati! Brucia la macchina sull’asfalto. Abbi più follower che amici. Milioni. Tutti poveri. Sii meglio di chiunque altro a non amare nessuno. Copriti di plastica e brucia il mare. Uccidi tutti i pesci. Non piangere. Nuova giacca. Africa. Dov’è? Salta da un grattacielo perché vuoi andare più in alto. I bambini stanno morendo. Muoiono. Un messaggio sullo schermo. Prendi un bel respiro. Respira.

Per chi volesse vederla dal vivo l’opera si trova su Gran vía Fernando el Católico 69 a Valencia.

Photo courtesy of Greenpeace

La vida es otra cosa Escif Valencia Greenpeace

La vida es otra cosa Escif Valencia Greenpeace

La vida es otra cosa Escif Valencia Greenpeace

Oltremare: Il murale di RUN a Falconara Marittima

05/11/2018

Falconara Marittina è una cittadina marchigiana situata lungo la costa del mare Adriatico nei pressi di Ancona. Qui nei giorni scorsi RUN ha realizzato un nuovo murale di 30 metri dal titolo “Oltremare”.

L’opera, la prima mai realizzata in città, è ispirata ad un disegno dell’artista e vede come protagonisti una coppia di innamorati intenti a guardare verso il futuro mentre indicano il litorale marittimo che così profondamente caratterizza la città.

Photo credit: Courtesy of the artist

RUN oltremare Falconara Marittima

RUN oltremare Falconara Marittima

RUN oltremare Falconara Marittima

RUN oltremare Falconara Marittima

RUN oltremare Falconara Marittima

RUN oltremare Falconara Marittima

MissMe a Bologna per CHEAP sull’autodeterminazione delle donne

31/10/2018

Il collettivo bolognese CHEAP da anni porta avanti progetti d’arte pubblica in cui vengono veicolati, perlopiù attraverso azioni di poster art, temi di interesse collettivo e spesso legati ad argomenti di attualità. Non si tratta di un approccio superficiale quanto piuttosto di un azione diretta e ragionata capace di stimolare una presa di coscienza su tematiche spesso distorte, spesso manipolate e ancora più spesso del tutto assenti dal dibattito pubblico.

È accaduto con VOTA per ME e più recentemente con la serie di poster antifascisti e con il progetto Schegge di Paura. Partendo proprio da quest’ultimo CHEAP riprende il discorso legato all’universo femminile con un nuovo progetto realizzato in collaborazione con il Festival della Violenza Illustrata e che ha visto come ospite MissMe.

MissMe realizza i suoi interventi in strada sviluppando temi legati all’identità di genere, al corpo delle donne, al potere e all’abuso maschile, alla violenza sistematica e ricorrente che si abbatte sui corpi femminili. Per l’artista: “Nascere in un corpo di donna significa farsi carico di un indesiderato fardello, quello del rapporto irrisolto dell’umanità col sesso. Le donne imparano ad adattarsi ad un sistema patriarcale che le colpevolizza per la cattiva condotta maschile. Alle donne viene insegnato di provare vergogna per la propria sessualità, di scusarsi per il potere racchiuso nei loro corpi.”

Il progetto realizzato su Viale Masini, già location di alcuni degli interventi più riusciti del collettivo, vede su uno sfondo rosso sangue susseguirsi i corpi delle ‘vandals’ di MissMe alternati a poster tipografici – realizzati per l’occasione da Benedetta Bartolucci aka Redville – basati sui claims che l’artista ha utilizzato negli anni. Dal suggestivo “I didn’t came from your rib, you cam from my VAGINA”, fino al “Don’t blame women for the misbehavior of MEN”, insieme a “It’s not me, it’s YOU”, passando per il definitivo “FUCK your judgment”. Presenti inoltre alcuni poster in italiano come “Sui nostri corpi, sulla nostra salute, sul nostro piacere DECIDIAMO NOI”, basato sullo striscione che ha aperto uno dei cortei del movimento Non Una Di Meno, e “TACI, ANZI PARLA”, citazione da un libro di Carla Lonzi legata a doppio filo con i temi racchiusi nel movimento #MeToo.

La grande varietà di argomenti affrontati a Bologna da MissMe rappresentano quindi quel vasto insieme di contraddizioni e limiti legati al ruolo e alla visione della donna nella società moderna. L’impatto esercitato dai poster, sia dal punto di vista testuale quanto prettamente grafico, rappresenta un opportunità per una riflessione, sia da parte delle donne che da parte degli uomini, su come la società di stampo maschilista impone la propria visione agli uni e agli altri sulla figura femminile. C’è ad esempio il concetto di un ruolo davvero paritario tra i due sessi, cosi come viene stracciata l’idea di colpevolezza delle donne per il comportamento scorretto degli uomini e di una riappropriazione del potere decisionale su corpo, salute e piacere non più filtrata attraverso sistemi patriarcali o maschilisti.

Si tratta in definitiva di una presa di coscienza energica, a tratti rabbiosa, priva di sconti e buone maniere che vuole ridefinire l’idea stessa di donna partendo da una nuova e diversa premessa di autodeterminazione priva di imposizioni.

Photos by Michele Lapini courtesy of CHEAP

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

MissMe CHEAP Bologna Street Art

SOLAR: La mostra di David Petroni sulle possibilità visive e sensoriali della luce

27/10/2018

La Casa de la Cultura de Vicente López di Buenos Aires ospita fino al prossimo 23 di novembre SOLAR, una nuova personale di David Petroni.

La produzione di David Petroni ruota attorno al colore e alla geometria. Partendo dall’idea che tutto ciò che ci circonda è energia, l’artista sviluppa la propria ricerca attraverso effetti visivi ed ottici dove elementi diversi vengono combinati con l’intento di modificare la materialità degli oggetti con cui interagiscono. La produzione in strada così come quella in studio è quindi basata sulla presenza di elementi geometrici e sull’interazione tra questi e la luce naturale.

La ricerca sull’illuminotecnica ha permesso all’artista di raccogliere questi concetti per sviluppare una nuova serie di opere caratterizzate da formati differenti e da una spiccata interazione con il pubblico. Proprio il sole e la luce, fonti naturali e fondamentali di energia, sono quindi alla base di questa nuova personale.

Il corpo del lavoro di SOLAR si basa sull’immaterialità, sugli effetti e sulle possibilità visive e sensoriali della decomposizione della luce. David Petroni manipola la luce presentando una serie di opere in cui il colore non appare come pigmento o materia ma come irradiazione.

Nel grande ovale presente in sala la luce è scomposta in diversi colori ed è visibile attraverso il suo stesso alone. L’opera ispirata invece ai raggi ultravioletti risulta caratterizzata da piccole forme più complesse e contratte: uno specchio genera un doppio effetto riflettente che produce un illusione ottica che si rifà all’idea di non materialità dei raggi ultravioletti, questi hanno infatti una lunghezza d’onda immediatamente inferiore alla luce visibile dall’occhio umano. Lo show è completato da una serie di lavori in acrilico che emergono letteralmente dal muro. I colori simboleggiano differenti livelli di temperatura e i giochi di luce ed ombra permettono al visitatore di interagire con l’opera simulando il passaggio del sole e trasformandone di conseguenza il colore.

Casa de la Cultura de Vicente López
Ricardo Gutiérrez 1060, Olivos
Buenos Aires, Argentina

Photo courtesy of the artist

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

David Petroni Solar Casa de la Cultura de Vicente López

Le Volet Jaune: La mostra di Jean Jullien da ENCORE sul concetto di framing

26/10/2018

L’ultimo progetto di ENCORE ha coinvolto l’artista, illustratore e visual artist francese Jean Jullien in un personale intitolata Le Volet Jaune. ENCORE è un piccolo spazio espositivo e creato dal team della Alice Gallery di Bruxelles che presenta il lavoro di creativi, artisti, designer, editori e musicisti appartenenti a diversi ambiti. Le mostre e gli eventi non sono programmati ma seguono una logica legata alla spontaneità, l’obbiettivo è infatti quello di sperimentare diversi modi di promuovere l’arte in tutte le sue molteplici forme.

Alla base di Le Volet Jaune una serie di dipinti su tela intitolati The Yellow Shutter e incentrati sul tema del framing, un concetto questo quanto mai importante per capire le dinamiche legate all’informazione e ai media odierni.

Il framing è un processo di influenza selettiva sulla percezione dei significati che un individuo attribuisce a frasi o parole. Può essere interpretato come una ‘cornice di senso’, capace di incoraggiare o scoraggiare interpretazioni differenti in base a come viene presentato un concetto. Lo stesso messaggio infatti può essere espresso in termini positivi o negativi (es. la carne di manzo è per l’70% magra oppure la carne di manzo è per il 30% grassa) e se il contenuto è lo stesso a variare è il punto di vista, il lato che si sceglie di mettere in evidenza.

Partendo da questa idea Jean Jullien propone una serie di lavori in cui le immagini sono prive di protagonisti in primo piano. Le opere sono infatti caratterizzate da un visione legata al punto di vista dello spettatore. Attraverso un gioco di ricerca tra osservatore e soggetto della tela, l’artista manipola la percezione di chi osserva rivelando un filtro tra due mondi.

Le opere rappresentano un opportunità di riflessione sull’effetto framing che così fortemente limita la nostra visione del mondo. L’artista ci catapulta all’interno di uno spazio immaginìfico e in grado di mostrarci una cornice più ampia e di conseguenza una interpretazione più ricca. La mostra sarà visibile fino al prossimo 27 di ottobre.

ENCORE
Rue de Flandre 91
1000 Bruxelles, Belgio

Photo courtesy of The Gallery

Jean Jullien Le Volet Jaune ENCORE Bruxelles

Jean Jullien Le Volet Jaune ENCORE Bruxelles

Jean Jullien Le Volet Jaune ENCORE Bruxelles

Jean Jullien Le Volet Jaune ENCORE Bruxelles

Jean Jullien Le Volet Jaune ENCORE Bruxelles

Jean Jullien Le Volet Jaune ENCORE Bruxelles

Jean Jullien Le Volet Jaune ENCORE Bruxelles

Jean Jullien Le Volet Jaune ENCORE Bruxelles

NEUDECO: James Reka da Vertical Gallery esplora e reinterpreta l’Art Déco

25/10/2018

La Vertical Gallery di Chicago ospita in questi giorni NEUDECO, una nuova mostra personale dell’artista e muralista australiano James Reka. Lo show è ispirato all’Art Déco attraverso una personale esplorazione e reinterpretazione di un’estetica fortemente presente a Chicago durante la prima metà del novecento.

L’Art Déco, il cui nome deriva dalla sintesi della dicitura Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes tenutasi a Parigi nel 1925, non è propriamente un movimento artistico ma viene definita come un fenomeno del gusto, sviluppatasi in Europa a cavallo tra il 1919 e il 1930 e negli Stati Uniti fino al 1940, che riguardò le arti decorative e visive, l’architettura e la moda.

Nell’idea dell’artista berlinese NEUDECO è una versione moderna del glamour dell’epoca Art Déco unita ad alcuni elementi tratti dai colori, dalle architetture e dalla cultura dell’Isola di Malta. La genesi di questa nuova personale è quindi legata a due distinte e divergenti fonti di ispirazione, due stili culturali combinati in una reinterpretazione contemporanea e rivisitata dell’Art Déco attraverso una tavolozza di colori e forme lineari ispirati ai tre mesi di residenza maltese dell’artista.

La mostra si sviluppa attraverso un costante equilibrio tra vecchio e nuovo, passato e presente ed è composta da una combinazione di tele e da una collezione di sculture dipinte in acrilico. Il costante gioco di trame e il posizionamento simbolico della figura femminile permette a James Reka di esplorare l’estetica dell’Art Déco e della metropoli statunitense in modo personale.

Il corpo di lavoro risulta infatti caratterizzato dall’utilizzo di elementi duri, riconducibili alle architetture di Chicago, a contrasto con linee più morbide e ispirate a forme femminili sia in costume che in figura. Queste imitano statue e sculture in pietra e sono impreziosite da una precisa scelta tonale. Da una parte una palette di colori tenui che riprendono quelli delle arenarie maltesi, dall’altra una scala grigio, blu e nero a contrasto ispirata all’epoca del proibizionismo. Per migliorare ulteriormente la localizzazione del corpo del lavoro, James Reka ha infatti scelto di denominare i pezzi con i nome dei famosi underground bar che hanno prosperato a Chicago durante gli anni ’20. La personale sarà visibile fino al prossimo 27 di ottobre.

Vertical Gallery
1016 N Western Ave
IL 60622 Chicago Stati Uniti

Photo courtesy of The Artist

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

James Reka NEUDECO Vertical Gallery Chicago

PGSD Post-Graffiti Stress Disorder: La mostra di Altrove al Museo MARCA di Catanzaro

24/10/2018

Gli artisti sono tra le persone più sensibili ai cambiamenti e proprio per questo rivestono un importante ruolo sociale all’interno della società. La loro produzione analizza il contesto storico attraverso differenti e personali punti di vista ed è proprio in questo modo che si restituisce dignità all’arte. Questo è un aspetto importante, assolutamente centrale per capire l’esperienza Altrove.

Parlo di esperienza perché sarebbe riduttivo e superficiale etichettare un progetto come quello calabrese come un semplice festival d’arte urbana. Edoardo Suraci e Vincenzo Costantino hanno costruito un qualcosa di reale attraverso una forza proveniente dal basso, alimentata da uno spirito collaborativo ed inclusivo e da una estetica in netto contrasto con le rassegne e i progetti d’arte pubblica che stanno sempre più ‘occupando’ gli spazi delle nostre città.

Fin dal principio Altrove si è sviluppato attraverso un rapporto diretto e imprescindibile da Catanzaro e con la sua collettività. C’è stata la volontà di dialogare con una città spenta, rassegnata e falcidiata dal degrado estetico e sociale per creare un tipo diverso di narrazione capace di dare forma e sostanza ad un futuro non solo diverso ma sopratutto possibile. Si è scelto di lavorare attraverso il mantra della condivisione, alimentando lo scambio tra gli artisti, gli organizzatori e le persone che vivono e respirano la città giorno dopo giorno.

