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Guarda: Wasteland Wanderers, la dilogia sul Black Circle Festival

La dilogia Wasteland Wanderers è un tentativo di esaminare la relazione poetica tra artista e ambiente attraverso l’esplorazione della pratica post-graffiti contemporanea nell’Europa orientale.

Il progetto si compone in due parti: “WW / Night” e “WW / Day” ciascuna delle quale si concentra sulle opere realizzate da più di 20 artisti durante l’ottava edizione del Black Circle Festival.

Il Black Circle Festival è un progetto sperimentale legato alla pittura quanto alla condivisione e all’esplorazione di ambienti naturali, incontaminati ed ai limiti della società.

Ogni anno viene scelta una differente location dell’Est Europa che, tenuta segreta agli stessi artisti partecipanti, offre l’opportunità di lavorare in assoluta libertà condividendo spazi ed esperienze. L’ottava edizione del festival si è tenuta nell’area di una vecchia stazione termale sovietica abbandonata nell’Ucraina occidentale ed ha visto al lavoro: Akey, Am-Am, Anton Varga, BGJA, CXCVIII, Don Forty, Eas, Fruits of the Lump, Kuba, Maniac, Mihail Melnichenko, Nazar Sladkovsky, Nick Viska, No Future, O.K., Orma, Raspazjan Jan, Seikon, Sewer, Serhii Radkevich aka TECK, Serhii Torbinov aka York, Simek, Stanislav Turina, SC Szyman, Tabu, Vave.

In armonia con lo spirito della rassegna Wasteland Wanderers rappresenta quindi il recap sperimentale del festival. Entrambe le parti funzionano come corti indipendenti mentre insieme i due film riescono a centrare gli elementi distintivi di uno dei festival a cui ci sentiamo maggiormente legati. I video mostrano infatti sia la realizzazione delle opere sia il loro possibile incontro accidentale nel mezzo di un territorio abbandonato.

WW / Night si focalizza sull’approccio specifico utilizzato dalla comunità post-graffiti. Il film sottolinea i sentimenti e le emozioni legati alle architetture abbandonate e soprattutto il lavoro in netta relazione con l’ambiente naturale e gli elementi architettonici.
Questa prima parte vuole dimostrare una certa somiglianza tra la natura e le opere d’arte che sono state deliberatamente integrate in essa. Una dualità questa che si basa sull’idea di distruzione all’interno del processo di creazione. Pertanto, il confine tra creazione e distruzione è diventato il tema principale della parte notturna.

Questa prima parte della dilogia è narrata, i testi sono infatti degli estratti dei saggi scritti dagli artisti per il progetto. Troviamo dichiarazioni molto personali, citazioni di Haruki Murakami o allusioni a storie religiose.
La maggior parte degli artisti non rivela il proprio volto, lavorano sotto pseudonimo e alcuni di loro non firmano le opere sui muri. Ecco perché la narrazione è stata fatta da terze parti: una voce che rappresenta quella dei 20 artisti ma nessuno in particolare.

WW / Day assume le sembianze di un viaggio meditativo attraverso la varietà delle pratiche artistiche unite dall’azione, dal luogo e dal tempo. L’idea è quella di imitare l’esperienza di un incontro improvviso nella vita reale come se accidentalmente incontrassimo un’opera d’arte priva di firma in mezzo alle rovine. Quello che ci troveremmo di fronte sarebbero gli echi lasciati da coloro che erano in questo posto un momento prima di noi.
Questa seconda parte non è narrata. Proprio come nella vita reale, le voci degli artisti si sono trasformate in linee e forme sui muri della landa desolata. Prima che se ne andassero, le persone qui hanno lasciato il loro segno e gli artisti a loro volta hanno tentato di ripensare e rielaborare quei segni ricomponendo storie e dando vita a narrazioni silenziose.

Il formato di questa seconda parte è ispirato al documentario “Homo Sapiens” di Nikolaus Geyrhalter. Presente in questo film anche un colonna sonora. La musica, che gioca un ruolo importante all’interno della narrazione, è stata composta dall’artista americano Isaac Helsen ed è pensata per esaltare l’effetto del viaggio tra presenza umana e assenza disegnando un parallelo tra le storie umane sussurrate e l’arte lasciata sui muri abbandonati dagli artisti partecipanti al Black Circle Festival.

Wasteland Wanderers è un progetto di MZM Projects.