Tutto ciò si traduce in un contatto diretto e distante dalle dinamiche di “riqualificazione delle città attraverso il colore”, un approccio figlio dell’esigenza di proporre un linguaggio non facilmente comprensibile e proprio per questo capace di alzare il livello della cultura delle persone. Gli artisti attraverso la loro sensibilità a Catanzaro trovano una realtà unica nel suo genere dove hanno l’opportunità di sperimentare liberamente, di agire nello spazio per osmosi, intercettatando e rielaborando, attraverso i propri sentimenti ed emozioni, le singole, condivise e personali esperienze legate al posto.

Fedele alla propria idea di esperienza artistica contemporanea, la quinta edizione di Altrove è una precisa presa di posizione in netto contrasto con le dinamiche rodate e scariche di contenuto che stanno sempre più interessando l’arte urbana. Post-Graffiti Stress Disorder, titolo della quinta incarnazione di Altrove, prosegue sul tracciato della sperimentazione condivisa orientando il proprio sguardo agli spazi museali con una collettiva presso il Museo MARCA di Catanzaro.

Il titolo dell’esposizione deriva da PTSD Post-Traumatic Stress Disorder, disturbo da stress post traumatico caratterizzato da forti sofferenze psicologiche derivanti da un evento traumatico. Il trauma in questione sono i graffiti e la loro diffusione a livello mondiale che ha generato un fastidio ‘visuale’ capace di condizionare la percezione di massa di una forma d’arte figlia dei nostri tempi.

La collettiva consolida una specifica idea d’avanguardia artistica contemporanea rappresentata in questa occasione da: Abcdef, Alexandre Bavard, Boris Tellegen, Canemorto, Jeroen Erosie, Gruppo OK, Mafia Tabak, Saeio, Sbagliato e Tybet, con l’intento di sottolineare definitivamente l’importanza e la contemporaneità critica ed estetica dei graffiti e di ciò che dagli anni ’70 ad oggi hanno saputo scatenare. Non solo, i temi della mostra vanno di pari passo con l’esigenza di dissociarsi da quei progetti scarichi di contenuto con i quali si sceglie di ‘abbellire’ la città attraverso opere ed interventi distruttivi per la ricerca artistica e legati all’accontentamento del gusto comune storicamente distante dai linguaggi dell’arte moderna e contemporanea.

In risposta a ciò PGSD è stata strutturata come una mostra collettiva interamente realizzata in residenza. Gli artisti, riprendendo quelle dinamiche di velocità, incontro e contaminazione tipiche dei graffiti, hanno lavorato all’interno degli spazi museali per una settimana producendo in loco tutte le circa 40 opere esposte.

Museo Marca
Via Alessandro Turco, 63
88100 Catanzaro CZ

Photo by Angelo Jaroszuk Bogasz courtesy of Altrove

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Altrove PGSD Post-Graffiti Stress Disorder Museo Marca Catanzaro

Nicola Alessandrini e Lisa Gelli a Sansepolcro sul diritto di migrare per vivere

23/10/2018

La quinta tappa di Specie Migranti ha visto Nicola Alessandrini e Lisa Gelli realizzare una nuova pittura a Sansepolcro in provincia di Arezzo. L’opera nasce dalla collaborazione dei due artisti con l’associazione Casermarcheologica e rappresenta l’ideale proseguo del progetto Specie Migranti e delle riflessioni ad esso legate.

Con Specie Migranti da circa due anni i due artisti stanno riflettendo sull’importanza di migrare per vivere, su come ciò rappresenti un bisogno e diritto naturale di ciascun essere umano legato alla ricerca di una condizione di vita migliore.

Alcuni animali migrano ogni stagione, si spostano per trovare luoghi dove possono vivere meglio e sopravvivere. Migrare è quindi una cosa naturale, un passaggio semplice, automatico ed universale, perché per l’uomo deve essere una condanna?

Il duo rifiuta la concezione e le idee che i media stanno costruendo attorno ai migranti. Da una parte descritti come una massa appiattita, dove le parole ‘migrante’, ‘richiedente asilo’e ‘clandestino’ stanno subendo sempre più un’operazione di demonizzazione mass-mediatica. Dall’altra sempre più strumento politico per distogliere l’attenzione sui reali problemi del paese.

Nicola Alessandrini e Lisa Gelli attraverso questo progetto vogliono quindi indagare dentro e fuori le storie di coloro che per scelta, bisogno o necessità cambiano luogo in cui vivere. I due, visto il periodo storico avaro di un dialogo collettivo pubblico e falcidiato da interventi d’arte urbana di natura decorativa più che riflessiva, si pongono in controtendenza legandosi ad una tradizione muralista capace di porre l’aspetto narrativo e sociale al primo posto. Le storie di chi la strada la vive e l’urgenza di raccontarle divengono gli incipit di una serie giunta a Sansepolcro alla sua quinta incarnazione.

Lisa Gelli e Nicola Alessandrini studiano gli animali migratori del posto e li mescoliamo a textures ed elementi tipici dei migranti (nel senso più ampio del termine) che abitano quelle zone. Il processo creativo vede una raccolta di storie, simboli, oggetti sia figurati che figurali, attraverso l’incontro con chi abita l’ambiente di lavoro. Le pitture sono quindi sia una sintesi delle impressioni raccolte, sia un modo di narrare storie a-biografiche in cui ognuno possa ritrovare all’interno il proprio personale viaggio, la propria intima migrazione.

Quest’ultima pittura è ispirata al concetto di unione di più storni in un unico e grande stormo. Un idea che si rifà al concetto di comunità, sia visivamente sia concettualmente, dove un corpo societario unico risulta composto da tante singolarità. Ecco quindi comparire una serie di personaggi diversi e caratterizzati da una propria storia personale che si uniscono e diventano un’unica opera.

Photo credit: Courtesy of The Artists

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

Nicola Alessandrini Lisa Gelli Street Art Sansepolcro Specie Migranti

La pittura di Borondo sull’Isola di Utsira in Norvegia

20/10/2018

Utsira è una piccola isola nel Mare del Nord, si tratta del comune norvegese più piccolo, sia in termini di abitanti che in termini di superficie, percorribile a piedi da nord a sud in soltanto 20 minuti.

In questa piccola comunità di 240 persone non vi è alcun crimine, nessun pericolo né tanto meno la polizia. Le persone vivono all’interno di un ambiente naturale incontaminato, privo di muri e limiti e sono accomunate da un forte senso di comunità, sostegno reciproco e una sensazione diffusa di godere della stessa ed unica condizione di vita.

Borondo ha avuto modo di trascorrere del tempo sull’isola, scoprendone i paesaggi e confrontandosi con la gente del posto, per realizzare una pittura ispirata al luogo e ai suoi simboli. Nell’opera l’artista Spagnolo riflette sul forte senso di comunità e appartenenza che lega la piccola comunità all’isola.

Photo credit: The Artist

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Borondo Street Art Utsira Norway

Il murale di Hyuro a Dolo, Venezia

19/10/2018

Le pitture di Hyuro esercitano da sempre un fascino tutto particolare. L’artista argentina ha saputo consolidare nel tempo la sua pratica artistica attraverso un approccio strettamente connesso al territorio e legato alla figura della donna. Si tratta di racconti, storie di donne e vita quotidiana spesso pensati per porre l’accento sulle disparità di sesso che ancora tutt’oggi persiste nelle nostre società.

L’opera dipinta a Dolo per l’ultima edizione dell’IDoLove Festival prosegue su questo percorso attraverso una natura morta capace di evocare ricordi e spunti dal passato.

L’autrice ha dipinto un frammento dal passato che ritrae un ambiente domestico dove su un tavolo sono stati abbandonati alla rinfusa cibi, giocattoli e oggetti d’uso quotidiano. Illuminata da una candela la scena suggerisce la presenza/assenza di una figura femminile.

Pensata come dedica al lavoro delle donne svolto dentro e fuori dalle mura domestiche, l’opera rievoca la storia di due sorelle che durante il difficile periodo del dopoguerra italiano aprirono un negozio di giocattoli nel centro della città. I giocattoli scintillanti, sistemati con cura dalle due donne nella loro vetrina, segnarono i ricordi e i desideri dei bambini dell’epoca.

Photo credit: The Artist

Hyuro Street Art Dolo Idolove Festival

Hyuro Street Art Dolo Idolove Festival

Hyuro Street Art Dolo Idolove Festival

Hyuro Street Art Dolo Idolove Festival

Adaptation: La mostra di Andreco da Galleria Varsi

18/10/2018

Fino al prossimo 10 novembre la Galleria Varsi ospita Adaptation, una mostra personale di Andreco, artista visivo trasversale e dottore di ricerca in ingegneria ambientale specializzato nella progettazione sostenibile in diverse condizioni climatiche.

Come visto più volte nel corso degli anni la ricerca di Andreco fonde scienza ed arte con l’obbiettivo di stimolare una riflessione sul rapporto tra essere umano e natura, tra spazio naturale e costruito. Nello specifico l’artista è impegnato in una indagine sugli impatti antropici e sulle possibilità offerte dalle piante nel ripristino ambientale e nella fitodepurazione delle acque.

Attraverso un approccio trans-disciplinare egli porta le sue riflessione ad un livello accessibile dove i dati vengono rielaborati in simboli mentre le immagini veicolano la complessità dei processi naturali. Il risultato è uno spostamento della prospettiva da antropocentrica a ecocentrica.

Con Adaptation Andreco riflette sui mutamenti prodotti dall’interazione tra uomo e ambiente. L’essere umano è infatti il principale agente di trasformazione degli equilibri naturali (da qui il termine antropocene che indica l’attuale era geologica). Tra le conseguenze più evidenti dell’azione umana sull’ecosistema troviamo: l’aumento delle temperature, l’innalzamento dei mari, l’inquinamento atmosferico, delle acque e del suolo, la diminuzione della biodiversità, tutti fenomeni in crescita costante.

In questa nuova personale l’artista indaga il cambio di prospettiva nella gestione degli effetti di tale impatto. Se dapprima le politiche e gli sforzi tecnico-scientifici erano incentrati su come evitare la catastrofe, oggi che la catastrofe è già avvenuta si cercano strategie di adattamento ad un contesto avverso.

Non stupisce quindi la volontà di guardare alla piante, queste infatti si distinguono per la loro tollerabilità nei confronti delle ostilità, per la loro capacità di rigenerarsi dopo un danno subito reagendo a fattori sfavorevoli e resistendo di conseguenza per sopravvivere.

Adaptation nasce quindi come atto di consapevolezza ma soprattutto è un omaggio alla resistenza e alla complessità biologica. La mostra rappresenta da una parte una critica alla società dall’altra una esortazione a riprendere contatto con noi stessi, a ripensarci come parti di un tutto di cui dobbiamo avere cura per sopravvivere.

Galleria Varsi
Via di Grotta Pinta 38,
00186 Rome, Italy

Photo credit: TheBlindEyeFactory courtesy of VARSI

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

Adaptation Andreco Galleria Varsi

L’omaggio di Alberonero a la Cité Radieuse di Le Corbusier

18/10/2018

Costruita a Marsiglia tra il 1947 e il 1952 La Unité d’Habitation, nota anche come Cité Radieuse perché esposta al sole sia a ovest che a est, fu ideata dal celebre architetto francese Le Corbusier. L’intento era quello di creare un piccolo quartiere con sale comuni, negozi e addirittura una scuola al suo interno in aggiunta ad un sistema di interfono con il quale i condomini potevano parlare liberamente tra di loro. Fin dalla sua nascita il complesso è stato etichettato come bizzarro e brutto per via della facciata esterna in cemento.

Oggi La Cité Radieuse è considerata uno degli esempi migliori di architettura brutalista grazie all’utilizzo del cemento a vista per evidenziare la struttura ed accentuare i suoi volumi. Il palazzo è costituito da 17 piani con una capienza di circa 1600 persone divise in circa 300 appartamenti diversi per tipologia e spazi. La struttura ospita tutt’oggi una piscina, un teatro, un cinema, un orto condiviso, corsi di pittura, yoga e inglese mentre la terrazza è stata trasformata in un museo di arte contemporanea chiamato MaMo.

Esponente di un nuovo spazialismo urbano, per la terza edizione dell’IDoLove Festival di Dolo Alberonero ha progettato un personale omaggio al progetto di Le Corbusier.

L’opera è stata realizzata su un edificio risalente agli anni ’70, già ex sede del tribunale di Dolo, ed ha visto l’artista italiano ispirarsi al complesso marsigliese. Alberonero ha utilizzato il colore per trasformare le forme e la percezione del palazzo inserendo all’interno degli spazi in cemento una serie ripetuta di diversi quadrati colorati.

Le 147 cromie stravolgono la percezione dell’edificio: i colori più forti sono rivolti verso la strada e quelli più chiari verso la piazzetta. L’intento è quello di suggerire uno spazio contemplativo.

Muovendosi infatti intorno alla struttura l’effetto cromatico cambia radicalmente. Grazie ai giochi prospettici, da una parte troviamo una scala gradiente di colori che fa arretrare le fasce verticali in cemento dell’edificio, dall’altra il bianco assoluto che per via della rifrazione della luce naturale scompare con il passare delle ore.

Photo credit: The Artist

Alberonero Street Art Cité Radieuse Le Corbusier Dolo IDoLove Festival

Alberonero Street Art Cité Radieuse Le Corbusier Dolo IDoLove Festival

Alberonero Street Art Cité Radieuse Le Corbusier Dolo IDoLove Festival

Alberonero Street Art Cité Radieuse Le Corbusier Dolo IDoLove Festival

Alberonero Street Art Cité Radieuse Le Corbusier Dolo IDoLove Festival

Alberonero Street Art Cité Radieuse Le Corbusier Dolo IDoLove Festival

Alberonero Street Art Cité Radieuse Le Corbusier Dolo IDoLove Festival

Alberonero Street Art Cité Radieuse Le Corbusier Dolo IDoLove Festival

Transformable Systems: Felipe Pantone da Joshua Liner Gallery

17/10/2018

Joshua Liner Gallery ospita in questi giorni Transformable Systems una nuova mostra personale di Felipe Pantone.

L’intento di Felipe Pantone è quello di evocare una sorta di esperienza digitale attraverso oggetti inanimati e integrando la tecnologia all’interno della sua arte. Come “figlio dell’era di Internet” il suo lavoro ruota attorno all’idea di trasformazione, dinamismo e impermanenza. Ciascuna delle opere presenti in mostra utilizza processi meccanici come mezzo per indagare la natura transitoria e pervasiva della cultura digitale rendendola allo stesso tempo accessibile e coinvolgente.

Nella sua pratica Pantone mira a creare arte che rifletta il modo in cui consumiamo le informazioni.Tradizionalmente infatti le tecnologie visive funzionano come sistemi chiusi trasmettendo segnali visivi e uditivi a senso unico. L’artista produce invece sistemi aperti e caratterizzati da una interazione con lo spettatore, ciascuno può infatti interagire fisicamente con le opere cambiandone ad esempio le dinamiche cromatiche. In questo senso Pantone aggiunge un aspetto personale alla tecnologia, un luogo spesso descritto come alienante e freddo.

Le composizioni astratte di Pantone presentano spesso pixel ingranditi, codici QR e griglie con i quali l’artista riflette sull’era digitale e sui modi in cui ci confrontiamo le informazioni visive.

Nella serie Chromadynamica Pantone simula un movimento dinamico manipolando il colore sul piano x-y. Uno strato di acrilico installato davanti al dipinto offusca i pixel luminosi e colorati trasformando l’opera originale in qualcosa di nuovo. I lavori della serie Subtractive Variability hanno registri di colore simili, tuttavia questo gruppo è realizzato attraverso un intervento meccanico. Utilizzando una stampante industriale Pantone applica inchiostri UV ciano, magenta e giallo direttamente su un pannello di alluminio. Spostando il pannello durante il processo di stampa, l’artista ottiene un controllo sull’interazione casuale tra i colori. La serie Optichromie combina invece modalità di produzione sia meccaniche che non meccaniche per esplorare la meccanica visiva di televisori, smartphone e computer. I gradienti e gli accenti psichedelici che caratterizzano questi tre distinti ma correlati corpi di lavoro tentano di catturare il dinamismo e la velocità distintivi dei media digitali del 21^ secolo.

Joshua Liner Gallery
540 West 28th Street
New York, NY 10001

Photo credit: The Gallery

Felipe Pantone Transformable Systems Joshua Liner Gallery

Felipe Pantone Transformable Systems Joshua Liner Gallery

Felipe Pantone Transformable Systems Joshua Liner Gallery

Felipe Pantone Transformable Systems Joshua Liner Gallery

Felipe Pantone Transformable Systems Joshua Liner Gallery

Felipe Pantone Transformable Systems Joshua Liner Gallery

Felipe Pantone Transformable Systems Joshua Liner Gallery

Felipe Pantone Transformable Systems Joshua Liner Gallery

Felipe Pantone Transformable Systems Joshua Liner Gallery

Il doppio murale di Agostino Iacurci a Satka in Russia

17/10/2018

Satka è una cittadina industriale di circa 50mila abitanti situata sui Monti Urali dove, grazie al sostegno della Fondazione Sobranie di Mosca, vengono ospitati artisti di fama internazionale per la realizzazione di diverse pitture murali. La città dipende interamente dall’enorme cava di magnesite e dalla fabbrica di ferro e di conseguenza i temi della rassegna sono spesso legati all’ecologia e allo sfruttamento delle risorse naturali.

Per la seconda edizione del Satka Street Art Festival Agostino Iacurci ha realizzato una doppia pittura sulle pareti esterne della Secondary school n°4 di Satka. Ddddddddom è in totale controtendenza rispetto alle tipiche pitture dellì’artista italiano che sceglie qui di lavorare attraverso una composizione astratta di forme geometriche che giocano con le peculiarità architettoniche delle due facciate.

Photo credit: The Artist

Agostino Iacurci street art Satka Russia

Agostino Iacurci street art Satka Russi

Agostino Iacurci street art Satka Russi

Agostino Iacurci street art Satka Russi

Agostino Iacurci street art Satka Russi

Agostino Iacurci street art Satka Russi

Agostino Iacurci street art Satka Russi

Agostino Iacurci street art Satka Russi

Hense a Ragusa per FestiWall

16/10/2018

HENSE ha terminato in questi giorni la sua opera per FestiWall progettando una pittura orizzontale all’interno del cortile del Liceo Scientifico E. Fermi di Ragusa. Per la prima volta in Italia l’artista statunitense ha realizzato un intervento che si estende per una superfice di 14×45 metri ed è caratterizzato da una composizione astratta che abbraccia e modifica in toto la percezione dello spazio.

Le difficoltà realizzative, tra cui quella di dipingere la superfice stando attenti a non distruggere le aree precedenti camminandoci sopra, hanno richiesto un intenso processo collaborativo e interattivo con lo spazio di lavoro.

Visibile nella sua interezza dall’alto Ragusa Sun, titolo dell’opera, è pensata per diventare un elemento di ispirazione e curiosità per gli studenti della scuola. I colori sono stati scelti per generare un netto contrasto con le architetture esistenti così come le forme e le linee dipinte animano una composizione capace di prestarsi a diverse e personali interpretazioni.

Photo credti: Piero Sabatino

Hense Street Art Ragusa FestiWall

Hense Street Art Ragusa FestiWall

Hense Street Art Ragusa FestiWall

Hense Street Art Ragusa FestiWall

Hense Street Art Ragusa FestiWall

Hense Street Art Ragusa FestiWall

Hense Street Art Ragusa FestiWall

Hense Street Art Ragusa FestiWall

Hense Street Art Ragusa FestiWall

Nordic Breath: Il murale di GUE a Seinäjoki, Finlandia

16/10/2018

GUE è tra gli artisti che hanno preso parte all’Upeart Festival per il quale ha realizzato una nuovo murale a Seinäjoki in Finlandia.

L’Upeart Festival è una rassegna d’arte pubblica diffusa che sta vedendo al lavoro in diverse città della Finlandia alcuni dei nomi più interessanti dell’arte urbana internazionale offrendo a ciascun artisti l’opportunità di lavorare su grandi spazi e superfici pubbliche. Ispirato dai paesaggi e dalle atmosfere del nord Europa GUE per il festival ha dipinto “Nordic Breath”. L’opera si sviluppa su una grande palazzina attraverso una composizione astratta che corre e gioca con le peculiarità della superfice di lavoro.

Photo credit: BD Studio

GUE Street Art Seinäjoki Finland Upeart Festival

GUE Street Art Seinäjoki Finland Upeart Festival

GUE Street Art Seinäjoki Finland Upeart Festival

GUE Street Art Seinäjoki Finland Upeart Festival

GUE Street Art Seinäjoki Finland Upeart Festival

GUE Street Art Seinäjoki Finland Upeart Festival

Alejar a la muerte: Il murale di Zed1 a Santander

15/10/2018

Non si può scampare alla morte è una frase ricorrente che fin da bambini ci siamo sentiti ripetere in continuazione dai nonni, dai libri o nei film. L’ultimo murales dipinto da Zed1 a Santander ci insegna però che non è del tutto vero.

Per il Desvelarte Festival di Santander in Spagna Zed1 riflette su come conducendo una vita equilibrata e facendo attenzione a ciò che mangiamo abbiamo la possibilità il nostro corpo giovane prolungandoci la vita ed allontanando il fatidico momento dell’incontro con il Tristo Mietitore.

“Alejar a la muerte” ovvero ‘Allontanare la morte’ racchiude il sé questo messaggio attraverso la rappresentazione di un coraggioso cavaliere che solca il mare trasportando sulla sua nave spinaci, mirtilli, zenzero e aglio. Nella pittura vediamo come il protagonista vada intrepido incontro alla morte affrontandola con una spada di carota e difendendosi con uno scudo di melograno. La scelta degli alimenti non è casuale in quanto questi sono considerati fondamentali nell’aiutare a mantenere il corpo sano e forte.

L’ispirazione dell’opera è arrivata diversi mesi fa quando Zed1 decise di fare più attenzione alla sua alimentazione ed al cibo che abitualmente consumava. Fino a quest’oggi il bozzetto di questo muro era stato rifiutato in più occasioni a causa della presenza della morte, vista come una figura eccessivamente tetra.

Photo credit: The Artist

Zed1 Street Art Santander

Zed1 Street Art Santander

Zed1 Street Art Santander

Zed1 Street Art Santander

Eron a Santarcangelo di Romagna sulla pace e libertà dei popoli

15/10/2018

Per la quarta edizione del festival culturale Cantiere Poetico 2018 Eron ha realizzato una nuova opera d’arte murale a Santarcangelo di Romagna.

Intitolata “Tower to the People”, l’opera ha visto l’artista trasformare una torretta per l’energia elettrica urbana in un monumento che esprime il desiderio di pace e di libertà dei popoli.

Eron utilizzando unicamente la bomboletta spray ha raffigurato un insieme di fiori che formano la silhouette di un pugno alzato al cielo. L’effetto chiaroscuro definisce un opera capace di esprimere con delicatezza la forza della non violenza, la vittoria della gentilezza e dell’amore contro l’odio, l’intensità della poesia, la perfezione dell’armonia, il desiderio di libertà e di pace delle persone in tutto il mondo.

Photo credit: Davide Gasparetti & The Artist

Eron Street Art Santarcangelo di Romagna

Eron Street Art Santarcangelo di Romagna

Eron Street Art Santarcangelo di Romagna

Eron Street Art Santarcangelo di Romagna

Eron Street Art Santarcangelo di Romagna

Eron Street Art Santarcangelo di Romagna

Eron Street Art Santarcangelo di Romagna

Eron Street Art Santarcangelo di Romagna

Eron Street Art Santarcangelo di Romagna

Transcendental Moment: Waone Interesni Kazki a Cluj-Napoca in Romania

13/10/2018

Waone degli Interesni Kazki è stato invitato dall’assocazione Launloc ha dipingere la parete esterna dell’istituto Școala Gimnasia Octavian Goga di Cluj-Napoca in Romania.

Il progetto è stata l’opportunità per Waone di tornare indietro nel tempo, a quando da bambino vide per la prima volta dei murales sugli spazi della sua scuola elementare con le scene di alcuni racconti popolari.

Influenzata da queste reminiscenze, “Transcendental Moment” rappresenta quella forza creativa indefinibile basata sulla conoscenza e trasformata in piacere visivo.

Tutti i dettagli in galleria.

Photo credit: The Artist

Waone Interesni Kazki Street Art Cluj-Napoca

Waone Interesni Kazki Street Art Cluj-Napoca

Waone Interesni Kazki Street Art Cluj-Napoca

Waone Interesni Kazki Street Art Cluj-Napoca

Waone Interesni Kazki Street Art Cluj-Napoca

Basik a Santa Croce di Magliano

12/10/2018

Per la quinta edizione di PAG – Premio Antonio Giordano Basik ha dipinto una nuovo murale a Santa Croce di Magliano in provincia di Campobasso dal titolo “S.Antonio da Padova che predica ai suoi seguaci”.

Basik sceglie di utilizzare la figura del Santo e patrono della città per imbastire una riflessione sulle nuove dinamiche in atto nel legame tra arte, artista e spettatore nell’era dei social media.

Utilizzando questo parallelismo Basik riflette su come i social, che consentano una relazione più diretta e rapida tra le parti (?), al tempo stesso facciano emergere nuovi spunti e domande sull’attuale stato dell’arte. L’artista si chiede quanto possa cambiare la percezione di un’opera d’arte e le idee ad essa legate quando viene filtrata attraverso le lenti “perfettificate” dei social media e su come questo filtro invisibile influisca sulle parole, domande, risposte e commenti portando infine ad una mancanza di autenticità.

Il consumo veloce che sempre più sta caratterizzando questo periodo storico porta davvero dei vantaggi all’arte e agli spettatori?

Photo credit: Pasquale Marino

Basik Street Art Santa Croce di Magliano PAG Premio Antonio Giordano

Basik Street Art Santa Croce di Magliano PAG Premio Antonio Giordano

Basik Street Art Santa Croce di Magliano PAG Premio Antonio Giordano

Basik Street Art Santa Croce di Magliano PAG Premio Antonio Giordano

Basik Street Art Santa Croce di Magliano PAG Premio Antonio Giordano

Il murale di Sebas Velasco ad Alcoy in Spagna

11/10/2018

Sebas Velasco è tra gli artisti che hanno preso parte alla prima edizione del progetto Urban Skills di Alcoy in Spagna. La rassegna nasce con l’intento di generare una maggiore consapevolezza del patrimonio culturale e sociologico della cittadina spagnola attraverso il lavoro di alcuni nomi di spicco della scena spagnola ed internazionale tra cui oltre a Velasco, Dulk, Smithe, Demsky e Nuria Mora.

Intitolata “Solbes Arjona en su estudio” l’opera è caratterizzata dal consueto stile pittorico di Sebas Velasco e rappresenta un omaggio all’artista e musicista e scrittore Manolo Solbes Arjona che per l’occasione ha realizzato un breve testo che accompagna l’intervento.

La espiral del consentimiento
roza su límite cuando los ojos trashumantes,
perciben como se alborota su mimesis
en el horizonte de la Osadía.

Mientras escribo
y Vincent se columpia en sus dibujos,
recuerdo una perfección en tu diáspora;
a los colores acariciando la Imagen,
y a los aborígenes del Territorio Serpis
atónitos, al ver aparecer sobre su estar
una sensación que, por azar, inercia
y armonía de los creativos
que invocaron al espejismo,
pudimos ver otra vez, a la belleza bailar
alrededor de una hoguera donde
la Pitecantra Madre aún nos llama.