Guarda: Wasteland Wanderers, la dilogia sul Black Circle Festival

La dilogia Wasteland Wanderers è un tentativo di esaminare la relazione poetica tra artista e ambiente attraverso l’esplorazione della pratica post-graffiti contemporanea nell’Europa orientale.

Il progetto si compone in due parti: “WW / Night” e “WW / Day” ciascuna delle quale si concentra sulle opere realizzate da più di 20 artisti durante l’ottava edizione del Black Circle Festival.

Il Black Circle Festival è un progetto sperimentale legato alla pittura quanto alla condivisione e all’esplorazione di ambienti naturali, incontaminati ed ai limiti della società.

Ogni anno viene scelta una differente location dell’Est Europa che, tenuta segreta agli stessi artisti partecipanti, offre l’opportunità di lavorare in assoluta libertà condividendo spazi ed esperienze. L’ottava edizione del festival si è tenuta nell’area di una vecchia stazione termale sovietica abbandonata nell’Ucraina occidentale ed ha visto al lavoro: Akey, Am-Am, Anton Varga, BGJA, CXCVIII, Don Forty, Eas, Fruits of the Lump, Kuba, Maniac, Mihail Melnichenko, Nazar Sladkovsky, Nick Viska, No Future, O.K., Orma, Raspazjan Jan, Seikon, Sewer, Serhii Radkevich aka TECK, Serhii Torbinov aka York, Simek, Stanislav Turina, SC Szyman, Tabu, Vave.

In armonia con lo spirito della rassegna Wasteland Wanderers rappresenta quindi il recap sperimentale del festival. Entrambe le parti funzionano come corti indipendenti mentre insieme i due film riescono a centrare gli elementi distintivi di uno dei festival a cui ci sentiamo maggiormente legati. I video mostrano infatti sia la realizzazione delle opere sia il loro possibile incontro accidentale nel mezzo di un territorio abbandonato.

WW / Night si focalizza sull’approccio specifico utilizzato dalla comunità post-graffiti. Il film sottolinea i sentimenti e le emozioni legati alle architetture abbandonate e soprattutto il lavoro in netta relazione con l’ambiente naturale e gli elementi architettonici.
Questa prima parte vuole dimostrare una certa somiglianza tra la natura e le opere d’arte che sono state deliberatamente integrate in essa. Una dualità questa che si basa sull’idea di distruzione all’interno del processo di creazione. Pertanto, il confine tra creazione e distruzione è diventato il tema principale della parte notturna.

Questa prima parte della dilogia è narrata, i testi sono infatti degli estratti dei saggi scritti dagli artisti per il progetto. Troviamo dichiarazioni molto personali, citazioni di Haruki Murakami o allusioni a storie religiose.
La maggior parte degli artisti non rivela il proprio volto, lavorano sotto pseudonimo e alcuni di loro non firmano le opere sui muri. Ecco perché la narrazione è stata fatta da terze parti: una voce che rappresenta quella dei 20 artisti ma nessuno in particolare.

WW / Day assume le sembianze di un viaggio meditativo attraverso la varietà delle pratiche artistiche unite dall’azione, dal luogo e dal tempo. L’idea è quella di imitare l’esperienza di un incontro improvviso nella vita reale come se accidentalmente incontrassimo un’opera d’arte priva di firma in mezzo alle rovine. Quello che ci troveremmo di fronte sarebbero gli echi lasciati da coloro che erano in questo posto un momento prima di noi.
Questa seconda parte non è narrata. Proprio come nella vita reale, le voci degli artisti si sono trasformate in linee e forme sui muri della landa desolata. Prima che se ne andassero, le persone qui hanno lasciato il loro segno e gli artisti a loro volta hanno tentato di ripensare e rielaborare quei segni ricomponendo storie e dando vita a narrazioni silenziose.

Il formato di questa seconda parte è ispirato al documentario “Homo Sapiens” di Nikolaus Geyrhalter. Presente in questo film anche un colonna sonora. La musica, che gioca un ruolo importante all’interno della narrazione, è stata composta dall’artista americano Isaac Helsen ed è pensata per esaltare l’effetto del viaggio tra presenza umana e assenza disegnando un parallelo tra le storie umane sussurrate e l’arte lasciata sui muri abbandonati dagli artisti partecipanti al Black Circle Festival.

Wasteland Wanderers è un progetto di MZM Projects.