Photo credit: Jordi Arques

Sebas Velasco Street Art Alcoy Urban Skills

Sebas Velasco Street Art Alcoy Urban Skills

Sebas Velasco Street Art Alcoy Urban Skills

Sebas Velasco Street Art Alcoy Urban Skills

Il murale di Fikos a Almetyevsk, Tatarstan in Russia

10/10/2018

L’artista greco Fikos ha nei giorni scorsi realizzato un nuovo murale a Almetyevsk, nella Repubblica Autonoma del Tatarstan in Russia. L’opera rappresenta l’ennesima occasione per l’artista di combinare il proprio stile bizantino con la cultura e le tradizioni locali.

Dipinta per il progetto “The Tales if Golden Apples” promosso da Паблик-арт программа в Альметьевске e TATNEFT, “Hero, The Myth of The Golden Bird” è la versione tartara della storia dell’eroe che uccide il drago per salvare la principessa, un racconto che esiste in numerose culture, epoche e religioni di tutto il mondo.

L’opera porta con se tutta una serie di considerazione e riflessioni in cui Fikos sottolinea come attraverso lo studio dei miti e delle leggende di uno specifico luogo e la loro successiva rielaborazione, vi sia una rara opportunità di comprendere meglio le differenze così come i punti in comune tra culture differenti e distanti tra loro.

Photo credit: The Artist

Fikos street art Almetyevsk Tatarstan Russia

Fikos street art Almetyevsk Tatarstan Russia

Fikos street art Almetyevsk Tatarstan Russia

Fikos street art Almetyevsk Tatarstan Russia

Il murale di Ozmo ad Angone, Darfo Boario Terme

10/10/2018

Chiudiamo il cerchio sull’ultima edizione di Wall in Art con uno sguardo al murale realizzato da Ozmo ad Angone, una frazione del comune di Darfo Boario Terme in Lombardia.

Ozmo, già direttore artistico della rassegna, ha dipinto la parete esterna della prima palazzina situata in Via Silone, quella che accoglie chi raggiunge il quartiere, appropriandosi e rielaborando il più celebre dipinto al mondo: La Gioconda.

Nel lavoro dell’artista italiano l’aspetto territoriale e ambientale rappresenta il primo incipit, il punto di partenza per lo sviluppo dell’opera. Nel dipinto di Leonardo da Vinci si possono riscontrare intriganti corrispondenze con gli scenari del posto e in particolar modo con lo scorcio che si può intravedere percorrendo la strada che da Angone porta al Convento dell’Annunciata, una via situata proprio a monte della parete dipinta.

“Pixeleted Mona Lisa with destructured Donald Duck in Valle Camonica” non solo è un omaggio al genio di Leonardo da Vinci ma mette in discussione le modalità espressive tradizionali del muralismo. Ozmo si e ci interroga sull’uso e sul potere delle immagini artistiche andando a modificare pesantemente la composizione finale con una serie di elementi spiccatamente dadaisti. Il risultato vede l’opera attraversata da un segno rosso, il volto della misteriosa donna coperto con una serie di pixel e l’anatra, animale emblematico del luogo e migrante per eccellenza, decostruita e raffigurata nella sua incarnazione più pop: il Paperino della Disney.

Photo credit: Davide Bassanesi

Ozmo street art wall in art Angone Darfo Boario Terme

Ozmo street art wall in art Angone Darfo Boario Terme

Ozmo street art wall in art Angone Darfo Boario Terme

Ozmo street art wall in art Angone Darfo Boario Terme

Ozmo street art wall in art Angone Darfo Boario Terme

Ozmo street art wall in art Angone Darfo Boario Terme

Ozmo street art wall in art Angone Darfo Boario Terme

Ozmo street art wall in art Angone Darfo Boario Terme

Ozmo street art wall in art Angone Darfo Boario Terme

Ozmo street art wall in art Angone Darfo Boario Terme

Ozmo street art wall in art Angone Darfo Boario Terme

Archivio: La mostra di Martina Merlini da First Amendment

09/10/2018

Lo scorso mese Martina Merlini ha aperto “Archivio”, una nuova mostra personale ospitata negli spazi della First Amendment Gallery di San Francisco.

Archivio mette in mostra gli ultimi lavori di Martina Merlini ponendo l’attenzione sull’evoluzione della sua pratica artistica a distanza di anni dalla sua prima collaborazione con il curatore Brock Brake datata 2015.

L’allestimento è caratterizzato da opere di formato e dimensioni differenti e da materiali come cera e vernici che, applicati su supporti poveri come la carta e il legno, esprimono al meglio la costante ricerca di un equilibrio compositivo tranquillo e potente tipico delle produzoni dell’artista. Le linee pittoriche spesse e simmetriche appaiono improvvisamente disgiunte da nuove forze e forme che sembrano seguire istinti e impulsi naturali. Tutti i dettagli nell’ampia galleria di immagini.

First Amendment Gallery
1000 Howard St. Downtown
San Francisco, CA 94103, Stati Uniti

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Martina Merlini Archivio First Amendment Gallery

Mites terram possident: Il murale di Borondo a Malegno

09/10/2018

“Mites terram possident” segna il ritorno di Borondo in strada con un opera site-specific pensata, ispirata e strettamente legata all’ambiente di lavoro. Il grande artista spagnolo per Wall in Art ha lavorato sul grande muro che si affaccia su Piazza Casari a Malegno, piccola comunità della Valle Camonica in Lombardia, dipingendo un opera aperta e dai diversi spunti.

Il murale è ispirato dalla fascinazione di Borondo per l’atto di scavare una superfice e lasciarvi un segno e dalla consapevolezza che la natura non solo rappresenta la fonte di ricerca spirituale per l’uomo, ma anche l’archetipo del suo modo di abitare e costruire lo spazio.

La pittura si sviluppa attraverso un dialogo tra lo spirito del luogo e le percezioni dell’artista sul contesto che lo circonda ed attraverso un processo di assorbimento, elaborazione, ricerca tecnica e restituzione.

Al centro della raffigurazione una grotta, ispirata a quella che si trova nei pressi del paese, si espande seguendo le regole di una prospettiva frontale, fino ad abbracciare la sequenza di archi, colonne e pilastri di una navata. La parte inferiore è stata invece trattata e preparata affinché i bambini camuni – circa un centinaio di ragazzi di età diverse al loro primo giorni di scuola – potessero lavorare e segnare l’opera in un processo in netta continuità con gli antichi abitanti della Valle Camonica.

La Valle Camonica è infatti riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità grazie alle circa 250 mila incisioni rupestri presenti su tutto il territorio. L’obbiettivo di Wall in Art è quello di gettare le basi per un dialogo tra la pratica contemporanea del nuovo muralismo e le opere preistoriche ivi presenti.

Il risultato finale è caratterizzato da diversi elementi figurativi appartenenti ad epoche diverse e soprattutto tutti riconducibili al territorio. Questi si celano e svelano all’interno dello spazio pittorico come ad esempio il motto Mites terram possident, che non solo dà il titolo all’opera di Borondo ma è presente nei vecchi portali e nello stemma della città, le incisioni rupestri e quelle realizzate dagli studenti, le raffigurazioni di tecniche di restauro così come i richiami ad affreschi e pezzi mancanti.

La presenza di questa grande varietà di segni, simboli e loro stratificazioni e l’approccio pittorico altamente espressivo trasformano l’opera in una pittura aperta a differenti livelli di lettura ed interpretazione.

Photo credit: Davide Bassanesi

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

Borondo Malegno Valle Camonica Wall in Art

The Allure of Devotion: Pablo Benzo in mostra da BC Gallery

08/10/2018

La BC Gallery di Berlino ospita in questi giorni “The Allure of Devotion”, una nuova mostra personale dell’artista cileno Pablo Benzo.

Lo show è frutto di un intenso anno di lavoro e rappresenta l’ideale proseguo della ricerca dell’artista cileno a distanza di due anni da “Willow Waltz“. Pablo Benzo prosegue la sua indagine artistica lavorando a nuove ed efficaci interazioni tra forme astratte ed elementi organici. Piante e fiori rappresentano infatti il filo conduttore tra la precedente e quest’ultima personale, entrambe ospitate dalla galleria berlinese.

Osservando le opere è evidente lo sviluppo della pittura dell’artista, gli elementi cubici appaiono curatissimi, ricchi di tonalità e raffigurati all’interno stanze distorte oppure lasciati liberi di spaziare all’interno di background aperti. Pablo Benzo sembra aver abbracciato un impostazione a metà tra la metafisica e il cubismo dove l’effetto di natura morta viene utilizzato per creare un senso di calma nei confronti dello spettatore, mentre le palette di colori tenui e i diversi livelli di sfondo veicolano un forte senso di profondità.

Il corpo di lavoro è infine caratterizzato dalla scelta di utilizzare vecchie cornici per restituire un aspetto più classico e da una dimensione e quantità pensate in funzione delle specificità dello spazio espositivo. Se vi trovate a Berlino potete andare a darci un occhiata di persona fino al prossimo 17 di Novembre.

BC Gallery
Libauerstraße 17 /
10245 Berlin-Friedrichshain

Photo credit: Courtesy of The Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Pablo Benzo The Allure of Devotion BC Gallery

Radici: Il murale del Collettivo Fx ad Angone, Darfo Boario Terme

08/10/2018

Per il progetto Wall in Art il Collettivo FX ha dipinto un nuovo murale ad Angone, una frazione del comune di Darfo Boario Terme in Lombardia.

Wall in Art è un progetto d’arte pubblica, promosso dalle istituzioni locali e con la direzione artistica di Ozmo e il coordinamento di Sergio Cotti Piccinelli e Simona Nava, che da due anni sta ospitando alcuni degli artisti più affermati della scena italiana ed internazionale all’interno dei paesaggi e dei comuni della Valle Camonica.

La Valle Camonica è situata nella Lombardia orientale ed è riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, qui sono infatti presenti circa 250 mila incisioni rupestri. Obbiettivo del progetto è quello di promuovere il territorio gettando le basi per una relazione tra le opere preistoriche presenti e una pratica artistica contemporanea come il nuovo muralismo.

Dopo Eron e il suo Soul of the Wall Cevo è il gruppo reggiano a partecipare al progetto con una nuova pittura dal titolo “Radici”.

L’opera è stata realizzata nel cuore del quartiere di Via Silone ed è ispirata alla pianta urbanistica della zona e soprattutto alla sua comunità. Il Collettivo FX sceglie le tonalità suggerite dal contesto e con le quali vediamo prendere forma una serie di volti appena abbozzati sotto la linea del suolo – che coincide con l’estremità superiore del dipinto – e mano a mano sempre più definiti.

I volti che emergono dalle radici sono ritratti di persone comuni, residenti e personaggi conosciuti come: Ignazio Silone, il rivoluzionario marocchino Ben Barka, Carletto Mazzone e Pirandello, Didone (prima regina di Cartagine) il patrono di Angone San Matteo, il calciatore Dybala e Madre Teresa. La scelta non è casuale ma è frutto di un confronto con la comunità, adulti e bambini senza distinzione alcuna, con l’obbiettivo di evocare l’appartenenza e le connessioni del posto raccontando e rappresentando la multiculturalità e l’intergenerazionalità che contraddistinguono questo particolare quartiere.

Photo credit: Davide Bassanesi

Collettivo Fx Street Art Wall in Art Valle Camonica Angone Darfo Boario Terme

Collettivo Fx Street Art Wall in Art Valle Camonica Angone Darfo Boario Terme

Collettivo Fx Street Art Wall in Art Valle Camonica Angone Darfo Boario Terme

Collettivo Fx Street Art Wall in Art Valle Camonica Angone Darfo Boario Terme

Collettivo Fx Street Art Wall in Art Valle Camonica Angone Darfo Boario Terme

Collettivo Fx Street Art Wall in Art Valle Camonica Angone Darfo Boario Terme

Collettivo Fx Street Art Wall in Art Valle Camonica Angone Darfo Boario Terme

Collettivo Fx Street Art Wall in Art Valle Camonica Angone Darfo Boario Terme

Collettivo Fx Street Art Wall in Art Valle Camonica Angone Darfo Boario Terme

Collettivo Fx Street Art Wall in Art Valle Camonica Angone Darfo Boario Terme

Collettivo Fx Street Art Wall in Art Valle Camonica Angone Darfo Boario Terme

Collettivo Fx Street Art Wall in Art Valle Camonica Angone Darfo Boario Terme

L’importanza del passato nel murale di Jorge Rodriguez Gerada a Arguedas

05/10/2018

Jorge Rodriguez Gerada ha realizzato un nuovo murale a Arguedas in Spagna come parte dei lavori per la sesta edizione del festival Avant Garde Tudela.

Curato dallo stesso artista, Arcadi Poch e Javier Gomez Vidal, il progetto è organizzato dal dipartimento della cultura della città di Tudela ed ha visto coinvolti i piccoli comuni di Arguedas e Peralta. Tra gli artisti partecipanti oltre Gerada segnaliamo SpY, Miquel Wert, Kenor e Lucas Milà. Il programma di quest’anno è infine completato da un workshop di Andrea Michaelsson – Btoy, una mostra, tavole rotonde e conference con speakers nazionali ed internazionali.

L’intervento dipinto da Jorge Rodriguez Gerada è un opera contestuale ed ispirata alla vita di Rufina, una signora di centodue anni che vive ad Arguedas. La donna è nata durante la prima guerra mondiale ed ha vissuto tanto a lungo da vedere i primi televisori, la scoperta della penicillina, i cavalli sostituiti da automobili e trattori, sperimentando gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, della Guerra Civile e della dittatura Spagnola, fino ad arrivare ai giorni nostri con l’avvento di internet e degli smartphone.

La pittura è pensata non solo per onorare la vita della donna ma rappresenta un momento di riflessione sul passato e sulla sua importanza per evitare gli stessi errori in futuro.

Jorge Rodriguez Gerada Rufina Avant Garde Tudela

Jorge Rodriguez Gerada Rufina Avant Garde Tudela

Jorge Rodriguez Gerada Rufina Avant Garde Tudela

Electric Ritual: La mostra di Todd REAS James da Alice Gallery

04/10/2018

A distanza di tre anni da “Pump Pump“, il grande Todd REAS James torna ad esporre negli spazi della Alice Gallery di Bruxelles con una nuova personale dal titolo “Electric Ritual”.

Lo show, il terzo in otto anni dell’artista newyorkese, è caratterizzato da due diverse serie di lavori con cui Todd REAS James prosegue lo sviluppo della personale ricerca. Nella prima traspare il tocco intimo di Matisse imbevuto di un latente erotismo rappresentato dalla donne lascive raffigurate. La seconda serie è invece più astratta, con i contorni degli elementi rappresentati che si intrecciano in forme e volumi irregolari.
In entrambi i casi la mostra sembra offrire un personale interpretazione pop di concetti freudiani legati ad impulsi vitali e antagonistici della vita come l’eros e morte. In mostra fino al prossimo 27 ottobre.

Alice Gallery
4 rue du pays de Liège
1000 Brussels Belgium

Photo credit: The Gallery

Todd REAS James Electric Ritual Alice Gallery

Todd REAS James Electric Ritual Alice Gallery

Todd REAS James Electric Ritual Alice Gallery

Todd REAS James Electric Ritual Alice Gallery

Todd REAS James Electric Ritual Alice Gallery

Todd REAS James Electric Ritual Alice Gallery

Todd REAS James Electric Ritual Alice Gallery

Il murale di Phlegm a Croydon, Londra

04/10/2018

Phlegm è tra gli artisti che hanno preso parte alla prima edizione del Croydon Rise Festival, festival d’arte pubblica nel sobborgo di Croydon nei pressi di Londra.

Curato da Monoprixx, Where theres walls e RISE Gallery il festival vuole celebrare l’arte urbana di Londra attraverso il coinvolgimenti di artisti locali, nazionali e internazionali provenienti da tutto il mondo e una programmazione ricca di appuntamenti come musica dal vivo, workshop, tour e proiezioni di film indipendenti.

Dopo “The Thinker Child” del nostro RUN in galleria le immagini di quest’ultima pittura di Phlegm.

Photo credit: Mike Peckett and Fifthwalltv

Phlegm Croydon Croydon Rise Festival

Phlegm Croydon Croydon Rise Festival

ANNEX: Akay, Jeroen Erosie e Boris Tellegen in mostra da Concordia Beeldende Kunst

03/10/2018

Akay, Jeroen Erosie e Boris Tellegen sono i protagonisti di ANNEX, mostra collettiva ospitata presso la Concordia Film Theater Beeldende Kunst di Enschede nei Paesi Bassi.

Curato da Jord Schöppink e Petra Boonstra, lo show parte dall’idea di creare una mostra sull’espressività, ospitando tre artisti differenti per ricerca e tecnica ma accomunati da una comune radice nei graffiti e dall’utilizzo dello spazio pubblico. ANNEX significata annesso, combinato: due cose separate eppure interconnesse tra loro, questo è il punto focale della mostra: l’influenza dei graffiti nel lavoro contemporaneo degli artisti coinvolti. La mostra sottolinea efficacemente la tensione tra il background da writers e la loro attuale ricerca d’artista sottolineando i differenti stili, media e metodologie di lavoro con cui il terzetto sviluppa il proprio immaginario.

Jeroen Erosie per lo show ha realizzato sei diversi murales che dividono lo spazio espositivo in diversi piani in ognuno dei quali troviamo disegni, serigrafie, film e dipinti. C’è una vetrina che contiene alcune pagine del suo sketchbook mentre l’installazione combina nuove opere con una documentazione ben ponderata di come l’artista è arrivato alla sua personale cifra stilistica.

Per ANNEX Boris Tellegen ha progettato una presentazione sulla forma base che ha usato come writer e che tutt’oggi utilizza per i suoi disegni e le sue sculture: Un lungo quadrato allungato dove l’artista, sfruttando le tre facciate, gioca con le lettere arrotolandole attorno alla figura di base. Presenti anche schizzi, film, sculture e treni in miniatura della Deutsche Bahn train
In mostra c’è infine anche nuovo lavoro, CopyPlot: un dipinto in cui la carta del sotto è piegata con l’obbiettivo di creare un opera spaziale e tridimensionale.

Restando fedele al suo atteggiamento anticonformista e giocoso nei confronti dell’ambiente urbano, Akay per la collettiva ha utilizzato gli spazi a disposizione come un luogo isolato, un luogo in cui sentirsi a proprio agio e non osservati. L’installazione è un ‘salotto’ interamente composto da cose trovate, materiali di scarto e apparecchi dismessi con cui l’artista si è appropriato degli spazi. L’intento è quello di ricreare le personali esperienze e le modalità in cui l’artista realizza i suoi interventi, compresa le sfida di rimanere inosservato.

Concordia Film | Theater | Beeldende Kunst
Oude Markt 15/Langestraat 56, 7511HC Enschede
The Netherlands

Photo credit: Ralph_Roelse

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

ANNEX Akay, Jeroen Erosie, Boris Tellegen Concordia Beeldende Kunst

Landmark rurale: L’ultima affissione di RO.BO.COOP.

03/10/2018

RO.BO.COOP. (acronimo di RomaBolognaCooperazione) è tornato in strada con una nuova affissione realizzata su Via Aurelia, nei pressi di Montalto di Castro.

La ricerca dell’artista parte dagli studi in architettura per abbracciare un approccio multidisciplinare e capace di intrecciare disegno, fotografia e composizione digitale. Il risultato sono immagini in cui il classico si miscela ad elementi contemporanei e moderni creando non solo una contrapposizione visiva tra passato e presente, ma soprattutto l’opportunità per una riflessione diversa sullo spazio.

Intitolata “Landmark rurale” quest’ultima affissione è stata disegnata a mano con una sovrapposizione di diversi livelli di lucido e successivamente riprodotta, stampata ed incollata su un magazzino in disuso in prossimità di Montalto di Castro, nella Maremma toscano-laziale.

L’opera si inserisce all’interno di un’indagine più ampia sul tema del landmark e del rapporto di questi con il paesaggio circostante. L’idea è quella di voler investigare la relazione e l’interazione fra il paesaggio rurale e l’evoluzione del costruito in Italia.

RO.BO.COOP. sottolinea come la torre, esente da qualsiasi riconoscenza formale, sia un elemento che a livello funzionale riveste un ruolo quasi nascosto e sottovalutato eppure ha un fortissimo valore a livello percettivo, soprattutto per chi percorre la Via Aurelia tra Lazio e Toscana.

Photo credit: The Artist

RO.BO.COOP. Street Art Poster Art

RO.BO.COOP. Street Art Poster Art

RO.BO.COOP. Street Art Poster Art

RO.BO.COOP. Street Art Poster Art

RO.BO.COOP. Street Art Poster Art

RO.BO.COOP. Street Art Poster Art

RO.BO.COOP. Street Art Poster Art

RO.BO.COOP. Street Art Poster Art

RO.BO.COOP. Street Art Poster Art

64 Tones of Buenos Aires: Il murale di Jorge Pomar a Buenos Aires

02/10/2018

Qual è la canzone che meglio identifica una città? È questa la domanda da cui è partito l’artista argentino Jorge Pomar per lo sviluppo della sua ultima pittura: “64 Tones of Buenos Aires”.

Il murale nasce dalla pura autogestione dell’artista, per tre mesi Pomar ha parlato con molte persone cercando di definire la canzone capace di identificare al meglio la capitale argentina. A poco a poco ha quindi ascoltato e raggruppato le risposte in un playlist su YouTube.

Imbeccato da un amico, l’artista ha successivamente iniziato a pensare oltre la semplice musica prestando piuttosto attenzione ai suoni della città. “64 Tones of Buenos Aires” nasce da qui, dalla volontà di rendere visibili i suoni che caratterizzano la città.

L’opera è una pittura di circa 31 metri di altezza situata all’incrocio tra Avenue Corrientes e Avenue Callao, un punto nevralgico dal punto di vista politico, culturale ed economico. Il lavoro offre uno spettro di 64 tonalità differenti che rappresentano il cielo blu, il rosso della linea B della metropolitana, il giallo dei taxi, il verde di un fazzoletto, il bianco dell’obelisco, il grigio dell’asfalto, l’arancione di un trasporto scolastico, i mattoni, il nero di una piastrella, il verde di un’edicola, i colori di un autobus, le bandiere di una manifestazione, i grigi delle architetture di Buenos Aires e i riflessi del sole su di esse.

Questi colori rappresentano la città e i suoi suoni a tutto tondo, Jorge Pomar non ha trovato la canzone di Buenos Aires tuttavia ha trovato una città che dirige un’orchestra.

Photo credit: The Artist

Jorge Pomar Street Art Buenos Aires

Jorge Pomar Street Art Buenos Aires

Jorge Pomar Street Art Buenos Aires

Autodiffusione: La pittura liquida di Giorgio Bartocci a Bologna

02/10/2018

“Autodiffusione” è il progetto site-specific realizzato da Giorgio Bartocci su un edificio acquisito dalla catena di palestre McFIT in vista dell’apertura di una nuova sede a Bologna.

Dopo “Ingranaggi Emotivi” l’artista italiano torna a Bologna presentando un opera in aperta continuità con il personale e rinnovato percorso di ricerca pittorica inaugurato ad Iglesias con “Architettura Liquida n. 3“. Proprio l’opera realizzata in Sardegna ha infatti catapultato l’artista verso un approccio si spiccatamente neoespressionista, ma soprattutto figlio di una riflessione maggiormente approfondita sulla superfice di lavoro.

In risposta a tutto ciò Bartocci ha infatti adottato un impostazione liquida e capace di modificare pesantemente la linearità e dimensionalità dello spazio: non più mera superficie da campire ma area attraversata da correnti dinamiche e mutabili figlie di sensazioni e stati d’animo personali. Lo sviluppo passa per un processo impulsivo e gestuale, quasi performativo, all’interno del quale (sempre meno) troviamo le iconiche figure antropomorfe capaci di evocare primordiali creature mitologiche.

Quest’ultimo progetto bolognese e le ultime uscite dell’artista stanno sottolineando una specifica scelta anche nelle campionature di colore adottate. Le tonalità qui utilizzate sono state scelte e rifanno ai colori ambientali della città di Bologna (il rosso mattone nelle sue varie declinazioni) ma non solo, Giorgio Bartocci aggiunge alcuni pigmenti metallizzati addizionati di quarzo che riflettono la luce in modo sempre differente. La scelta non è casuale ma rifà alla storia dell’edificio – uno spazio precedentemente adibito a magazzino di illuminotecnica – e permette all’artista di aggiungere al risultato finale effetti di mutabilità visiva legati al fenomeno della triboluminescenza, una particolare emissione luminosa generata da alcuni materiali sottoposti a sforzi meccanici che liberano parte dell’energia assorbita sotto forma di onde elettromagnetiche.

Il risultato finale è una massa fluida ed energica capace di avvolgere l’edificio, romperne la linearità, attraversarne le sezioni e le particolarità architettoniche, al fine di creare una prospettiva e percezione nuova ed inedita dello spazio. Tutto ciò è conseguente al dialogo tra ambiente circostante e il microcosmo di sensazioni e stati d’animo proprio dell’artista ed emerso durante il processo pittorico.

Photo credit: Virna Lisi

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

Giorgio Bartocci Street Art McFit Bologna murale

I murales di Hyuro a Heerlen, Girona e Valencia

01/10/2018

Attivissima in quest’ultimo periodo l’artista argentina Hyuro ha dipinto tre nuovi murales rispettivamente ad Heerlen nei Paesi Bassi, Girona e Valencia in Spagna.

A catturare la nostra attenzione è senza dubbio la grande opera realizzata nei Paesi Bassi in cui Hyuro riflette sul concetto di crescita e decrescita partendo dalla storia della cittadina olandese.

L’industria del carbone, da cui dipendeva l’economica di Heerlen, nel 1950 inizio la sua decrescita a causa della concorrenza di Polonia e Stati Uniti e la scoperta del gas naturale. Le miniere di carbone furono tutte chiuse in breve tempo provocando un difficile periodo di aggiustamento economico. Ancora oggi la città non si è completamente ripresa dalla perdita di decine di migliaia di posti di lavoro.

Partendo da questi concetti e traendo ispirazione dall’antica pratica giapponese del Kintsugi, dove si riparano oggetti in ceramica usando l’oro o l’argento liquido per saldare insieme i frammenti, Hyuro ha presentato una personale metafora della vita.

L’opera affronta quei problemi difficili, le difficoltà, sofferenze, dolori e ferite che ci portiamo dietro da un punto di vista personale. L’artista sottolinea infatti come sia importante cercare di affrontare ed apprendere quanto più possibile da queste esperienze per diventare ancora più forti, accettando queste opportunità come qualcosa di prezioso, come un dono che ci dà la vita per trasformarci in qualcosa di più grande.

Dipinta a Girona “Times of an Applause” è stata realizzata per uno dei progetti d’arte pubblica più rinomati e longevi della Spagna, il Milestone Project. Il murale di Valencia, dal titolo “Delimitación del espacio público” pare essere invece una presa di posizione dell’artista circa la delimitazione nell’utilizzo degli spazi pubblici da parte delle istituzioni.

Photo credit: The Artist and Sanne from Street Art Herlen

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Hyuro Street Art

Elian ha dipinto un campo da calcetto a Montevideo, Uruguay

01/10/2018

Sempre più spesso stiamo assistendo a progetti di natura differente che attraverso il coinvolgimento di nomi affermati stanno modificando pesantemente l’aspetto di elementi urbani diversi rispetto a quelli solitamente utilizzati. È il caso dei campi da gioco che negli ultimi anni si sono trasformati in terreno fertile sul quale intervenire e lavorare.

L’artista argentino Elian è l’ultimo in ordine di tempo a modificare totalmente l’aspetto e la percezione di un campo da gioco a Montevideo in Uruguay. Dopo aver visto quelli di Alberonero e GUE ecco un altro artista astratto che presta il proprio immaginario per una rielaborazione attiva dello spazio.

La ricerca di Elian, come in parte quella dei due artisti italiani, è basata su uno studio degli elementi architettonici e peculiari di uno specifico spazio. Attraverso il dialogo con questi l’artista sviluppa le personali composizioni astratte geometriche cercando un equilibrio e un armonia formale tra pittura, spazio, architettura e ambiente circostante.

Elian non solo è intervenuto sulla superfice del campo da gioco ma ha scelto di accompagnare l’opera con una breve poesia dedicata al gioco del calcio:

Un futbol doblado
torcido de su matriz de macho
con un otro erotismo destapado
disca, gordo, enano, un futbol enano
una utopia del juegofuego
un futbol que prefigure el tormento,
el hastío, el plasma violento
que desinfecte la glándula social del abandono y del desafecto
y transforme al barrio en un cuento.
Un futbol donde el asunto sea el silencio
los roces, los besos
deportivamente incorrecto
indisciplinado, feo y bello
un futbol corporalmente diverso
políticamente terso,
en competencia con nadie, pero en contra de estos
de los que siempre están en el gobierno
un futbol que reivindique el pozo negro
y la pelota de barro espeso
un futbol de cancha dibujada por agua servida,
desbordada de caricias antimundialistas
de camiseta insumisa, radical, sentida
pero en contra
siempre en contra
muy en contra de ya sabemos quien
del mundo normalizado, extremosegmentado
del futbol extractivista-negacionista-colonizador
de la ternura exterminada
del futbol gentrificador
que entre otros tácticas de control, nos desautoriza a nosotras dos.
Pero se que solo es un deseo,
que los transformadores siguen escupiendo
desidia, hambre, mal juego
que la realidad enjambra resentimiento
que el heterofutbol es justamente todo esto
y que si alguno zafa, no es por merito.
Se que esta la romántica idea de pirarse del barrio
que messi que el diego que la droga que el fuego
la cosa sacro, la obstinación, el desvelo
y yo no se
por ahi es una buena idea
y quien soy yo
para hablar de esta manera?

Photo credit: The Artist

Elian Street Art football court

Elian Street Art football court

Blessings: Il murale di Sepe a Jyvaskyla in Finlandia

29/09/2018

Tra gli artisti al lavoro per l’ultima edizione del Upeart Festival c’è anche Sepe che ha da poco terminato di dipingere un nuovo murale a Jyvaskyla. Intitolata “Blessing”, l’opera è una riflessione sull’effimero e prende spunto dagli eventi accaduti all’artista prima della sua partecipazione al festival.

Tre città coinvolte nel festival hanno infatti rifiutato la sua partecipazione senza nemmeno aver chiesto o visionato una bozza preparatorio. Il motivo? Un estetica troppo oscura e temi troppo vicini alla guerra. La città di Jyvaskyla ha invece dato a Sepe questa opportunità offrendogli di lavorare sugli spazi di un edificio che verrà demolito nei prossimi 4 anni. Da qui l’artista ha iniziato a riflettere sul concetto di effimero.

L’opera, dipinta con una vernice speciale che si ossida in circa 5-6 mesi rivelando uno strato d’oro opaco, diviene per Sepe una metafora dello scorrere del tempo, dell’entropia ma soprattutto dell’interpretazione errata di eventi o situazioni esistenti. L’artista sottolinea come senza un contesto, senza un visione e un quadro generale sia impossibile valutare in modo efficace gli eventi che ci accadono.

Photo credit: The Artist

Sepe Street Art Jyvaskyla Finlandia Upeart Festival

Sepe Street Art Jyvaskyla Finlandia Upeart Festival

Sepe Street Art Jyvaskyla Finlandia Upeart Festival

Sepe Street Art Jyvaskyla Finlandia Upeart Festival

Sepe Street Art Jyvaskyla Finlandia Upeart Festival

Sepe Street Art Jyvaskyla Finlandia Upeart Festival

Sepe Street Art Jyvaskyla Finlandia Upeart Festival

PROABSTRACTION+: Una collettiva sull’importanza del processo nella pratica astratta

28/09/2018

La Swinton Gallery di Madrid ospita in questi giorni “PROABSTRACTION +”, una mostra collettiva di artisti astratti accomunati da una spiccata sensibilità per il processo creativo. Il duo greco Blaqk, Dafne Tree, Duncan Passmore, Elbi Elem, Julia Benz, MadC, Martina Merlini, Seikon, Srger e Sue975 sono i protagonisti di uno show eterogeneo e capace di spaziare dalla pittura, scultura ed installazione.

Attraverso il variegato lavoro degli artisti in mostra lo show si prefigge di riflettere sul concetto di astrazione e sul posto che questa pratica artistica occupa oggi. In particolare alla base della collettiva la volontà di cogliere le derive, le contaminazioni e influenze nel lavoro di dieci artisti che hanno adottato questa espressione come propria e la cui identità di stile risulta indubbiamente legata al valore del processo come parte imprescindibile del lavoro.

Calligrafia e i numeri rappresentano gli elementi nella cultura umana meglio esemplificano l’idea di processo di astrazione. Attraverso il distacco, la riduzione e isolamento l’astrazione si è poi evoluta fino a produrre un’emancipazione dal segno in cui la lettera non rimanda più a riferimento esterno: diviene unicamente forma, linea, colore e gesto.

Gli artisti di PROABSTRACTION + sono accomunati da una pratica rivolta allo sviluppo del gesto, alla spontaneità del segno, dove l’errore diviene parte integrante del processo creativo in una costante base di partenza liquida che abbraccia il cambiamento e l’imprevisto all’interno di specifici e personali punti fermi.

In galleria una lunga serie di scatti con tutti i dettagli dei lavori presentati, se vi trovate a Madrid sarà possibile andare a darci un occhiata di persona fino al prossimo 20 di ottobre.

Swinton Gallery
Miguel Servet, 21
28012 Madrid

Photo credit: The Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

PROABSTRACTION+ Show Swinton Gallery

Spirit of antique book: Il murale di Waone Interesni Kazki a Kotka in Finlandia

28/09/2018

Waone degli Interesni Kazki è tra gli artisti invitati a prendere parte ai lavori per l’Upeart Festival per il quale ha da poco terminato di dipingere un nuovo murale a Kotka in Finlandia.

L’artista Ucraino per la rassegna nord europea ha realizzato “Spirit of antique book”, una personale dedica a tutti gli amanti dei libri.

Leggere libri stampati nell’era della tecnologia e di internet può sembrare raro e un po’ antiquato, ma non per l’artista che spiega come la sua passione per i testi sia iniziata molti anni fa. Il padre aveva infatti una grande collezioni di libri in cui da bambino era solito perdersi e che nel tempo lo ha portato a collezionare e raccogliere edizioni rare ed antiche da tutto il mondo. L’opera rappresenta e descrive quel momento magico ed intenso in cui leggendo un libro ci perdiamo al suo interno, fuggendo dalla vita ordinaria ed abbracciando mondi straordinari.

Photo credit: The Artist

Waone Interesni Kazki Street Art Upeart Festival Kotka Finland

Waone Interesni Kazki Street Art Upeart Festival Kotka Finland

Waone Interesni Kazki Street Art Upeart Festival Kotka Finland

Waone Interesni Kazki Street Art Upeart Festival Kotka Finland

Waone Interesni Kazki Street Art Upeart Festival Kotka Finland

Waone Interesni Kazki Street Art Upeart Festival Kotka Finland

Waone Interesni Kazki Street Art Upeart Festival Kotka Finland

Waone Interesni Kazki Street Art Upeart Festival Kotka Finland

The Image Hunter: La mostra di Hitnes all’Halsey Institute of Contemporary Art

27/09/2018

L’Halsey Institute of Contemporary Art del College of Charleston ospita in questi giorni “The Image Hunter: On the Trail di John James Audubon”, nuova personale di Hitnes.

La mostra, dopo le residenze di Hitnes a Charleston presso l’Halsey Institute nelle estati del 2017 e 2018, rappresenta il culmine del progetto The Image Hunter, in cui il grande artista italiano ha ripercorso i viaggi di Audubon negli Stati Uniti.

John James Audubon trascorse i primi decenni del XIX secolo a inseguire e disegnare gli uccelli con l’obiettivo di creare un compendio di tutti quelli presenti negli Stati Uniti. Ispirato dal lavoro dell’ornitologo, naturalista, pittore ed esploratore americano, quasi duecento anni dopo Hitnes ha intrapreso un analogo viaggio per ripercorrere e riscoprire l’America che Audubon attraversò per la realizzazione della sua opera The Birds of America (1827-1839).

Viaggiando lungo le rotte esplorative di Audubon, Hitnes ha disegnato e dipinto ciò che vedeva, creando una documentazione visiva aggiornata degli uccelli che Audubon dipingeva e realizzando infine alcuni murales.

La mostra ospitata presso il rinomato istituto raccoglie tutta la produzione di Hitnes per questo progetto. Troviamo la documentazione del viaggio, alcuni esemplari di storia naturale appartenenti al Charleston Museum, 15 shadowbox di acrilico e acquerelli degli uccelli incontrati dall’artista italiano durante il suo viaggio, alcuni schizzi, 53 minuscole e splendide incisioni in rame e infine una riproduzione a grandezza naturale di The Birds of America.

La mostra non solo rappresenta la summa dell’esperienza maturata da Hitnes ma documenta la perdita di alcune specie, lo stato di minaccia di altre e i nuovi ecosistemi in cui alcune specie vivono oggi. Se vi trovate in zona sarà possibile vedere The Image Hunter: On the Trail di John James Audubon fino al prossimo 29 Settembre.

Halsey Institute of Contemporary Art at The College of Charleston
161 Calhoun St, Charleston,
SC 29424, Stati Uniti

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

Hitnes The Image Hunter Halsey Institute of Contemporary Art

L’installazione di SBAGLIATO al Museo ​Orto Botanico di Roma

27/09/2018

SBAGLIATO sono tra i protagonisti della serie di interventi realizzati all’interno del Museo Orto Botanico di Roma e curati da CultRise.

Lo scorso 15 settembre CultRise ha infatti presentato un progetto curatoriale in aperto dialogo con l’ecosistema dell’Orto Botanico di Roma. Alla base del progetto l’idea di unire in dialogo arte contemporanea, musica ambient sperimentale e natura.

Il risultato finale è un percorso sensoriale che ha visto protagonisti James Hillman, Andrew Iacobucci, Jerico, M_O, Giulia Mangoni, SBAGLIATO, Moneyless e Gianfranco Toso. Gli artisti hanno realizzato otto interventi site-specific progettati per invogliare i visitatori a scoprire gli spazi museali.

Fedeli alla loro ricerca SBAGLIATO hanno proposto una nuova installazione caratterizzata dalla consueta ri-contestualizzazione di architetture ed elementi urbani. L’opera non solo illude lo sguardo piegando la morfologia dell’ambiente di lavoro ma rappresenta una nuovo varco immaginario e capace di proiettare chi osserva verso una dimensione inedita.

Photo credit: Angelo Jaroszuk Bogasz

SBAGLIATO Museo ​Orto Botanico di Roma

SBAGLIATO Museo ​Orto Botanico di Roma

SBAGLIATO Museo ​Orto Botanico di Roma

SBAGLIATO Museo ​Orto Botanico di Roma

SBAGLIATO Museo ​Orto Botanico di Roma

SBAGLIATO Museo ​Orto Botanico di Roma

Surreal Irreverence: Hell’O, Okuda e Zebu da Magma Gallery

26/09/2018

Lo scorso 15 settembre la Magma Gallery di Bologna ha presentato “Surreal Irreverence” mostra collettiva con opere di Okuda, il collettivo Hell’O e il duo Zebu, tutti alla loro prima esposizione in Italia.

Lo show espone i lavori più recenti degli artisti evidenziando come, nonostante le differenti ricerche e background, essi condividano una naturale predilezione verso composizioni surreali, geometriche ed organiche. La mostra contrappone quindi le esplosioni cromatiche e pop di Okuda con il mistero e l’umorismo degli Hell’O fino ad arrivare alle composizioni astratte ed irriverenti del duo Zebu.

Il corpo di lavoro è caratterizzato dalla presenza di piccole e grandi tele e da una installazione su parete. Okuda insiste nel lavorare attraverso una accesa contrapposizione cromatica di elementi geometrici atti a definire corpi e soggetti, gli Hell’O adottano invece un approccio maggiormente rivolto al dettaglio con pennellate corpose, effetti gradienti e sezioni realizzate con l’aerografo. Le opere degli Zebu, tutte di grande dimensione, sono invece caratterizzate da una comune scala cromatica in cui l’energia e la vitalità degli elementi compositivi è veicolata da forme astratte e geometriche essenziali. Se vi trovate in zona, la mostra sarà visibile fino al prossimo 3 Novembre.

Magma Gallery
Via Santo Stefano, 164
40125 Bologna BO

Photo credit: The Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Surreal Irreverence: Hell’O Okuda Zebu Magma Gallery

Guarda: Wasteland Wanderers, la dilogia sul Black Circle Festival

26/09/2018

La dilogia Wasteland Wanderers è un tentativo di esaminare la relazione poetica tra artista e ambiente attraverso l’esplorazione della pratica post-graffiti contemporanea nell’Europa orientale.

Il progetto si compone in due parti: “WW / Night” e “WW / Day” ciascuna delle quale si concentra sulle opere realizzate da più di 20 artisti durante l’ottava edizione del Black Circle Festival.

Il Black Circle Festival è un progetto sperimentale legato alla pittura quanto alla condivisione e all’esplorazione di ambienti naturali, incontaminati ed ai limiti della società.

Ogni anno viene scelta una differente location dell’Est Europa che, tenuta segreta agli stessi artisti partecipanti, offre l’opportunità di lavorare in assoluta libertà condividendo spazi ed esperienze. L’ottava edizione del festival si è tenuta nell’area di una vecchia stazione termale sovietica abbandonata nell’Ucraina occidentale ed ha visto al lavoro: Akey, Am-Am, Anton Varga, BGJA, CXCVIII, Don Forty, Eas, Fruits of the Lump, Kuba, Maniac, Mihail Melnichenko, Nazar Sladkovsky, Nick Viska, No Future, O.K., Orma, Raspazjan Jan, Seikon, Sewer, Serhii Radkevich aka TECK, Serhii Torbinov aka York, Simek, Stanislav Turina, SC Szyman, Tabu, Vave.

In armonia con lo spirito della rassegna Wasteland Wanderers rappresenta quindi il recap sperimentale del festival. Entrambe le parti funzionano come corti indipendenti mentre insieme i due film riescono a centrare gli elementi distintivi di uno dei festival a cui ci sentiamo maggiormente legati. I video mostrano infatti sia la realizzazione delle opere sia il loro possibile incontro accidentale nel mezzo di un territorio abbandonato.

WW / Night si focalizza sull’approccio specifico utilizzato dalla comunità post-graffiti. Il film sottolinea i sentimenti e le emozioni legati alle architetture abbandonate e soprattutto il lavoro in netta relazione con l’ambiente naturale e gli elementi architettonici.
Questa prima parte vuole dimostrare una certa somiglianza tra la natura e le opere d’arte che sono state deliberatamente integrate in essa. Una dualità questa che si basa sull’idea di distruzione all’interno del processo di creazione. Pertanto, il confine tra creazione e distruzione è diventato il tema principale della parte notturna.

Questa prima parte della dilogia è narrata, i testi sono infatti degli estratti dei saggi scritti dagli artisti per il progetto. Troviamo dichiarazioni molto personali, citazioni di Haruki Murakami o allusioni a storie religiose.
La maggior parte degli artisti non rivela il proprio volto, lavorano sotto pseudonimo e alcuni di loro non firmano le opere sui muri. Ecco perché la narrazione è stata fatta da terze parti: una voce che rappresenta quella dei 20 artisti ma nessuno in particolare.

WW / Day assume le sembianze di un viaggio meditativo attraverso la varietà delle pratiche artistiche unite dall’azione, dal luogo e dal tempo. L’idea è quella di imitare l’esperienza di un incontro improvviso nella vita reale come se accidentalmente incontrassimo un’opera d’arte priva di firma in mezzo alle rovine. Quello che ci troveremmo di fronte sarebbero gli echi lasciati da coloro che erano in questo posto un momento prima di noi.
Questa seconda parte non è narrata. Proprio come nella vita reale, le voci degli artisti si sono trasformate in linee e forme sui muri della landa desolata. Prima che se ne andassero, le persone qui hanno lasciato il loro segno e gli artisti a loro volta hanno tentato di ripensare e rielaborare quei segni ricomponendo storie e dando vita a narrazioni silenziose.

Il formato di questa seconda parte è ispirato al documentario “Homo Sapiens” di Nikolaus Geyrhalter. Presente in questo film anche un colonna sonora. La musica, che gioca un ruolo importante all’interno della narrazione, è stata composta dall’artista americano Isaac Helsen ed è pensata per esaltare l’effetto del viaggio tra presenza umana e assenza disegnando un parallelo tra le storie umane sussurrate e l’arte lasciata sui muri abbandonati dagli artisti partecipanti al Black Circle Festival.

Wasteland Wanderers è un progetto di MZM Projects.

Wasteland Wanderers Black Circle Festival MZM Projects

Wasteland Wanderers Black Circle Festival MZM Projects

Wasteland Wanderers Black Circle Festival MZM Projects

Wasteland Wanderers Black Circle Festival MZM Projects

Wasteland Wanderers Black Circle Festival MZM Projects

Wasteland Wanderers Black Circle Festival MZM Projects

La folla dei folli: Il murale di Gods in Love a Stornara

26/09/2018

Gods in Love è tra gli artisti che hanno preso parte alla prima edizione di Stramurales, progetto artistico organizzato a Stornara, piccola cittadina nel foggiano.

Il progetto, organizzato da Stornara Life e dalle associazioni stornaresi Giovani per L’Europa, Stornara in Movimento, Pro Loco di Stornara, CittadinanzAttiva sede di Stornara e Le Giovani Aquile con il patrocinio del Comune, nasce con l’intento di portare l’arte laddove non c’è mai stata trasformando un paesino relativamente piccolo come Stornara in uno dei punti di interesse per gli appassionati di street art.

La pittura realizzata da Gods in Love nasce questa volta dalla pura improvvisazione pittorica. L’artista italiano ha infatti lavorato senza progetto preliminare lasciando che le influenze dell’ambiente di lavoro e l’atmosfera circostante influenzassero il processo. Attraverso un approccio in divenire Gods in Love ha quindi dipinto “La folla dei folli”, una rappresentazione del flusso di persone che circolava nell’affollata via dove il murale è collocato. Le varie opinioni contrastanti, il vociferare continuo, i personaggi del paese, i vari pettegolezzi ed eventi hanno dato vita ad una pittura strettamente legata al suo contesto.

Photo credit: The Artist

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

Gods in Love Street Art Stornara Stramurales

La pittura di Tant dei Broken Fingaz nei pressi del Mar Morto

25/09/2018

Torniamo ad immergerci nell’immaginario del collettivo israeliano Broken Fingaz con quest’ultima pittura realizzata da Tant in un inedito spot.

Dopo il recente viaggio in Vietnam, questa volta Tant ha lavorato nei pressi del Mar Morto dove ha dipinto la superfice esterna ed interna di una lunga struttura fatiscente. Qui l’artista ha realizzato una serie di donne frame by frame richiamando lo stile tipico dei Broken Fingaz.

Photo credit: The Artist

Tant Broken Fingaz Street Art Dead Sea

Tant Broken Fingaz Street Art Dead Sea

Tant Broken Fingaz Street Art Dead Sea

Tant Broken Fingaz Street Art Dead Sea

Alexey Luka a Ragusa per FestiWall

25/09/2018

Alexey Luka è tra gli artisti che hanno preso parte all’ultima edizione di FestiWall, festival d’arte pubblica di Ragusa.

L’artista russo ha lavorato su una grande parete adiacente a “Preparato“, il murale realizzato dal duo olandese TelmoMiel. Come sempre per le produzioni di Alexey Luka l’opera si presta a differenti e personali livelli di interpretazione, l’artista ha infatti realizzato una nuova composizione geometrica ed astratta in cui le forme e gli elementi dipinti raccontano una storia.

Il murale è pensato per dialogare con il paesaggio circostante e attraverso le differenti tonalità a contrasto cela al suo interno le sagome di due persone. Sebbene Alexey Luka sottolinei come le sue produzioni vadano osservate in totale libertà, l’opera qui dipinta vede una persona staccarsi da un’altra, come chi cerca di staccarsi da tutto ciò che pensa non sia normale, ma allo stesso tempo cerca di controllare tutto.

Photo credit: Marcello Bocchieri

alexey luka street art ragusa festiwall

alexey luka street art ragusa festiwall

alexey luka street art ragusa festiwall

alexey luka street art ragusa festiwall

alexey luka street art ragusa festiwall

Corn79 a Mantova per Without Frontiers Lunetta a Colori

24/09/2018

Torniamo nel quartiere Lunetta di Mantova per dare uno sguardo all’intervento dipinto da Corn79 per il progetto Without Frontiers Lunetta a Colori. Alla terza edizione La rassegna, curata da Simona Gavioli e Giulia Giliberti in collaborazione con l’Associazione torinese Il Cerchio e le Gocce, ha portato a Mantova alcuni dei nomi più importanti della scena italiana ed internazionale trasformando il volto del quartiere.

Per la sua terza partecipazione al progetto, qui potete dare un occhiata alla prima e qui invece alla seconda opera, Corn79 ha lavorato sugli spazi di un sottopassaggio realizzando una composizione geometrica che avvolge in toto piloni e pareti.

Corn79 Mantova Without Frontiers Lunetta a Colori

Corn79 Mantova Without Frontiers Lunetta a Colori

Corn79 Mantova Without Frontiers Lunetta a Colori

Corn79 Mantova Without Frontiers Lunetta a Colori

Corn79 Mantova Without Frontiers Lunetta a Colori

Corn79 Mantova Without Frontiers Lunetta a Colori

Corn79 Mantova Without Frontiers Lunetta a Colori

Las pandereteras: Il murale dei Colectivo Licuado a Oviedo

24/09/2018

Il Parees Festival di Oviedo in Spagna promuove murales contestualizzati, partecipativi e strettamente legati alla comunità. Alla base del progetto c’è infatti la volontà di intervenire nello spazio pubblico in modo sensato istaurando un rapporto tra comunità e artista. Questi ultimi sono accompagnati da mediatori locali che facilitano gli incontri con persone ed entità significative del territorio. In questo modo da una parte gli artisti sviluppano il loro lavoro sulla base di informazioni dettagliate e contatti con la comunità che vive all’interno di uno specifico ambiente, dall’altra la comunità sperimenta in prima persona il processo creativo aiutando l’artista ha svilupparlo.

Il risultato finale è un lavoro collettivo capace di generare dibattito e promuovere il legame tra i cittadini e il quartiere in cui vivono trasformando l’artista in un agente del cambiamento.

Ad inaugurare il festival la pittura realizzata dal duo uruguagio Colectivo Licuado, i due artisti hanno dipinto un nuovo murale incentrato sulla rivendicazione delle donne.

Gli artisti hanno avuto l’opportunità di incontrare un grande gruppo di donne che si incontrano per suonare il tamburello e che con le loro canzoni salvano la lingua asturiana affrontando temi femministi. Per queste donne il tamburello diventa un scusa per un incontro personale e collettivo e per connettersi con il loro lato femminile.

Photo credit: Fer Alcalá and Mirahaciaatrás

Colectivo Licuado Street Art Oviedo Parees Festival

Colectivo Licuado Street Art Oviedo Parees Festival

Colectivo Licuado Street Art Oviedo Parees Festival

Colectivo Licuado Street Art Oviedo Parees Festival

Colectivo Licuado Street Art Oviedo Parees Festival

Colectivo Licuado Street Art Oviedo Parees Festival

Fabio Petani a Salo in Finlandia per Upeart Festival

22/09/2018

Dopo la pittura realizzata a Rognan prosegue il tour nord europeo di Fabio Petani, l’artista italiano ha preso parte ai lavori dell’Upeart Festival 2018 realizzando un grande murale a Salo, nel sud della Finlandia.

L’opera, intitolata “METHANOL & ANEMONE CORONARIA”, è una pittura di 36 metri di altezza e 2200 metri quadrati di superfice che come un abbraccio si sviluppa sui tutti e tre i lati dei grandi silos situati nei pressi della ferrovia che copre il percorso Turku – Helsinki.

Per questa sua ultima fatica Fabio Petani si è ispirato agli elementi distintivi del luogo di lavoro: il metanolo è abitualmente chiamato l’alcol del legno e la città di Salo è comunemente definita la città di legno. La pianta rappresenta invece un fiore tipico di queste zone, l’Anemone Coronaria, in finlandese Sinivuokko.

Fabio Petani Salo Finland Upeart Festival

Fabio Petani Salo Finland Upeart Festival

Fabio Petani Salo Finland Upeart Festival

Fabio Petani Salo Finland Upeart Festival

Fabio Petani Salo Finland Upeart Festival

Fabio Petani Salo Finland Upeart Festival

Fabio Petani Salo Finland Upeart Festival

Fabio Petani Salo Finland Upeart Festival

Fabio Petani Salo Finland Upeart Festival

Fabio Petani Salo Finland Upeart Festival

Fabio Petani Salo Finland Upeart Festival

Fabio Petani Salo Finland Upeart Festival

Il murale di Peeta a Gainesville in Florida

22/09/2018

Peeta è stato invitato da Iryna Kanishcheva della GNV URBAN ART LLC a realizzare un nuovo murale a Gainesville in Florida. L’artista italiano ha dipinto una nuova composizione anamorfica e astratta caratterizzata dal consueto effetto tridimensionale.

A differenza degli ultimi interventi Peeta torna a lavorare dopo molto tempo con una scala monocromatica, l’opera riprende infatti il colore dell’edificio per creare un effetto scultoreo tono su tono. Il risultato finale è un intervento che partendo dalle particolarità architettoniche della struttura, come le finestre ad esempio, riesce a modificarne totalmente la percezione finale escludendo e distorcendo i confini del palazzo. Se vi trovate in zona l’opera può essere vista su 204 West University Avenue a Gainesville.

Photo credit: Iryna Kanishcheva

Peeta Street Art Gainesville Florida

Peeta Street Art Gainesville Florida

Peeta Street Art Gainesville Florida

Peeta Street Art Gainesville Florida

Peeta Street Art Gainesville Florida

Peeta Street Art Gainesville Florida

Peeta Street Art Gainesville Florida

Peeta Street Art Gainesville Florida

Peeta Street Art Gainesville Florida

Peeta Street Art Gainesville Florida

Peeta Street Art Gainesville Florida

Peeta Street Art Gainesville Florida

Struttura Vivente: Il murale di Crisa a Treviglio

21/09/2018

'STRUTTURA VIVENTE' Parco della Biblioteca civica di Treviglio

l intervento dello street artist Crisa presso il parco della biblioteca civica di Treviglio. Music video by: Kong – BonoboLicensed under Creative Commons: By Attribution 4.0 Licensehttps://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/Documentation by Ruggero Spadavecchia

Pubblicato da Pianura Urbana su Martedì 18 settembre 2018

Crisa è tra gli artisti che hanno preso parte a Pianura Urbana, progetto artistico di valorizzazione del territorio a Treviglio in provincia di Bergamo.

Pianura Urbana nasce con l’obiettivo di rieducare al concetto di bellezza quei contesti urbani trascurati, valorizzando l’esistente e contribuendo alla creazione di una cittadinanza attiva e partecipativa nella cura degli spazi comuni. L’idea è quella di realizzare interventi specifici in grado di mettere in relazione il cittadino con l’artista e di conseguenza con il territorio.

In questo contesto Crisa ha lavorato all’interno del parco pubblico della biblioteca civica di Treviglio dipingendo “Stuttura Vivente”, una nuova composizione caratterizzata dal consueto intreccio di elementi naturali, come piante e travi in legno, che diviene punto di congiunzione tra l’architettura dell’edificio e la natura del parco.

Video: Ruggero Spadavecchia

Crisa Street Art Pianura Urban Treviglio

Crisa Street Art Pianura Urban Treviglio

Crisa Street Art Pianura Urban Treviglio

Crisa Street Art Pianura Urban Treviglio

Crisa Street Art Pianura Urban Treviglio

Crisa Street Art Pianura Urban Treviglio

Dimitris Taxis a Ragusa per FestiWall

21/09/2018

Continuiamo a seguire con interesse gli sviluppi di FestiWall, tra gli ospiti della rassegna troviamo l’artista greco Dimitris Taxis che ha da poco terminato di dipingere la parete esterna dell’Istituto Tecnico Rosario Gagliardi di Ragusa.

Fortemente influenzato dal fumetto, l’artista è ben noto per le sue scene di vita quotidiana dove è solito soffermarsi su aspetti squisitamente emotivi ed introspettivi. Dimitris Taxis predilige infatti un approccio sensibile ed atto a suscitare nello spettatore sentimenti e sensazioni differenti con le quali riflettere sulla propria esistenza.

La pittura realizzata a Ragusa da una parte esercita tutto il fascino dello stile dell’artista, con tonalità calde, gli splendidi effetti di luce e ombra e un setting particolarmente vicino al fumetto e più in generale all’illustrazione, dall’altra rappresenta un suo personale omaggio alla bellezza dei paesaggi siciliani.

Photo credit: Marcello Bocchieri

Dimitris Taxis Street Art Ragusa FestiWall

Dimitris Taxis Street Art Ragusa FestiWall

Dimitris Taxis Street Art Ragusa FestiWall

Dimitris Taxis Street Art Ragusa FestiWall

Dimitris Taxis Street Art Ragusa FestiWall

Il murale di Phlegm a Ventnor nell’Isola di Wight

20/09/2018

Gli ultimi mesi per Phlegm hanno significato un momento di pausa dall’attività in strada, l’artista inglese ha infatti concentrato i propri sforzi nel lavoro in studio orientando la propria ricerca verso tecniche e procedimenti di stampa di tipo artigianale. In particolare le incisioni come visto stanno rappresentando uno stimolo e soprattutto un importante motivo di evoluzione della sua ricerca.

Recentemente Phlegm è stato invitato a realizzare una nuova pittura Ventnor, cittadina di 7000 abitanti situata nell’Isola di Wight in Inghilterra. Dopo parecchio tempo l’artista torna quindi a lavorare in strada portando con sé tutta l’esperienza maturata nel lavoro in studio. Se i temi e i protagonisti risultano invariati, è impossibile non notare come l’autore abbia aumentato il livello di dettaglio, con un tratto più fine e un incredibile resa finale.

Photo credit: Julian Winslow via Street Art News

Phlegm Street Art Ventnor Isle of Wight

Phlegm Street Art Ventnor Isle of Wight

Phlegm Street Art Ventnor Isle of Wight

Uscite: Canemeorto Soldiers

20/09/2018

Canemorto sugli scudi, il terzetto italiano ha da poco presentato Canemorto Soldiers, una serie limitata di soldatini interamente realizzati a mano.

Prendendo spunto da quanto realizzato per “TOYS“, progetto espositivo presentato due anni fa negli spazi di Superfluo a Milano, i Canemorto tornano a progettare una serie inedita di figure ispirate agli iconici soldatini. Ciascun personaggio misura 16 x 9 x 5 cm ed esce in edizione limitata di 100 pezzi, tutti numerati e firmati. All’interno della serie è presente un soldatino dorato, chi lo troverà riceverà premio speciale.

Se siete interessati potete acquistare il tutto su Wordout Editions, le spedizioni verranno effettuate a partire dal 24 settembre.

Photos and Video: ISO3200

Canemorto Soldiers

Canemorto Soldiers

Canemorto Soldiers

Canemorto Soldiers

Sta rottura de cojoni dei fascisti: L’ultima street poster action di CHEAP

19/09/2018

CHEAP ha aperto la sua nuova stagione di poster nei miglior modo possibile, il collettivo bolognese ha affisso in Via San Giacomo a Bologna una serie di poster antifascisti realizzati da Testi Manifesti.

Inizialmente lanciato sul web e successivamente reso disponibile in free download, il contenuto del poster è ispirato alle parole di Ivano, un semplice cittadino che lo scorso agosto ai microfoni di La7 si era rivolto contro la manifestazione di Casapound per l’arrivo a Rocca di Papa di 100 migranti sbarcati dalla nave delle Guardia Costiera Diciotti.

Se grazie al fermo imposto dal Viminale la situazione della nave è ben nota a tutti, le parole di Ivano sono rapidamente divenute virali: “..‘Sti poracci, che oltre a essersi fatti la navigata, la sosta… mo se stanno a fa’ pure diec’ore de pullman, e quando arriveno qua se devono gode’ pure sta rottura de cojoni dei fascisti”

Sensibile a temi di questo tipo CHEAP cala l’asso con una serie di attacchinaggi il cui contenuto è proprio quello del poster realizzato da Testi Manifesti. Tutto ciò non solo rappresenta una presa di posizione e un modo per ben sottolineare il clima di tensione e contrapposizione che sta caratterizzando il paese, ma diventa anche un simbolo di un sentimento popolare e condiviso che sta attraversando in lungo e in largo il paese.

Photo credit: Michele Lapini

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Sta rottura de cojoni dei fascisti Bologna Cheap Poster

Narayana: La pittura di Luca Zamoc ispirata al caos primordiale

19/09/2018

Making of #Narayana piece at fuse / video by @ecoltex

Pubblicato da Luca Zamoc su Martedì 18 settembre 2018

Per il suo decimo anniversario la Fuse Factory di Campogalliano in provincia di Modena ha chiesto a Luca Zamoc di realizzare una nuova pittura all’interno del suo headquarter.
Per questa nuova opera l’artista italiano si è largamente ispirato al “Narayana”, termine sanscrito che indica il caos primordiale rappresentato da Dio Vishnu sdraiato sul naga a sette teste Shesha mentre galleggia sull’oceano cosmico.

Il Narayana é una delle supreme manifestazioni divine dell’induismo in quanto rappresenta lo stato di latenza dell’universo subito dopo essere stato distrutto da Shiva e prima di essere rigenerato.
Il CERN di Ginevra si è espresso riguardo al Narayana come ad una possibile interpretazione fisica delle leggi del caos, traducendo in questo modo i brodo primordiale composto da gluoni e quark nella visione del mare cosmico e nella costante distruzione/creazione dell’universo.

Luca Zamoc prosegue quindi lo sviluppo della personale ricerca incentrata sulla relazione uomo/natura/divinità reinterpretando questo potente simbolo. L’artista sceglie di affidarsi ad una crescente e decrescente successone di Fibonacci (sequenza della sezione aurea) inscrivendo nella materia (solidi) gli elementi che ne compongono l’alternarsi (oceano e spazio). La successione aurea sottolinea inoltre la relazione tra macrocosmo e microcosmo che in ambito ermetico ed esoterico designano due entità di cui l’una è riproduzione in scala dell’altra e che per via della loro somiglianza formano un insieme indivisibile, un’unità dove le parti (il microcosmo) sono in rapporto al tutto (il macrocosmo).

Photo credit: Emmanuele Coltellacci

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Luca Zamoc Street Art Fuse Factory

Uscite: Il libro di Brad Downey “Slapstick Formalism: Process, Project, Object”

18/09/2018

Possibile Books in collaborazione con Dokument Press ha da poco presentato “Slapstick Formalism: Process, Project, Object”, il nuovo libro del grande Brad Downey.

Originario del Kentucky e da anni a Berlino, Brad Downey è ben noto per le sue opere d’arte radicali, per il suo umorismo, sensibilità e intuizione. Ispirato dagli oggetti e dalle attività di vita quotidiana l’artista esamina il tessuto urbano delle nostre città, dei nostri luoghi santi così come degli ambienti dimenticati e ai margini della società intrecciando narrazioni inedite che si pongono a metà tra strada tra arte e quotidianità.

Questa nuova uscita di 432 pagine presenta la prima e completa collezione e valutazione di tutti i suoi interventi. Troviamo sculture, architetture, performance, installazioni, film, disegni, collage e attivismo che si intersecano in un’unica e ricca ricerca.

Curata da Lukas Feireiss, l’uscita è infine accompagnata dai testi critici di Jimmie Durham, Hrag Vartanian, Alain Bieber, Rafael Schacter, Matthew Murphy, Angelique Spaninks, Jennifer Thatcher, Marc Wellmann e Ed Zipco.

Photo credit: Possible Books

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Brad Downey Book Slapstick Formalism: Process, Project, Object

Mohamed L’Ghacham a Ragusa per FestiWall

18/09/2018

Mohamed L'Ghacham | FestiWall 2018

#FestiWall2018 dà la parola agli artisti >> online l'intervista a Mohamed Lghacham, la sua poetica, la sua esperienza nella città di Ragusa e le opere realizzate "El baile" e "Antesala II"#MuroFazioNeon

Pubblicato da FestiWall su Martedì 18 settembre 2018

L’artista spagnolo Mohamed L’Ghacham ha realizzato una doppia pittura a Ragusa per la quarta edizione di FestiWall.

Nel suo lavoro il giovane artista è solito ispirarsi alla realtà che lo circonda e più in generale alle scene di vita quotidiana che, immortalate su fotografia, vengono poi rielaborate su parete attraverso uno stile pittorico altamente espressivo.

Per la rassegna di Ragusa Mohamed L’Ghacham ha realizzato due distinti interventi su Viale Europa connessi da una comune poetica. “El Baile” raffigura due anziani in un momento intimo mentre sono intenti a ballare, in “Antesala” l’artista riporta invece alla luce un ricordo personale e universale al tempo stesso, quello di una vecchia casa piena di oggetti e foto su un grande tavolo.

Photo credit: Marcello Bocchieri & The Artist

Mohamed L’Ghacham Street Art Ragusa FestiWall

Mohamed L’Ghacham Street Art Ragusa FestiWall

Mohamed L’Ghacham Street Art Ragusa FestiWall

Mohamed L’Ghacham Street Art Ragusa FestiWall

Mohamed L’Ghacham Street Art Ragusa FestiWall

Mohamed L’Ghacham Street Art Ragusa FestiWall

Mohamed L’Ghacham Street Art Ragusa FestiWall

Mohamed L’Ghacham Street Art Ragusa FestiWall

RAME Project: Luca Font, Koes, Lucamaleonte e Peeta a Verona

17/09/2018

La Cooperativa Sociale L’Officina dell’AIAS ONLUS ha inaugurato lo scorso luglio a Verona lo Stravagante Hostel, una struttura ricettiva interamente gestita da persone disabili.

Lo stabile è un edificio di 800 mq acquistato e ristrutturato con lo scopo di creare collaborazione e solidarietà, rendere la vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie migliore e sottolineare quanto sia importante far cadere le barriere del pregiudizio, dando la possibilità a ciascuno di essere di ausilio all’altro.

Con l’avvio dei lavori la cooperativa ha affidato a RAME Project la realizzazione di una serie di opere all’interno degli spazi dell’ostello. All’interno dell’ostello veronese hanno quindi lavorato Luca Font, Koes, Lucamaleonte e Peeta modificando in modo permanente la percezione dell’intera struttura.

Nato due anni fa, RAME Project è un aggregatore di artisti e writer che porta avanti una serie di progetti all’interno dello spazio pubblico. RAME promuove l’arte urbana attraverso l’organizzazione di eventi ed interventi di murales, graffiti e street art per stimolare una nuova visione della città attraverso la riqualificazione urbana e modifica del valore visivo e semantico degli spazi cittadini.

Negli spazi esterni dell’ostello hanno dipinto Luca Font, che ha realizzato una lunga pittura astratta e geometrica, e Koes che è invece intervenuto attraverso una composizione a tema naturale. Lucamaleonte ha dipinto l’interno scala con un pattern di pappagalli e infine Peeta che ha realizzato una delle sue iconiche composizioni 3d e anamorfiche.

Photo credit: Studio Ramon Zuliani & Giorgio Zanetti

Luca Font Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Luca Font Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Luca Font Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Luca Font Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Luca Font Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Luca Font Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Luca Font Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Koes Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Koes Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Koes Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Koes Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Koes Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Koes Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Lucamaleonte Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Lucamaleonte Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Lucamaleonte Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Lucamaleonte Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Lucamaleonte Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Lucamaleonte Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Lucamaleonte Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Peeta Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Peeta Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Peeta Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Peeta Street Art Rame Project Verona Stravagante Hostel

Ghettification: Il murale di Pastel a Ragusa sugli effetti della gentrificazione

17/09/2018

Pastel è tra gli ospiti internazionali della quarta edizione di FestiWall, l’artista argentino ha realizzato a Ragusa una grande pittura dal titolo “Ghettification”.

La ricerca di Pastel è da sempre legata alla specificità dell’ambiente di lavoro, in particolare l’artista ha saputo legare il proprio operato a temi di carattere sociale, storico ed economico per veicolare riflessioni circa gli stravolgimenti antropologici che stanno caratterizzando lo sviluppo delle società e città moderne. Come visto diverse volte l’approccio a queste tematiche passa per uno specifico linguaggio che trova nelle piante la sua personale simbologia.

Uno dei temi ricorrenti nella pratica dell’artista e quello legato alla gentrificazione, ovvero la trasformazione di un quartiere popolare in zona abitativa di pregio attraverso il cambiamento e spostamento della composizione sociale conseguente all’aumento dei prezzi delle abitazioni. A Ragusa Pastel raffigura una pianta di fichi contenuta in un piccolo vaso come simbolo degli effetti della gentrificazione.

L’artista sottolinea come diversi gruppi di persone che hanno sempre vissuto in uno specifico luogo o quartiere, si sono dovuti allontanare verso i confini del territorio modificando di conseguenza la loro qualità di vita. Il risultato è una realtà con meno comunicazione, meno dialogo con l’ambiente e con gli spazi pubblici.

Queste persone per via di uno svantaggio economico si sono gradualmente allontanate dal centro, lasciando le loro case per abitare in zone difficili. Per loro, come per un albero di fico in vaso, il futuro non potrà che essere incerto.

Photo credit: The Artist

Pastel Street Art Ragusa FestiWall

Pastel Street Art Ragusa FestiWall

Pastel Street Art Ragusa FestiWall

Pastel Street Art Ragusa FestiWall